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In Cina e Asia – Summit Asean, al centro Myanmar e Mar cinese meridionale

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I titoli di oggi:

  • Summit Asean, al centro Myanmar e Mar cinese meridionale
  • Hong Kong, il governo invitato a riconoscere le unioni lgbtq+
  • Cina, i produttori di batterie continuano a investire “ben oltre le necessità”
  • Cina, Xi “sgridato” dagli anziani del Pcc?
  • Thailandia, il nuovo governo ha prestato giuramento
  • G20, L’India diventa Bharat sugli inviti ai leader
Summit Asean, al centro Myanmar e Mar cinese meridionale

È iniziato martedì 5 settembre, a Giacarta, il 43° vertice dell’Associazione dei paesi del Sud-Est asiatico (Asean). L’incontro, l’ultimo di questo anno, vedrà le diverse autorità del gruppo impegnate su un’agenda che guarda soprattutto alla crisi birmana. Prima dell’inizio dei lavori, dai quali il Myanmar è stato escluso, la giunta militare ha confermato che non desidera assumere la presidenza di turno del 2026, posto che verrà occupato dalle Filippine. Il compito del summit sarà, in particolare, quello di rivedere il piano di pace in cinque punti – tutt’ora motivo dell’estromissione de facto di Naypyidaw (che continua a non accettarne le condizioni) dai vari forum.

Il Myanmar non è l’unico dossier scottante. La recente pubblicazione della nuova mappa della Cina da parte di Pechino ha sollevato dubbi in merito a quelle che, secondo alcuni, potrebbero essere delle sottili rivendicazioni territoriali. Non è una novità che ricompaia la nine-dash-line nell’area di Mar cinese meridionale reclamata dalla Repubblica popolare (a cui nella nuova cartina è stato aggiunto un decimo punto a est di Taiwan), ma Vietnam, Malaysia e Filippine hanno colto l’occasione per criticare l’aggressività delle navi cinesi nell’area e i loro diritti nella regione. L’agenda prevede anche di mettere in discussione lo stesso meccanismo decisionale del gruppo che, per il suo principio di eguaglianza totale tra i membri, ne ha talvolta rallentato o impedito l’avanzamento dei lavori.

Mercoledì 6 settembre si tengono invece gli incontri dei diversi forum con i paesi terzi quali Corea del Sud, Giappone, Usa e Cina. In quest’ultimo caso sarà il premier cinese Li Qiang, arrivato in Indonesia anche per presenziare all’inaugurazione della tratta ferroviaria Bandung-Giacarta finanziata con capitali cinesi, a prendere parte all’evento.

Hong Kong, il governo invitato a riconoscere le unioni lgbtq+

La Corte suprema di Hong Kong ha chiesto al governo di adottare delle nuove misure per il riconoscimento delle coppie lgbtq+. I giudici hanno evidenziato come la Basic Law, la mini-Costituzione della città, preveda la libertà di matrimonio solo per le coppie eterosessuali. Occorre dunque “un quadro alternativo” che possa garantire il riconoscimento giuridico alle coppie dello stesso sesso “per fornire loro un senso di legittimità, dissipando ogni senso di appartenenza a una classe di persone inferiore”.

Non è la prima volta che i tribunali si dimostrano disponibili ad avanzare le richieste della società civile e in passato alcune coppie sono riuscite a far riconoscere parzialmente alcuni diritti. La dichiarazione di martedì è frutto, invece, di una diretta richiesta da parte degli attivisti a fronte di diverse cause perse per il riconoscimento dei diritti delle coppie lgbtq+.

Cina, i produttori di batterie continuano a investire “ben oltre le necessità”

L’industria delle batterie cinesi continua a crescere ben oltre il necessario. Questo grazie ai sussidi statali e agli ingenti prestiti delle banche. Lo racconta il Financial Times in un approfondimento dedicato alla crescita di uno dei settori chiave della transizione energetica. Stando alle previsioni, se i nuovi impianti di produzione annunciati verranno costruiti, la Repubblica popolare raggiungerà una capacità produttiva quattro volte maggiore rispetto alle previsioni di mercato.

Le manovre di Pechino rientrano in una più ampia strategia di sostegno al settore elettrico, non senza guardare alla domanda internazionale. La quota di auto elettriche prodotte in Cina vendute in Europa è più che raddoppiata negli ultimi due anni. Ciononostante, ha commentato un esperto dell’industria automobilistica, i piani di espansione dei produttori cinesi sarebbero “totalmente irrealistici”.

Cina, Xi “sgridato” dagli anziani del Pcc?

L’ultimo meeting estivo nella località balneare di Beidaihe potrebbe essere stato più difficile del solito per il presidente Xi Jinping. È quanto avrebbero rivelato alcune fonti vicine ai vertici della leadership cinese al giornalista di Nikkei Asia, Katsuji Nakazawa. A prendere l’iniziativa sarebbero stati gli “anziani” del Partito comunista cinese, membri storici del Pcc e tutt’ora personaggi molto influenti nella vita politica ed economica cinese. Il gruppo, pare guidato da Zeng Qinghong – ex vicepresidente e vicino al defunto presidente Jiang Zemin, avrebbe apertamente criticato Xi per i problemi economici e sociali che oggi preoccupano la leadership cinese.

Tra gli sviluppi recenti, sostiene il giornalista, un segnale di questa insofferenza potrebbe essere la mancata partecipazione del presidente cinese al prossimo G20, e l’assenza all’incontro sull’economia durante l’ultimo summit Brics. Tutti per evitare, si dice, di rispondere in merito a quanto sta accadendo negli ultimi anni all’economia cinese.

DISCLAIMER: come tutte le informazioni che riguardano i retroscena della politica cinese è difficile verificare quanto riportato da fonti anonime. Alcuni analisti mettono in dubbio la notizia citando le difficoltà di coordinamento tra i membri in pensione del Pcc e la fedeltà degli attuali funzionari di alto livello nei confronti del leader.

Thailandia, il nuovo governo ha prestato giuramento

Martedì, a quasi quattro mesi di distanza dalle elezioni del 14 maggio, il nuovo governo thailandese ha prestato giuramento davanti al re ed è ufficialmente entrato in carica alla guida del paese. Sarà “un governo del popolo”, ha dichiarato il primo ministro Srettha Thavisin durante la cerimonia. Lunedì 11 settembre l’esecutivo rivelerà al parlamento il proprio programma politico, nel quale ci si aspetta che verrà posta grande attenzione all’economia. Il Pheu Thai, leader della coalizione di undici partiti che ha formato il governo, si è di fatto assicurato tutte le posizioni economiche chiave.

Il partito potrebbe lanciare “politiche populiste per riconquistare popolarità nell’elettorato” dopo l’alleanza con i militari, ha detto al Nikkei il professore di scienze politiche Boonyakiat Karavekphan. In vista della sua lunga esperienza imprenditoriale, lo stesso Srettha ricoprirà anche il ruolo di ministro delle Finanze. Tra gli altri, in quota Pheu Thai anche i ministri degli Esteri e della Difesa, andata al civile Sutin Klungsang. La sua nomina è stata una decisione degli ultimi giorni: al suo posto avrebbe dovuto esserci il generale Natthapol Nakpanich, fedele all’ex generale golpista e premier uscente Prayut Chan-o-cha. Il ministro degli Interni è invece Anutin Charnvirakul, leader del Bhumjaithai, il secondo partito più grande della coalizione. Dei trentaquattro membri della squadra di governo solo cinque sono donne (quattro ministre e una vice).

Intanto, venerdì il re Maha Vajiralongkorn ha commutato la pena dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra dagli otto anni previsti a un solo anno di carcere. Thaksin, fondatore del Pheu Thai, era tornato in Thailandia lo scorso 22 agosto dopo quindici anni di auto-esilio, proprio nel giorno della votazione per la nomina di Srettha a primo ministro. Per diversi analisti il suo rientro in patria faceva parte di un accordo con i militari (che lo hanno estromesso dal potere con un colpo di Stato, nel 2006) in vista della formazione del nuovo governo. L’età dell’ex premier (74 anni) e le sue condizioni di salute sono tra le ragioni che il re ha dichiarato essere alla base dello sconto di pena, ma c’è chi dubita della gravità delle malattie di Thaksin. Che tra quattro mesi potrebbe anche essere posto in libertà vigilata o ricevere il definitivo perdono reale.

G20, L’India diventa Bharat sugli inviti ai leader

In occasione del G20 il primo ministro indiano Narendra Modi ha scelto di essere chiamato “ministro del Bharat” sugli inviti trasmessi ai leader che prenderanno parte ai lavori. “Bharat”, antica parola sanscrita sinonimo di “India”, è uno degli altri nomi ufficiali dati al paese. Per molti la parola “India” è invece associata all’epoca del governo coloniale britannico. Il rebranding di Modi ha sollevato però diversi commenti tra gli osservatori, che identificano questa parola con la forte spinta nazionalista del partito del premier, il Bharatiya Janata Party.

A cura di Sabrina Moles; ha collaborato Francesco Mattogno