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In Cina e Asia – Conflitto israelo-palestinese, le reazioni di Cina e Asia

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Conflitto israelo-palestinese, le reazioni di Cina e Asia
  • Milizie popolari, le aziende cinesi ritornano alle tradizioni del Maoismo
  • Ex ufficiale dell’esercito americano accusato di aver tentato di fornire informazioni riservate alla Cina
  • Usa, la delegazione del Senato in visita in Cina riaccende lo scontro sulla crisi del Fentanyl
  • Cina, i viaggi durante la Golden Week arrivano quasi ai livelli del 2019
  • Dissidente cinese bloccato all’aeroporto di Taiwan ottiene asilo in Canada
  • Corea del Nord, boom di trasporti su rotaia. Gli analisti: “Fornitura di armi alla Russia”
Conflitto israelo-palestinese, le reazioni di Cina e Asia

L’inaspettato attacco su larga scala di Hamas e di altri miliziani palestinesi sul suolo israeliano, cominciato sabato, ha riacceso i riflettori su uno dei conflitti più lunghi e sanguinosi dell’ultimo secolo. Mentre il numero dei morti continua a salire, anche diversi paesi asiatici hanno commentato gli avvenimenti del fine settimana. Tramite una nota del ministero degli Esteri, domenica la Cina ha chiesto “l’immediato” cessate il fuoco e criticato l’inazione della comunità internazionale in merito alla questione palestinese. Nel comunicato la Cina non ha condannato nessuna delle due parti, ma ha riproposto la “soluzione a due Stati per la costituzione di uno Stato di Palestina indipendente”, secondo i confini precedenti alla Guerra dei sei giorni del 1967. Pur avendo rafforzato negli ultimi decenni le proprie relazioni con Israele, nel 1988 la Repubblica popolare è stata uno dei primi paesi a riconoscere la sovranità dello Stato palestinese e si è spesso mossa diplomaticamente per promuovere una soluzione internazionale del conflitto, denunciando (anche pochi giorni fa all’Onu) la “continua espansione degli insediamenti” israeliani nelle zone occupate. Come riportato dal South China Morning Post, un funzionario dell’ambasciata israeliana a Pechino ha criticato il comunicato cinese per non essere stato abbastanza duro nel condannare gli attacchi palestinesi.

Un supporto più diretto a Tel Aviv è invece arrivato dal primo ministro indiano, Narendra Modi, che su X ha espresso la propria “solidarietà a Israele”. Come riportato dal Nikkei, sulla stessa lunghezza d’onda anche la reazione del Nepal, mentre Singapore, Thailandia, Giappone e Corea del Sud sono state più esplicite e hanno “condannato fermamente” le azioni di Hamas e delle altre milizie palestinesi. Più prudente il primo ministro ad interim pakistano, Anwaar ul Haq Kakar. Nonostante Islamabad non abbia relazioni diplomatiche con Israele, il premier (forse anche per il suo ruolo provvisorio) si è solo detto preoccupato per le violenze, richiamando, come la Cina, la soluzione a due Stati.

Milizie popolari, le aziende cinesi ritornano alle tradizioni del maoismo

Sempre più imprese statali cinesi stanno dando vita alle proprie milizie in-house. È una delle ultime tendenze che caratterizzano la gestione della sicurezza a livello locale, un fenomeno di maoista memoria ma che sembra ritornato in auge sotto Xi Jinping . Lo segnala Radio Free Asia, citando la recente scelta dell’impresa di sviluppo infrastrutturale Shanghai Municipal Investment Group di dotarsi di una sua Forza armata popolare. L’annuncio, l’ultimo di una serie di simili iniziative in Cina, ha “scatenato un considerevole dibattito online, con alcuni commenti che […] ipotizzano che il governo stia preparando le città sulla costa orientale per la guerra, altri dicono che potrebbe significare la le autorità prevedono disordini popolari di massa legati ai progetti immobiliari incompiuti”, si legge nell’articolo.

Ex ufficiale dell’esercito americano accusato di aver tentato di fornire informazioni riservate alla Cina

“Informazioni importanti da condividere con il governo cinese”. Si chiama così uno dei documenti Word trovati sul computer di un ex sergente dell’intelligence dell’esercito americano, Jospeh Daniel Schmidt, che la scorsa settimana è stato accusato di aver tentato di fornire alla Cina informazioni riservate sulla Difesa statunitense. Schmidt ha lasciato il servizio attivo nel 2020, trasferendosi prima a Istanbul e poi a Hong Kong, dove ha vissuto negli ultimi tre anni prima di essere arrestato venerdì una volta atterrato all’aeroporto di San Francisco. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’ex ufficiale avrebbe tentato più volte di contattare via mail sia i servizi segreti cinesi, sia due aziende statali (la China Aerospace Science e la Industry Corporation Limited), per fornire loro delle chiavi di accesso al SIPR, un database di informazioni riservate dell’esercito americano. Come riportato da Associated Press, le mail erano piuttosto esplicite (“Ho informazioni top secret e vorrei condividerle con il governo cinese”, si legge) e sono state recuperate dall’iCloud di Schmidt. Dalle prime ricostruzioni l’ex ufficiale non avrebbe mai ricevuto risposta dalle controparti cinesi. In altre mail rese pubbliche, Schmidt aveva detto alla sorella di aver “imparato cose davvero terribili sul governo americano” e di volersene andare dal paese. Ora rischia 10 anni di carcere.

Usa, la delegazione del Senato in visita in Cina riaccende lo scontro sulla crisi del Fentanyl

Per la prima volta in quattro anni un gruppo di senatori del Congresso statunitense è arrivato in Cina per una visita di tre giorni, prima tappa di un tour che porterà i deputati americani anche in Giappone e Corea del Sud. Il gruppo, composto da tre democratici e tre repubblicani, è guidato da Chuck Schumer, che ha parlato di “competizione, ma non conflitto” nel descrivere la relazione tra i due paesi. Tra i temi sollevati dalla delegazione è tornata la spinosa questione della crisi del Fentanyl, un oppioide che sta aggravando l’epidemia di overdosi in diverse parti degli Stati Uniti. Pechino è accusata di permettere, nonostante il fermo alle esportazioni delle componenti chiave per sua la produzione negli Usa, di triangolazione con le aziende messicane.

Tema non meno rilevante anche quello della competizione per la produzione di microchip avanzati. L’ultima sfida in arrivo dalla Repubblica popolare, segnalata dal senatore repubblicano Marco Rubio e dal democratico Mark Warner, rigurda la tecnologia open source Risc-V. Parte di un processo più ampio orientato alla creazione di un’architettura di tecnologie accessibili e gratuite capace di aggirare le leggi sulla proprietà intellettuale ed eludere le limitazioni che Washington impone ai suoi esportatori quando si tratta di collaborare con le aziende cinesi in materia di chip.

Cina, i viaggi durante la Golden Week arrivano quasi ai livelli del 2019

I viaggi in entrata e in uscita dalla Cina durante la Golden Week (1-7 ottobre) hanno raggiunto l’85% del dato registrato nel 2019, l’ultimo anno prima della pandemia, quadruplicando il risultato del 2022. In media, secondo i dati ufficiali, ci sono stati 1,47 milioni di viaggi interni e internazionali al giorno, leggermente inferiori rispetto alla stima governativa di 1,58 milioni. Come riportato da Reuters, per i propri viaggi all’estero molti cinesi hanno preferito mete più economiche (come la Thailandia), ma la spesa media per i viaggi interni è stata più alta di quella del 2019. È aumentato anche il numero di viaggiatori che ha preferito restare in Cina piuttosto che andare all’estero (+4,1% nel 2023 rispetto al 2019).

Dissidente cinese bloccato all’aeroporto di Taiwan ottiene asilo in Canada

Un attivista cinese, fuggito a Taiwan il mese scorso, è arrivato giovedì in Canada, dove ha ottenuto asilo politico. Chen Siming era rimasto bloccato all’aeroporto di Taiwan, dove sono in vigore restrizioni per i viaggiatori provenienti dalla Cina continentale. Così l’attivista è rimasto per diverse settimane in uno stato di limbo. Secondo Radio Free Asia, Chen – che aveva sostenuto apertamente i manifestanti di Hong Kong nel 2019 – si era recato in Laos dopo aver lasciato la Cina, prima di entrare in Thailandia. Tuttavia, temendo di essere deportato, aveva poi acquistato un biglietto di andata e ritorno per la Cina con transito a Taiwan. Quello di Chen non è il primo caso del genere. Due dissidenti cinesi hanno trascorso più di quattro mesi intrappolati nell’aeroporto dell’isola dopo essere fuggiti dalla Cina nel 2019.

Corea del Nord, boom di trasporti su rotaia. Gli analisti: “Fornitura di armi alla Russia”

L’attività degli scambi su rotaia tra Corea del Nord e Russia non è mai stata tanto attiva dai tempi pre-pandemici. Un’analisi prodotta dallo statunitense Beyond Parallel ha registrato un’impennata dei passaggi di treni attraverso il confine tra i due paesi, passando dal numero record di 20 vagoni avvistati negli ultimi cinque anni ad almeno 70 dall’incontro tra i leader Vladimir Putin e Kim Jong-Un del 13 settembre. La mossa indica, conclude il report, “una probabile fornitura di armi e munizioni da parte della Corea del Nord alla Russia”.

A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi