Taiwan Files – Negoziazioni, giustificazioni, esercitazioni

In Rubriche, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Delegazione Usa e reazione di Pechino. Sicurezza e manovre militari. Economia e semiconduttori. Pandemia e politica interna. La rassegna di Lorenzo Lamperti con le ultime notizie da Taipei (e dintorni)

Su Taiwan non si negozia. Anche se, in modo indiretto, continuano i rispettivi sondaggi sullo spazio che si può essere in grado di occupare o di guadagnare. Altra settimana densa di sviluppi, quantomeno a livello epidermico, delle relazioni intrastretto. Dopo la mancata visita di Nancy Pelosi di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata di Taiwan Files, è arrivata a Taipei una delegazione bipartisan di senatori degli Stati Uniti (ne ho scritto qui).

Un complicato gioco di negoziazione indiretta, nel quale Washington manda segnali a entrambe le parti dello Stretto e Pechino cerca spazi per giustificare sul piano interno dinamiche che sfuggono al suo controllo, senza però cedere su un tema nel quale una negoziazione diretta non può avvenire. Poco più di un mese fa Joe Biden aveva mandato a Taiwan una delegazione di funzionari per limitare i danni dell’arrivo dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo. Missione riuscita, tanto che da lì a breve si arrivò all’incontro virtuale tra lui e Xi Jinping. In quell’occasione Biden aveva reso più semplice a Pechino trovare la “giustificazione” entro la quale si muoveva Pompeo. La visita di Pelosi (sulla quale continuano ad arrivare avvertimenti sul fatto che il rinvio dovrebbe diventare cancellazione) sarebbe stata più complicata da gestire dalla retorica del Partito comunista, anche perché come aveva sottolineato Hu Xijin la speaker della Camera è dello stesso partito di Biden, al contrario del precedente speaker recatosi a Taiwan nel 1997, Newt Gingrich, che era rivale politico di Bill Clinton. E dunque, anche in quel caso, la sua visita poteva essere bollata come un qualcosa di legato a dinamiche politiche interne americane.

Ora, invece, la Casa Bianca manda nuovi segnali di rassicurazione a Taipei dopo la mancata visita di Pelosi, ufficialmente causa Covid. Stavolta ha messo piede all’aeroporto di Songshan una truppa bipartisan del Senato americano, guidata dal presidente della commissione Esteri Bob Menendez, definito dal Global Times un “veterano anti cinese” dopo aver sponsorizzato insieme a Marco Rubio il cambio di denominazione dell’ufficio di rappresentanza taiwanese a Washington, seguendo l’esempio della Lituania. Con lui sei repubblicani, tra i quali Lindsey Graham della commissione per il bilancio. Dopo le anticipazioni dei media asiatici su Pelosi, che avevano portato a una dura reazione di Pechino, stavolta si torna alla prassi della visita comunicata, non preannunciata.

La delegazione arriva dall’Australia e si è fermata per circa 24 ore prima di spostarsi in Giappone. Ad accoglierla il ministro degli Esteri Joseph Wu, mentre poi sono andati in scena degli incontri con la presidente Tsai Ing-wen (appena uscita dall’isolamento per il contatto diretto con un positivo al Covid) e il ministro della Difesa Chin Kuo-cheng. Come ovvio, il governo cinese ha reagito in modo negativo. Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri, ha esortato Washington e Taipei a interrompere gli scambi ufficiali “e astenersi dall’andare sempre più lontano lungo una strada pericolosa”. Zhao ha ribadito che “la Cina deve essere riunificata ed è destinata a essere riunificata”. Possibilmente in maniera pacifica, ma il governo cinese avverte di essere pronto a prendere “tutte le misure necessarie”.

La Cina ha avviato anche delle esercitazioni militari schierando mezzi navali e aerei sullo Stretto in risposta ai “segnali sbagliati” inviati dagli Stati Uniti alle “forze indipendentiste” taiwanesi. Obiettivo “pattugliare lo Stretto con prontezza a combattere”. Qualche ora più tardi, il ministero della Difesa di Taipei ha segnalato l’incursione di sei jet militari nello spazio di identificazione di difesa aerea. A Taipei, il repubblicano Graham ha avvisato che Washington inizierà “a far pagare alla Cina un prezzo maggiore per ciò che sta facendo”, non escludendo l’invio di truppe (oltre che di armi come accade da sempre) a difesa di Taiwan. Ulteriori segnali che le due potenze non intendono negoziare sul destino di Taipei.

Secondo i media cinesi, la visita intendeva ampliare gli accordi esistenti per la vendita di armi statunitensi all’esercito taiwanese. Il 5 aprile scorso, l’amministrazione Biden ha approvato il secondo pacchetto di esportazioni militari in due mesi e si stanno preparando nuovi strumenti legislativi per facilitare il trasferimento di armi a Taipei. L’Ufficio per gli Affari di Taiwan ha descritto questi accordi come un modo per “legare una bomba ai compatrioti taiwanesi”. Jake Sullivan, consigliere alla Sicurezza nazionale Usa e recente interlocutore di Yang Jiechi a Roma, ha detto che la politica americana è quella di “assicurare che la Cina non attacchi Taiwan”.

A proposito di relazioni intrastretto, nel frattempo l’attivista taiwanese Lee Ming-che è stato rilasciato dopo cinque anni di carcere nella Repubblica Popolare, dove era stato arrestato per l’accusa di sovversione al potere dello stato per aver “promosso la democrazia occidentale e attaccato lo stato cinese” nelle sue attività online.

Tornando alla diplomazia, si è conclusa la lunga visita della delegazione della Svezia capitanata da Charlie Weimers. La Repubblica Ceca promette un rapporto più profondo con Taipei.

Sicurezza

Nei giorni scorsi ha diffuso il primo manuale dedicato alla sicurezza civile di fronte a gravi crisi). Come sottolineato su Instagram, questo non significa che vi siano segnali di un’imminente invasione cinese. La mossa rientra in un panorama molto più ampio che comprende anche una ridiscussione in corso sul ruolo dei riservisti e sulla possibile estensione della leva militare da 4 a 10 mesi. Tendenza iniziata già da prima della guerra in Ucraina, ma che l’invasione russa ha in qualche modo accelerato.

I civili fanno pratica per un’eventuale difesa di Taiwan, ma secondo quanto scrive Helen Davidson sul The Guardian il governo è ancora riluttante nel supportare una forza di difesa civile. L’esercito taiwanese ha condotto nuove esercitazioni aeree.

Mentre l’invasione russa dell’Ucraina ha scatenato i timori che Taiwan subisca un destino simile, secondo Michael Zhou ci sono buone ragioni per Pechino per non provare a riunificare con la forza. Il South China Morning Post ha dedicato una serie di articoli e approfondimenti sul tema, chiedendosi che cosa accadrebbe se Pechino decidesse di tagliare i rifornimenti energetici di Taipei e cercando poi di scrutare, con Lawrence Chung, le intenzioni degli Stati Uniti (dove continuano a suonare campanelle d’allarme) in caso di aggressione militare dell’esercito popolare di liberazione.

“Dopo l’Afghanistan c’era pessimismo sull’impegno americano, ora guardando all’Ucraina siamo più fiduciosi”, dice Kuan-Ting Chen, ceo del think tank NextGen, che ho citato in un articolo pubblicato su La Stampa. “In caso fossimo attaccati non sappiamo se gli Usa interverrebbero direttamente ma siamo certi che possiamo aspettarci aiuti militari ed economici. Questo rafforza la volontà dei taiwanesi a difendersi”, dice Chen.

I problemi di acquisizione legati alla pandemia hanno però provocato un ritardo nella consegna da parte degli Stati Uniti di 14,2 miliardi di dollari di attrezzature militari a Taiwan.

Lungo approfondimento sui temi legati alla sicurezza taiwanese da leggere su Project 2049.

Economia e semiconduttori

Taiwan si è classificata al 16° posto tra le economie del mondo nel commercio di merci nel 2021, la sua posizione più alta in 16 anni. Taiwan ha avuto 446,4 miliardi di dollari di esportazioni e 381,5 miliardi di dollari di importazioni nel 2021, per un commercio totale di 827,9 miliardi di dollari.

Ma dopo più di due anni di frontiere chiuse, i tempi sono duri per le piccole imprese taiwanesi che una volta contavano sui turisti per gran parte del loro reddito. I turisti stranieri non possono entrare a Taiwan dal marzo 2020 e presumibilmente, come segnalato da Erin Hale su Twitter, non potranno farlo almeno fino al nuovo anno lunare nel 2023.

Il colosso taiwanese dei semiconduttori TSMC ha annunciato di aver conseguito risultati trimestrali record, con un utile di 7 miliardi di dollari tra gennaio e marzo, in crescita del 45,1 per cento su base annua. Contestualmente, ha anche aggiunto di essere al lavoro con i produttori di macchinari per far fronte a “inattesi” limiti nelle capacità di produzione e alle esigenze di drastico aumento dell’output previsto per il prossimo anno.

Il tema dei semiconduttori ricopre un ruolo importante nelle relazioni tra Pechino e Taipei. Come raccontato più volte, si tratta di una leva diplomatica fondamentale a disposizione di Taiwan. Nei giorni scorsi, il premier taiwanese ha chiesto al Parlamento questa settimana il rapido passaggio di nuove norme che impongono punizioni piu’ severe per impedire al Pechino di appropriarsi della sua tecnologia dei chip. L’ufficio cinese per gli affari di Taiwan ha classificato gli sforzi di Taiwan per impedire alle aziende cinesi di depredare talenti e rubare segreti relativi all’industria locale dei chip come “provocazioni” e “diffamazioni”.

Pandemia, Phoenix Tv politica interna

Taiwan sta registrando numeri record di nuovi contagi da Covid-19, che hanno superato i mille casi giornalieri. Le autorità si attendono che entro la fine di aprile questa cifra possa superare le diecimila unità.

Nonostante questo, il governo continua a procedere nella direzione di un rilassamento delle restrizioni, comprese quelle all’ingresso, considerando il fatto che i malati con sintomi gravi sono pochissimi. Il tutto mentre Pechino prosegue con la sua strategia zero Covid come dimostra il duro lockdown di Shanghai.

La recente decisione delle autorità taiwanesi di costringere Phoenix Television, con sede a Hong Kong, a lasciare l’isola mostra come Taipei ora veda l’ex colonia britannica come non diversa dalla Repubblica Popolare, scrive Nikkei Asia.

La delegazione di Taipei invitata alla settima edizione della Our Ocean Conference (Occ) figura nell’elenco dei partecipanti con il nome di “Taiwan”. L’evento si svolge a Palau, nel Pacifico meridionale. Palau è uno dei paesi che ha rapporti diplomatici ufficiali con Taipei.

Un referendum su una proposta di emendamento della costituzione per abbassare l’età di voto a Taiwan da 20 a 18 anni si terrà in concomitanza con le elezioni nazionali per gli uffici locali il prossimo 26 novembre.

Di Lorenzo Lamperti

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Taiwan Files: speciale 2021

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