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In Cina e Asia – Terminata la visita di Yellen in Cina. Dialogo “diretto e produttivo”

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Terminata la visita di Yellen in Cina. Dialogo “diretto e produttivo”
  • Multa per Ant e Tencent. La campagna di rettifica è davvero conclusa?
  • Cina: prezzi alla produzione ai minimi dal 2015
  • AIIB: revisione interna ritiene le accuse di influenza del Pcc “prive di ogni fondamento”
  • Cina, venticinquenne arrestato per furto di dati di migliaia di universitari
  • Uzbekistan: Mirziyoyev eletto per il terzo mandato consecutivo da presidente

Si è conclusa domenica la visita di quattro giorni in Cina di Janet Yellen, la prima di un segretario al Tesoro degli Stati Uniti dall’insediamento dell’amministrazione Biden. Il viaggio era finalizzato a instaurare dei canali di comunicazione più solidi tra i funzionari economici dei due paesi, e in tal senso secondo la stessa Yellen ci sono stati “progressi”. Dopo i primi meeting di venerdì, nel weekend la segretaria al Tesoro americana ha incontrato anche l’attuale vicepremier cinese He Lifeng, il premier Li Qiang e Pan Gongsheng, da poco nominato segretario del Pcc presso la banca centrale cinese, per dialoghi ritenuti “diretti e produttivi“. Come riportato dal South China Morning Post, Yellen ha infatti ritenuto la sua trasferta “un passo avanti per mettere le relazioni tra Stati Uniti e Cina su una base più sicura”. La funzionaria statunitense ha inoltre definito “disastrosa” e “praticamente impossibile” l’eventualità di un disaccoppiamento tra Pechino e Washington, rimarcando la differenza tra decoupling e de-risking. Ha poi invitato alla cooperazione riguardo il cambiamento climatico. La Repubblica popolare ha sospeso i colloqui sul clima con gli Stati Uniti dopo la visita dell’allora speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan ad agosto 2022, ma nel prossimo futuro l’inviato americano per il clima John Kerry potrebbe recarsi in Cina per ristabilire il dialogo, secondo Reuters.

Nonostante i progressi sul lato della comunicazione bilaterale, “nessuna visita risolverà le nostre sfide dall’oggi al domani”, ha dichiarato Yellen. Sul piano commerciale, il terreno di scontro più evidente riguarda i vari divieti americani all’esportazione in Cina di tecnologia per la produzione di chip di fascia alta. La segretaria al Tesoro le ha giustificate parlando di misure legate a “specifiche preoccupazioni di sicurezza nazionale”, una posizione che per l’agenzia di stampa cinese Xinhua finisce col danneggiare i “normali scambi economici e commerciali”. Infine, Yellen ha rimarcato come sia “essenziale” che la Cina non fornisca supporto materiale alla Russia nella guerra in Ucraina. In un’intervista alla CNN pubblicata venerdì, il presidente americano Joe Biden ha rivelato di aver invitato il leader cinese Xi Jinping a “fare attenzione” nell’approfondire i rapporti con Mosca, alludendo a potenziali ripercussioni economiche per la Repubblica popolare.

Multa per Ant e Tencent. Ora la campagna di rettifica del Pcc è davvero conclusa?

Oltre 7 miliardi di yuan. È l’importo della multa inflitta dalle autorità finanziarie cinesi ad Ant Group, ramo fintech di Alibaba, il colosso dell’e-commerce fondato da Jack Ma. Lo ha comunicato la People’s Bank of China (PBC), in una nota che riporta anche la sanzione di 2,99 miliardi di yuan imposta a Tencent, casa madre della super app WeChat. Secondo gli osservatori la mossa segnerebbe la fine della campagna di rettifica che dal 2020 Pechino ha indirizzato contro le Big Tech del paese e che si è tradotta in impedimenti alle quotazioni in borsa e un maggior controllo delle loro operazioni. Dal 2020 circa metà della redditizia attività di prestito di Ant è stata accaparrata da gruppi esterni o di proprietà statale. Ma il messaggio della PBC secondo cui “la maggior parte dei problemi in sospeso per le piattaforme finanziarie è stata risolta” non lascia spazio a dubbi: le multe coinvolgono cifre che sono gestibili per società di questi livelli e ora si guarda a una nuova crescita dei colossi tech. Che gli animi si siano distesi lo dimostra anche l’impennata delle azioni di entrambe la società a Wall Street registrata nelle scorse ore.

Cina: prezzi alla produzione ai minimi dal 2015

L’economia cinese continua a rallentare. Secondo i dati rilasciati stamattina dall’istituto nazionale di statistica, nel mese di giugno i prezzi alla produzione (IPP) sono scesi del 5,4%  rispetto all’anno precedente e dello 0,8% su base mensile. Si tratta del nono calo consecutivo nonché del valore più basso da dicembre 2015. Secondo gli analisti di Capital Economics, “È probabile che la deflazione dell’IPP allenerà leggermente nella seconda metà dell’anno, in parte perché la spesa per le infrastrutture dovrebbe porre un limite ai prezzi delle materie prime”. L’indice dei prezzi al consumo (IPC) è rimasto invece invariato rispetto all’anno precedente, sebbene in calo rispetto alla crescita dello 0,2% di maggio e comunque al di sotto delle aspettative degli analisti.

AIIB: revisione interna ritiene le accuse di influenza del Pcc “prive di ogni fondamento”

A giugno il responsabile per la comunicazione della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), il canadese Bob Pickard, ha accusato la banca con sede a Pechino (istituita da Xi Jinping nel 2016 come alternativa alla Banca Mondiale) di essere “dominata dai membri del Partito comunista cinese”, annunciando così le sue dimissioni. I vertici della banca hanno subito smentito la versione dell’ex funzionario, e venerdì il vicedirettore della AIIB Danny Alexander ha affermato che, a seguito di una revisione interna, “le accuse di Pickard sono risultate essere prive di qualunque fondamento” e che l’istituto agisce secondo un modello decisionale “apolitico”. Pickard, contattato da Reuters, ha definito il rapporto “impreciso e disonesto”, denunciando diversi errori al suo interno. Intanto, il governo canadese ha annunciato che il dipartimento delle Finanze del paese sta svolgendo una sua indagine autonoma, il cui scopo è quello di verificare le accuse dell’ex dirigente della AIIB e revisionare “il coinvolgimento del Canada” nelle attività della banca.

Cina, venticinquenne arrestato per furto di dati di migliaia di universitari

Ma Zhengyi, venticinquenne di Pechino, è il creatore di un sito web che per anni ha raccolto dati personali di decine di migliaia di universitari. Dal 2014 al 2020 l’uomo ha accumulato informazioni personali di studenti e studentesse della Renmin University, nella capitale, associando a ogni profilo anche un punteggio sull’aspetto fisico. Ma si sarebbe poi vantato del sito in un post pubblicato sul profilo personale nella piattaforma di microblogging Weibo, spiegando di averlo condiviso in una cerchia ristretta di persone per paura di essere “perseguitato dalle femministe”, ma di volerlo renderlo pubblico nel breve periodo. Negli ultimi sette giorni l’argomento è diventato uno dei più discussi sulla piattaforma. Sono state proprio le segnalazioni degli utenti a spingere la polizia ad aprire un’indagine sui fatti, che si è conclusa con l’arresto dell’uomo con l’accusa di aver ottenuto illegalmente dati personali.

Uzbekistan: Mirziyoyev eletto per il terzo mandato consecutivo da presidente

Domenica in Uzbekistan si è votato per le elezioni presidenziali, le seconde in meno di due anni. Come ampiamente pronosticato alla vigilia, le ha vinte il presidente “uscente” Shavkat Mirziyoyev, eletto così per la terza volta consecutiva a capo del paese con l’87% dei voti. L’incarico di Mirziyoyev sarebbe terminato nel 2026, ma ad aprile il presidente aveva indetto un referendum costituzionale che, oltre a fare alcune concessioni sul piano dei diritti umani, prevedeva un’estensione dei mandati presidenziali da 5 a 7 anni e l’azzeramento delle presidenze passate (il limite è di due mandati). L’approvazione del referendum ha dunque spinto il presidente ad anticipare le elezioni. Il nuovo mandato di Mirziyoyev scadrà nel 2030, con la possibilità di un suo prolungamento fino al 2037. Secondo un membro della commissione elettorale uzbeka, contattato da Agenzia Nova, durante il voto non si sono registrate irregolarità. L’affluenza ha raggiunto quasi l’80%: erano chiamati a votare 20 milioni di elettori su 35 milioni di abitanti, tra cui tantissimi giovani (l’età media del paese è di 29 anni). Nonostante ci fossero altri candidati, di fatto in Uzbekistan “non esistono partiti di opposizione”, ha dichiarato a Nikkei Asia l’analista Temur Umarov di Carnegie.

A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi