In Cina e Asia – Pechino presenta una proposta per il conflitto israelo-palestinese

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Pechino presenta una proposta per il conflitto israelo-palestinese
  • Lascia il capo delle comunicazioni dell’Aiib 
  • Cina, nuovo record per la disoccupazione giovanile
  • La Germania approva il piano strategico sulla sicurezza e guarda alla Cina 
  • New Delhi avrebbe minacciato la chiusura di Twitter
  • Il Bhutan si lancia nel settore delle criptovalute
Pechino presenta una proposta per il conflitto israelo-palestinese

Dopo aver favorito il riavvio dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Iran, la Cina punta a risolvere il conflitto tra Israele e Palestina. Nella giornata di ieri, il presidente cinese Xi Jinping ha ricevuto a Pechino il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas. Xi ha ribadito la volontà di Pechino di “svolgere un ruolo positivo” nel trovare una soluzione rapida e duratura alla crisi israelo-palestinese, avanzando tre proposte: la prima riguarda la creazione di uno Stato palestinese indipendente basato sui confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale; la seconda concerne l’aiuto umanitario e le garanzie all’economia e al soddisfacimento dei bisogni della popolazione; il terzo punto, infine, prevede l’adesione alla corretta direzione dei colloqui di pace. Il presidente cinese – che ha ventilato l’organizzazione di una conferenza internazionale di pace – ha sottolineato l’importanza del rispetto dello status quo formatosi nella storia dei luoghi sacri di Gerusalemme, l’abbandono di parole e azioni radicali e provocatorie e sforzi concreti per la coesistenza pacifica di Palestina e Israele. Condizioni che difficilmente verranno accettate dal governo israeliano.

Durante l’incontro, i due leader hanno annunciato anche l’istituzione del partenariato strategico tra Cina e Autorità Palestinese su produzione di energia solare, sviluppo dell’industria palestinese e costruzione di infrastrutture. Lo sforzo diplomatico della Cina punta ad affermare il suo ruolo di “potenza responsabile” nella risoluzione dei conflitti. Pechino, infatti, si era offerta di facilitare i colloqui di pace israelo-palestinesi ad aprile, quando il ministro degli Esteri Qin Gang ha parlato al telefono con i rispettivi ministri degli Esteri. È l’ennesimo tentativo diplomatico della Repubblica popolare, che si sta proiettando con forza in Medio Oriente, con l’ambizione di colmare un vuoto lasciato nella regione dagli Stati Uniti

Lascia il capo delle comunicazioni dell’Aiib 

Il direttore delle comunicazioni globali della Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) si è dimesso dal suo incarico. Nel motivare la propria decisione, Bob Pickard ha spiegato che l’istituto bancario a trazione cinese è “dominato dal Partito comunista”. Il progetto dell’Aiib è stato lanciato nel 2013 dal presidente Xi Jinping con l’ambizione di proporsi come alternativa cinese alla Banca Mondiale e ad altri istituti di prestito multilaterali guidati dall’Occidente, nonostante rivendichi ufficialmente una posizione “apolitica”.

Pickard, che ricopriva il ruolo da marzo 2022, ha annunciato la mossa sul suo account Twitter personale, aggiungendo che, “come canadese patriottico, le dimissioni erano “l’unica cosa da fare” e di non credere che “gli interessi del mio paese siano serviti dalla sua appartenenza all’Aiib”. L’ormai ex capo della comunicazione dell’istituto multilaterale non ha fornito prove o elementi a sostegno delle sue affermazioni. Immediata la risposta di Aiib che, accettate le dimissioni di Pickard, ha definito i suoi commenti privi di fondamento e deludenti. Il caso ha già innescato la reazioni delle autorità di Ottawa che hanno sospeso tutte le attività del Canada all’interno della banca, che conta 106 Paesi membri, comprese diverse nazioni occidentali. 

Cina, nuovo record per la disoccupazione giovanile

La disoccupazione giovanile in Cina ha tocca un nuovo record. Secondo i dati dell’istituto nazionale di statistica, rilasciati stamattina, a maggio l’indice per la fascia d’età tra i 16 e i 24 anni ha raggiunto il 20,8% in salita rispetto al 20,4% del mese precedente. Deludono anche le vendite al dettaglio, aumentate del 12,7% a maggio, al di sotto delle previsioni del 13,6% e in calo rispetto all’incremento del 18,4% di aprile. In rallentamento anche la produzione industriale, aumentata appena del 3,5% a maggio su base annua, meno del preventivato aumento del 4,1% e in diminuzione rispetto al 5,6% di aprile. Anche gli investimenti nei fixed assets sono cresciuti del 4%, in calo rispetto al 4,7% nei primi quattro mesi.

La Germania approva il piano strategico sulla sicurezza e guarda alla Cina 

Per la prima volta dalla fondazione della Repubblica federale, la Germania ha approvato ieri il Piano della Strategia nazionale sulla Sicurezza. Il documento, che secondo la stampa tedesca è meno ambizioso di quanto inizialmente previsto dal patto di coalizione concluso a fine 2021, fornisce una panoramica sui temi della sicurezza, dai rapporti con Mosca e Pechino, alla cybersecurity e alle minacce climatiche. 

Nel piano di 76 pagine, presentato alla stampa dal cancelliere Olaf Scholz e ben quattro ministri, si legge a chiare lettere che la minaccia più grave è costituita dalla Russia, mentre la Cina è ritenuta un “rivale sistemico”. Per il governo tedesco, la Cina sta cercando in vari modi di rimodellare l’ordine internazionale esistente basato sulle regole, rivendica in modo sempre più aggressivo la supremazia regionale e agisce costantemente in contraddizione “con i nostri interessi e valori”. Allo stesso tempo la Repubblica popolare resta un partner senza il quale non si possono risolvere le sfide globali più importanti. Berlino ha ribadito di non voler adottare un disaccoppiamento dalla Cina, ma un “derisking”, come promosso dalla leader della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. 

Bruxelles infatti non sembra riuscire a fare a meno dei colossi cinesi. L’Ue starebbe finanziando Huawei per condurre ricerche all’avanguardia sui sistemi di comunicazione di prossima generazione, nonostante diversi governi europei abbiano bandito il gruppo tecnologico cinese dalle loro reti di telecomunicazioni. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Huawei è coinvolta in 11 progetti sensibili, che vanno dall’intelligenza artificiale al 6G e al cloud computing, nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon Europe. Per questo il colosso cinese riceve fino al 14% di finanziamenti per programma per un totale di 3,89 milioni di euro.

New Delhi avrebbe minacciato la chiusura di Twitter

L’India avrebbe minacciato di chiudere Twitter se il social network non avesse accettato di sospendere alcuni account. È l’accusa lanciata da Jack Dorsey, co-fondatore e amministratore delegato della piattaforma fino al 2021, contro il governo di Narendra Modi. Dorsey ha rivelato che l’India chiese di censurare i giornalisti critici del governo e di cancellare tutti i post che sostenevano la protesta dei contadini nel 2020 e nel 2021, quando migliaia di agricoltori si sono accampati vicino alla capitale indiana per opporsi a tre leggi sulla liberalizzazione dell’agricoltura introdotte dall’amministrazione del primo ministro indiano. 

Immediata la risposta del governo Modi. Il sottosegretario alle tecnologie elettroniche e informatiche, Rajeev Chandrashekar, ha negato via tweet che New Delhi abbia esercitato pressione sull’allora ad del social network, definendo l’accusa una “palese bugia” e “un tentativo per far dimenticare un periodo poco chiaro della storia di Twitter”. Le dichiarazione di Dorsey evidenziano quanto sia forte la pressione del governo indiano sulle piattaforme tecnologiche straniere:  l’esecutivo Modi critica frequentemente aziende come Google, Facebook e Twitter per non oscurare i post e contenuti definiti falsi o “anti-indiani”. 

Il Bhutan si lancia nel settore delle criptovalute

Il Bhutan punta da anni sul mining dei bitcoin e sembra che la lenta ripresa economica dopo la fine della pandemia abbia spinto il piccolo stato himalayano a premere l’acceleratore per avanzare in questo settore. Entro il prossimo anno, il Bhutan dovrebbe ultimare la costruzione di una mining farm da 600 megawatt per minare bitcoin. Un processo non facile, a causa del notevole impatto energivoro e ambientale. Il piccolo stato himalayano vanta però un basso costo dell’idroelettrico, energia rinnovabile che può essere impiegata per il processo di estrazione della criptovaluta. Ad aiutare il Bhutan in questa operazione c’è Bitdeer Technologies, società quotata al Nasdaq e con sede a Singapore. Bitdeer ha lanciato un fondo con target di raccolta a 500 milioni di dollari. La mining farm di bitcoin dovrebbe garantire inoltre tra i 300 e i 400 nuovi posti di lavoro. 

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi