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In Cina e Asia – Crisi Medio Oriente, Pechino lavora con i player regionali

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Crisi Medio Oriente, Pechino lavora con i player regionali
  • Xi chiede a Macron più investimenti in Cina
  • Mar cinese meridionale, le Filippine propongono un codice di condotta senza la Cina
  • Il nuovo leader argentino Milei minaccia di rivedere le relazioni con la Cina
  • Insurrezione in Myanmar: stranieri e cooperanti trasferiti in territorio protetto

 

Guerra Israele-Hamas: Pechino lavora con i player regionali

Israele dovrebbe fermare la “punizione collettiva” della popolazione a Gaza e aprire un corridoio umanitario il prima possibile per prevenire una “catastrofe umanitaria”. Lo ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, accogliendo una delegazione di Paesi arabi e a maggioranza musulmana. I ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Giordania, Egitto, Indonesia e dell’Autorità Palestinese, oltre che i rappresentanti dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, sono da ieri in missione in Cina, prima di quattro tappe che li porteranno in visita presso i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Wang colto l’occasione per lanciare “cinque proposte per porre fine al conflitto tra Israele e il gruppo islamista palestinese Hamas. Sul tema si esprimerà oggi anche Xi Jinping invitato dal Sudafrica a intervenire durante un summit virtuale organizzato dai BRICS per discutere della crisi a Gaza.

Xi chiede a Macron più investimenti in Cina

Di Medio Oriente e molto altro hanno discusso ieri Xi Jinping e l’omologo francese Emanuel Macron. Il leader cinese si è detto favorevole alla crescita di investimenti francesi in Cina e al rafforzamento della cooperazione con la Francia alle Nazioni Unite e in altre istituzioni multilaterali. Xi ha invitato Macron a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere lo sviluppo positivo delle relazioni tra Cina e Unione europea, i cui legami sono tesi anche per i tentativi dei paesi europei di ridurre la dipendenza della catena di approvvigionamento dalla Cina: lo scorso settembre l’Ue ha annunciato indagini contro i produttori cinesi di veicoli elettrici, una mossa che il ministero del Commercio cinese ha descritto come “un puro atto protezionistico [..] che avrà un impatto negativo sui legami economici e commerciali” tra le due parti. Durante il confronto telefonico Xi e Macron hanno convenuto che la soluzione a due Stati è l’unico modo per risolvere la questione israelo-palestinese,  confermando inoltre che la priorità ora è evitare un aggravarsi della crisi umanitaria in corso a Gaza. Durante il colloquio il presidente francese ha espresso anche “viva preoccupazione” sulla cooperazione militare annunciata tra Russia e Corea del Nord e sui possibili effetti nell’alimentare l’aggressione russa nell’Ucraina.

Mar cinese meridionale, le Filippine propongono un codice di condotta senza la Cina

Il codice di condotta Cina-Asean progredisce troppo a rilento, così le Filippine pensano a elaborarne uno separato con i Paesi con cui hanno controversie territoriali. Esclusa la Cina. Lo ha dichiarato il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr, in occasione di una conferenza al Daniel K. Inouye Asia-Pacific Center for Security Studies di Honolulu (Hawaii). Marcos ha parlato delle tensioni nel Mar cinese meridionale lamentando i limitati progressi compiuti dai Paesi dell’area verso la stipula di un patto regionale che includa la Cina. Le relazioni tra Pechino e Manila sotto la presidenza Marcos Jr si sono fatte più tese, dopo che il leader filippino ha riallacciato forti legami con gli Stati Uniti. “Purtroppo non posso dire che la situazione stia migliorando”, ha detto Marcos domenica, riferendosi alle controversie marittime nel Mar cinese meridionale, “La situazione è diventata più grave di prima”. Intanto, secondo il Nikkei ,Manila avrebbe chiesto il supporto americano per la riparazione del relitto della Sierra Madre, una nave deliberatamente incagliata dalle Filippine nell’atollo conteso delle Spratly nel 1999, e utilizzata da allora come avamposto con un presidio di militari permanente. 

Il nuovo leader argentino Milei minaccia di rivedere le relazioni con la Cina

Ieri in un post su X (ex Twitter), la direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, si è detta ansiosa di lavorare a stretto contatto con Javier Milei, l’economista ultraliberista di destra eletto domenica come nuovo presidente dell’Argentina. Un messaggio simile è giunto dal portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, che in un briefing con i media ha dichiarato che Pechino è pronto a collaborare con la nuova amministrazione per attuare un solido piano di stabilità macroeconomica e promuovere una “crescita inclusiva”. Mao Ning ha anche riaffermato il sostegno ai paesi interessati a entrare nel gruppo BRICS, dopo le recenti dichiarazioni di Diana Mondino, economista destinata a diventare ministro degli Esteri sotto il neoeletto Milei: all’agenzia di stampa russa RIA Mondino ha detto di “non capire quale sia il vantaggio dell’adesione” al gruppo. Durante il summit BRICS dello scorso agosto si erano individuati sei nuovi membri, pronti a entrare nell’organizzazione delle economie mondiali il 1° gennaio 2024: oltre a Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Egitto ed Etiopia, anche l’Argentina. Durante la campagna elettorale, il candidato centrista Sergio Massa aveva definito la Repubblica popolare come “uno dei nostri partner commerciali più importanti”, promettendo di consolidare il flusso commerciale. Milei, d’altra parte, aveva dichiarato a Bloomberg di non aver intenzione di fare affari con “un assassino”, malgrado avesse aggiunto di non voler ostacolare gli accordi commerciali privati tra aziende argentine e cinesi.

Insurrezione in Myanmar: stranieri e cooperanti trasferiti in territorio protetto

Cittadini e cooperanti stranieri sono stati trasferiti e messi in sicurezza mentre in Myanmar continua una delle più grandi offensive contro il governo golpista da quando l’esercito ha preso il potere nel 2021. Lunedì gli oppositori della giunta militare hanno dichiarato che l’insurrezione è guidata un’alleanza di ribelli di varie etnie, riuniti in un governo civile parallelo e pro-democrazia. La Cina ha reso noto che sta svolgendo un ruolo attivo in questa fase, incoraggiando il trasferimento dei cittadini stranieri in aree protette. Il governo ha dichiarato che gli operatori umanitari sono stati portati nella città di Taunggyi, nello Stato Shan, che è sotto il controllo della giunta. Intanto stamattina le autorità birmane hanno consegnato alla Cina oltre 31mila persone sospettate di coinvolgimento in attività di frode telefonica dallo scorso settembre, quando le forze dell’ordine dei due Paesi anno lanciato una campagna congiunta contro le frodi online.

A cura di Agnese Ranaldi e Vittoria Mazzieri; ha collaborato Alessandra Colarizi