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In Cina e Asia – Wang Yi atteso negli Usa per preparare l’incontro tra Biden e Xi

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Wang Yi atteso negli Usa per preparare l’incontro tra Biden e Xi
  • La Cina è pronta a dominare il deep sea mining?
  • Cina, ex alto funzionario legato all’industria del tabacco accusato di aver preso tangenti
  • L’ “altra metà del Cielo” nella famiglia tradizionale di Xi
  • Cina, censurato un libro sui fallimenti dell’ultimo imperatore Ming
  • Giappone, il premier promette misure economiche per combattere l’inflazione
  • Contro spionaggio e minacce alla sicurezza: la Cina prende di mira le aziende private
  • Cina e Bhutan verso una distensione dei rapporti “il prima possibile”

Dopo le indiscrezioni del Wall Street Journal, è arrivata la conferma delle autorità americane: il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, è atteso negli Stati Uniti dal 26 al 28 ottobre. Il capo della diplomazia di Pechino incontrerà il segretario di Stato, Antony Blinken. Al centro del colloquio ci saranno i principali temi bilaterali, regionali e globali, alla luce della necessità di mantenere aperti i canali di comunicazione tra i due Paesi “in maniera responsabile”. Gli Stati Uniti, conclude la nota, continueranno ad avvalersi della diplomazia “per fare i loro interessi e fare progressi insieme sulle principali sfide transnazionali”. Sono giorni in cui, tra le due sponde del Pacifico, la diplomazia – nel senso più ampio del termine – non si ferma veramente un attimo. Mentre il governatore della California, Gavin Newsom, si trova nel Guangdong (primo funzionario americano del suo livello a visitare la Cina in quattro anni), il dipartimento del Tesoro ha annunciato che rappresentanti del ministero del Commercio cinese hanno preso parte al primo incontro del nuovo gruppo sino-americano per il lavoro macroeconomico. Una delle nuove piattaforme di dialogo annunciate dopo la visita di Janet Yellen a Pechino.

Qualcosa si muove anche sul più delicato piano della difesa: stamani il China Daily, citando fonti ufficiali, ha rivelato che all’imminente Xiangshan Forum (versione cinese dello Shangri-La Dialogue) presenzierà Xanthi Carras, il direttore dell’ufficio del vice segretario alla Difesa per Cina, Taiwan e Mongolia. Ma non è escluso che un bilaterale ai vertici – ovvero con Lloyd Austin – avvenga il prossimo mese in Indonesia, a margine dell’ Asean Defence Ministers’ Meeting-Plus. L’ultimo scambio tra i titolari della Difesa cinese e americana risale a novembre 2022 ed era avvenuto proprio in occasione del summit, ospitato lo scorso anno dalla Cambogia. Stavolta però non è chiaro chi si interfaccerà con Austin, considerato che la controparte cinese, Li Shangfu, è sparito da due mesi e si mormora sia agli arresti per corruzione. Se il tempismo non è casuale, l’incalzante ripresa dei contatti bilaterali parrebbe suggerire una probabile partecipazione di Xi Jinping all’APEC di San Francisco, il prossimo mese. Nel frattempo, restano però varie minacce da disinnescare. La tensione nel Mar cinese meridionale è ancora alta, soprattutto da quando gli Stati Uniti – citando la firma di un accordo di mutua difesa – hanno preso più esplicitamente le parti delle Filippine durante le recenti collisioni con la guardia costiera cinese nelle acque contese.

La Cina è pronta a dominare il deep sea mining?

Nella corsa all’approvvigionamento di materie prime, le grandi potenze guardano ai fondali marini. È lì che si trovano i “noduli polimetallici”, concentrazioni di minerali – tra cui nichel, rame, cobalto, manganese, nonché gallio e varie terre rare – fondamentali per quasi tutti i prodotti elettronici, e lo sviluppo di tecnologie per la transizione ecologica e la fabbricazione dei chip. Il dibattio sul deep sea mining si è riacceso di recente anche perché l’Autorità internazionale per i fondali marini (ISA) non ha ancora messo a punto una regolamentazione chiara e stringente per il settore. Finora ha tuttavia concesso 30 licenze di esplorazione, di cui cinque sono nelle mani di Pechino, che ne detiene il numero più alto. Le quattro aree designate per l’estrazione sono concentrate in una regione del Pacifico nota come Zona Clarion-Clipperton: con un’estensione di  540 mila miglia quadrate, la zona conta per meno dell’1% del totale dei fondali marini internazionale ma presenta fino a sei volte il cobalto e tre volte il nichel di tutte le riserve terrestri. Con l’inizio dell’attività estrattiva previsto per il 2025, la Cina avrà il diritto esclusivo di scavare 92 mila miglia quadrate di fondale marino. Un vantaggio notevole che si aggiunge al fatto che ad oggi il paese controlla l’80% della fornitura globale di terre rare, e che si configurerebbe come un “plus” nella rivalità con Washington.

Cina, ex alto funzionario legato all’industria del tabacco accusato di aver preso tangenti

Un ex alto funzionario del monopolio statale cinese del tabacco è stato formalmente accusato di aver accettato tangenti e di possesso illegale di armi da fuoco e munizioni. Si tratta di Ye Libin, ex presidente della China Tobacco Yunnan Industrial Co. Ltd.: secondo la procura della Prefettura di Dali, nella provincia sudoccidentale cinese dello Yunnan, l’uomo avrebbe approfittato della sua posizione di alto funzionario del governo locale per offrire favori ad altri in cambio di tangenti. Da tempo la campagna anticorruzione ha colpito l’industria del tabacco, coinvolgendo nel 2021 circa 20 tra dirigenti e alti funzionari dell’agenzia governativa cinese China National Tobacco Corporation. I controlli di Pechino hanno raggiunto anche il più grande fornitore dell’azienda, la Huabao International Goldings: a gennaio del 2022 la miliardaria e fondatrice Chu Lam Yiu è finita sotto “sorveglianza residenziale” per corruzione, per poi tornare in libertà lo scorso giugno.

Giappone, il premier promette misure economiche per combattere l’inflazione

“Non perdere mai il flusso del cambiamento, coglilo”: con queste parole il premier giapponese Fumio Kishida ha aperto ieri una sessione parlamentare, durante la quale si è detto “determinato a compiere passi coraggiosi” per risollevare l’economia. Dopo che da vari sondaggi è emerso che il tasso di sostegno di Kishida è ai minimi storici, e dopo che il Partito liberaldemocratico ha perso una delle due elezioni suppletive tenutesi domenica, il primo ministro tenta di contenere le preoccupazioni dell’elettorato. I giapponesi stanno facendo i conti con l’aumento dei prezzi e con la diminuzione dei salari reali per il 17esimo mese consecutivo. Tra le promesse fatte da Kishida, l’estensione degli attuali sussidi per benzina, elettricità e gas domestico fino alla prossima primavera.

Cina, censurato un libro sui fallimenti dell’ultimo imperatore Ming

La ristampa di un libro sulla fine della dinasta Ming ha attirato l’attenzione degli organi censori cinesi, che hanno fatto scomparire le copie dai negozi e hanno bloccato i risultati online inerenti all’opera. Il volume “Chongzhen: l’imperatore diligente di una dinastia fallita” racconta la storia dell’ultimo regnante della dinastia Ming (1368-1644). Diffidente nei confronti dei cortigiani, fu incapace di contenere le rivolte popolari (come quella di Li Zicheng, che si auto-proclamò sovrano della dinastia Shun) e le incursioni dei manchu (fondatori della dinastia Qing) e finì per suicidarsi fuori dalla Città Proibita. “Più Chongzhen si impegnava”, si legge nel trafiletto della copertina del libro, “più velocemente portava al crollo dell’impero”. Il testo è la ristampa di un libro del 2016 dello storico Chen Wutong, dal titolo meno provocatorio: “Il passato di Chongzhen: la scena finale dell’impero Ming”. In Cina capita abbastanza spesso che vengano utilizzate vicende di epoca imperiale per veicolare messaggi di critica e tracciare parallelismi con i leader contemporanei. E in questo caso non sfugge una sottile allusione alla svolta autoritaria di Xi Jinping. Ma, come riporta il Financial Times, è raro che si scelga di ritirare le copie di un libro già pubblicato e quindi già passato al vaglio dei controlli di Pechino.

Contro spionaggio e minacce alla sicurezza la Cina prende di mira le aziende private

Pechino intensifica i controlli sulle aziende straniere. È di lunedì la notizia che un dipendente cinese di una società commerciale giapponese che si occupa della supervisione dei metalli rari è sotto custodia delle autorità cinesi da marzo. Fonti anonime hanno riferito al Nikkei Asia che anche se non si conoscono i motivi della detenzione, la persona potrebbe essere sospettata di aver fatto trapelare informazioni riservate, dato che la Cina sta rafforzando il suo controllo sui metalli rari. Con l’inasprirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, le autorità cinesi sono sempre più attente ai temi dello spionaggio e della sicurezza economica. Ma non si tratta di un caso isolato. La polizia cinese ha anche fatto irruzione negli uffici dell’agenzia di media GroupM a Shanghai, interrogando i dipendenti e trattenendo un dirigente. I continui interventi di Pechino per ridurre la discrezionalità delle aziende private in Cina stanno mettendo in allarme la comunità straniera, sacrificando la fiducia degli imprenditori sull’altare della sicurezza nazionale.

L’ “altra metà del Cielo” nella famiglia tradizionale di Xi

“Una famiglia è la più piccola nazione e una nazione è un insieme di milioni di famiglie”. Due articolo pubblicati sul Quotidiano del Popolo lunedì ribadiscono la divisione del lavoro in base al genere che caratterizza la società cinese. Alle donne spetta la responsabilità di preservare l’armonia familiare. “A prescindere dai cambiamenti dei tempi o dei modi di vita, dobbiamo sempre dare priorità alla costruzione della famiglia, ai valori della famiglia e alle tradizioni della famiglia”, si legge in uno dei due articoli, che illustrano il pensiero di Xi Jinping sintetizzando quanto emerso a riguardo durante il 18° Congresso del Partito a proposito della questione femminile in Cina. Nella Cina di oggi, alle donne cinesi viene riconosciuto il ruolo tradizionale di custodi del focolare domestico. Sono coloro che costruiscono “le virtù familiari” e promuovono “il radicamento dei valori socialisti fondamentali nella famiglia”.

Cina e Bhutan verso una distensione dei rapporti “il prima possibile”

La Cina è pronta a stabilire relazioni diplomatiche con il Bhutanil prima possibile”. È quanto ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri cinese Wang Yi durante l’incontro con l’omologo bhutanese Tandi Dorji. Il ministro bhutanese ha ringraziato la Cina per il suo supporto al Bhutan ha detto che sostiene fermamente il principio di “una sola Cina”. “Il Bhutan è disposto a lavorare con Pechino per cercare di risolvere rapidamente la questione dei confini – ha detto il ministro – e far avanzare il processo politico per stabilire legami diplomatici”. In effetti i rapporti tra Cina e Bhutan sono storicamente tesi: con la vittoria del partito comunista cinese e la fondazione della Repubblica popolare nel 1949, Pechino ha avanzato rivendicazioni territoriali lungo il confine del Paese vicino militarizzando l’area e incorrendo in tensioni e scontri armati con lo storico alleato del Bhutan, l’India. ”Le due parti dovrebbero cogliere le opportunità storiche – ha dichiarato Wang – per completare l’importante processo il prima possibile, e designare e sviluppare le relazioni amichevoli tra i due Paesi in forma legale”.

A cura di Vittoria Mazzieri e Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi

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