Taiwan Files – Tra Lee Teng-hui e Nancy Pelosi

In Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

La visita (mancata) di Pelosi e il suo contesto, con riferimenti storici. Novità militari e diplomatiche nel triangolo Taipei-Pechino-Washington, nuova strategia Covid e percezione identitaria. La rassegna di Lorenzo Lamperti con le ultime notizie da Taipei (e dintorni)

Su Taiwan non si negozia. La conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, è arrivata da quanto accaduto nei giorni scorsi con la visita annunciata, poi saltata causa Covid-19, di Nancy Pelosi. Una visita che avrebbe dato un segnale molto forte ai taiwanesi. Sul tema ne ho scritto qui, partendo da una figura storica della politica taiwanese.

«La Repubblica di Cina è uno stato sovrano che non ha bisogno di dichiarare indipendenza». E ancora: «La Repubblica di Cina a Taiwan vuole svilupparsi in un paese più libero, democratico e prospero entro i prossimi tre decenni; così facendo, saremo in grado di discutere da pari con l’altra parte dello Stretto la questione dell’unificazione nazionale quando i tempi saranno maturi». Era l’aprile del 1997 quando Lee Teng-hui pronunciava queste parole di fronte a Newt Gingrich (qui il discorso completo). Lee era il primo presidente taiwanese democraticamente eletto. Gingrich era lo speaker della Camera degli Stati Uniti. Pechino osservava con fastidio e ancora i postumi dell’onta subita dall’invio della flotta americana da parte di Bill Clinton per proteggere Taiwan dopo il lancio di missili che avevano dato vita alla terza crisi sullo stretto.

Domenica, esattamente 25 anni dopo, doveva andare in scena uno storico bis. Secondo le indiscrezioni di media taiwanesi e giapponesi, infatti, Nancy Pelosi avrebbe dovuto recarsi a Taipei. Ma la sua positività al Covid-19 ha portato a un rinvio della missione. Tra l’altro va ricordato che Nancy Pelosi ha un rapporto già fluido con Taiwan, come dimostra la videoconferenza degli scorsi mesi con William Lai, il vicepresidente di Taipei. L’ufficio dell’attuale speaker americana aveva detto di «non poter confermare né smentire» la visita «per motivi di sicurezza». Come divenuta ormai prassi, le missioni di alti funzionari o politici statunitensi a Taiwan non vengono annunciate preventivamente, ma comunicate. Nel tentativo di abbassare le possibili tensioni con Pechino.

Sì, perché in questi 25 anni è cambiato tutto. A partire dall’assertività di una Cina che, dopo aver risolto la pratica di Hong Kong, vuole affrontare il dossier taiwanese «entro la nuova era». Alla notizia della possibile visita di Pelosi sono arrivate, come prevedibile, dure reazioni da Pechino. In primis dai due più noti portavoce del ministero degli Esteri. «Alcuni ufficiali Usa stanno tentando di provocare la Cina sulla questione di Taiwan», ha dichiarato Hua Chunying, collegando le mosse a quelle sull’Aukus e al tentativo di costruire una Nato asiatica, convinzione cinese che spiega perché il Partito comunista continua a sostenere la propaganda anti americana sul conflitto in Ucraina. «Gli Usa dove vogliono iniziare un conflitto? Quale sarà il prezzo per la regione?». Zhao Lijian ha invece prefigurato «misure risolute ed energiche» nel caso Pelosi metta piede a Taipei. 

Hu Xijin, ex direttore del Global Times, è stato come spesso accade il più duro. Ha descritto la possibile visita come «la maggiore provocazione americana dai tempi della visita di Lee negli Usa». Cioè l’evento scatenante dell’ultima vera crisi militare sullo Stretto. Hu ha chiesto misure «senza precedenti» come il blocco dello spazio aereo taiwanese e il passaggio di velivoli dell’Esercito popolare di liberazione direttamente sopra il territorio dell’isola principale del territorio amministrato da Taipei. L’eventuale missione è percepita con questa gravità perché Pelosi è dello stesso partito del presidente Joe Biden, mentre nel 1997 il repubblicano Gingrich era all’opposizione di Clinton. E dunque «quella visita fu più il prodotto di uno scontro politico domestico americano», dice Hu (qui il suo intervento completo).

Il messaggio mandato a Washington è chiaro: va bene Mike Pompeo che è un vostro rivale (e Biden lo ha sottolineato mandando una delegazione negli stessi giorni della recente visita taiwanese dell’ex segretario di Stato), ma non un esponente politico del rilievo di Pelosi. La speaker della Camera, prima di risultare positiva al Covid, era già pronta a partire nella giornata di oggi alla volta di Tokyo, dove avrebbe dovuto incontrare il premier Fumio Kishida. Prima di rientrare a Washington si prevedeva la tappa taiwanese, un segnale chiarissimo dell’impegno degli Stati Uniti nei confronti di Taipei e dell’interesse dell’amministrazione Biden sull’Asia-Pacifico.

Ancora più significativo perché reiterato durante la guerra in Ucraina, ma passibile di creare nuove turbolenze al già otturato canale di dialogo con Pechino. Eppure, non serve la visita di Pelosi per capire che su Taiwan nessuno ha intenzione di negoziare. Per la seconda volta in poco più di un anno Taipei si trova costretta a rimandare un appuntamento di primo piano. Nel gennaio 2021 era saltata in extremis la visita di Kelly Craft, allora rappresentante americana presso le Nazioni Unite, ufficialmente per la vicinanza con la transizione di potere da Donald Trump a Biden.

Taipei-Pechino-Washington

Dopo che la visita è stata posticipata, nuove dichiarazioni del portavoce Zhao, secondo il quale la Cina “si adopererà” per raggiungere la riunificazione pacifica con Taiwan “con la massima sincerità e il massimo sforzo”, riservandosi tuttavia il diritto di intraprendere ogni misura necessaria a contrastare l’ingerenza delle forze straniere e le attività di “un manipolo di separatisti”. Nulla di inedito.

La segretaria del Tesoro americana Janet Yallen ha affermato che in caso di invasione di Taiwan gli Usa reagiranno con delle sanzioni. Non proprio di conforto per Taipei che spera invece in un intervento militare. Nel frattempo, nei giorni scorsi è stata approvata una nuova vendita di armi a Taipei.

L’Esercito di Taiwan ha condotto un addestramento con missili anticarro Javelin di fabbricazione statunitense, nel tentativo di incrementare le proprie capacità di difesa nel quadro delle persistenti tensioni con la Cina.

Si prende in considerazione la creazione di un centro di comando di riserva per le operazioni congiunte se la struttura di Hengshan viene distrutta dall’Esercito Popolare di Liberazione in una guerra tra le due sponde dello Stretto. Il tunnel Hsuehshan di 12,9 km sulla superstrada n. 5 nel nord-est di Taiwan è stato valutato dai militari come un sito ideale per un centro di comando alternativo se il centro di comando militare Hengshan a Taipei viene distrutto in un attacco del PLA.

Il comandante della flotta del Pacifico della marina statunitense lunedì ha detto che la tempistica del possibile tentativo della Cina continentale di prendere Taiwan con la forza è imprevedibile, con Pechino che sembra aver imparato dall’invasione russa dell’Ucraina.

I media conservatori americani criticano Biden e, pur riconoscendo le differenze tra Taiwan e Ucraina nonché tra Cina e Russia, sottolineano che “Biden resta sempre Biden“.

Dai media internazionali si continuano ad accomunare però le situazioni su due fronti conseguenti. Per esempio con le dichiarazioni di Ai Weiwei.

Letture di approfondimento sulle questioni militari. Su War on the Rocks, Evan Montgomery e Toshi Yoshihara analizzano i potenziali rischi sul campo per Taiwan dopo l’invasine russa. Su Foreign Policy invece un’analisi sui giochi di guerra condotti recentemente per il teatro dello Stretto. Secondo Al Jazeera, un’eventuale invasione sarebbe molto complicata dal punto di vista militare, e il ruolo dei semiconduttori taiwanesi potrebbe rallentare la volontà di Pechino.

Il sociologo Li Ye parlando con il Partito chiede di risolvere la questione in maniera rapida.

Taipei cerca di bloccare la fuga di talenti verso la Repubblica Popolare. Phoenix Tv, di base a Hong Kong ma con finanziamenti da Pechino, rischia di essere oscurata a Taiwan.

Diplomazia, Covid, identità

Nei prossimi giorni, intanto, arriverà una delegazione parlamentare della Svezia. La missione sarà guidata dal capo del gruppo parlamentare di amicizia Svezia-Taiwan, Boriana Aberg, e dall’eurodeputato Charlie Weimers. Completeranno la delegazione la vicepresidente del parlamento svedese, Kerstin Lundgren, e i deputati Bjorn Soder, Lars Adaktusson, Markus Wiechel, Asa Coenraads, Ann-Sofie Alm, Lars Puss e Alexander Christiansson. Durante la loro permanenza a Taipei, i delegati incontreranno la presidente Tsai Ing-wen, il primo ministro Su Tseng-chang, il ministro degli Affari esteri Joseph Wu e altri funzionari di governo.

Approfondimento del The Diplomat sulle relazioni con Nicaragua, interrotte nei mesi scorsi.

Taiwan ha imposto nuove sanzioni alla Russia colpendo in particolare l’export per il settore high-tech.

Qui un report sulle relazioni tra situazione taiwanese e Unione europea.

Continuano ad aumentare i casi di Covid a Taiwan, ma il governo sta adottando progressivamente un nuovo approccio che prende le distanze dalla strategia zero Covid applicata finora.

Due letture sull’identità taiwanese: SupChina sulla percezione identitaria dei taiwanesi e un interessante approfondimento del Washington Post sulle correlazioni tra tribù indigene ed etnia han.

Di Lorenzo Lamperti

Taiwan Files 02.04.22 – Tsunami e cambiamento climatico

Taiwan Files 19.03.22 – Biden/Xi, manovre militari e normative

Taiwan Files 07.03.22 – Pompeo a Taipei e Taiwan nella “nuova era”

Taiwan Files 28.02.22 – Taipei non è Kiev, neanche post invasione russa

Taiwan Files 19.02.22 – La prospettiva taiwanese sull’Ucraina

Taiwan Files 12.02.22 – Pechino vista da Taipei

Taiwan Files 05.02.22 – Le Olimpiadi secondo Taiwan

Taiwan Files 29.01.22 – La Cina osserva la Russia in Ucraina, ma Taipei non è Kiev

Taiwan Files 22.01.22 – Il multiverso di Taiwan. Intervista ad Audrey Tang

Taiwan Files 15.01.22 – Commercio, sicurezza nazionale, sondaggi Chengchi, chip, diritti civili

Taiwan Files 08.01.22 – Arcobaleni, zero Covid, estradizioni, Xi/Tsai

Taiwan Files: speciale 2021

Qui per recuperare tutte le puntate di Taiwan Files