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In Cina e Asia – A luglio il terzo plenum del Pcc. Il focus è sulle “riforme”

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • A luglio il terzo plenum del Comitato centrale del Pcc
  • Il governo cinese sfratta dal laboratorio lo scienziato che sequenziò il Covid 
  • La portaerei Fujian effettua la prima prova in mare 
  • A che punto è il Made in China 2025?
  • A Hong Kong chiudono sempre più aziende 
A luglio il terzo plenum del Comitato centrale del Pcc

Dopo mesi di attese, ritardi e speculazioni, il Politburo del Partito comunista cinese ha annunciato che terrà il terzo plenum del Comitato centrale nel mese di luglio. L’evento, che era atteso nell’autunno del 2023, è dedicato ai temi economici, alle riforme e alla promozione della modernizzazione della Cina. Secondo indiscrezioni circolate a Pechino, nella leadership del Pcc non c’era ancora una visione condivisa sull’analisi e sugli interventi da adottare a favore dell’economia, suggerendo quindi il suo rinvio. Il Comitato centrale tiene tipicamente sette plenum tra i Congressi del Partito, che hanno cadenza quinquennale. Gli attuali membri del Comitato centrale sono stati eletti all’ultimo Congresso del partito nell’ottobre 2022.

Il governo cinese sfratta dal laboratorio lo scienziato che sequenziò il Covid 

Uno scienziato cinese che per primo ha pubblicato la sequenza genomica del virus Covid-19 nel gennaio 2020, sfidando le indicazioni del governo di Pechino, ha organizzato un sit-in di protesta dopo che le autorità lo hanno escluso dal suo laboratorio insieme con il suo team. Stando a quanto riferito dal Guardian, lo scorso 29 aprile in un post il virologo Zhang Yongzhen ha raccontato di aver ricevuto, insieme al suo team, un improvviso avviso di sfratto, aggiungendo che le guardie gli avrebbero impedito di entrare nel suo laboratorio di Shanghai per “motivi di sicurezza”. Dal post pubblicato su Weibo da Zhang e poi cancellato, ma visionato dall’Associated Press, si apprende tuttavia che allo scienziato sarebbe stato offerto un altro spazio, ma solo dopo lo sfratto e senza gli standard necessari per le sue ricerche.  Zhang ha avviato una protesta per diversi giorni fuori dal laboratorio per poi finalmente rientrarvi solo il 1° maggio.

La portaerei Fujian effettua la prima prova in mare 

Nella giornata del 1° maggio la Fujian, la terza e più avanzata portaerei della Cina, ha effettuato la sua prima prova in mare intorno alla foce del fiume Yangtze, dove sono stati imposti controlli del traffico marittimo per “attività militari”. È raro che vengano imposte simili misure sulle principali vie marittime senza che venga fornita una ragione specifica. L’ultima volta che è successo è stato nel dicembre 2022, quando le ceneri dell’ex presidente Jiang Zemin sono state sparse nelle acque dello Yangtze. La Fujian, lanciata nel giugno 2022, è la prima portaerei cinese a essere dotata di catapulte elettromagnetiche che consentono il lancio più frequente degli aerei. La prova in mare serve a verificare principalmente l’affidabilità e la stabilità della potenza, dell’energia elettrica e di altri sistemi della portaerei. Il piano dell’esercito cinese è quello di avere un totale di sei portaerei entro il 2035, diventando così la seconda potenza marittima al mondo dopo gli Stati Uniti.

A che punto è il Made in China 2025?

Il Made in China 2025, l’ambizioso piano lanciato da Pechino nel 2015 per raggiungere l’autosufficienza, l’innovazione e la forza del settore manifatturiero entro 10 anni, ha raggiunto gran parte dei suoi obiettivi. A soli otto mesi dalla fine del 2025, il South China Morning Post ha indagato sui progressi fatti dalla Cina, rilevando che oltre l’86 per cento degli obiettivi è stato raggiunto, mentre la restante parte potrebbe essere completata entro la fine dell’anno o l’inizio del prossimo. Nel frattempo alcuni target, come i veicoli elettrici e la produzione di energia rinnovabile sono stati ampiamente superati. E questo nonostante le sanzioni e le tariffe introdotte dagli Stati Uniti: la guerra commerciale lanciata da Washington ha esercitato una maggiore pressione sull’industria manifatturiera cinese, spingendo sempre più Pechino a velocizzare il raggiungimento degli obiettivi del piano.

A Hong Kong chiudono sempre più aziende 

Le aziende di Hong Kong faticano a riprendersi economicamente dopo la pandemia di Covid-19 a causa della carenza di turisti, degli affitti elevati, della scarsa manodopera e di molti cittadini che decidono di espatriare. E questo si riflette nella chiusura delle piccole e medie imprese e attività commerciali. Tuttavia, il Chief Executive di Hong Kong, John Lee, ha minimizzato le preoccupazioni sulla chiusura delle imprese, giustificando il calo delle attività commerciali come una risposta all’evoluzione economica globale. Dopo che Hong Kong ha riaperto nel 2023 le frontiere con la Cina, l’ente per il turismo locale ha registrato un calo del 38,9 per cento dei visitatori cinesi rispetto al 2019. Anche la spesa dei turisti dalla Cina continentale è crollata del 36,4 per cento rispetto al periodo pre-pandemico.

A cura di Serena Console