Taiwan Files – Status quo, documenti e bersagli, OMS, semiconduttori

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Movimenti contrapposti e test sullo status quo nello Stretto, l’esclusione di Taiwan dall’OMS, cordone di chip tra Pechino e Taipei, Don Giussani in cinese. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)

I taiwanesi hanno dimostrato più volte di volere lo status quo, ma i movimenti contrapposti sullo Stretto stanno testando la tenuta di quel delicato equilibrio sul quale esso si poggia da ormai diversi decenni. Negli scorsi giorni si sono registrate diverse manovre, sia dal punto di vista retorico e sia dal punto di vista militare, che hanno viste impegnati Stati Uniti a Repubblica Popolare Cinese. Mentre la guerra in Ucraina continua a offrire ipotetici spunti di riflessioni, come scritto più volte su Taiwan Files (qui da ultimo), sempre ricordando le forti differenze tra le due situazioni e soprattutto cercando, contestualizzando, di non collegare qualsiasi avvenimento in corso sullo Stretto all’invasione russa.

A proposito di impatto della guerra in Ucraina sull’opinione pubblica taiwanese ho scritto un reportage da Taipei per il Venerdì di Repubblica (qui). L’ultimo e-book di China Files, disponibile da domenica scorsa, è interamente dedicato all’impatto del conflitto sull’Asia. All’interno anche un mio contributo su Taiwan.

Status quo e manovre cinesi

Alcune immagini satellitari suggeriscono che l’esercito cinese si stia esercitando a colpire con missili bersagli simulati e rappresentativi di Taiwan e Guam. L’esercito di liberazione popolare (PLA) si starebbe attrezzando per riuscire a colpire a distanza bersagli sempre più piccoli, affermano alcuni esperti. La base dell’addestramento, secondo un analista di Taiwan, sarebbe il deserto di Taklamakan nella regione occidentale dello Xinjiang. Le immagini satellitari diffuse da Usni mostrerebbero la simulazione di una nave ormeggiata in una base navale che somiglia a quella nella zona nord-orientale di Taiwan.

Attenzione però a considerare questa notizia un segnale di invasione o attacco imminente. Innanzitutto non si tratta di una novità, e soprattutto nelle esercitazioni è una prassi ovvia simulare attacchi a bersagli rivali. Come lo fa l’esercito di Pechino, lo fanno anche gli eserciti di Taipei e Washington. Come sottolineato da Bill Bishop, la notizia può essere rilevante per capire come l’Esercito popolare di liberazione continui ad ammodernare la sua dotazione tecnologica.

Nel frattempo, il Global Times informa che due navi d’assalto anfibio Type 075 della Marina Militare Cinese hanno navigato insieme per la prima volta in un’esercitazione a due navi, una mossa che, secondo gli analisti, non solo ha dimostrato che la seconda nave, recentemente entrata in servizio, ha raggiunto un alto livello di capacità di combattimento, ma ha anche fornito al PLA un nuovo potente strumento nelle operazioni di sbarco anfibio.

La scorso fine settimane sono state condotte anche delle esercitazioni navali di Pechino non lontano dall’isola principale di Taiwan. In risposta, Washington ha mandato per la terza volta nel 2022 e per la seconda nel giro di due settimane una nave militare nello Stretto, causando la reazione cinese.

Arrivano intanto messaggi lanciati dal Partiti comunista ai taiwanesi. Il consigliere politico Wang Yang ha espresso la speranza che i giovani di Taiwan “contribuiscano maggiormente a promuovere lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto”. Il Taiwan Affairs Office ha appena lanciato una serie di misure per incrementare la cooperazione tra il Zhejiang e Taiwan.

Arrivano comunque varie dichiarazioni sulle presunte intenzioni di Pechino da parte dei servizi di intelligence americani. Avril Haines, direttrice della National Intelligence, Pechino si starebbe premunendo dei mezzi militari per invadere Taiwan, anche se lo scenario preferito resterebbe quello della “riunificazione” da ottenere in maniera pacifica. Ma qualora non bastassero i mezzi economici o diplomatici, secondo l’intelligence Usa i rischi di un’invasione entro il 2030 si alzerebbero ulteriormente.

Secondo funzionari statunitensi e taiwanesi e documenti ottenuti da Politico, l’amministrazione Biden sta respingendo alcune delle richieste di Taiwan per l’acquisto di armi di grosso calibro, esortando invece Taipei a comprare altri equipaggiamenti che gli Stati Uniti ritengono possano servire da deterrente e difesa contro la Cina. In una lettera di marzo, l’esercito ha detto a Taiwan che avrebbe dovuto acquistare una versione aggiornata di un sistema di artiglieria mobile che Taipei aveva richiesto anni fa. In una lettera separata di marzo, il Dipartimento di Stato ha comunicato a Taiwan che non avrebbe risposto alla richiesta di un costoso elicottero progettato per la caccia ai sottomarini.

Il direttore della CIA, William Burns, ha invece dichiarato che i calcoli di Xi Jinping su Taiwan sarebbero influenzati da quanto accade in Ucraina. “Credo che la leadership cinese stia valutando molto attentamente tutto questo, i costi e le conseguenze di qualsiasi tentativo di usare la forza per ottenere il controllo su Taiwan”, ha detto Burns. A proposito di impatto della guerra in Ucraina sull’opinione pubblica taiwanese ho scritto un reportage da Taipei per il Venerdì di Repubblica (qui).

Status quo e manovre americane

Come insegna, tra le altre cose, la vicenda di Wu Rwei-ren (che ho raccontato qui) non esistono però solo le armi. Anche alcuni passi normativi o retorici possono contribuire a mettere a repentaglio lo status quo. Negli scorsi giorni, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha modificato la formulazione della “scheda informativa” sulle relazioni con Taiwan. In particolare, è stata eliminata la spiegazione della politica della “unica Cina” ed è stata rimossa la frase: “Gli Stati Uniti non sostengono l’indipendenza di Taiwan”. Aggiunta anche una sezione dedicata alla cooperazione scientifica e tecnologica.

Invece di non sostenere l’indipendenza di Taiwan, la scheda informativa dice ora che gli Stati Uniti incoraggiano una risoluzione pacifica delle divergenze tra Taipei e Pechino che sia “coerente con i desideri e i migliori interessi della popolazione di Taiwan”. Alla richiesta di commentare gli aggiornamenti e i motivi per cui sono stati fatti, Ed Dunn, portavoce dell’American Institute in Taiwan (AIT), non è entrato nel merito, ribadendo che la politica di “una sola Cina” di Washington è guidata dal Taiwan Relations Act, dai tre comunicati congiunti e dalle sei assicurazioni, da oltre quattro decenni.

La sensazione è che Taiwan voglia tenere un basso profilo sulla questione. Come viene ripetuto da diverse figure in questi mesi, la domanda da farsi di fronte alle mosse sullo Stretto è: “Si tratta di qualcosa di nuovo?” Se la risposta è negativa, le proteste e le polemiche tra Washington e Pechino sono probabilmente frutto soprattutto di retorica. Se invece la risposta è positiva, i rischi di finire su territori sconosciuti aumentano.

Forse per questo governo e media taiwanesi non hanno spinto sulla notizia. La portavoce del ministero degli Affari Esteri  Joanne Ou ha dichiarato che il governo statunitense ha annunciato che la sua politica nei confronti di Taiwan non è cambiata. La Central News Agency sottolinea invece che la politica di Washington su Taiwan non cambia. Per il Taipei Times si tratta invece di un segnale di rapporti più stretti.

Pechino, ça va sans dire, non l’ha presa bene.

Intanto, Taiwan entra nelle discussioni tra Giappone e Unione europea, ma anche in quelle tra USA e ASEAN (sul vertice di Washington ho scritto qui).

Lee Ming-che, amministratore di una comunità universitaria taiwanese e attivista per i diritti umani, è stato rilasciato dal carcere cinese dopo aver scontato una condanna di cinque anni. Nei giorni scorsi ha rilasciato le sue prime dichiarazioni pubbliche sulla sua detenzione. Helen Davidson lo ha intervistato per il The Guardian.

Taiwan e l’OMS

Nei prossimi giorni è in calendario la 75a Assemblea Mondiale della Sanità (AMS) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Chen Shih-Chung, ministro della Salute e del Benessere di Taiwan, torna a chiedere l’inclusione di Taipei: “Negli ultimi cinque anni, Taiwan non è stata invitata a partecipare all’OMS. Per garantire che Taiwan non venga lasciata indietro e che non vi sia alcuna lacuna nella copertura sanitaria globale, Taiwan cerca di partecipare all’OMS quest’anno in modo professionale e pragmatico, al fine di poter apportare contributi come parte dello sforzo globale per realizzare la visione dell’OMS di una rete globale ininterrotta di prevenzione delle malattie”, ha detto Chen. Aggiungendo: “Esortiamo l’OMS e le parti correlate a sostenere l’inclusione di Taiwan nell’OMS e consentirle di partecipare pienamente alle riunioni, ai meccanismi e alle attività dell’OMS. Taiwan continuerà a collaborare con il resto del mondo per garantire che tutti godano del diritto umano fondamentale alla salute, come sancito dalla Costituzione dell’OMS. Nello spirito degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite, nessuno dovrebbe essere lasciato indietro”. Anche perché, aggiunge,  “per contenere la pandemia, Taiwan ha continuato a cooperare con altri Paesi nella ricerca e sviluppo di vaccini e farmaci contro il Covid-19 e ha donato forniture mediche, come mascherine e medicinali, ai Paesi in difficoltà. Ciò ha dimostrato che Taiwan può aiutare, e Taiwan sta aiutando”.

