Yan Pei-Ming arriva a Firenze con le sue tele monumentali: dal 7 luglio al 3 settembre Palazzo Strozzi presenta Yan Pei-Ming – Pittore di storie, la più grande mostra in Italia dedicata all’artista franco-cinese. A cura di Arturo Galasino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione propone un percorso di oltre trenta opere che portano lo spettatore dentro la potente e originale ricerca dell’artista sulla relazione tra immagine e realtà.
Quello che colpisce del lavoro di Yan Pei-Ming è la monumentalità delle sue tele che fino settembre saranno le protagoniste di una mostra che esplora sia la nostra Storia con la S maiuscola, ma anche le storie di vita dell’artista. Yan Pei-Ming nasce a Shanghai nel 1960 e cresce con il culto della personalità di Mao e gli anni della Rivoluzione Culturale. Nel 1980, con la riforma dell’istruzione introdotta da Deng Xiaoping, Yan Pei-Ming si trasferisce in Francia dove inizia a frequentare l’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Digione. La sua eredità cinese si unisce alla sua formazione occidentale, ma come egli stesso afferma: “Presumo di essere un’artista cinese ed europeo, ma sono prima di tutto un artista.” Durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Strozzi il 6 luglio, Yan Pei-Ming ha raccontato i sogni da immigrato cinese in Europa di prima generazione: “La maggior parte dei cinesi che vengono in Italia come prima generazione aprono un ristorante. Il mio destino non è stato questo, anche se ho lavorato per dieci anni in un ristorante cinese a Digione continuavo a sognare di diventare un pittore.”
Tra le opere in mostra a Palazzo Strozzi si evince l’influenza dell’arte e della storia occidentale, che si intrecciano con i racconti di vita privata, come accade con l’opera Les Funérailles de Monna Lisa del 2009. “Il Funerale di Monna Lisa significa seppellire Monna Lisa. Monna Lisa è un mistero, come la morte stessa” racconta l’artista. La celebre opera di Leonardo da Vinci è stata una delle prime icone dell’arte occidentale con cui l’artista è entrato in contatto in Cina. Quando nel 2009 è stato invitato a confrontarsi al Louvre con l’opera originale, Yan Pei-Ming ha ripensato la Monna Lisa dipingendone il suo funerale.
“Yan Pei-Ming Pittore di Storie”, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
A Palazzo Strozzi l’opera originale dell’artista è ampliata, si estende nel paesaggio ed è collegata al ritratto del padre in ospedale e a un autoritratto immaginario delle esequie dell’artista. Con questo inserimento privato in una delle opere più iconiche della sua produzione, Yan Pei Ming affronta il tema del rapporto tra padre e figlio, inscenando una morte che va contro il principio naturale della vita, secondo il quale dovrebbero essere i figli a seppellire i padri e non viceversa.
L’amore per la storia dell’arte occidentale è il protagonista della produzione di Yan Pei-Ming. “Sono interessato ai grandi pittori, non faccio che nutrirmi del loro lavoro”, afferma riferendosi alle numerose riproduzioni di tele di grandi artisti del passato, da Velàsquez a Goya. Yan Pei-Ming rielabora i capolavori dell’arte rendendoli vivi e pulsanti con dense pennellate di colore, come si vede nelle riproduzioni dei ritratti di Innocenzo X e di Napoleone.
Ma Yan Pei-Ming non ritrae solo il passato. Con i suoi colpi di pennello commenta il presente e la storia contemporanea. In mostra è presente anche la famosa copertina per Time che ritrae Putin come “uomo dell’anno” nel 2007. Yan Pei-Ming ne ha tratto ispirazione per un altro trittico ad acquarello, con la copertina del Time del dicembre 2022, dedicata a Volodymyr Zelensky & the Spirit of Ukraine. immaginando che “le due opere avrebbero potuto confrontarsi e scontrarsi.”
“Yan Pei-Ming Pittore di Storie”, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
Per rafforzare l’immagine di Zelensky, l’artista utilizza i colori della bandiera ucraina, potente simbolo d’indipendenza e appartenenza di un popolo, con il blu a simboleggiare la pace e il giallo i campi di grano. Recentemente, spronato dalle ripetute atrocità trapelate sulle operazioni militari in Ucraina, ha completato i ritratti con una nuova grande opera in cui innumerevoli teschi sono immersi nel sangue, come forte e drammatico riferimento agli orrori di tutte le guerre. I teschi sono comunque un tema che Yan Pei-Ming ha affrontato frequentemente, riprendendo le antiche vanitas che alludono alla transitorietà della vita, in opere intimiste legate ai propri autoritratti, e utilizzando la TAC del proprio cranio.
Yan Pei-Ming ha iniziato però la sua carriera principalmente dipingendo volti anonimi, fatta unica eccezione per Mao Zedong, soggetto preponderante nella pittura di propaganda durante la Rivoluzione Culturale. L’immagine del Grande Timoniere è diventata fondamentale per l’artista, che ha continuato a integrarla nella sua produzione e storia personale soprattutto dopo aver lasciato la Cina. La mostra a palazzo strozzi dedica una sala ai soggetti che per l’artista fanno parte dell’immaginario europeo della cina: tigri, dragoni Buddha e Bruce Lee. Proprio il celebre attore diventa l’anello di congiungimento tra Hollywood e Hong Kong, anche lui diviso tra occidente e oriente. Le tele di questa sezione sono tutte in rosso, colore che è portatore di buon auspico secondo la tradizione cinese.
“ Quando non mi conosceva nessuno facevo ritratti a Mao per fargli propaganda, adesso è Mao che fa propaganda a me” ha l’artista a China Files durante la conferenza stampa, sottolineando l’importanza che il Leader ha avuto nella sua produzione artistica.
“Yan Pei-Ming Pittore di Storie”, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
Studiosa di Cina e fotografa. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou interessandosi di archeologia e laureandosi nel 2021 con una tesi sull’iconografia Buddhista delle grotte di Mogao a Dunhuang. A Firenze continua a portare avanti alcuni progetti fotografici sulla cultura cinese, e lavora come ufficio stampa presso il Museo Novecento. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea Cinese, Camilla cura per China Files la rubrica Chinoiserie.