Pechino comprerà di più, Washington non aumenterà le sanzioni. Sui grandi temi – tecnologie e sussidi statali cinesi – non c’è intesa. Risultato buono per Trump: lo scontro commerciale aveva reso più difficile la vita della sua base elettorale
Elezioni Taiwan – Pechino accusa le interferenze straniere
All’annuncio dei risultati, Tsai ha ribadito l’impegno a mantenere lo status quo, smentendo l’intenzione di perseguire un’indipendenza de iure, ma confermando implicitamente la propria contrarietà ad abbracciare il principio “una sola Cina”. Assodata l’inefficacia delle pressioni messe in campo, come reagirà Pechino?
Sinologie – Il settore spaziale cinese e le sue implicazioni strategiche
La missione di gennaio 2019 ha permesso a Pechino di collezionare due primati e si accoda alle dichiarazioni del 2017 circa l’intenzione di spedire astronauti sulla Luna e di costruire una stazione spaziale orbitante entro il 2023.
Elezioni Taiwan – Vittoria tsunami per Tsai Ing-wen
Nella giornata di oggi Tsai ha ripreso le attività presidenziali incontrando il presidente della Japan-Taiwan Exchange Association (JTEA), che rappresenta gli interessi giapponesi nell’isola in assenza di relazioni diplomatiche. È plausibile ritenere che anche nel secondo mandato Tsai si concentrerà molto sulle relazioni esterne con l’obiettivo di mantenere viva e ove possibile rafforzare la rete già esistente di “relazioni informali” con i paesi dell’Asia sud e sud-orientale, così come con gli Stati Uniti
Elezioni Taiwan – I molti significati del voto
A bocce ferme, sarà interessante vedere non solo come il risultato delle urne influenzerà la postura di Cina e Stati Uniti (Taiwan rappresenta un tassello fondamentale nella strategia americana dell’Indo-Pacifico). Come scrive per l’ISPI Chun-Yi Lee della University of Nottingham, una seconda vittoria di Tsai aprirebbe nuovi scenari globali, attestando la fragilità delle posizioni populiste quando ad essere a rischio è la sovranità nazionale
Elezioni Taiwan – Le contraddizioni diplomatiche di Tsai. E su Taiwan parte la corsa sovranista
La retorica sui diritti umani e i rapporti con Nicaragua e Haiti e l’accordo sui rifugiati di Nauru. E intanto Taipei entra nell’agenda di Lega e FdI
Cos’è la legge “pro proteste” di Hong Kong degli Usa e perché non piace alla Cina
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato l’Hong Kong Human Rights and Democracy Act. Si tratta di un disegno di legge che vincola il trattamento speciale riservato dagli Usa ad Hong Kong a revisioni periodiche sullo stato dei diritti umani e civili nella ex colonia britannica
Il tramonto dell’Occidente digitale? (Terza parte)
Non esistono protezionismi o barriere da innalzare, non c’è più tempo per negoziati da avviare, il primato globale del social network americano conquistato a suon di acquisizioni pesantissime da Zuckerberg è un dato di fatto, come lo è per le altre aziende della Silicon Valley. Ed è un fatto storico. Ma la storia spesso cambia verso: se in Cina non è possibile – pressoché per tutti – iscriversi a Facebook o a Instagram, in Europa o in America ciascuno di noi può iscriversi e utilizzare WeChat.
Il tramonto dell’Occidente digitale? (Prima parte)
Gli Stati Uniti hanno deciso di mettere sotto scacco le techno-corporation della Silicon Valley. Hanno deciso di farlo con una delle armi più potenti che il sistema possiede: l’antitrust. Nei prossimi mesi le indagini arriveranno a un esito e questo esito potrebbe essere funesto oppure no, letale oppure no. Solo allora capiremo se gli Stati Uniti considerano le techno-corporation un problema o una risorsa. Capiremo inoltre se il sistema americano ha la capacità di valutare le techno-corporation in maniera unitaria circa gli interessi e la sicurezza nazionale e quindi di proiezione strategica verso l’esterno. Capiremo infine se da queste indagini risulterà un nuovo assetto, problematico per gli Stati Uniti e vantaggioso per la Cina, dello spazio digitale e dei suoi protagonisti. La prima parte di un lungo viaggio nei meandri della “digital war”
Taiwan sospesa tra riarmo e proteste di Hong Kong
Poiché «un Paese, due sistemi» è la regola d’oro con cui il regime di Xi immagina di governare anche Taiwan, sull’isola guardano da sempre con interesse alle vicende di Hong Kong. «Le violenze della polizia contro i dimostranti hanno fatto disaffezionare ancora di più i taiwanesi al modello», afferma Dafydd Fell, direttore del centro studi su Taiwan alla School of Oriental and African Studies.
Confusione a stelle strisce tra i manifestanti di Hong Kong
Pur non rappresentando tutta la varia e diversa composizione dei manifestanti (per fortuna), il fatto – dettato, dicono alcuni manifestanti, dalla disperazione e dall’ingenuità – costituisce un elemento su cui soffermarsi
Giappone, Il commercio salva le basi americane
La politica giapponese è divisa sulla presenza americana. A mettere tutti d’accordo è il trattato Free and Open Indo-Pacific per «contenere» Pechino e la Nuova via della Seta
Trade war: anche i farmaci diventano una risorsa strategica
I rischi della dipendenza cinese sono diventati evidenti quando il governo degli Stati Uniti – dopo una serie di attacchi all’antrace nel 2001 – ha dovuto acquistare 20 milioni di dosi di doxiciclina da un’azienda europea che si riforniva a sua volta oltre la Muraglia. Ma da quando la guerra commerciale ha messo a repentaglio la catena di approvvigionamento globale c’è già chi negli States ha persino proposto di rendere i medicinali una risorsa strategica
Narcotraffico: la Cina è il nuovo Messico?
Nella regione di Guerrero, nel sud-ovest del Paese, i coltivatori di papaveri da oppio sono rimasti senza lavoro a causa delle importazioni di stupefacenti dalla Repubblica popolare. Il prezzo della resina utilizzata nella produzione dell’eroina è crollato di circa il 90%. Intanto il Fentanyl prodotto illegalmente in Cina uccide migliaia di persone all’anno negli Stati Uniti
Huawei, con un piede nell’esercito e un altro nell’intelligence
Un recente studio basato sui cv di 25mila dipendenti Huawei parrebbe confermare legami molto stretti tra il colosso di Shenzhen e l’esercito cinese, come già suggerito da un’inchiesta di Bloomberg. Nulla tuttavia prova un coinvolgimento dell’azienda nelle presunte attività di spionaggio condotte da Pechino ai danni di governi e società straniere.