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In Cina e Asia – La Cina nomina il suo nuovo ambasciatore nell’Ue

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • La Cina nomina il suo nuovo ambasciatore nell’Ue
  • Li Keqiang ospita i leader di WTO, FMI e Banca Mondiale
  • Washington accusa Pechino di violazione dei diritti umani in Tibet
  • Hong Kong: altri 5 anni 9 mesi di carcere per Jimmy Lai
  • Taiwan e Giappone si impegnano a rafforzare la sicurezza
  • Italia, Giappone e Regno Unito per un nuovo caccia Tempesta
  • Gli Stati Uniti declassano le relazioni con il Myanmar
La Cina nomina il suo nuovo ambasciatore nell’Ue

A distanza di un anno, la Cina ha di nuovo un ambasciatore in Unione Europea. Si tratta di Fu Cong, ex direttore generale del Dipartimento per il controllo degli armamenti al ministero degli Esteri. Come riportato dal South China Morning Post, Fu (57 anni) è un diplomatico esperto che, tra gli altri incarichi, ha prestato servizio anche alle Nazioni Unite. Il nuovo ambasciatore succede a Zhang Ming, che aveva lasciato Bruxelles a dicembre 2021 per diventare segretario generale della Shanghai Cooperation Organisation (SCO). Da allora il posto era rimasto vacante. I rapporti tra la Cina e l’Unione si erano deteriorati a seguito di controversie commerciali e sui diritti umani, ma il recente incontro tra Xi Jinping e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, potrebbe aver favorito un parziale riavvicinamento tra le parti. Fu ha detto di essere “onorato” del suo nuovo ruolo e che “la Cina è pronta a portare la collaborazione con l’Unione Europea a un livello superiore”.

Washington accusa Pechino di violazione dei diritti umani in Tibet

Venerdì scorso gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro Russia, Corea, Iran e altri paesi. Compresa la Cina. Sebbene l’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden a Bali del mese scorso abbia riservato segnali di una possibile distensione tra le due superpotenze, Washington torna ad accusare Pechino di violazione dei diritti umani. Già sotto l’amministrazione Trump l’allora segretario di Stato Mike Pompeo aveva sanzionato Chen Quanguo, all’epoca segretario del Partito comunista della regione autonoma del Xinjiang, per violazioni dei diritti umani contro la minoranza etnica turcofona degli uiguri. Questa volta si punta il dito contro le pratiche in atto nella regione autonoma del Tibet. Secondo gli Usa Wu Yingjie, che ha ricoperto lo stesso ruolo in Tibet dal 2016 al 2021, e Zhang Hongbo, capo della polizia della regione dal 2018, sono colpevoli di aver riservato ai tibetani trattamenti che includono “detenzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziali e maltrattamenti fisici”. In generale la Cina viene accusata di prendere di mira la minoranza etnica tibetana “da decenni”, nell’ambito dei programmi di “stabilità sociale”. Washington ha puntato il dito anche contro le pratiche illegali che coinvolgono due società ittiche cinese: oltre alla pesca illecita, le due compagnie sarebbero colpevoli anche di violazione dei diritti dei loro lavoratori, molti provenienti dall’Indonesia e da altri paesi del Sud-est asiatico.

Li Keqiang ospita i leader di WTO, FMI e Banca Mondiale

La Cina faciliterà gli scambi internazionali e la mobilità delle persone. Lo ha detto il premier cinese uscente Li Keqiang in occasione dell’appuntamento annuale della Tavola Rotonda 1+6, in cui si incontrano i leader delle principali organizzazioni economiche internazionali come l’Organizzazione mondiale del commercio, la Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. In una situazione economica definita da Li come “complessa” occorre “mantenere il multilateralismo e sostenere il libero scambio”. Il premier ha assicurato che Pechino sarà in grado di salvaguardare le catene di approvvigionamento globali e di assicurare un ambiente favorevole per gli investimenti. La riunione di due giorni si è tenuta a Huangshan, nella provincia cinese dello Anhui: l’incontro, che è avvenuto in presenza per la prima volta dallo scoppio della pandemia, si è configurato come una importante occasione per la Cina per mostrare i suoi sforzi nell’accelerare ripresa economica, anche alla luce dell’allentamento delle misure di contenimento anti-Covid che si sta riscontrando nelle ultime settimane.

Hong Kong: altri 5 anni 9 mesi di carcere per Jimmy Lai

Jimmy Lai, fondatore dell’Apple Daily – giornale pro-democrazia di Hong Kong chiuso nel giugno 2021 – è stato condannato ad altri 5 anni e 9 mesi di carcere per frode. Per il tribunale distrettuale che si è occupato del caso, l’editore ha violato il contratto di affitto riguardante la sede del suo quotidiano, che sarebbe stata utilizzata anche per scopi diversi da quelli editoriali. Secondo Maya Wang di Human Rights Watch, la sentenza è “una vendetta contro uno dei principali sostenitori della democrazia e della libertà dei media a Hong Kong”, mentre per il giudice si tratta di “un semplice caso di frode”. Lai, che dovrà pagare anche una multa di circa 260 mila dollari, è in custodia da dicembre 2020. Ha già scontato 20 mesi di carcere per la partecipazione a “riunioni non autorizzate” e rischia l’ergastolo, ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, in quanto accusato di “collusione con forze straniere”. Insieme a Lai è stato condannato a 21 mesi anche il suo ex collega Wong Wai-keung.

Taiwan e Giappone si impegnano a rafforzare la sicurezza

Sabato, la presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha incontrato uno dei principali esponenti del Partito liberal democratico (LDP) giapponese, Koichi Hagiuda. L’ex ministro dell’Economia di Tokyo – licenziato dal premier Kishida ad agosto per i suoi legami con la Chiesa dell’unificazione – si trovava a Taipei per partecipare a un forum sulle relazioni Taiwan-Giappone. Come riportato da Reuters, durante il colloquio Tsai si è impegnata ad approfondire “la cooperazione con il Giappone in vari campi, come la sicurezza, per garantire la libertà nell’Indo-Pacifico”. Sia Taipei che Tokyo condividono una certa preoccupazione riguardo le attività militari della Cina nella regione. “Parlare di pace non è sufficiente”, ha detto Hagiuda, concludendo che “la triste realtà” è che il Giappone ha bisogno di aumentare le proprie spese militari per far fronte alle minacce di Cina e Corea del Nord.

E mentre rafforza la propria collaborazione con Tokyo, secondo Reuters Taipei potrebbe anche fare reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) contro la Cina. Negli ultimi due anni la Repubblica popolare ha vietato l’importazione di diversi prodotti da Taiwan (dal pescato all’ananas, passando per birre e liquori), adducendo come giustificazione la “sicurezza alimentare”. Per il premier taiwanese Su Tseng-chang le azioni della Cina non sono in linea con i valori del WTO, mentre Pechino accusa Taipei di “manipolazione politica”.

Italia, Giappone e Regno Unito per un nuovo caccia Tempesta

Nei giorni scorsi Italia, Giappone e Regno Unito hanno lanciato il Global Combat Air Programme (Gcap), per lo sviluppo di un caccia di nuova generazione entro il 2035. Con la fusione di Tempest, a guida britannica ma a cui partecipa anche l’Italia con la società Leonardo, e del programma giapponese F-X, si punterà a sviluppare un veicolo stealth capace di volo senza pilota e anche di impiegare armi ipersoniche e droni ed eludere i moderni sistemi radar. Nel comunicato congiunto si legge che l’obiettivo è accelerare “le nostre capacità militari avanzate e il nostro vantaggio tecnologico” e “approfondire la nostra cooperazione nel campo della difesa”, visto che “le minacce e le aggressioni sono in aumento”. Pare che i tre stati puntino a coinvolgere in un secondo momento anche Svezia e India. Ma c’è un grande assente: gli Stati Uniti. Come fatto notare dal Nikkei Asia, è la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che il Giappone collabora con paesi diversi dagli Stati Uniti in tema di difesa. Secondo il quotidiano nipponico un programma senza Washington permetterà a Tokyo di “giocare un ruolo di primo piano” in programmi congiunti che possano portare beneficio alla sicurezza regionale.

Gli Stati Uniti declassano le relazioni con il Myanmar

Thomas Vajda, ambasciatore degli Stati Uniti in Myanmar, terminerà il suo incarico alla fine del mese. Al suo posto resterà una sedia vuota. Come riportato dal Nikkei Asia, infatti, Washington ha deciso di non nominare un suo successore, declassando di fatto le relazioni diplomatiche con il paese. In questo modo l’amministrazione Biden non riconoscerà il regime della giunta militare birmana del generale Min Aung Hlaing, al quale i più alti rappresentanti diplomatici devono presentare le proprie credenziali. Vajda era diventato ambasciatore nel gennaio del 2021, un mese prima che il golpe dell’esercito spazzasse via il sistema democratico del Myanmar. Formalmente, a sostituirlo sarà la vice-capo missione Deborah Lynn. Insieme agli Stati Uniti, anche Germania, Italia, Australia, Canada, Corea del Sud e Regno Unito non hanno nominato un nuovo ambasciatore a Yangon. Più complicato il discorso per i paesi asiatici. Nel Sud-Est asiatico, ad esempio, per ora solo Malesia, Brunei e Filippine hanno lasciato il posto vacante.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno