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In Cina e Asia – A Pechino i funerali di Jiang Zemin

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I titoli di oggi:

  • Cina, a Pechino si celebrano i funerali di Jiang Zemin
  • Covid, la Cina annuncia allentamenti ma Foxconn mantiene il modello a “circuito chiuso”
  • Italia, 11 stazioni di polizia cinese sotto copertura
  • Giappone pronto ad aumentare la spesa per la difesa del 56% in cinque anni
  • Corea del Nord, la figlia di Kim apre la strada alla successione femminile?
  • Mongolia: proteste contro la fazione del carbone
Cina, a Pechino si celebrano i funerali di Jiang Zemin

Martedì 6 dicembre si sono tenuti a Pechino i funerali dell’ex presidente cinese e segretario Pcc, Jiang Zemin, la cui morte è stata annunciata lo scorso 30 novembre. Il corpo dello statista 96enne è stato cremato nella giornata di lunedì presso il cimitero dei rivoluzionari di Babaoshan. Poco prima, presso l’ospedale dell’Esercito popolare di liberazione, alcune delle principali cariche del governo hanno partecipato a un breve rito a porte chiuse documentato dall’agenzia di stato Xinhua.

Il rito ufficiale è stato officiato presso la Grande sala del popolo in piazza Tienanmen intorno alle 10 del mattino. Le immagini rilasciate dai media nazionali mostrano due grandi striscioni neri, mentre sullo sfondo è stata posizionata una grande foto di Jiang, come da tradizione. Su Weibo sono stati disabilitati i commenti e la condivisione dei post, mentre Xi avrebbe menzionato i parallelismi tra le proteste di novembre e i “disordini politici” tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, sottolineando il ruolo di Jiang a quell’epoca nell’aver “sostenuto fermamente il dominio del socialismo pur proseguendo la strada delle riforme e delle aperture economiche“.

Italia, 11 stazioni di polizia cinese sotto copertura

Lunedì 5 dicembre l’associazione per la difesa dei diritti civili Safeguard Defenders ha pubblicato un rapporto sulla presenza di basi utilizzate da alcuni servizi di sicurezza cinesi per operare all’estero. Il progetto fa capo a una serie di indagini transfrontaliere che avrebbero identificato sul territorio europeo un centinaio di “stazioni di polizia” non dichiarate, undici delle quali in Italia. Si tratterebbe del paese con il più alto numero di nuclei operativi su suolo europeo, sottolinea la ricerca. A Milano sarebbe stata istituita la prima sede nel 2016 con il compito di sperimentare una rete alternativa ai tradizionali processi di estradizione per tracciare dissidenti e persone ricercate in patria. Contattate tempo fa dal Foglio, le autorità italiane avevano sminuito la faccenda. L’inchiesta è stata pubblicata anche da L’Espresso.

Covid, la Cina annuncia allentamenti ma Foxconn mantiene il modello a “circuito chiuso”

I media cinesi annunciano l’allentamento delle restrizioni anti-Covid. Gli esperti iniziano a parlare di “minor rischio” legato alla variante Omicron e alcune indiscrezioni parlano addirittura di imminenti nuove regole di convivenza con il virus. In meno di dieci giorni dalle “proteste dei fogli bianchi” esplose in diverse città cinesi, la narrazione sul virus sembra – almeno nelle intenzioni – più morbida rispetto ai princìpi della strategia “casi zero”. Rimane l’incognita dei dati sulle vaccinazioni, soprattutto tra gli over 60, porrebbero ancora un rischio di recrudescenza della pandemia tra le categorie più fragili.

Nel fine settimana è stata resa pubblica una lettera pubblicata dal dipartimento dedicato all’assemblaggio di iPhone della Foxconn, l’Integrated Digital Product Business Group. Anche qui è stata applicata la nuova narrazione intorno alla variante Omicron, i cui sintomi sono “perlopiù lievi” e non portano con sé rischi di long Covid o altri effetti postumi della malattia. Pertanto, sottolinea il documento redatto dal “comando di prevenzione e controllo della pandemia” della multinazionale e dalle autorità sanitarie dello Henan, gli operai sono invitati a continuare a lavorare secondo i parametri del “circuito chiuso”. Foxconn cerca di mantenere i ritmi di lavoro necessari per sostenere la domanda di iPhone nel mondo a fronte delle recenti proteste, nonché dall’emorragia di dipendenti che rifiutano di lavorare alle condizioni imposte dall’azienda.

Giappone pronto ad aumentare la spesa per la difesa del 56% in cinque anni

La spesa militare di Tokyo per i prossimi cinque anni raggiungerà almeno i 43 trilioni di yen. Lo ha affermato il ministro della Difesa Yasukazu Hamada nella giornata di lunedì 5 dicembre, citando i piani dell’attuale primo ministro Fumio Kishida per quanto riguarda il dossier militare.

Si tratta di un aumento consistente nella storia delle forze armate giapponesi dal secondo Dopoguerra, pari al +56% rispetto agli anni precedenti. L’annuncio fa seguito a quanto già annunciato da Kishida in precedenza, ovvero di allocare almeno il 2% del Pil alla Difesa entro il 2027, più del doppio di quanto viene speso oggi e più vicino alla media dei paesi Nato.

Corea del Nord, la figlia di Kim apre la strada alla successione femminile?

Sono passati solo pochi giorni da quando il leader nordcoreano Kim Jong-un ha mostrato al mondo la figlia di nove anni Kim Ju-ae. Eppure, l’apparizione di una ffigura femminile associata alla dinastia del monte Paektu ha già dato via a speculazioni e ipotesi sul ruolo delle donne in politica e a una liberalizzazione dei costumi ispirata dalle donne della famiglia Kim.

Il Washington Post ha dedicato un lungo approfondimento sul significato dell’uscita pubblica di Kim Ju-ae, raccontando come la rappresentanza femminile all’interno del Comitato centrale del Partito dei lavoratori di Corea sia raddoppiata  tra il 2016 e il 2019. Come evidenzia il Korea Herald, invece, le immagini che ritraggono il leader con la figlia avrebbero già stimolato il mondo della moda femminile, come già accaduto con la moglie di Kim Jong-un. Cheong Seong-chang, ricercatore del The Sejong Institute, afferma che proprio Ju-ae potrebbe essere già stata designata del titolo di erede.

Mongolia: proteste contro la fazione del carbone

Migliaia di persone hanno sfidato le temperature gelide della Mongolia per protestare contro la presunta corruzione nell’industria del carbone locale e l’aumento dell’inflazione. I manifestanti, perlopiù giovani, si sono radunati lunedì nella piazza Sukhbaatar di Ulaanbaatar – sede del Palazzo del governo – per chiedere “giustizia” contro i funzionari corrotti e il licenziamento del parlamento del paese. Oltre al rallentamento dell’economia, le proteste sono attribuibili alla dubbia gestione dell’export nazionale da parte della cosiddetta “fazione del carbone“, a cui farebbero capo alcuni legislatori. “Dal 2013, 6,4 milioni di tonnellate di carbone non sono state registrate dai funzionari doganali mongoli, ma risultano nei registri cinesi”, aveva accusato a novembre il deputato Dorjhand Togmid.

A cura di Sabrina Moles; ha collaborato Alessandra Colarizi