Joe Biden ha firmato venerdì una legge per aiutare Taiwan a riottenere lo status di osservatore all’Assemblea Mondiale della Sanità (AMS), ulteriore segnale del sostegno di Washington a Taiwan.

Semiconduttori

Il cordone tecnologico tra Pechino e Taipei è lontanissimo dall’essere reciso. Gli ordini effettuati dalle imprese cinesi hanno contribuito all’11 per cento del fatturato generato dal gigante dei semiconduttori Taiwan  Semiconductor Manufacturing Co (Tsmc) nel primo trimestre, segnala Agenzia Nova. Si tratta di un significativo incremento rispetto al 2021, quando le commissioni di società come Xiaomi, Oppo, Bitmain e Horizon Robot costituivano il 6 per cento del totale. La percentuale sembra destinata a crescere nel 2022, periodo in cui Tsmc prevede di vendere in Cina il 22 per cento dei suoi processori a 28, sette, sei e quattro nanometri.

Dell’ambita catena montuosa di chip che protegge Taiwan e del suo ruolo diplomatico ne avevo scritto qualche mese fa su il Manifesto.

Il mese scorso Morris Chang, fondatore e due volte CEO di TSMC (ora in pensione e novantenne), ha rilasciato una rara intervista, ospitata dalla Brookings Institution e dal CSIS, due dei più prestigiosi think tank di Washington. Durante l’intervista, senza mezzi termini, Morris ha definito l’attuale sforzo degli Stati Uniti per sostenere l’industria nazionale dei semiconduttori “un esercizio di futilità molto costoso“. Interconnected ripercorre le parole di Chang.

Don Giussani in cinese

Sabato 14 maggio si è svolta la presentazione del libro “Perché la chiesa” di don Luigi Giussani nella prima edizione in lingua cinese presso la Fu Jen Catholic University di Taipei, che ospita un Dipartimento di Italianistica presso la facoltà di Lingue Straniere. Il prossimo 15 ottobre ricorre il 100° anniversario della nascita di don Giussani e del 40° anniversario del riconoscimento pontificio della Confraternita di San Carlo. A Taipei c’è una Casa di Missione della Confraternita di San Carlo e la sua attività risale ormai al settembre 2001.

L’evento si è svolto alla presenza di Davide Giglio (responsabile dell’Ufficio Italiano di Promozione Economica, Commerciale e Culturale di Taipei), con interventi di don Donato Contuzzi (Responsabile locale di Comunione e Liberazione), Sonia Huang Meiting (Direttore del Center for Chinese Studies della Fu Jen), Chen Fang-Chung (docente della Fu Jen).

 

Di Lorenzo Lamperti

Taiwan Files 07.05.22 – Covid, Chu negli Usa, armi, Nato/Quad, diritti

Taiwan Files 30.04.22 – Tra Isole Matsu e la storia di Wu Rwei-ren

Taiwan Files 23.04.22 – Lezioni ucraine

Taiwan Files 16.04.22 – Negoziazioni, giustificazioni, esercitazioni

Taiwan Files 09.04.22 – Tra Lee Teng-hui e Nancy Pelosi

Taiwan Files 02.04.22 – Tsunami e cambiamento climatico

Taiwan Files 19.03.22 – Biden/Xi, manovre militari e normative

Taiwan Files 07.03.22 – Pompeo a Taipei e Taiwan nella “nuova era”

Taiwan Files 28.02.22 – Taipei non è Kiev, neanche post invasione russa

Taiwan Files 19.02.22 – La prospettiva taiwanese sull’Ucraina

Taiwan Files 12.02.22 – Pechino vista da Taipei

Taiwan Files 05.02.22 – Le Olimpiadi secondo Taiwan

Taiwan Files 29.01.22 – La Cina osserva la Russia in Ucraina, ma Taipei non è Kiev

Taiwan Files 22.01.22 – Il multiverso di Taiwan. Intervista ad Audrey Tang

Taiwan Files 15.01.22 – Commercio, sicurezza nazionale, sondaggi Chengchi, chip, diritti civili

Taiwan Files 08.01.22 – Arcobaleni, zero Covid, estradizioni, Xi/Tsai

Taiwan Files: speciale 2021

Qui per recuperare tutte le puntate di Taiwan Files