Taiwan Files – Eric Chu, movimenti militari, rapporti con l’Ue e chip

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

No taiwanizzazione, no riunificazione. Sì al dialogo con Pechino. Alla fine il Guomindang ha scelto l’usato sicuro, seppure non vincente, e ha affidato la presidenza del partito a Eric Chu. Si tratta della notizia politica più rilevante in arrivo da Taiwan negli ultimi sette giorni, che ho coperto in presa diretta dal quartier generale del Gmd a Taipei e di cui avevamo parlato già nella scorsa puntata di Taiwan Files.

Come interpretare la scelta di Chu? Meno filocinese e più presentabile di Chang e più al centro di Chiang, con Chu il Gmd dimostra di non voler rinunciare alla vocazione maggioritaria ma anche di non essere pronto a un vero rinnovamento. “Riapriremo un canale di comunicazione con Pechino”, ha affermato nel suo discorso di vittoria Chu, che nel 2015 incontrò Xi Jinping. Chu dice di mirare a un riequilibrio delle relazioni internazionali taiwanesi tra Stati Uniti e Cina, ora decisamente più sbilanciate verso Washington. Ancora presto per dire se sarà davvero Chu a candidarsi nel 2024. Si fa per esempio il nome dell’apprezzato sindaco di New Taipei, Hou Yu-ih. “Non riusciamo più a comunicare con una parte dei cittadini”, confidava alla vigilia un membro del partito. Intanto il Gmd ha scelto di tornare a un porto sicuro, seppur non vincente visto il ko di Chu del 2016. In attesa di capire verso che direzione salpare.

Durante lo spoglio, nella sede del partito si respirava un’atmosfera da pericolo scampato. “Menomale, siamo sollevati”, mi hanno detto esplicitamente, anche se a microfoni spenti, alcuni membri del Gmd. Per qualche ora si era temuto che la clamorosa rimonta dell’outsider Chang Ya-chung avrebbe potuto completarsi davvero. “Avrebbe spaccato il partito”, si mormora dopo che la vittoria di Chu diventa chiara. Chang, considerato una sorta di nuova emanazione di Han Kuo-yu (sconfitto da Tsai Ing-wen nel 2020), aveva conquistato lo zoccolo duro più filocinese del partito proponendo un trattato di pace con la Repubblica Popolare. Chang si è presentato come ultima possibile ancora di salvezza del Gmd e di Taiwan. Con una vittoria avrebbe presentato la sfida tra Gmd e Dpp come una scelta tra pace e guerra. Eppure, il partito che fu di Sun Yat-sen e Chiang Kai-shek è convinto che ormai quello che una volta era un suo punto a favore, vale a dire essere considerato l’unico interlocutore politico di Pechino a Formosa, ora sia uno svantaggio. Anche per questo, dopo il tracollo delle elezioni 2020, la presidenza ad interim era stata affidata a Johnny Chiang.

Il risultato può non dispiacere anche a Pechino. Chang avrebbe potuto far perdere la vocazione maggioritaria al Gmd, Chiang invece poteva significare un rinnovamento del posizionamento del partito che è l’unico interlocutore possibile per il Partito comunista cinese a Taiwan. Xi Jinping ha recapitato un messaggio di congratulazioni a Chu. “Attualmente, la situazione nello stretto di Taiwan è complessa e cupa. Tutti i figli e le figlie della nazione cinese devono lavorare insieme con un cuore solo e andare avanti insieme”, ha scritto Xi, che ha espresso l’auspicio che con la vittoria di Chu entrambe le parti possano cooperare per “cercare la pace nello stretto di Taiwan, cercare la riunificazione nazionale e cercare la rivitalizzazione nazionale”. Le elezioni del 2024 sembrano rappresentare il momento decisivo, nel quale Pechino capirà se ha ancora speranze di riavviare il dialogo con Taipei alle sue condizioni oppure no.

Per approfondire:

No taiwanizzazione, no riunificazione: il Guomindang ha scelto Eric Chu

Commentary per ISPI: A Taiwan, il Guomindang cerca un nuovo inizio

 

MOVIMENTI MILITARI: AEREI CINESI, ARMI A LUNGO RAGGIO E NAVE DA GUERRA BRITANNICA

Intanto, però, si va avanti con l’ordinaria amministrazione nei rapporti instrastretto. Ordinaria amministrazione che prevede sempre di più la presenza di velivoli dell’Esercito popolare di liberazione nello spazio aereo di Taiwan (di cui Pechino non riconosce l’esistenza). Venerdì 1° ottobre sono stati mandati 38 aerei militari: un record a livello quantitativo, coinciso con i festeggiamenti per la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. A un primo gruppo di 25 mezzi ha fatto seguito, in una rara incursione notturna, un secondo gruppo composto da 13 velivoli. Il ministero della Difesa di Taipei ha fatto decollare i suoi aerei per trasmettere avvertimenti alla flotta aerea.

Nei giorni precedenti, il ministro della Difesa Chiu Kuo-cheng è intervenuto in parlamento, esprimendo la necessità che l’esercito taiwanese si doti di armi precise e a lungo raggio per rispondere all’esercito di Pechino, “che sta rapidamente sviluppando i suoi sistemi per attaccare l’isola”. Chiu ha chiesto una spesa difensiva entra di nove miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, focalizzandosi in particolare sulla capacità missilistica.

Il 27 settembre, invece, una nave da guerra britannica ha attraversato lo stretto di Taiwan. Si tratta dalle HMS Richmond, una fregata schierata con il gruppo d’attacco della portaerei britannica HMS Queen Elizabeth. “Dopo un intenso periodo di lavoro con i nostri partner e alleati nel Mar Cinese Orientale, siamo ora in viaggio attraverso lo Stretto di Taiwan per visitare il Vietnam e la Marina popolare del Vietnam”, ha spiegato l’imbarcazione. Si tratta della prima nave da guerra britannica a passare nello stretto di Taiwan nell’ultimo decennio. Segnale di impegno che Londra manda a Washington e Pechino dopo l’adesione al nuovo patto di difesa Aukus con Usa e Australia. Come già raccontato in precedenza, Boris Johnson non ha escluso nulla a una domanda di Theresa May sul possibile coinvolgimento del Regno Unito in un conflitto su Taiwan come conseguenza di Aukus. Pechino, ovviamente, non ha preso bene il passaggio della nave di Londra.

Per approfondire:

Han Kuang, al via i giochi di guerra a Taiwan

Il dilemma di Taiwan dopo Kabul

 

RAPPORTI TAIWAN-UNIONE EUROPEA: DOCUMENTO IN PLENARIA, TELEFONATA WANG-BORRELL, SENATORI FRANCESI A TAIPEI, UFFICIO DI TAIWAN IN LITUANIA

Diverse novità sul fronte dei rapporti con l’Ue. Mercoledì 6 ottobre si dovrebbe votare in plenaria del parlamento europeo il documento approvato qualche settimana fa dalla commissione Affari esteri che sollecita Bruxelles a rafforzare i legami con Taipei (argomento di cui avevamo parlato diffusamente qui). Anche se secondo alcune indiscrezioni il voto potrebbe essere rinviato.

Taiwan è d’altronde stato uno dei temi centrali dell‘incontro virtuale tra l’alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, e il ministro cinese Wang Yi. “Se le fondamenta non sono solide, la terra tremerà e i monti tremeranno”, ha dichiarato Wang, citando il “principio dell’unica Cina”  come la “base politica per sviluppare relazioni con l’Ue e i suoi Stati membri”. Principio non rinnegato da Borrell, che ha però evidenziato come “allo stesso tempo, l’Ue e i suoi Stati membri hanno interesse a sviluppare la cooperazione con Taiwan”. Il rappresentante per l’Ue delle politiche Estere e di Sicurezza ha poi definito Taiwan “un importante partner economico nella regione e sulla stessa linea di pensiero, senza alcun riconoscimento dell’essere uno Stato”.

Non si tratta dell’unico aspetto che fa arrabbiare Pechino. Lunedì 4 ottobre arriva a Taipei una delegazione di senatori francesi. La delegazione sarà guidata da Alain Richard (membro del partito del presidente Emmanuel Macron), il capo del gruppo di amicizia con Taiwan del Senato francese, e comprenderà Max Brisson (Repubblicani) e André Vallini (Socialisti), entrambi vice presidenti del gruppo, così come Olivier Cadic (Unione dei democratici e indipendenti), il segretario del gruppo. Occasione per fare una riflessione. Al di là di valutazioni politiche, va evidenziata la differenza tra questa missione francese variegata a livello di rappresentanza partitica, in confronto all’ultima missione italiana del novembre 2019 che contava esclusivamente membri della Lega che utilizzarono il viaggio anche per incontrare colleghi Repubblicani americani e rilasciare diverse dichiarazioni ostili alla Cina. La visita è confermata nonostante le proteste di Pechino.

C’è poi il caso Lituania. Il parlamento del paese baltico ha approvato giovedì una revisione legale che ha dato il via libera al paese per aprire un ufficio di rappresentanza taiwanese con il nome “Ufficio di Taiwan” con il quale lo stato baltico non ha relazioni diplomatiche formali. Solitamente gli avamposti della Repubblica di Cina sono chiamati “uffici di Taipei”. Può sembrare una mera formalità, ma la mossa lituana può segnare un precedente che a Pechino non piace proprio.

Per approfondire:

Castaldo (5s): “Taipei partner commerciale”

Bruxelles rafforza i rapporti con Taiwan “partner chiave da difendere”

Lituania troppo vicina a Taiwan. Pechino richiama l’ambasciatore

 

SEMICONDUTTORI E TECNOLOGIA

Abbiamo scritto più volte della leadership taiwanese nella fabbricazione e assemblaggio dei semiconduttori. Dopo gli Stati Uniti e il Giappone, anche un altro paese del Quad come l’India cerca un asse con i colossi di Taipei. Funzionari di Taipei e Nuova Delhi stanno discutendo la possibile creazione di una sede produttiva di chip da 7,5 miliardi, dedicati a 5G e auto elettriche, in territorio indiano. Washington e gli alleati asiatici, insomma, stanno cercando di cooptare Taiwan per sviluppare una catena di approvvigionamento che tagli fuori la Cina e ne rallenti l’ascesa tecnologica.

Intanto, il governo taiwanese ha proposto di inasprire le norme per impedire alla Cina di entrare in possesso della tecnologia chiave dell’industria dei semiconduttori dell’isola. pechino sta investendo tantissimo sulla produzione autoctona di semiconduttori, ma è ancora qualitativamente in ritardo rispetto alla produzione taiwanese. Anche per questo, la Cina ha avviato un’aggressiva “campagna acquisti” che ha portato all’assunzione di circa tremila ingegneri taiwanesi dal 2017 a oggi.

Per approfondire:

Why China (Probably) Won’t Go To War Over Taiwan’s Semiconductor Riches

 

DIRITTI CIVILI E CRISI ENERGETICA

Un’alta corte amministrativa di Taipei si è pronunciata contro una legge che richiede alle persone transgender di fornire la prova di un intervento chirurgico prima di cambiare il loro genere legale. I gruppi LGBT+ hanno celebrato la sentenza come un passo importante per i diritti dei transgender a Taiwan.

La crisi energetica che ha colpito la Cina pesa anche sulle imprese taiwanesi. Le aziende che operano nella città di Kunshan stimano perdite per oltre 300 milioni di dollari a seguito del razionamento dell’energia imposto alle imprese a gli stabilimenti locali sino al 30 settembre.

Per approfondire:

Perché ora la Cina rischia il blackout energetico

 

Di Lorenzo Lamperti

Le puntate precedenti di Taiwan Files

Elezioni Guomindang, CPTPP, francesi a Taipei

Moon Festival, wargames, Pacifico, chip e spazio

Super tifoni, venti militari, brezze elettorali e aliti di storia

Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi