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In Cina e Asia – Xinjiang: lavoro forzato al centro della discordia tra USA e Cina

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

I titoli di oggi:

  • Xinjiang: lavoro forzato al centro della discordia tra USA e Cina
  • Cina: premi in denaro per chi denuncia possibili spie
  • Giappone: più investimenti nella difesa, sullo sfondo Cina e Taiwan  
  • La Thailandia verso le unioni civili per coppie omosessuali
  • Ant Group lancia un servizio di digital banking a Singapore

Nuove tensioni tra Washington e Pechino riguardo alla questione dello Xinjiang. Già il mese scorso, gli Stati Uniti avevano criticato Michelle Bachelet per aver accettato di visitare lo Xinjiang senza “accesso libero e completo”, sottolineando la necessità di un impegno più grande di Pechino per porre fine al lavoro forzato degli uiguri nella regione. Pechino aveva ridimensionato le accuse definendole  un’“ossessione americana”, ma ora un nuovo post pubblicato su Buyidao, un account WeChat associato al tabloid cinese Global Times, ha riacceso le polemiche. Il post, che cita fonti anonime, afferma che Sheila Carey e Andrew Chira, due diplomatici statunitensi in Cina, hanno dichiarato che Washington non crede all’esistenza delle violazioni dei diritti umani in Xinjiang, ma ha utilizzato comunque la questione per creare insoddisfazione tra gli uiguri e danneggiare la Cina.

Il post di Buyidao è stato poi ripubblicato da diversi utenti su Weibo, compresi quelli di proprietà della Lega della Gioventù Comunista, da Li Yang, un consigliere del dipartimento stampa del ministero degli Esteri cinese, dall’ambasciatore cinese in Sud Africa Chen Xiaodong e dalla portavoce del ministero Hua Chunying, famosa per il suo approccio “Wolf Warrior” alla diplomazia.  Interrogato martedì in una conferenza stampa, anche il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha detto che non sarebbe sorpreso se la notizia fosse vera, definendo la questione delle presunte violazioni di diritti umani in Xinjiang come “la menzogna del secolo”.

Sebbene sembri solamente un’altra delle diatribe in corso tra USA e Cina, il fatto è importante alla luce degli ultimi sviluppi in Xinjiang. Il presidente Xi Jinping sta infatti cercando di modernizzare il Xinjiang per integrarlo meglio con il resto del paese e con il mondo, mettendolo al centro delle catene di approvvigionamento globali grazie alla posizione strategica che la regione autonoma occupa sulla Via della Seta.

La nomina di Ma Xingrui, una stella nascente del Partito Comunista che in precedenza gestiva il polo tecnologico di Shenzhen, a capo della regione è emblematica di questo cambiamento. A gennaio, il tecnocrate ha delineato la sua visione per lo Xinjiang, mettendo l’accento sull’ “accelerazione dell’integrazione dello sviluppo urbano e rurale” e “lo sviluppo di industrie ad alta intensità di manodopera”. Per gli Stati Uniti e gli alleati occidentali, tuttavia, i commenti di Ma indicano una realtà più oscura: il tentativo di instaurare un programma di lavoro forzato sponsorizzato dallo stato sotto il pretesto di combattere la povertà.

Per questa ragione, Joe Biden ha messo il Xinjiang al centro delle questioni economiche con la Cina. Dal 21 giugno, la legge sulla prevenzione del lavoro forzato bloccherà le importazioni dallo Xinjiang a meno che le aziende non possano dimostrare che i loro dipendenti non sono vittime di lavoro forzato. La Casa Bianca sta anche valutando sanzioni finanziarie nei confronti di Hangzhou Hikvision Digital Technology Co., che produce sistemi di sorveglianza, per i suoi collegamenti a presunte violazioni dei diritti umani da parte del governo dello Xinjiang, affermazione che la società ha ripetutamente negato. Ciò potrebbe aprire la porta a sanzioni simili che potrebbero escludere altre grandi società cinesi dal sistema finanziario globale.

E questo potrebbe essere solo l’inizio. Poiché i lavoratori e le merci provenienti dallo Xinjiang fluiscono attraverso il paese, è quasi impossibile determinare quali prodotti vengono realizzati nel resto della Cina utilizzando ciò che gli Stati Uniti considerano lavoro forzato, aumentando la possibilità che il divieto di importazione americano possa eventualmente essere esteso ad altre regioni. L’amministrazione Biden sembra aver rinunciato a portare avanti colloqui commerciali e ora è concentrata sulla riduzione della sua dipendenza dalla Cina. Questa posizione ha un sostegno bipartisan a Washington, dove sia Repubblicani che Democratici sono sempre più scettici sulla possibilità di cambiare il comportamento del Partito Comunista Cinese attraverso la cooperazione economica.

Cina: premi in denaro per chi denuncia possibili spie

Premi dal valore di oltre 100.000 yuan ($ 15.000) e certificati speciali per chi segnala possibili violazioni della sicurezza nazionale. È quanto riportato dai media statali cinesi, che ieri hanno annunciato nuove misure governative atte a standardizzare la remunerazione per i cittadini che collaborano con le autorità. Le persone possono segnalare presunte spie straniere tramite internet, telefono, posta o di persona.

Premiare con denaro in cambio di informazioni su presunte spie straniere o altre violazioni della sicurezza è una pratica in vigore da anni in Cina, ma le nuove misure mirano motivare il pubblico in un momento in cui Pechino è preoccupata dall’ intensificazione delle minacce da parte di agenzie di intelligence straniere e altre forze ostili.

Giappone: più investimenti nella difesa, sullo sfondo Cina e Taiwan  

Il Giappone aumenterà drasticamente la spesa per la difesa “entro i prossimi cinque anni”. È quanto dichiarato in un documento annuale sulla politica economica che per la prima volta ha menzionato espressamente la preoccupazione del Giappone riguardo alla minaccia dell’invasione di Taiwan da parte della Cina. A seguito di un aumento dell’attività militare cinese dell’Asia orientale, Tokyo è ben cosciente che qualsiasi attività militare nello stretto di Taiwan o vicino all’isola di Okinawa minaccerebbe direttamente le rotte marittime che riforniscono l’economia giapponese della maggior parte del suo petrolio. Sebbene le nuove linee guida non abbiano indicato un budget esatto da allocare alla difesa, un paragrafo menziona la soglia del 2% del PIL. Questo è quanto viene già investito dai membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), mentre il Giappone ora spende poco più dell’1% del PIL per le sue forze militari.

L’approvazione di un budget di difesa rafforzato sarà una dura prova per il governo di Kishida, che deve già fare i conti con un paese sotto forte pressione economica. Il governo giapponese ha tenuto aperta la porta a una maggiore emissione di obbligazioni, affermando inoltre che non avrebbe trascurato alcuna opzione politica “importante” nella formulazione di bilancio per il prossimo anno fiscale.

Nel frattempo, quest’anno è il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Giappone. Le relazioni tra le due nazioni sono diventate tese, con il Giappone che ha fatto decollare jet in risposta agli aerei da guerra cinesi e russi che si sono avvicinati al suo spazio proprio mentre Tokyo si riuniva con i membri del Quad. In occasione dell’anniversario, ieri Yang Jiechi –  Direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri cinese –  ha discusso telefonicamente con il capo della sicurezza nazionale giapponese Takeo Akiba. Il diplomatico cinese ha affermato che entrambe le nazioni dovrebbero “prendere la giusta direzione, sostenere una cooperazione vantaggiosa per tutti, concentrarsi sul lungo termine, rafforzare la sicurezza e creare fiducia reciproca”.

La Thailandia verso le unioni civili per coppie omosessuali

La Thailandia diventerà il primo paese del sud-est asiatico ad avviarsi verso la legalizzazione delle unioni omosessuali. Il governo ha approvato il disegno di legge dopo aver ricevuto risposte positive sia dai gruppi LGBTQ che gruppi religiosi, ha affermato in una nota Ratchada Thanadirek, un portavoce del governo. La bozza sarà trasmessa al Parlamento per l’approvazione prima di diventare legge.

Il disegno di legge non arriva al punto di approvare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma consentirà alle coppie omosessuali di adottare bambini, gestire congiuntamente i beni e avere diritti di eredità e patrimonio tra i partner. Se la bozza sarà approvata, la Thailandia diventerebbe la seconda giurisdizione in Asia a consentire questo tipo di unioni tra persone dello stesso sesso, seconda solo a Taiwan che ha legalizzato il matrimonio omosessuale nel 2019.

Ant Group lancia un servizio di digital banking a Singapore

ANEXT Bank è il nome del servizio di digital banking lanciato a Singapore dal gigante fintech cinese Ant Group di Jack Ma, divenuta lo scorso anno una holding finanziaria controllata dalle autorità politiche di Pechino. Una mossa, ha commentato Caixin, che potrebbe servire ad Ant Group per compensare il rallentamento delle prospettive di crescita a causa degli intenti regolamentativi del governo cinese. In un recente briefing il Ceo di ANEXT Bank Toh Su Mei ha chiarito che i servizi bancari sono una “parte centrale della suite olistica di servizi finanziari che stiamo realizzando nel Sud-est asiatico e speriamo di utilizzare Singapore come trampolino di lancio”. Per anni Toh ha coordinato i servizi di presto a piccole e medie imprese della regione per DBS Group Hondings Ltd. – assieme alla Oversea-Chinese Banking Corp. uno degli operatori storici della regione.

Alla fine del 2020 Ant ha ottenuto una delle prime licenze bancarie digitali di Singapore. In collaborazione con Proxtera, una piattaforma locale lanciata a dicembre del 2020 dalla Monetary Authority e dall’Infocomm Media Development Authority di Singapore per facilitare le transizioni globali, la banca di Ant Group fornirà servizi finanziari digitali alle piccole e medie imprese impegnate in attività transfrontaliere. I dipendenti di ANEX saranno per il 75% singaporiani, e la banca offrirà tassi di interessi saranno in linea con il mercato, lungi dal voler “creare una guerra dei prezzi”.

A cura di Sharon De Cet; ha collaborato Vittoria Mazzieri