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In Cina e Asia – Per la prima volta Xi salterà il G20

In Notizie Brevi by Vittoria Mazzieri

  • Per la prima volta Xi salterà il G20
  • Cina: un nuovo ufficio governativo per il settore privato
  • Cooperazione tra Giappone e Turchia per la ricostruzione dell’Ucraina
  • Il fondatore di Huawei esorta il gigante tecnologico a far crescere i talenti
  • I “gate-crashers” cinesi preoccupano gli Usa per rischio spionaggio
  • 200 mila a Seoul per chiedere maggiori tutele per gli insegnanti

Per la prima volta Xi Jinping non parteciperà al G20: nella giornata di ieri le autorità di Pechino hanno confermato l’anomala assenza del leader al vertice di Nuova Delhi, che si terrà dal 9 al 10 settembre. Come preventivato negli scorsi giorni da Reuters, a sostituire Xi sarà il fidato premier Li Qiang, al momento in Indonesia per presenziare al summit Asean. Non è chiaro cosa abbia spinto il presidente cinese a boicottare un evento internazionale tanto importante. Soprattutto considerato il crescente protagonismo della Cina ai tavoli multilaterali. Forse – dicono in India – la volontà di mettere in imbarazzo Nuova Delhi, dopo la storia della mappa cinese e il rinfocolare dei contenziosi territoriali. Ma l’assenza rischia di alimentare la convinzione che Pechino stia privilegiando le piattaforme “alternative” – come i Brics – con l’obiettivo di rimodellare l’attuale ordine mondiale, guidato dall’occidente.

Anche Biden si è lasciato andare a un commento personale, esprimendo delusione per l’occasione d’incontro persa. Le aspettative sono ora tutte proiettate all’Apec di novembre, quando il presidente cinese salvo – altri colpi di scena – si recherà a San Francisco. Già si sono levate voci contrarie. Sminuendo il risultato dei recenti colloqui con l’amministrazione Biden, il ministero della Sicurezza dello Stato cinese ha definito un viaggio di Xi in California inopportuno fintanto che gli Stati Uniti non “dimostrano prima sincerità”, abbandonando la strategia del “contenimento”.

Cina: un nuovo ufficio governativo per il settore privato

Pechino ha istituito un nuovo ufficio governativo per “liberare il vigore” delle imprese private e sostenere la crescita nazionale. In più occasioni il governo ha promesso di rendere il settore privato “più grande e più forte”, al pari delle imprese statali. In tali sforzi rientra il piano d’azione in 31 punti emesso a fine luglio dal Comitato centrale del Partito comunista cinese e dal Consiglio di Stato: tra le misure previste, la rimozione delle barriere d’accesso ai vari settori e un più facile accesso ai finanziamenti. Ma la fiducia degli imprenditori sembra ancora lontana dall’essere ripristinata. I dati ufficiali riportano che nei primi sette mesi del 2023 gli investimenti privati sono diminuiti dello 0,5% rispetto all’anno precedente, a fronte di un aumento del 7,6% registrato dalle imprese statali. A registrare la curva più a ribasso sono gli investimenti immobiliari, che segnalano un -8.5% rispetto al 2022. 

Secondo gli osservatori il nuovo dipartimento, che opera sotto la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC), è essenziale per promuovere misure specifiche per il settore privato e per rispondere alle richieste di garanzie sull‘attuazione a livello locale delle politiche economiche del governo centrale. 

Secondo la NDRC sono necessari  3,7 trilioni di yuan (più di 500 miliardi di dollari) per coprire gli investimenti privati pianificati dai governi locali in più di 3.500 progetti recenti. Il settore privato ad oggi rappresenta il 60% del prodotto interno lordo ed è garante di circa l’80% dell’occupazione urbana.

Cooperazione tra Giappone e Turchia per la ricostruzione dell’Ucraina

Giappone e Turchia coopereranno per la ricostruzione dell’Ucraina dopo la fine del conflitto. Secondo quanto dichiarato al Nikkei dai funzionari dei due paesi, Ankara si avvarrà della vicinanza geografica e delle relazioni commerciali con Kiev per supportare Tokyo nell’assicurarsi contratti nei settori dell’energia, dei trasporti, della salute e delle infrastrutture. Oggi è previsto il rilascio di una dichiarazione congiunta sulla cooperazione nei paesi terzi al termine di un forum imprenditoriale a Istanbul: l’incontro, che è organizzato dalla Japan External Trade Organization e vede la partecipazione del ministro del commercio turco Omer Bolat e il suo omologo giapponese Yasutoshi Nishimura, prevede una sessione relativa alla cooperazione con l’Ucraina.

Il 21 settembre è previsto sempre a Istanbul un incontro d’affari trilaterale che vedrà la partecipazione di rappresentanti di aziende turche, giapponesi e ucraine. Il forum è organizzato dalla Turkish Ukrainian Business Association e sponsorizzato dalla società giapponese produttrice di motori e macchine agricole Yanmar.

I “gate-crashers” cinesi preoccupano gli Usa per rischio spionaggio

Negli ultimi anni alcuni cittadini cinesi sarebbero entrati in basi militari e altri siti sensibili degli Stati Uniti, spesso fingendosi turisti smarriti. Lo ha riportato domenica scorsa il Wall Street Journal, citando funzionari statunitensi anonimi. Il Dipartimento della Difesa, l’FBI e altre agenzie avrebbero monitorato circa cento incidenti che coinvolgono cittadini cinesi, definiti “gate-crashers” proprio per i loro tentativi di “imbucarsi” in luoghi sensibili, spesso periferici e lontano dalle aree turistiche, come poligoni missilistici nel Nuovo Messico o siti di lancio di razzi in Florida. Incidenti che Washington interpreta come forme di spionaggio progettate per testare le pratiche di sicurezza presso le installazioni militari del paese. Lo scorso anno le agenzie governative hanno effettuato una revisione delle misure in vigore per limitare tali eventi. Il timore è che Pechino stia usando mezzi non tradizionali per raccogliere informazioni, dopo i casi più eclatanti come il controverso sorvolo del pallone aerostatico cinese . La reazione cinese pone l’accento su quella che viene definita la “mentalità da Guerra Fredda” degli Stati Uniti: il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington Liu Pengyou ha esortato il paese “a smetterla con le accuse infondate e a fare di più per rafforzare la fiducia reciproca tra i due paesi e l’amicizia tra i due popoli”.

Il fondatore di Huawei esorta il gigante tecnologico a far crescere i talenti

Meno interesse per i soldi, più investimenti sui talenti. Il fondatore e CEO di Huawei Ren Zhengfei ha esortato il gigante tech a concentrarsi sullo sviluppo di talenti per mantenere la propria leadership tecnologica in aree specifiche. Le parole del tycoon, apparse ieri su un sito dell’azienda, sono la trascrizione di un suo discorso pronunciato a fine luglio, in cui sottolineava come a trainare i lavoratori talentuosi dovesse essere la passione più che la ricompensa materiale. Malgrado abbia ceduto la gestione quotidiana al consiglio di amministrazione, il 78enne è ancora la guida spirituale del colosso di Shenzhen, considerato tra le aziende cinesi più preziose per il raggiungimento l’autosufficienza tecnologica nazionale in risposta alle sanzioni degli Stati Uniti. Lo dimostra anche il fatto che Ren è comparso a fianco del premier Li Qiang durante una recente visita presso l’azienda.

Huawei, inoltre, sta compiendo infatti passi importanti nella corsa ai chip. Insieme alla Semiconductor Manufacturing International Corp, azienda leader di semiconduttori della Repubblica popolare, il gigante del tech ha realizzato il primo processore avanzato a 7 nanometri (il Kirin 9000s) impiegato nel suo ultimo smartphone, il Mate 60 Pro. Il dispositivo ha spiazzato gli esperti evidenziando funzionalità 5G alla faccia delle restrizioni americane. 

200 mila a Seoul per chiedere maggiori tutele per gli insegnanti

Lo scorso sabato circa 200 mila insegnanti si sono riuniti a Seul per chiedere maggiori tutele per gli insegnanti di tutto il paese. La protesta veicola la rabbia montata a seguito di alcuni decessi che hanno coinvolto i docenti: dopo il suicidio di un insegnante di scuola elementare, poco più che ventenne, avvenuto lo scorso luglio nella capitale, la morte di due insegnanti in luoghi diversi della Corea del Sud. Da settimane i manifestanti denunciano lo stress eccessivo che caratterizza il lavoro, anche a causa di atteggiamenti invadenti da parte dei genitori. Hanno anche avanzato la richiesta di modificare una legge locale, secondo la quale gli insegnanti possono essere ritenuti responsabili di abusi su minori nel caso intraprendano azioni disciplinari. A fine agosto il governo è intervenuto presentando un piano per introdurre un nuovo sistema di risposta collettiva alle lamentele in ambito scolastico. Lo scopo è evitare che le denunce mosse dai genitori ricadano individualmente su maestri e professori.

A cura di Vittoria Mazzieri