Taiwan Files – Vecchi amici, alternanze “strategiche” e un po’ di confusione

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Il summit Biden-Xi, Taiwan tra Pechino e Washington, movimenti militari, le relazioni con l’Ue e il caso Lituania, la diplomazia dei semiconduttori, le elezioni in Honduras, i 4 referendum del 18 dicembre e altre cose. La rassegna settimanale di notizie da Taipei e dintorni a cura di Lorenzo Lamperti

Il summit virtuale Biden-Xi Jinping visto da Taiwan

Si sa, le parole sono importanti. A Taiwan ancora di più. Tra i temi dell’incontro virtuale di qualche giorno fa tra Joe Biden e Xi Jinping la situazione sullo Stretto ha occupato una posizione rilevante. A Taipei si sentono al centro delle dinamiche tra le due potenze come mai era accaduto negli scorsi decenni. In passato, durante questi incontri il tema veniva inserito tra i vari dossier sui diritti umani o tra quelli relativi alle mosse di Pechino nella regione dell’Indo-Pacifico. Stavolta, invece, Taiwan ha rappresentato uno dei punti focali del summit. Ancora più del solito, dunque, media e partiti locali hanno pesato con estrema attenzione le scelte semantiche utilizzate nei rispettivi comunicati di Washington e di Pechino.

La portavoce del ministero degli Esteri, Joanne Ou, ha ringraziato Biden per le parole espresse a sostegno di Taipei e ha definito “straordinario” l’impegno profuso dagli Stati Uniti per garantire la stabilità nello Stretto. I media più vicini all’esecutivo si sono concentrati anche su delle dichiarazioni antecedenti all’incontro, in cui Biden aveva spiegato che gli Usa “si ergeranno sempre a difesa dei loro interesse e valori, e di quelli dei loro alleati e partner”. Il Liberty Times ha titolato così: « Xi Jinping incontra Biden e lo chiama “vecchio amico”. La Casa Bianca: “Lui non la pensa così”». All’interno poi si scopre che si tratta di una precisazione dei giorni scorsi della portavoce Jen Psaki ai media americani circa i rapporti tra Biden e il collega cinese, incontratisi più volte in passato.

Allo stesso tempo, durante l’incontro Biden ha sottolineato l’adesione al principio della “unica Cina”, sottolineando però il ruolo del Taiwan Relations Act, che impegna Washington a sostenere le capacità di autodifesa dell’isola. Tanto è bastato ai media cinesi per celebrare il teorico “passo indietro”. In un servizio andato in onda poco dopo il termine dell’incontro, la tv di stato CCTV ha sottolineato il mancato sostegno di Biden all’indipendenza di Taiwan. Lettura utilizzata anche da ambienti e media più critici verso il governo e vicini all’opposizione del Guomindang. In molti, anche sui social, se la sono presa con Biden per la presunta morbidezza durante l’incontro con Xi.

A poche ore di distanza dal colloquio, il presidente degli Stati Uniti ha rilasciato dichiarazioni apparentemente contraddittorie. “Taiwan è indipendente, prende le proprie decisioni”, ha detto ai giornalisti durante un viaggio nel New Hampshire. Per poi fare marcia indietro: “Non incoraggiamo l’indipendenza” e alla Cina “abbiamo chiaramente detto che sosteniamo il Taiwan Relations Act, punto e basta”. Vale a dire il caposaldo della cosiddetta “ambiguità strategica” di Washington nei rapporti con Taipei: sì alle armi e allo status quo, no all’obbligo di intervenire militarmente in caso di attacco di Pechino. Anche i media taiwanesi appaiono disorientati. L’agenzia di stampa Cna definisce le parole di Biden solo l’ultimo suo commento ad aver causato confusione“. Se strategica o no, non è dato per ora saperlo. Tra lui e Blinken sembra che ormai Washington stia adottando una sorta di “alternanza strategica”.

Nelle ore successive al summit sono arrivati anche altri due segnali della ferma volontà di Pechino di non lasciare margini di manovra: prima otto velivoli militari cinesi sono entrati nello spazio di identificazione di difesa aerea taiwanese. Poi è stata pubblicata la risoluzione sulla storia approvata dal plenum del Partito comunista. Nel testo si definisce la riunificazione un “obiettivo storico e un impegno incrollabile”.

Taiwan tra Usa e Cina, movimenti militari

Le parole sono importanti, dicevamo. Lo sa bene China Media Project, che ha svolto un’interessante ricerca sull’utilizzo della frase “utilizzare Taiwan per controllare la Cina” sul Quotidiano del Popolo, scoprendo che vi è comparsa per 14 volte: 13 durante l’era di Xi Jinping. L’unica volta in cui era apparsa nell’era pre Xi è stato nel giugno 1995 dopo la famosa visita dell’ex presidente Lee Teng-hui negli Stati Uniti.

Anche dopo il summit virtuale Biden-Xi, il governo cinese ha ribadito la sua posizione sul Taiwan Relations Act, ritenuto “illegale”. Le responsabilità delle tensioni sarebbero da addossare a “certe forze americane”. Tra queste, almeno nel caso del Taiwan Relations Act, c’è anche il congresso. Pechino sostiene che dopo la riunificazione aumenterà il benessere dei taiwanesi.

Non crolla però la “diplomazia commerciale” tra le due sponde dello stretto, anzi. A ottobre le esportazioni di Taipei verso la Repubblica Popolare sono aumentate del 14,3%.

Dal Congresso degli Stati Uniti intanto crescono le richieste alla Casa Bianca per uscire dalla classica ambiguità strategica, ma anche da ambienti militari. I media conservatori alzano l’hype sulla possibile invasione cinese.

Una delegazione di deputati e senatori statunitensi ha effettuato una visita a sorpresa, e sui cui scopi è stato mantenuto uno stretto riserbo. Pechino ha reagito con esercitazioni militari.

L’esercito di Taipei ha intanto presentato il suo primo squadrone di caccia F16V Block 20 con “i loro sistemi e l’avionica potenziati”. Il ministero della Difesa ha salutato i Vipers che “svolgono il loro dovere di difendere il nostro cielo”. Presente anche la presidente Tsai Ing-wen insieme a Sandra Oudkirk, ambasciatrice de facto di Washington a Taiwan. La difesa di Taipei cerca, come abbiamo già detto le scorse settimane, di incrementare l’ampiezza e la capacità di reazione dei riservisti. Un punto critico.

Dal ministero della Difesa è arrivato un nuovo campanello d’allarme sulle capacità militari cinesi: secondo un nuovo report le Forze armate di Pechino sarebbero in grado di bloccare i principali snodi portuali e aeroportuali dell’isola, colpendo le linee di comunicazione aeree e marittime, recando danno al flusso di risorse militari e logistiche dell’isola. Il tutto all’interno di una strategia di estensione della “zona grigia“.

L’Australia esce dall’ambiguità. Il ministro della Difesa di Canberra ha dichiarato che in caso di guerra su Taiwan sarebbe “inconcepibile” non scendere in campo al fianco degli Stati Uniti, da dove la star dell’Nba Enes Kanter si è significativamente esposto per Taipei.

Secondo Mu Chunshan, tra Pechino, Washington e Taipei ci sono diverse voci alle quali conviene alzare la retorica bellica.

 

Relazioni Taiwan-Ue

La Cina sarà anche più lontana, ma non per questo Taiwan può diventare troppo vicina. Come anticipato da Finbarr Bermingham sul South China Morning Post, la Commissione europea ha rinviato a tempo indeterminato l’annuncio di un nuovo formato strategico di collaborazione con Taipei su affari economici e commerciali. Uno stop arrivato all’ultimo momento, dopo l’inedita accelerata sui rapporti Bruxelles-Taipei delle scorse settimane. Ma ora il piede si è spostato sul freno per la preoccupazione che la relazione con Pechino possa ulteriormente precipitare dopo le sanzioni e il congelamento dell’accordo sugli investimenti.

Sul tema l’Ue appare spaccata. “La Commissione deve spiegare questa nuova posizione che contraddice una storica risoluzione adottata dal Parlamento europeo a ottobre”, mi ha detto per il Manifesto Fabio Massimo Castaldo, eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente dell’europarlamento. “In quell’occasione si chiedeva non solo di perseguire un partenariato globale rafforzato ma addirittura di iniziare una valutazione di impatto su un possibile accordo di investimento bilaterale. La doverosa cautela non deve essere confusa con un’incertezza geopolitica che l’Ue non può permettersi”, sostiene Castaldo.

“Nel post-pandemia l’Ue vuole ristabilire una relazione con la Cina, quindi sarebbe stato strano se avesse portato avanti azioni spavalde sulla questione Taiwan”, sottolinea invece Francesca Ghiretti, analista del Merics di Berlino. “Questo però non vuol dire che un cambio di posizione nei confronti dell’isola non stia avvenendo”, aggiunge Ghiretti. Esempio in tal senso il recente viaggio del ministro degli esteri taiwanese Joseph Wu in Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania e Bruxelles. Ma anche la visita di una delegazione di europarlamentari a Taipei nei giorni immediatamente successivi. Tra loro c’era il leghista Marco Dreosto, che commenta: “Il Parlamento è l’unico organismo con rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei. La Commissione dovrebbe tenere meglio in considerazione le nostre posizioni. Inoltre, da un punto di vista politico, si tratterebbe di chinare il capo ancora una volta dinanzi alla Cina”. Pur essendo le istituzioni europee più disposte a parlare di e con Taiwan rispetto al passato, secondo Ghiretti non bisogna aspettarsi “grandi formalizzazioni di questo cambio. In altre parole, anche l’accordo bilaterale sugli investimenti è poco probabile che si materializzi perché l’interesse in tal senso sarebbe più politico che economico”. I rapporti commerciali tra Ue e Taiwan non hanno infatti particolari ostacoli, ma l’annuncio di un accordo darebbe benefici d’immagine rilevanti a Taipei in un momento nel quale la tensione con Pechino è particolarmente alta.

Un passo avanti formale è quello della Lituania. Due giorni fa, a Vilnius ha aperto un Ufficio di rappresentanza di Taiwan. È la prima volta che un paese europeo (al di fuori del Vaticano, l’unico con rapporti diplomatici ufficiali con l’isola) consente l’utilizzo della parola “Taiwan”, solitamente sostituita da “Taipei” per non provocare le ire cinesi. “È un atto estremamente oltraggioso, la Lituania pagherà per i suoi errori”, ha minacciato il governo della Repubblica Popolare. Vilnius ha peraltro ospitato nelle scorse settimane il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu, mentre qualche mese fa ha abbandonato il 17+1, meccanismo che riunisce Pechino coi paesi dell’Europa nord-centro-orientale. Ed è andata avanti a rafforzare i legami con Taipei nonostante gli avvertimenti della Cina.

Un segnale di quello che racconta Chris Horton: più la Cina mostra i muscoli e più il mondo si avvicina a Taiwan. Allo stesso modo, più la Cina è aggressiva e più Taiwan si allontana, come sottolineato nella scorsa puntata di Taiwan Files.

Nel 2021 gli scambi commerciali tra Ue e Taipei aumenteranno, Spiega perché Giuseppe Izzo, vicepresidente della Camera di commercio europea a Taipei, in un’intervista a Il Foglio.

A proposito di relazioni Ue-Taiwan, consigliata la visione di questa tavola rotonda virtuale organizzata dall’Università di Napoli L’Orientale e l’Università di Helsinki. Sono intervenuti Julie Chen (University of Helsinki), Linas Didvalis (Vytautas Magnus University, Lithuania), Vida Macikenaite (International University of Japan), Marco Fumian e Federico Brusadelli (Naples “L’Orientale).

La diplomazia dei semiconduttori

Il colosso Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC) ha ufficializzato la costruzione di un nuovo impianto da circa 7 miliardi di euro a Kumamoto, provincia a sud est del Giappone. I lavori di costruzione dell’impianto inizieranno nel 2022, mentre l’avvio della produzione è stimata per la prima metà del 2024. L’investimento verrà sostenuto in partnership con la giapponese Sony Semiconductor Solutions Corp., che sarà azionista di minoranza nel progetto con un conferimento di almeno oltre 400 milioni di euro, pari al 20% della nuova azienda. Il progetto sarà sostenuto anche da appositi fondi messi a disposizione del governo giapponese, a testimonianza della rilevanza politica della novità e dalla mappa degli impianti Tsmc. Non solo.

Dopo un lungo pressing, Tsmc ha ha fornito agli Stati Uniti informazioni in merito alle proprie scorte e modalità di consegna, rassicurando i clienti di non aver rivelato dati sensibili dei propri clienti. Il dipartimento del Commercio Usa aveva detto detto ai rappresentati dell’industria che la Casa Bianca potrebbe invocare il Defense Production Act o altri strumenti per assicurare la condivisione dei dati in caso di mancata condivisione. Pechino non l’ha presa bene. In realtà nemmeno a Taipei sono felici di condividere troppe informazioni all’esterno relative a un’industria che rappresenta una leva diplomatica formidabile. Ma gli Usa cercano una integrazione sempre maggiore.

 

Elezioni in Honduras e relazioni internazionali

Il  presidente uscente dell’Honduras, Juan Orlando Hernandez, si è recato in visita a Taiwan in occasione dell’80esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Taipei e Tegucigalpa. La visita arriva a pochi giorni di distanza dalle elezioni presidenziali del paese centramericano del 28 novembre, che saranno seguite con grande attenzione da Taiwan. Una delle candidate ha già dichiarato che in caso di vittoria stabilirà relazioni diplomatiche con Pechino, rompendo dunque quelle con Taipei.

Si è già votato, invece, in Nicaragua: elezioni largamente descritte come una messinscena per perpetuare il sistema di potere di Ortega. Il Nicaragua è uno degli alleati diplomatici ufficiali di Taiwan. Alleato scomodo per la retorica dei cosiddetti “like-minded partner” promossa da Taipei.

Il ministro degli Esteri del Giappone, Yoshimasa Hayashi, ha tenuto il suo primo colloquio telefonico con l’omologo della Cina, Wang Yi, cui ha espresso l’importanza attribuita da Tokyo al mantenimento della stabilità e della pace nello Stretto di Taiwan. Hayashi è considerato una colomba sui rapporti con Pechino.

Il governo cinese avverte la città canadese di Vancouver di non stringere rapporti ufficiali con la città taiwanese di Kaoshiung, storico avamposto politico del Partito democratico progressista (che l’ha riconquistata nel 2020 dopo l’interregno di Han Kuo-yu).

ESwatini (ultimo alleato diplomatico ufficiale africano rimasto a Taipei insieme al non riconosciuto Somaliland) e Russia hanno nominato nuovi rappresentanti a Taipei.

Il Dalai Lama ha fatto sapere di non avere in programma viaggi a Taiwan nel prossimo futuro a causa della “situazione delicata”.

 

Altre notizie

Politica interna. Il 18 dicembre è in programma a Taiwan una giornata elettorale che prevede quattro referendum. Tra i quesiti c’è la richiesta di votare sulla richiesta di completamento di una centrale nucleare i cui lavori sono da tempo interrotti (l’opposizione Guomindang è a favore, il governo è contrario) e quella di rigettare un accordo concluso dall’esecutivo per l’importazione di carne suina dagli Stati Uniti. Tsai sostiene che votare a favore della cancellazione dell’accordo rischia di pregiudicare l’ingresso di Taipei nel CPTPP.

Diritti. Kaohsiung è stata selezionata come sede del World Pride 2025. Punto a favore dell’immagine progressista in materia di diritti di Taipei, mentre una sentenza su una donna transessuale viene considerata un altro passo avanti a tutela della comunità LGBT+. Il governo cerca di aumentare il soft power taiwanese spingendo anche sul lato culturale.

Covid e disinformazione. Per quanto può durare la strategia dei zero contagi? Se lo chiedono a Pechino, Helen Davidson pone la stessa domanda sul Guardian. Quattro paesi accettano i vaccini prodotti dalla taiwanese Medigen. Circolato in rete un video che ritrae il ministro della Salute Chen Shih-chung contravvenire alle regole Covid: sarebbe disinformazione.

Secondo il dipartimento di sicurezza informatica di Taipei, le agenzie governative taiwanesi subiscono cinque milioni di attacchi informatici al giorno, la metà dei quali provenienti dalla Repubblica Popolare. La ministra del digitale, Audrey Tang, ha scritto un contributo per lo speciale 2022 dell’Economist, nel quale racconta il ruolo della tecnologia nel rafforzamento della democrazia.

 

Segnalazioni

Simone Pieranni ha dedicato una puntata della sua rassegna audio asiatica “Orientarsi” al triangolo Taiwan-Cina-Usa ripercorrendo le crisi sullo stretto degli anni ’50 e le loro conseguenze. Al centro delle crisi c’erano le isole Kinmen, oggetto di un mio reportage che verrà pubblicato domenica 21 novembre.

Nei giorni scorsi sono intervenuto su Taiwan e Cina a TgCom 24 e Radio In Blu. Domenica 28 novembre alle ore 16 ne parlerò con Msoi Roma.

Venerdì 19 novembre si è svolto a Taoyuan un bel concerto della band math rock taiwanese Elephant Gym. Al termine ho fatto due chiacchiere con la talentuosa bassista KT Chang. Per gli appassionati di musica: ne riparleremo, intanto chi non li conosce può ascoltarli qui.

 

Di Lorenzo Lamperti

Le puntate precedenti di Taiwan Files

13.11 – Che cosa pensa Taiwan

06.11 – Sanzioni più “forti” degli aerei, tour Ue, Michelle Wu

30.10 – Ipac a Roma, Wu in Ue, Tsai alla Cnn, Tsmc-Oppo

23.10 – La chiarezza di Biden, rapporti con l’Ue, semiconduttori

16.10 – Incendio a Kaohsiung, 10/10, strategia militare (e non), Harvard

09.10 – Aerei, marines, feste nazionali e incroci diplomatici

02.10 – Eric Chu, movimenti militari, rapporti con l’Ue e chip

25.09 – Elezioni Guomindang, CPTPP, francesi a Taipei

18.09 – Moon Festival, wargames, Pacifico, chip e spazio

11.09 – Super tifoni, venti militari, brezze elettorali e aliti di storia

04.09 – Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi