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In Cina e Asia – Xi propone la Global Civilization Initiative

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Xi propone la Global Civilization Initiative
  • Arrestato negli Usa Guo Wengui
  • L’autosufficienza tecnologica cinese parte dall’industria automobilistica
  • La Cina nel mirino della stretta Ue sull’export di tecnologia sensibile
  • Addio a Jiang Yanyong: denunciò la Sars e i massacri di Tiananmen 
  • La Commissione Trilaterale definisce il 2023 l’anno del nuovo ordine mondiale
Xi propone la Global Civilization Initiative

Global Civilization Initiative: è questo il nome della nuova iniziativa di respiro globale che il presidente cinese Xi Jinping ha presentato ieri al “Dialogue with World Political Parties High-level Meeting” a Pechino. Di cosa si tratta? Secondo le parole di Xi, riprese dall’agenzia di stampa Xinhua, “la tolleranza, la convivenza, gli scambi e l’apprendimento reciproco tra diverse civiltà giocano un ruolo insostituibile nel far avanzare il processo di modernizzazione dell’umanità e della civiltà mondiale”. Il leader cinese traccia un nuovo percorso anti-statunitense?

Arrestato negli Usa Guo Wengui

Fine dei giochi per Guo Wengui? Il controverso imprenditore cinese, convertito alla dissidenza, è stato arrestato ieri a New York – insieme a un presunto complice -, e formalmente accusato da un tribunale locale di 11 capi di imputazione, dalla frode telematica al riciclaggio internazionale di denaro. Se riconosciuto colpevole, l’ex immobiliarista rischia il carcere a vita. Secondo i pubblici ministeri, Guo e il finanziere di Hong Kong, Kin Ming Je, a partire dal 2018 avrebbero attratto investitori, mentendo sull’utilizzo dei fondi raccolti, che dovevano servire a supportare una campagna contro il governo cinese. In realtà i proventi sono stati spesi per l’acquisto di beni di lusso, tra cui una Ferrari, uno yacht e un attico sulla 5th avenue di New York. Accusato di corruzione, l’imprenditore era fuggito dalla Cina nel 2014 e negli Stati Uniti si era costruito una rete di influenti protettori, incluso  Steve Bannon, l’ex   “capo stratega della Casa Bianca” sotto Donald Trump.

L’autosufficienza tecnologica cinese parte dall’industria automobilistica

Per rispondere adeguatamente alle misure e ai ban tecnologici nel tema dei semiconduttori messi in campo dagli Stati Uniti, la Cina vuole puntare tutto sull’autosufficienza dei microchip, a cominciare dall’industria automobilistica.

Una volontà che Xi ha reso evidente durante le “due sessioni”, tanto da aver posto alla guida di incarichi governativi chiave i suoi fedelissimi, scelti per la loro formazione ingegneristica e tecnologica. Feng Xingya, direttore generale di Guangzhou Automobile Group (la casa automobilistica che ha joint venture con Toyota e Honda) ha espresso pubblicamente le intenzioni di Xi.

“Dobbiamo usare più chip di produzione nazionale nei nostri veicoli”, ha detto il numero uno dell’azienda automobilistica cinese durante una sessione di discussione con altri delegati della provincia del Guangdong. Le sue parole fanno eco a quanto accaduto lo scorso 8 novembre, quando i massimi dirigenti automobilistici a livello nazionale sono stati convocati a un incontro segreto a Shanghai. Durante la riunione a porte chiuse, scrive il Nikkei, ai manager dell’automotive è stato detto di utilizzare solamente componentistica e chip cinese. L’invito è arrivato da Miao Wei, ex ministro dell’industria e della tecnologia dell’informazione, nonché influente ex dirigente automobilistico.

Il gigante asiatico si sta attrezzando per rispondere alle sanzioni statunitensi contro i settori hi-tech cinesi. E la risposta può non piacere a Washington. Pechino ha infatti aumentato del 52,9% gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore dei microchip. Inoltre, secondo una ricerca della Changan University di Xian, il numero di domande di brevetto da parte delle società cinesi è aumentato in media del 57,6% dopo le sanzioni statunitensi.

La Cina nel mirino della stretta Ue sull’export di tecnologia sensibile

Non solo gli Stati Uniti. Anche l’Ue potrebbe frenare la capacità della Cina e di altri rivali di acquisire tecnologie sensibili dall’Occidente. Bruxelles sta infatti valutando come sorvegliare gli investimenti produttivi delle aziende europee all’estero. Valdis Dombrovskis, commissario Ue per il commercio del blocco, ha dichiarato al Financial Times che sono necessarie nuove restrizioni per impedire alle aziende di aggirare i divieti di esportazione di tecnologia sensibile producendola altrove.

I piani sono in una fase iniziale e potrebbero richiedere anni per essere implementati di fronte allo scetticismo degli Stati membri. Paesi come Paesi Bassi e Germania vogliono preservare i profondi legami economici con la Cina, mentre la Bulgaria non controlla nemmeno gli investimenti interni, segnala tra l’altro il Ft

Addio a Jiang Yanyong: denunciò la Sars e i massacri di Tiananmen

La Cina saluta il suo medico eroe. Jiang Yanyong, ex chirurgo militare e autore della coraggiosa denuncia contro l’insabbiamento da parte delle autorità cinesi dell’epidemia di Sars del 2003, è morto lo scorso sabato a Pechino all’età di 91 anni, per una polmonite. Vent’anni fa, Jiang accusò il governo di aver deliberatamente sottostimato la diffusione della malattia respiratoria (che causò la morte di 800 persone in tutto il mondo) in una lettera aperta inviata ai media statali. Le sue rivelazioni costrinsero il governo cinese ad ammettere di aver fornito informazioni false, spronando l’Oms a intervenire. Il suo coraggio è stato spesso accostato a quello di Li Wenliang, l’oculista di Wuhan, che nelle fasi iniziali della pandemia del Covid-19 fu indagato dalla polizia per “aver diffuso voci” dopo aver tentato di mettere in guardia a dicembre 2019 su un “virus simile alla Sars”. 

La notizia della morte di Jiang non è stata riportata dai media statali cinesi, nel pieno rispetto di una prassi di Pechino di ignorare i decessi dei personaggi pubblici politicamente sensibili. Perché Jiang scosse anche la leadership cinese invitandola a fare “mea culpa” sul massacro di Tiananmen. Il medico, raccontando la sua esperienza come chirurgo all’Ospedale generale dell’Esercito popolare di liberazione a Pechino la notte del 4 giugno, invitò Pechino a riconoscere che la repressione del 1989 contro i manifestanti di Piazza Tiananmen fu un errore e che centinaia, forse migliaia, di civili erano stati uccisi. Nel 2019, a trent’anni dalla strage, rilanciò e scrisse una nuova lettera al presidente Xi Jinping, bollando la repressione di Tiananmen come “un crimine”. Il suo coraggio gli costò caro: arresti domiciliari e isolamento dal mondo esterno. 

La Commissione Trilaterale definisce il 2023 l’anno del nuovo ordine mondiale

Lo scorso weekend in India è andata in scena per la prima volta la riunione plenaria globale della segreta Commissione Trilaterale con la presenza di politici, banchieri, rappresentanti di multinazionali, giornalisti e accademici di tutto il mondo. 

Ma facciamo un passo indietro per spiegare cos’è questa organizzazione non governativa che punta a sviluppare un dialogo e migliorare la comprensione tra Stati Uniti, Europa e Asia. Nel 1972, per iniziativa di David Rockefeller e con il coinvolgimento di altri qualificati esponenti di ambienti economici, politici e culturali provenienti dall’Europa, dal Giappone e dall’America settentrionale è nata la Commissione Trilaterale, dove la denominazione “trilaterale” indica le tre aree che all’epoca si potevano considerare leader nel mondo per lo sviluppo economico e per i valori democratici delle loro istituzioni. Nacque così una tecnocrazia, che disseminò i semi del mondo politico ed economico che noi tutti oggi conosciamo. I membri della Commissione non sono eletti, ma invitati.

Questa la storia. Torniamo ora a quanto accaduto lo scorso weekend in India. Un oratore – che secondo le regole della Commissione è protetto da anonimato – ha affermato: “L’amministrazione Biden sta cercando di convincere il mondo che c’è questa lotta titanica tra autocrazie e democrazie. Sono scettico al riguardo”, ha detto in quello che è un attacco a Washington. “Al contrario, il mondo è frammentato, con paesi, inclusi gli Stati Uniti, che cercano i propri interessi personali”. Lo speaker ha poi aggiunto che la globalizzazione degli ultimi decenni, basata sul libero mercato e deflazionistica, cede il passo a una globalizzazione frammentata, basato sulla politica industriale e strutturalmente inflazionistico. “Quest’anno, il 2023, è l’anno uno di questo nuovo ordine globale”, ha precisato l’oratore.

A cura di Serena Console