Taiwan Files – Elezioni Guomindang, CPTPP, francesi a Taipei

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Quando si parla di Taiwan, solitamente lo si fa sempre in riferimento alla Cina o agli Stati Uniti. Ma intanto la situazione interna è in continua evoluzione. Sabato 25 settembre c’è un appuntamento importante: le elezioni interne del Guomindang. Il partito fondato da Sun Yat-sen nella Repubblica di Cina (ancora oggi il nome ufficiale di Taiwan), e che fu poi guidato da Chiang Kai-shek durante la guerra civile e nei decenni della legge marziale sull’isola, sceglie il suo nuovo presidente. E lo fa in un momento molto delicato per il futuro dei rapporti intrastretto e per il posizionamento del GMD stesso. Incerto se provare a taiwanizzarsi oppure a spostarsi più decisamente su posizioni concilianti nei confronti della Repubblica Popolare, il partito deve comunque trovare un modo per rinnovare il suo messaggio, offuscato dal recente dominio del tema identitario.

Non è certo un mistero che le elezioni del 2020 siano state vinte da Tsai Ing-wen del Partito democratico progressista (DPP) anche e soprattutto su temi identitari. A un anno dal voto, Tsai sembrava fuorigioco. Il DPP aveva preso una batosta epocale alle midterm del 2018, con quasi tutte le città principali finite in mano nemiche, compresa Kaohsiung, fortino “green” sin dal 1998. Tsai si era anche dimessa dalla presidenza del partito e la sua ricandidatura appariva in dubbio. Il discorso di Xi Jinping a capodanno del 2019, col quale tornava a non escludere l’uso della forza per completare l’unificazione, e soprattutto le proteste di Hong Kong con il seguente prepensionamento del modello “un paese, due sistemi” hanno cambiato gli equilibri. Tanto che Tsai ha battuto agevolmente lo sfidante Han Kuo-yu, che nel frattempo ha anche perso il ruolo di primo cittadino di Kaohsiung, rimosso dal suo incarico.

Con solo il 3% dei propri membri sotto i 40 anni, il GMD sente che il suo futuro è in pericolo. La campagna elettorale di queste primarie dimostra però che il rinnovamento è quantomeno rinviato. Il dibattito è apparso volto soprattutto a difendere la posizione e tenersi lo zoccolo duro degli elettori, ma ancora non si intravedono idee per conquistarne nuovi, indispensabili, segmenti. Di fatto, il GMD deve decidere che cosa diventare. Orientarsi con ancora maggiore decisione su posizioni aperturiste nei confronti di Pechino ed essere il punto di riferimento di una fetta di elettorato in questo momento non maggioritaria ma esistente, oppure cercare di cambiare pelle e “taiwanizzarsi”? Nella seconda ipotesi deve riuscire in qualche modo a comunicare con l’elettorato più giovane.

I candidati sono quattro. Il primo nome è quello di Chiang Chi-chen (o Johnny Chiang), che ha già assunto la presidenza ad interim dopo le dimissioni di Wu Den-yih arrivate la notte delle elezioni 2020. In questo anno e mezzo ha cercato di avviare un processo di rinnovamento volto a cambiare l’immagine di un partito spesso percepito come troppo “filocinese”. Chiang ha respinto la possibilità di una futura unificazione con la Repubblica Popolare sotto l’ombrello del modello “un paese, due sistemi” e ha timidamente provato ad aggiornare la concezione del GMD in merito al “consenso del 1992”, rinnovandone comunque l’adesione. Si tratta di quell’accordo sull’esistenza di “una Cina con diverse interpretazioni” che Pechino pone come precondizione al dialogo e che invece il DPP non riconosce. Alle spalle di Chiang ci sarebbe l’ex presidente Ma Ying-jeou (2008-2016), una figura ancora centrale nella vita del partito. Il secondo nome più noto è quello di Eric Chu, già sconfitto da Tsai alle elezioni del 2016. Ex sindaco di Nuova Taipei, è ritenuto un candidato moderato ed è sostenuto dalla corrente guidata da Lien Chan, ex premier di Taiwan e simbolo della componente più “anziana” del partito. Sia Chiang sia Chu criticano il DPP per aver compromesso i rapporti con la Repubblica Popolare e propongono un riavvio del dialogo con Pechino, focalizzato però non su aspetti politici bensì commerciali e sociali.

Decisamente meno preoccupati di apparire filocinesi gli altri due contendenti. Cho Pu-yuan, ex magistrato, accusa l’amministrazione di Tsai di voler cambiare lo status quo dei rapporti intrastretto senza averne il mandato popolare e ha annunciato che in caso di vittoria inviterebbe Xi Jinping a Taipei. Chang Ya-chung è invece il presidente della Sun Yat-sen School ed è da sempre favorevole all’unificazione: è uno dei fondatori della Democratic Action Alliance, gruppo anti-DPP. All’inizio della corsa era considerato il meno quotato. Eppure, il suo approccio netto e deciso sembra aver funzionato durante i dibattiti televisivi che hanno preceduto il voto. Chang si è assegnato la missione di salvare il partito dal declino e di conseguenza salvare Taiwan. In che modo? Organizzando immediatamente un dialogo diretto con Pechino per approntare un nuovo accordo di pace tra le due sponde dello stretto e per aprire un ufficio di rappresentanza taiwanese nella Repubblica Popolare. Un accordo che agirebbe da base per la campagna elettorale del 2024 nella quale Chang presenterebbe la scelta tra DPP e GMD come una scelta  tra guerra e pace.

Se hanno ragione i sondaggi, sarà una sfida tra Chu e Chang, con la scelta tra un cavallo di ritorno dotato di forza retorica e personalità internazionale piuttosto limitata e quello che potenzialmente potrebbe essere il leader GMD più filocinese di sempre. La scelta di Chiang invece in questo senso avrebbe un vantaggio: concederebbe altro tempo per riorganizzarsi. L’attuale presidente ad interim ha infatti già affermato che in caso di nomina non sarà lui a candidarsi alle presidenziali del 2024, per le quali si limiterebbe a fare da kingmaker. Eventualità che potrebbe lasciare spazio a un nome sul quale il GMD sembra puntare molto per il futuro, vale a dire Hou Yu-ih. Ex direttore generale della National Police Agency, è attualmente l’apprezzato sindaco di Nuova Taipei. La sua mancanza di esperienza nella politica nazionale può rappresentare un punto a favore, visto che non è compromesso né con le tendenze più dialoganti con la Repubblica Popolare né con quelle più progressiste.

Intanto, gli eletti del GMD hanno occupato per due volte in pochi giorni lo Yuan legislativo, bloccando il discorso del premier Su Tseng-chang per protestare contro le politiche sul Covid-19 dell’amministrazione Tsai.

Per approfondire:

Commentary per ISPI: A Taiwan, il Guomindang cerca un nuovo inizio

Di Guomindang ma anche di tanto altro ho invece parlato, ospite dell’Università di Torino e della professoressa Stefania Stafutti, in un incontro nell’ambito della Notte Europea dei Ricercatori 2021

 

LA SFIDA SULLA CPTPP

Nella strategia americana per il Pacifico c’è “un grande buco”. Aukus e Quad possono ribilanciare l’equilibrio di forza militare, ma manca un piano per scalfire la leadership commerciale cinese nella regione. Troppo poco (e troppo vago) il suo Build Back Better World annunciato al G7 di Cornovaglia per sedurre i paesi del Sud-Est asiatico che considerano la Cina un irrinunciabile partner economico. Pechino lo sa. Non a caso ha risposto ad Aukus richiedendo l’adesione alla Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership. La Cptpp, un accordo di libero scambio che unisce undici paesi del Pacifico tra Asia, Oceania e Sudamerica, era stata pensata da Barack Obama come il pilastro commerciale del suo Pivot to Asia ma era stata poi cestinata da Donald Trump. Il tempismo della richiesta cinese manda un chiaro messaggio retorico al resto dell’Asia: mentre Washington rischia di alimentare la proliferazione nucleare con l’Aukus, la Cina riempie il vuoto sul fronte commerciale. Taiwan ha subito risposto chiedendo a sua volta l’ammissione con l’appoggio del Giappone. L’Australia ha fatto sapere che porrà il veto all’adesione della Cina e che chiederà l’ingresso degli Usa. Difficile possa accadere, vista l’ostilità del Congresso. Washington ha comunque fatto sapere che i “valori democratici” di Taipei dovrebbero essere tenuti in conto per la richiesta di adesione. La sfida geopolitica, insomma, non è solo militare-difensiva ma anche economica-commerciale.

RAPPORTI INTRASTRETTO

Questo non significa che il tema della sicurezza sia sempre all’ordine del giorno. Nei giorni scorsi, 24 aerei cinesi sono entrati nello spazio aereo di Taiwan (di cui Pechino non riconosce l’esistenza) proprio nel mezzo delle polemiche e dei messaggi incrociati dopo che Taiwan ha chiesto di aderire alla Cptpp.  Il ministero della Difesa di Taipei ha elencato due incursioni nello stesso giorno, la prima con 190 aerei compresi caccia J-16 e bombardieri H-6 e la seconda con altri cinque aerei, compresi caccia J-16.

Secondo Philip Davidson, ex ammiraglio degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, la potenziale transizione o passaggio di potere di Xi al termine del probabilissimo terzo mandato nel 2027 potrebbe rappresentare una “seria minaccia” per Taiwan.

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha intanto approvato il suo disegno di legge annuale sulla politica di difesa, che include raccomandazioni per invitare Taiwan al 2022 Rim of the Pacific Exercise (RIMPAC) e per migliorare la cooperazione tra la Guardia Nazionale degli Stati Uniti e Taiwan.

Secondo una lettera pubblicata dal Financial Times, l’esercito taiwanese sarebbe stato infiltrato da agenti della Repubblica Popolare.

Alla contesa commerciale si aggiunge un nuovo capitolo. Pechino ha vietato le importazioni di mele da zucchero e mele di cera da Taiwan, citando i timori di biosicurezza sui parassiti delle piante. Segue una misura simile all’inizio di quest’anno per vietare le importazioni di ananas taiwanesi.

Letture:

China, Wolf Warrior Diplomacy and Taiwan, Koda Yoji (The Diplomat)

 

RELAZIONI INTERNAZIONALI

Una delegazione di senatori francesi visiterà Taiwan all’inizio di ottobre, anche se l’annuncio di un tale viaggio ha attirato l’ira di Pechino. La delegazione sarà guidata da Alain Richard (membro del partito del presidente Emmanuel Macron), il capo del gruppo di amicizia con Taiwan del Senato francese, e comprenderà Max Brisson (Repubblicani) e André Vallini (Socialisti), entrambi vice presidenti del gruppo, così come Olivier Cadic (Unione dei democratici e indipendenti), il segretario del gruppo.

Occasione per fare una riflessione. Al di là di valutazioni politiche, va evidenziata la differenza tra questa missione francese variegata a livello di rappresentanza partitica, in confronto all’ultima missione italiana del novembre 2019 che contava esclusivamente membri della Lega che utilizzarono il viaggio anche per incontrare colleghi Repubblicani americani e rilasciare diverse dichiarazioni ostili alla Cina.

Mercoledì 29 settembre il Partito liberaldemocratico, forza di maggioranza in Giappone, sceglierà il nuovo leader e dunque candidato alle prossime elezioni generali. Come segnala Guido Alberto Casanova su Twitter, la candidata Takaichi Sanae ha avuto un colloquio in videoconferenza con Tsai. Ma l’appoggio a Taipei è trasversale, pur con diverse sfumature, tra i candidati.

Si prepara una missione in Europa nord orientale da parte di una delegazione di politici taiwanesi. Si recheranno in Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia, tre paesi che hanno raffreddato molto i rispettivi rapporti con Pechino.

 

TECH E VACCINO TAIWANESE

Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il più grande produttore al mondo di semiconduttori, ha annunciato che desidera diminuire drasticamente l’inquinamento prodotto entro il 2025 e che produrrà microchip a zero emissioni entro il 2050.

Il consiglio di amministrazione di Medigen Vaccine Biologics Corp ha approvato la proposta di condurre una sperimentazione clinica di fase 3 del suo vaccino COVID-19 in Europa. Medigen finora ha completato gli studi clinici di fase 1 e 2 a Taiwan e sta conducendo un piccolo studio clinico di fase 3 in Paraguay, ma nel frattempo il siero è già utilizzato nella campagna vaccinale in corso sull’isola.

Taiwan Excellence ha intanto lanciato l’iniziativa benefica “Sharing is Caring, Taiwan Excellence” dove i cittadini di tutto il mondo sono chiamati  a proporre idee creative per trasformare il mondo in un posto migliore. I temi attorno a cui ruota il contest sono l’interesse sociale e la protezione dell’ambiente, oltre  all’area di governance aziendale, ambientale e sociale.

Di Lorenzo Lamperti

Le puntate precedenti di Taiwan Files

Moon Festival, wargames, Pacifico, chip e spazio

Super tifoni, venti militari, brezze elettorali e aliti di storia

Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi