Taiwan Files – Tsai vince sui referendum, la mappa di Tang e la chiarezza giapponese

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Le conseguenze politiche dell’esito del voto sui quattro quesiti referendari. Si indebolisce Eric Chu nel Guomindang, cresce la figura del sindaco di Nuova Taipei Hou. Sparisce la mappa di Tang al summit di Biden, Giappone sempre più assertivo sul dossier taiwanese. Segnali dall’Europa, l’India vuole i chip taiwanesi. Decoupling tech? Ancora non c’è. La rassegna settimanale con le notizie da Taipei (e dintorni) a cura di Lorenzo Lamperti

Quattro no. L’amministrazione di Tsai Ing-wen esulta per l’esito dei quattro quesiti referendari. In particolare, tira un sospiro di sollievo per la mancata reintroduzione del bando all’importazione di carne di maiale contenente ractopamina, additivo utilizzato dagli allevatori degli Stati Uniti e vietato in Unione europea, Cina e Russia. Quell’additivo è finito al centro di una disputa geopolitica. Nell’agosto 2020, nell’ultima aggressiva fase della permanenza di Donald Trump alla Casa Bianca, Taipei aveva deciso di consentire le importazioni di carne suina dagli Stati Uniti nonostante le perplessità sulle possibili conseguenze sanitarie. Il via libera era stato presentato come una sorta di conditio sine qua non per rafforzare i legami commerciali (e non) con Washington. Tesi ribadita anche durante la campagna referendaria, con Tsai che ha dichiarato che la vittoria dei «sì» avrebbe compromesso l’ingresso nel Cptpp. Il «no» ha vinto con 4,1 milioni di voti, contro i 3,9 milioni di sì. Ma a vincere è stato anche l’astensionismo, visto che si è recato alle urne solo il 41% degli aventi diritti voto. Anche se ci fossero stati più «no» non sarebbe bastato, visto che per far passare un quesito referendario serve almeno il 25% dei voti degli aventi diritto, poco meno di cinque milioni.

Gli altri quesiti referendari

Bocciata anche la richiesta di bloccare l’operatività di un sito estrattivo di gas naturale liquefatto nella costa della contea di Taoyuan, che secondo le critiche rischia di compromettere la salute della barriera corallina di Datan. Niente da fare neppure per la proposta di riattivare la centrale nucleare di Lungmen, nell’area di Nuova Taipei. Il quarto quesito proponeva invece la reintroduzione dell’election day, con i futuri referendum calendarizzati insieme alle elezioni locali. Anche qui hanno vinto i «no», come chiedeva il governo, che aveva operato la scissione nel 2019 dopo che nel 2018 era rimasto scottato alle elezioni locali, coincise con una debacle politica che si era riflessa anche sul voto per i referendum.

Una campagna polarizzata

Tsai ha commentato i risultati sottolineando che il governo «ha a cuore anche le opinioni di chi ha votato a favore dei referendum e cercherà di continuare a comunicare col pubblico sulle sue politiche», aggiungendo che la sicurezza alimentare e quella ambientale non saranno intaccate. Ma la campagna referendaria è stata caratterizzata da una divisione netta con i due partiti principali schierarsi in maniera manifesta l’uno contro l’altro. Postura che ha reso i referendum un vero e proprio test politico. Il Partito democratico progressista ha portato la discussione sul territorio che lo favorisce maggiormente, quello identitario (a tal proposito, su Wired ho scritto di come film e serie tv possano alimentare soft power e costruzione identitaria taiwanesi). Un «no» alla carne suina statunitense significava dunque fare un favore a Pechino. Si è insistito per esempio sul fatto che senza l’import dagli Usa si sarebbe dovuti ricorrere alla carne cinese, anche se in realtà oltre il 90% dei consumi deriva da produttori locali.

Guomindang: Chu più debole, emerge il sindaco di Nuova Taipei Hou Yu-ih

Se il risultato rafforza l’amministrazione Tsai, indebolisce ancora il Guomindang. Il principale partito d’opposizione ha da poco aperto un ufficio a Washington per provare a ristabilire il dialogo con gli Usa e rendersi così «potabile» in vista delle elezioni 2024. Ma intanto il neo presidente del partito, Eric Chu, esce sconfitto visto che non è riuscito a prevalere in neppure un quesito. Guadagna invece popolarità il sindaco di Nuova Taipei Hou Yu-ih, che si è schierato contro la posizione del suo partito sul nucleare. In molti, nel Gmd, guardano a lui come una possibile ancora di salvezza per il voto del 2024.

La mappa sparita al summit di Biden e il triangolo Taipei-Pechino-Washington

Ha fatto discutere la “scomparsa” della mappa della ministra del Digitale Audrey Tang, intervenuta lo scorso fine settimana al summit per la democrazia organizzato da Joe Biden. Nel suo intervento Tang ha alle spalle una mappa dei paesi dell’Asia colorata per lo più di rosso, a partire dalla Cina, e arancione. Taiwan appariva invece in verde. Fonti anonime hanno spiegato a Reuters che ‘è stato un taglio del segnale video arrivato su istruzioni precise per un ‘allarme’ causato dalla comparsa tra le slide durante l’intervento di Tang di una mappa con Taiwan di un colore diverso dalla Repubblica Popolare. Questo nonostante la stessa mappa non avesse a che fare con rivendicazioni geopolitiche, visto che si basava su un report di Civicus Monitor. Da Taipei hanno minimizzato parlando di “problema tecnico“. Il Global Times mette invece il dito nella piaga.

Il ministero della Difesa di Taiwan ritiene “molto complessa” una completa invasione militare dell’isola da parte cinese, a causa delle difficoltà logistiche che l’esercito dovrebbe affrontare dopo lo sbarco, si scrive in un report presentato al parlamento taiwanese, più positivo rispetto agli ultimi precedenti e nei quali si sottolinea come l’esercito taiwanese potrebbe avvalersi del “fossato naturale” rappresentato dallo Stretto “tagliando le forniture dell’esercito comunista, riducendo enormemente le prestazioni di combattimento e la resistenza delle truppe”.

Relazioni diplomatiche tra alleati ufficiali e non: Giappone, America centrale, Europa

Negli Stati Uniti il dibattito sui rapporti con Taipei e sull’ambiguità strategica è particolarmente vivo. Secondo Richard Haass e David Sacks questa postura non basta più e bisognerebbe andare in direzione di una chiarezza strategica. Ma The National Interest sottolinea che la politica statunitense nei confronti dell’isola è di fatto già cambiata nella prassi, seppure non ancora sulla carta.

Mentre continuano le incursioni dell’Esercito popolare di liberazione nello spazio di identificazione di difesa aerea taiwanese, il Giappone diventa sempre meno timido sulle relazioni con Taipei. L’ex premier Shinzo Abe ha dichiarato che un attacco cinese contro Taiwan sarebbe “suicida”. Si tratta della seconda uscita particolarmente esplicita dell’ex primo ministro. In Giappone c’è chi la legge anche come un tentativo di forzare la postura del successore Fumio Kishida, percepito come troppo timido nei confronti di Pechino. Il New York Times racconta Ishigaki, l’isola più vicina a Taiwan. Altro segnale dell’interesse giapponese la prossima creazione di un posto diplomatico senior per le questioni riguardanti Taiwan.

Dopo la rottura dei rapporti con Taipei, il Nicaragua non ha perso tempo per avviare le relazioni con Pechino e le iniziative bilaterali trovano subito spazio sui media di stato. Ai diplomatici taiwanesi è stato dato tempo fino al 23 dicembre per lasciare il paese. Anche con le Isole Salomone, dopo che il premier Sogavare è sopravvissuto alla mozione di sfiducia, i rapporti con Pechino scorrono più che fluidi. Il Guatemala, invece, resiste alla pressione di Pechino e conferma il suo rapporto con Taiwan.

La Lituania ha evacuato la sua ambasciata a Pechino, Taipei promette il rafforzamento dei rapporti. Si è svolta una nuova visita, la seconda in rapida successione, di una delegazione politica francese, stavolta di deputati dopo quella di senatori di qualche settimana fa. Altro segnale interessante in arrivo dalla Germania, con il Bundestag che ha votato a favore del rafforzamento dei legami con Taiwan, volto tra le altre cose all’apertura di uno stabilimento di Tsmc a Dresda. Sempre dalla Germania in arrivo investimenti del colosso Merck.

Dibattito aperto su quanto servano a Taiwan gli alleati diplomatici ufficiali, mentre il The Diplomat si chiede se in concreto lo spazio diplomatico a disposizione di Taipei stia aumentando o si stia contraendo.

India e semiconduttori. Ban all’export verso la Cina? Per ora non esiste

A proposito di partner non ufficiali, attenzione anche ai movimenti dell’India, che porta avanti con Taipei un dialogo per un possibile accordo di libero scambio e tratta per l’apertura di uno stabilimento di Tsmc sul proprio territorio. E l’indiana Tata Group cerca l’inserimento sul mercato taiwanese proprio in materia di chip. Stessa cosa che sta facendo Intel, dopo le tensioni con Tsmc delle scorse settimane.

Secondo il Nikkei Asia il governo di Taipei starebbe pensando a bloccare l’esportazione di prodotti tecnologici avanzati verso la Repubblica Popolare. Tra questi, ovviamente, anche i semiconduttori. Al momento però questo decoupling non si vede. Dopo l’accordo recente tra Tsmc e Oppo (ne avevo scritto qui), Caixin parla delle cospicue forniture di MediaTek (altro big taiwanese) alle aziende tech cinesi. D’altronde, i colossi tecnologici taiwanesi (compresi quelli dei chip) svolgono una funzione semi-diplomatica nei confronti di Pechino in assenza di dialogo politico (ne avevo scritto qui ma ci torno a breve).

Di Lorenzo Lamperti
Le puntate precedenti di Taiwan Files

12.12 – Nicaragua e like minded partner, chip e decoupling (lontano)

04.12 – Salomone, Honduras, Abe, Summit for Democracy, effetti delle sanzioni Pcc

27.11 – Kinmen, arcipelago sospeso. Reportage

20.11 – Vecchi amici, alternanze “strategiche” e un po’ di confusione

13.11 – Che cosa pensa Taiwan

06.11 – Sanzioni più “forti” degli aerei, tour Ue, Michelle Wu

30.10 – Ipac a Roma, Wu in Ue, Tsai alla Cnn, Tsmc-Oppo

23.10 – La chiarezza di Biden, rapporti con l’Ue, semiconduttori

16.10 – Incendio a Kaohsiung, 10/10, strategia militare (e non), Harvard

09.10 – Aerei, marines, feste nazionali e incroci diplomatici

02.10 – Eric Chu, movimenti militari, rapporti con l’Ue e chip

25.09 – Elezioni Guomindang, CPTPP, francesi a Taipei

18.09 – Moon Festival, wargames, Pacifico, chip e spazio

11.09 – Super tifoni, venti militari, brezze elettorali e aliti di storia

04.09 – Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi