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In Cina e Asia – Cina e Giappone, tra accuse di spionaggio e interessi commerciali

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Il ministro degli Esteri giapponese in visita ufficiale a Pechino
  • Chip war: la Cina prende di mira Micron
  • Continua la campagna anti-corruzione di Xi
  • Xi eleva le relazioni con Singapore 
  • È morto Ryuichi Sakamoto, premio Oscar con L’Ultimo imperatore

 

Si è chiusa domenica la visita ufficiale in Cina di Yoshimasa Hayashi, ministro degli Esteri giapponese. Erano più di tre anni che un ministro degli Esteri di Tokyo non si recava nella Repubblica popolare. Nei suoi due giorni a Pechino Hayashi ha incontrato il nuovo premier cinese Li Qiang, il capo della diplomazia Wang Yi e il suo omologo, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang. Prima di passare alle questioni politiche, Hayashi ha richiesto il rilascio di un cittadino giapponese arrestato la scorsa settimana dalle autorità cinesi per ragioni ignote, invitando Li Qiang a garantire un “ambiente commerciale equo e sicuro” per le aziende giapponesi. Durante i colloqui – durati circa tre ore – con Qin Gang, invece, Hayashi ha espresso le preoccupazioni del Giappone per l’aumento dell’attività militare della Cina nel mar Cinese orientale, in particolare attorno alle isole Senkaku, dove secondo Kyodo News proprio in questi giorni la guardia costiera cinese ha sostato un numero record di ore. Come riportato dalla Reuters, il funzionario di Tokyo ha poi ribadito l’importanza della pace nello Stretto di Taiwan, ricevendo in risposta da Qin Gang l’avvertimento di Pechino al Giappone di “non interferire o minare la sovranità della Cina in qualunque modo”. Riguardo le restrizioni all’esportazione di materiali per la produzione di semiconduttori, Qin ha detto alla sua controparte di non diventare “complice di un malfattore”, riferendosi agli Stati Uniti. Messaggio ribadito dallo zar della diplomazia cinese Wang Yi. Nonostante le divergenze, durante i vari incontri è emersa la volontà di Cina e Giappone di riavviare i colloqui trilaterali per l’accordo di libero scambio con la Corea del Sud e di facilitare le comunicazioni tra le rispettive autorità di difesa.

Chip war: la Cina revisiona le aziende Usa

Venerdì scorso il governo cinese ha dichiarato in un comunicato di essere impegnato in una revisione per garantire l’integrità della sua catena di fornitura di infrastrutture informatiche, al fine di salvaguardare la sicurezza nazionale. L’indagine ha coinvolto Micron Technology, il più grande produttore americano di chip di memoria. Nelle ore successive la società, con sede a Biose, Idaho, ha dichiarato di stare “cooperando pienamente” con la Cyberspace Administration of China. Ha anche aggiunto di impegnarsi a garantire la sicurezza di tutti i propri prodotti (l’11% dei quali viene venduto in Cina). La mossa, la prima di questo genere da parte di Pechino, rischia di esacerbare ulteriormente le tensioni tra Washington e Pechino. E, come sostengono gli osservatori, assume le caratteristiche di una “ribellione” alle recenti azioni degli Stati Uniti: le restrizioni applicate da Washington sull’export di tecnologia avanzata verso la Cina, e l’inserimento delle aziende cinesi nella lista nera (tra cui il colosso di chip Yangtze Memory Technologies) hanno messo a dura prova il settore di chip cinese. Che punta all’autosufficienza. La revisione – ha detto a Caixin il ricercatore del Center for Strategic and International Studies in Washington Gerard DiPippo – è anche segnale della preoccupazione di Pechino per la “dipendenza della Cina dai chip Micron, o da qualsiasi altra tecnologia statunitense”.

Continua la campagna anti-corruzione di Xi

Sanità, sport, settore finanziario. La campagna anti-corruzione lanciata da Xi Jinping non accenna a fermarsi. Giovedì scorso Yu Luming, ex capo della Commissione sanitaria municipale di Pechino, si è dichiarato colpevole di aver accettato tangenti per 10,5 milioni di yuan (circa 1,5 milioni di dollari) in cambio del proprio benestare a una serie di progetti ospedalieri. Come riporta Caixin, si tratta del terzo alto funzionario processato per corruzione dall’inizio di quest’anno dopo Xu Ming (ex vice-presidente dell’amministrazione statale del grano) e Hao Chunrong (ex vice-governatore del Liaoning). Secondo Bloomberg le autorità cinesi hanno poi aperto un’indagine sull’operato di Liu Liange, ex presidente della Bank of China, una delle maggiori banche statali cinesi. Liu era stato rimosso dal suo incarico a febbraio ed è tra i dirigenti finanziari di più alto rango presi di mira durante la repressione del settore finanziario iniziata nel 2021, che tra gli altri ha colpito anche Bao Fan, amministratore delegato della banca privata China Reinassance. La Commissione centrale per l’ispezione disciplinare (CCDI), il più alto organo anti-corruzione interno al Partito comunista cinese, ha avviato un’inchiesta anche su Du Zhaocai, il vice-capo dell’amministrazione generale dello sport. Anche in questa occasione non si tratta del primo caso legato allo sport: sono almeno tre i dirigenti del settore calcistico cinese coinvolti recentemente in varie indagini per corruzione.

Xi eleva le relazioni con Singapore 

Venerdì scorso a Pechino il primo ministro singaporiano Lee Hsien Loong ha incontrato Xi Jinping. Durante il colloquio il leader cinese ha detto che le relazioni reciproche hanno stabilito un punto di riferimento per i paesi della regione. Xi ha anche rivendicato la necessità di contrastare l’egemonia e la prepotenza di paesi che vogliono privare i popoli asiatici di perseguire una vita migliore. “La Cina di oggi non è più quella di una volta”, ha dichiarato Lee alla emittente statale cinese CCTV: “è molto più prospera e il suo contributo all’economia mondiale è molto maggiore. Il viaggio di sei giorni di Lee in Cina si è concluso con una dichiarazione congiunta in cui i due paesi si sono ripromessi di migliorare le relazioni bilaterali e di trasformarle in un “partenariato a tutto tondo”, anche in ambito tecnologico. Secondo la CCTV, Pechino e Singapore si impegneranno nella costruzione di nuovi “canali” via terra e via mare.

È morto Ryuichi Sakamoto: musicista giapponese premio Oscar con L’Ultimo imperatore

È morto a 71 anni Ryuichi Sakamoto, pluripremiato compositore giapponese di fama mondiale. È stato il primo musicista giapponese a vincere il premio Oscar, nel 1987, per aver realizzato la colonna sonora de L’Ultimo imperatore, film del regista italiano Bernardo Bertolucci. Sakamoto era malato da tempo: nel 2014 gli era stato diagnosticato un tumore alla gola, nel 2021 un cancro al retto. Nato nel 1952 a Tokyo, Sakamoto si era distinto negli ultimi anni anche per il suo attivismo per la pace e per la tutela dell’ambiente. La notizia della sua morte è arrivata domenica a distanza di qualche giorno dalla sua scomparsa, avvenuta il 28 marzo.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno