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Taiwan Files – La chiarezza di Biden, rapporti con l’Ue, semiconduttori

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Da Taipei (e dintorni). Le ultime notizie su quello che il The Economist ha recentemente definito il “posto più pericoloso del mondo”

“Gli Stati Uniti difenderebbero Taiwan in caso di attacco?”, chiede un giornalista della Cnn. “Sì, abbiamo un impegno a farlo”, risponde Biden. È la seconda volta nel giro di due mesi che il presidente americano parla di un impegno che sulla carta, in realtà, non esiste. Il Taiwan Relations Act, il pilastro del mantenimento della pace sullo stretto nonché strumento regolatore dei rapporti Washington-Taipei, prevede l’impegno a supportare gli sforzi dell’isola a proteggersi, per esempio attraverso la vendita di armi. Ma è proprio sull’assenza dell’impegno a intervenire in caso di guerra che si è sempre basata la cosiddetta “ambiguità strategica” della postura statunitense.

“Riposa in pace, ambiguità strategica”, ha commentato su Twitter l’analista Derek Grossman. Come accaduto in agosto, subito dopo il ritiro da Kabul, un portavoce della Casa Bianca ha immediatamente chiarito che le parole di Biden non implicano un cambio di strategia degli Stati Uniti su Taiwan. Ma, come fa notare sempre Grossman, non per forza il cambiamento deve essere “messo nero su bianco”. Anche se la linea ufficiale resta la solita, le ripetute dichiarazioni di Biden sull’argomento non sarebbero dunque delle “gaffe” ma segnali di “chiarezza strategica” con due destinatari: Pechino, con finalità di deterrenza, e Taipei, con finalità di rassicurazione. Finora, Taipei aveva preferito la sicurezza dell’ambiguità allo sconosciuto approdo della chiarezza. Le crescenti pressioni militari cinesi stanno però portando Washington a voler scoprire qualche carta in più, al di là dei sondaggi o dei potenziali esiti. Un portavoce della presidente Tsai Ing-wen ha commentato in modo positivo l’impegno “solido come una roccia” di Biden su Taiwan, pur senza entrare nel dettaglio delle ultime dichiarazioni. Anche perché la stessa Taipei si trova spesso a cercare di decifrare le sue uscite, come quando aveva fatto riferimento a un presunto “accordo su Taiwan” al cui rispetto si sarebbe impegnato anche Xi.

Come prevedibile, invece, la Cina non ha reagito bene. Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri, ha chiesto agli Stati Uniti di evitare di “mandare segnali sbagliati” e ha ribadito che sulle “questioni interne”, come quella di Taiwan viene considerata dal Partito comunista, “non c’è spazio per concessioni o compromessi”.

Ne ho scritto nel dettaglio per il Manifesto:

Sull’intervento Usa a Taiwan Biden avverte la Cina

Due dibattiti su Taiwan a cui ho partecipato negli ultimi giorni:

“Obiettivo Taiwan” – Diretta Instagram China Files con Simone Pieranni, Guido Alberto Casanova e Lucrezia Goldin

“Parliamo di Taiwan” – Diretta Geopolitica.info con Stefano Pelaggi, Giulia Pompili, Francesco Radicioni, Andrea Lee, Lucio Malan

Il commento di Biden arriva al culmine di un’altra settimana movimentata sui rapporti Washington-Pechino, soprattutto sul fronte Taiwan-Pacifico. Prima la diffusione della notizia del presunto doppio test di un missile ipersonico da parte di Pechino e il passaggio congiunto di navi militari cinesi e russe nello stretto di Tsugaru (ne ho scritto su La Stampa qui). Poi le parole di Nicholas Burns, scelto come prossimo ambasciatore degli Stati Uniti a Pechino, il quale tra tante cose ha comunque anche detto che l’ambiguità strategica sullo Stretto funziona. Secondo l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, invece, servirebbe di più. E anche tra i Democratici si diffonde la richiesta di una presa di posizione più netta.

L’Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLA) ha intanto tenuto un esercizio integrato militare-civile di manovra delle truppe in mare usando un grande traghetto civile con un dislocamento di 45.000 tonnellate, molto più grande di navi simili utilizzate nelle esercitazioni precedenti. Hanno partecipato anche più di 300 infermiere all’addestramento notturno su un simulatore navale, somministrando farmaci endovenosi nella quasi totale oscurità con onde altre 2 metri.

Pechino pensa anche ad affilare le proprie armi legislative contro quelli che definisce “separatisti taiwanesi”.

 

RAPPORTI CON UE E GIAPPONE: VOTO IN PLENARIA, TOUR IN EUROPA CENTRO-ORIENTALE, INVITO DALL’IPAC A ROMA

Nel frattempo, il governo taiwanese cerca di proiettarsi anche ad altre latitudini. In questi giorni una delegazione diplomatica di 66 ufficiali, compreso il ministro degli Esteri Joseph Wu, compirà un tour tra Slovacchia, Repubblica Ceca e Lituania. Tre fra i paesi dell’Europa centro-orientale che più si sono allontanati dall’orbita di Pechino negli ultimi tempi. Il caso di Vilnius (di cui avevo scritto qui) potrebbe essere diventato la molla di un aggiustamento nei rapporti bilaterali.

Wu sarebbe stato invitato anche a presenziare alla Conferenza dell’Alleanza interparlamentare sulla Cina (Ipac), in programma a Roma alla fine di ottobre. Non è chiaro però se parteciperà davvero di persona o solo in collegamento. Anche perché il suo eventuale passaggio dall’Italia aprirebbe un fronte “interessante” tra Roma e Pechino.

Il tutto dopo che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede di rafforzare i legami Bruxelles-Taipei (qui il dettaglio). Josep Borrell ha dichiarato che “le minacce di Pechino a Taipei pongono dei rischi anche all’Unione europea”, citando in particolare l’importanza dei semiconduttori made in Taiwan, fondamentali per lo sviluppo digitale comunitario.

Anche il governo del Regno Unito è intervenuto sulla situazione nello Stretto, invitando Pechino a non operare “azioni pericolose”. Il governo cinese se la prende invece anche con il Canada per aver mandato navi da guerra nell’area.

“Taipei sembra contare pure sul sostegno del Giappone”, scrive Giulia Pompili nella sua ultima Katane. “Il bisnonno di Fumio Kishida, nuovo primo ministro nipponico, ha origini a Keelung, una città portuale a nord di Taipei, e questa, per alcuni politici taiwanesi, è una buona notizia”.

Il tentativo di Taipei è quello di aumentare il proprio soft power sfruttando il momento, nel quale diverse democrazie occidentali e non solo sembrano essere sempre più scettiche sui rapporti con Pechino. Come dimostra il caso di Harvard, scrive Chris Horton.

 

SEMICONDUTTORI, TECH E DIGITALE

Come sempre, movimenti interessanti sul fronte dei semiconduttori taiwanesi. L’azienda cinese di dispositivi mobili Oppo sta sviluppando una propria linea di chip, avvalendosi del processo produttivo a tre nanometri dell’azienda Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc).

La Micron Technology, il più importante produttore di chip di memoria degli Stati Uniti, è in trattative con Giappone e Taiwan per espandere la sua presenza produttiva come parte di un piano di investimento di 150 miliardi di dollari in 10 anni.

La sudcoreana Samsung, primo competitor globale di Tsmc, punta ad aumentare il suo share di mercato grazie ai dubbi di diversi governi sull’eccessiva esposizione e dipendenza dalle forniture taiwanesi.

Intanto le esportazioni sono cresciute del 25,7% nel mese di settembre raggiungendo un massimo storico di 62,9 miliardi di dollari. Spinte anche (e soprattutto) da semiconduttori e settore tecnologico/digitale (di cui parla qui la ministra Audrey Tang).

 

CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il ministro per la Protezione Ambientale di Taipei, Chang Tzi-chin, ha rilasciato una nota in cui racconta dell’impegno di Taiwan nell’azione di contrasto al cambiamento climatico. Eccone alcuni stralci: “Taiwan ha stabilito obiettivi di lungo termine di riduzione delle emissioni e sta pianificando un percorso pratico per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette pari a zero nel 2050. (…) Sono stati formati quattro gruppi di lavoro per concentrarsi sulle aree dell’energia decarbonizzata, dell’industria e dell’efficienza energetica, dei trasporti verdi e dell’elettrificazione dei veicoli e della tecnologia a emissioni nette pari a zero in modo da effettuare valutazioni tecniche interministeriali. Per quanto riguarda le politiche energetiche e industriali, gli indicatori a breve, medio e lungo termine per il 2030, 2040 e 2050 saranno fissati sulla strada verso le emissioni nette pari a zero. Inoltre, l’Environmental Protection Administration (EPA) e altri ministeri e agenzie competenti hanno lanciato una consultazione pubblica sugli obiettivi del 2050 per facilitare il dialogo sociale su questioni critiche come i sink biosferici agricoli e forestali, gli edifici a emissioni nette pari a zero, i trasporti verdi, industrie a basso uso del carbonio, strumenti economici e trasformazione corretta. (…) La cooperazione con le imprese private svolge un ruolo fondamentale in questi sforzi. La Taiwan Climate Alliance, formata da otto società ICT, ha fissato l’obiettivo di utilizzare l’energia rinnovabile nel 100% dei processi produttivi entro il 2050 e porterà altri produttori della catena di approvvigionamento a raggiungere congiuntamente questo obiettivo”, si legge nella nota.

 

ALTRE COSE

Aggiornamenti sul rogo di Kaohsiung: una coppia è sospettata di aver appiccato un incendio e accusata di omicidio colposo dopo che 46 persone sono state uccise e decine di altre ferite.

Il colosso taiwanese dei computer Acer ha denunciato due violazioni del proprio sistema informatico negli ultimi giorni, a opera di hacker finora non identificati.

Un popolare ristorante in franchising di Singapore a Nanchino, nella provincia dello Jiangsu, ha dovuto sospendere l’attività per un’indagine di polizia sul suo video pubblicitario nel quale Taiwan veniva definita “paese”.

Dopo essere stata vietata in Cina, una canzone in mandarino che ironizza sul nazionalismo digitale cinese è diventata una hit sia a Taiwan sia a Hong Kong. La canzone si chiama “Fragile” ed è interpretata dal rapper malese Namewee, di base a Taiwan e dalla cantante australiana Kimberley Chen.

Di Lorenzo Lamperti

Le puntate precedenti di Taiwan Files

Incendio a Kaohsiung, 10/10, strategia militare (e non), Harvard

Aerei, marines, feste nazionali e incroci diplomatici

Eric Chu, movimenti militari, rapporti con l’Ue e chip

Elezioni Guomindang, CPTPP, francesi a Taipei

Moon Festival, wargames, Pacifico, chip e spazio

Super tifoni, venti militari, brezze elettorali e aliti di storia

Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi