Taiwan Files – Elezioni 2024: candidati allo scoperto. Accordo nell’opposizione

In Asia Orientale, Relazioni Internazionali, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Tutte le novità sulle elezioni presidenziali e legislative di gennaio 2024. Morris Chang al summit Apec. Manovre militari e diplomatiche. Israele-Gaza e comunità musulmana a Taiwan. I diari di Chiang Kai-shek. La rassegna di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)

Ora ci siamo davvero. Dopo settimane e mesi di indiscrezioni e retroscena, è arrivato il momento di fare sul serio. Tra il 20 e il 24 novembre si apre e si chiude la finestra di tempo necessaria a depositare ufficialmente le candidature a presidente e vicepresidente della Repubblica di Cina, Taiwan. Tutti gli occhi sono puntati sul possibile accordo tra i due principali candidati dell’opposizione, Hou Yu-ih del Guomindang (Gmd) e Ko Wen-je del Taiwan People’s Party (Tpp). Mercoledì 15 novembre si è svolto l’incontro probabilmente decisivo. Dentro o fuori. Dove si è tenuto il colloquio? Alla sede della fondazione di Ma Ying-jeou, l’ex presidente che in tal modo conferma la sua ancora forte influenza sul Gmd, di cui è considerato ancora una sorta di deus ex machina. Da ricordare che Ma non è solo l’unico presidente di Taipei ad aver incontrato un presidente di Pechino (Xi Jinping, a Singapore, nel 2015), ma anche l’unico leader o ex leader taiwanese ad aver viaggiato in Cina continentale (lo scorso aprile) dal 1949 a oggi. Qui una mia intervista a Ma dello scorso ottobre.

A dividere Hou e Ko dall’accordo c’è il metodo di individuazione del candidato presidente. Il Tpp vuole utilizzare i sondaggi di opinione, mentre il Gmd vuole che venga dato lo stesso peso alle valutazioni dei sondaggi dei singoli candidati e ai livelli di sostegno dei due partiti in tutta Taiwan. Il metodo preferito dal Tpp favorisce Ko, che ha ottenuto un punteggio migliore di Hou in cinque sondaggi d’opinione. Il metodo del Gmd è più probabile che favorisca il partito più grande, che può raccogliere più sostegno sul territorio, dopo la netta vittoria alle elezioni locali dello scorso novembre.

Segnale rilevante dei giorni scorsi: Ma ha esortato il Gmd ad accettare il metodo preferito dal Tpp, affermando che il Gmd lo utilizza da tempo per selezionare i propri candidati. Lo stesso ha detto Han Kuo-yu, candidato presidente del Gmd nel 2020. Si tratta di un momento molto delicato. Sia per Ko, che ha basato la sua ascesa nei sondaggi sulla “terza via” oltre i partiti tradizionali (basti guardare un suo spot elettorale), sia per il Gmd, che dopo decenni e decenni si metterebbe in fila a un candidato esterno. Ottenendo forse in cambio un “premierato” più forte.

L’esito dell’incontro di mercoledì (durato un paio d’ore) è stato positivo. Gmd e Tpp hanno concordato di determinare i candidati presidenziali e vicepresidenziali in un ticket comune attraverso sondaggi pubblici. Al termine è stata rilasciata una dichiarazione congiunta in cui si afferma che i risultati dei sondaggi determineranno il candidato alle presidenziali, ma è stata alquanto vaga sul modo in cui i sondaggi saranno ponderati e su come saranno determinati i risultati. L’ex presidente Ma, il Gmd e il Tpp raccomanderanno ciascuno un esperto di sondaggi e i tre esperti valuteranno i risultati dei sondaggi resi pubblici dal 7 al 17 novembre e i risultati dei sondaggi interni ai due partiti.

I risultati saranno annunciati dalla Fondazione Ma Ying-jeou il 18 novembre. Successivamente, i due partiti istituiranno un comitato congiunto per la campagna elettorale a favore dei candidati presidenziali e vicepresidenziali, nonché dei candidati legislativi raccomandati da entrambi i partiti. Alla presenza dell’ex presidente Ma, si legge nel comunicato, il Gmd e il Tpp si sono impegnati a creare un governo di coalizione. Ad eccezione dei ministri della Difesa nazionale, degli Affari esteri e degli Affari tra le due sponde dello Stretto, che sono decisi dal presidente, gli altri ministeri saranno scelti in base alla proporzione di legislatori di ciascun partito.

Se davvero l’accordo reggerà fino alla settimana prossima e diventerà ufficiale, è davvero una rivoluzione in vista del voto. Le possibilità di vittoria dell’opposizione aumentano in maniera esponenziale, anche se non sarà così semplice fare 1+1 tra gli elettori di Ko e quelli di Hou. Fondamentale il ruolo giocato da Ma: in questo caso pare davvero trattarsi di un chiaro messaggio di rassicurazione a Pechino, visto che Ma è stato il presidente più dialogante di sempre con Pechino e (come detto), lo scorso aprile si è recato in uno storico viaggio in Cina continentale. L’eventuale vittoria di un ticket Gmd-Ko potrebbe davvero cambiare gli scenari sullo Stretto e oltre. Ma prima bisogna chiaramente vedere se l’accordo regge. Già negli scorsi mesi, non aveva retto quello tra Gmd e Gou.

Nel frattempo, Hou si è impegnato a presentare una candidatura per ospitare i Giochi asiatici del 2038, come parte di una serie di politiche legate allo sport, in caso di vittoria.

Passiamo all’attuale maggioranza. A quanto mi risulta, lunedì 20 novembre il candidato presidente Lai Ching-te del Partito progressista democratico (Dpp) annuncerà Hsiao Bi-khim come sua candidata vicepresidente.  Una mossa dall’altissimo valore simbolico. Hsiao è l’ambasciatrice taiwanese de facto negli Usa ed è stata inserita nella blacklist dei “secessionisti” (al contrario di tutti gli altri candidati e leader taiwanesi) del Partito comunista cinese. Doppio messaggio di Taipei: vicinanza a Washington e mancanza di compromesso a Pechino. Lai ha respinto nuovamente le affermazioni secondo cui la sua presidenza aumenterebbe il rischio di guerra con la Cina.

Secondo molti osservatori, al momento sembra che la campagna di Lai stia semplicemente puntando sulla speranza che il tentativo dei partiti dell’opposizione di presentare un ticket presidenziale congiunto fallisca. Il che, secondo il Dpp, garantire la vittoria alle elezioni presidenziali. Tuttavia, l’incapacità di andare oltre la tradizionale base di sostegno del Dpp rende quasi improba la missione di mantenere la maggioranza allo yuan legislativo, il parlamento taiwanese. Funzionari del Dpp ammettono off the record di crederci molto poco. “Dopo 8 anni la gente è stanca e vuole cambiamento“, dicono. Con un governo di minoranza, è possibile che diverse politiche adottate da Taiwan negli ultimi otto anni vengano interrotte. Compresi alcuni settori chiave come la riforma della difesa.

Il terzo (o quarto, a seconda dell’esito del dialogo Gmd-Tpp) incomodo “Terry” Gou Taiming ha nel frattempo raggiunto ufficialmente il numero di firme utili alla candidatura. Il fondatore di Hon Hai Precision Industry Co. (Foxconn) si è visto convalidare 902.389 firme della commissione elettorale. L’87% delle firme sono risultate valide. Altri dieci aspiranti candidati non hanno invece raggiunto la soglia delle 289 mila firme. Un’unità con sede in Cina del gigante manifatturiero Hon Hai ha intanto smentito le voci diffuse online secondo cui dovrà pagare 180 miliardi di yuan (24,62 miliardi di dollari) di tasse dopo che le autorità cinesi hanno avviato una verifica fiscale sulla filiale. L’avvio delle indagini a carico della Foxconn hanno intaccato la campagna elettorale di Gou. A Pechino farebbe comodo un compattamento dell’opposizione, come raccontato nella scorsa puntata di Taiwan Files.

Ovviamente non si vota solo sui rapporti con Pechino. Anzi, c’è moltissimo altro in testa agli elettori taiwanesi. Per esempio la questione energetica. Qui una panoramica delle posizioni dei diversi candidati.

A proposito di elezioni legislative. Il Consiglio per gli Affari continentali di Taiwan ha dichiarato che le persone nate in Cina continentali devono rinunciare alla cittadinanza cinese se vengono elette a cariche pubbliche, il che renderebbe quasi impossibile per Xu Chunying, nata a Shanghai, ricoprire il ruolo di legislatore se eletta. Xu, che risiede a Taiwan da circa 30 anni ed è cittadina da 23, sarebbe stata presa in considerazione dal Partito Popolare di Taiwan (Tpp) come uno dei suoi candidati alle elezioni legislative del gennaio 2024.

Biden-Xi e Morris Chang al summit Apec

Mercoledì 15 novembre è in programma l’atteso incontro tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco, prima del summit Apec. Washington punta dichiaratamente anche al riavvio del dialogo militare, interrotto dall’agosto 2022 dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei. Proprio Taiwan resta il nodo più difficile da sciogliere nella relazione tra Washington e Pechino. Biden e Xi ribadiranno le rispettive posizioni sullo Stretto richiamando alla necessità di una pace che però ha assunto progressivamente significati diversi per le due potenze: separazione delle due sponde per Washington, riunificazione per Pechino.

“Un incontro Biden-Xi è positivo per Taiwan. Con una presenza militare sempre crescente in questa parte del mondo, il dialogo riduce la possibilità di errori di calcolo e di incomprensioni”, sostiene Lev Nachman.

Al vertice Apec, Taiwan è rappresentata come già negli anni scorsi da Morris Chang, 92enne fondatore del colosso dei microchip Tsmc. Ancora una volta, la diplomazia dei semiconduttori potrebbe aiutare a mantenere un dialogo idealmente trilaterale. Già lo scorso anno a Bangkok, Chang aveva avuto un breve scambio con Xi. Ha poi incontrato anche Biden al lancio dei lavori per lo stabilimento di Tsmc in Arizona.

Il principale negoziatore commerciale di Taiwan, John Deng, ha dichiarato che l’obiettivo principale dei colloqui bilaterali al forum della Cooperazione economica Asia-Pacifico in corso è quello di costruire un sostegno per la partecipazione di Taiwan all’Accordo globale e progressivo per il Partenariato Trans-Pacifico (CPTPP).

Manovre militari

Il cacciatorpediniere statunitense USS Rafael Peralta e la fregata della Royal Canadian Navy HMCS Ottawa sono transitati a inizio novembre nello Stretto di Taiwan, effettuando il loro terzo transito congiunto nella regione da giugno. L’Esercito popolare di liberazione ha dichiarato che Stati Uniti e Canada hanno “pubblicizzato” per fini politici il passaggio di navi da guerra attraverso lo Stretto.

La portaerei cinese Shandong ha terminato una serie di esercitazioni nel mar Cinese meridionale, nei pressi delle acque contese con le Filippine, ed è rientrata alla base in Cina. Ma per farlo ha scelto una rotta insolita: invece che passare per lo stretto di Bashi che divide Taiwan e Filippine e navigare nel Pacifico al largo della costa orientale taiwanese, è passata direttamente per lo Stretto di Taiwan lambendo la “linea mediana”, confine non ufficiale ma ampiamente rispettatoda Pechino e Taipei. Un segnale per Taiwan, con la Cina che continua ad ampliare le manovre nella cosiddetta “area grigia”, mandando un messaggio all’esterno di voler trattare lo Stretto come un “mare interno”.

Un razzo cinese che trasportava un satellite ha sorvolato Taiwan, ma viaggiava su una traiettoria al di sopra dell’atmosfera.

“Gli Stati Uniti stanno armando Taiwan fino ai denti”, titola un articolo della Bbc, in cui in realtà l’unica novità è il prossimo invio di due battaglioni di truppe di terra taiwanesi negli Stati Uniti per un programma di addestramento. In realtà, come ho scritto su RSI: “A Taipei c’è qualche preoccupazione sulle tempistiche. Dopo gli annunci, servono però le consegne. Da tempo, i funzionari della difesa lamentano ritardi nell’arrivo delle spedizioni. Alcuni pacchetti di armi approvati nel 2020 non arriveranno prima del 2025. L’invasione russa ha provocato ulteriori rinvii, a causa della necessità di assistenza all’Ucraina. Il timore è che il problema possa acuirsi con le nuove esigenze di supporto a Israele, soprattutto se il conflitto dovesse allargarsi. Un sentimento condiviso da tutti gli alleati asiatici di Washington. Non a caso, nei prossimi giorni il segretario di Stato Antony Blinken sarà in viaggio tra Giappone, Corea del Sud e India. A microfoni spenti, si critica poi l’assenza quasi totale di trasferimento tecnologico: i mezzi dell’esercito taiwanese, spesso antiquati, devono essere spediti negli Stati Uniti per essere riparati o aggiornati. E viene sottolineata anche la quasi inesistente interoperabilità tra le forze armate“. Ne ho parlato anche qui dal minuto 18 circa.

L’Amministrazione della Guardia Costiera di Taiwan dispiegherà presto navi di pattugliamento più grandi sull’isola di Taiping, nel conteso Mar Cinese Meridionale. Il direttore generale del National Security Bureau  Tsai Ming-yen ha fatto queste osservazioni quando gli è stato chiesto di confermare un rapporto dei media che indicava l’avvistamento di navi statunitensi e cinesi all’inizio del mese vicino all’isola controllata da Taipei.

L’ex leader militare di Taiwan, Lee Hsi-min dice che l’aiuto degli Stati Uniti richiederà “settimane” in un’ipotetica crisi e chiede un approccio asimmetrico incentrato su armi mobili di precisione.

La forza aerea taiwanese ha ricevuto missili da crociera con una gittata di 2.000 km, sostiene il Taipei Times. Il missile Ching Tien, che potrebbe colpire bersagli a nord di Pechino, è in fase di lancio da parte delle forze aeree ed è entrato in produzione di massa.

“Il modo giusto per dissuadere la Cina dall’attaccare Taiwan? L’hard power americano non basta”, scrive Foreign Affairs.

È improbabile che la Cina lanci un “D-Day” su Taiwan, dice il premier di Singapore.

“Penso che il Xi Jinping non voglia prendere Taiwan con la forza. Cercherà di usare altri modi per farlo”, ha dichiarato a Tokyo il generale Charles Brown, presidente degli Stati Maggiori Riuniti degli Usa.

“Concordo con questa valutazione. Ciò che la Cina teme di più è la potenziale dichiarazione di indipendenza di Taiwan, che costringerebbe i suoi leader a ordinare un attacco. In alternativa, la Cina potrebbe utilizzare approcci non cinetici, aspettando pazientemente per decenni. Sebbene l’obiettivo della Cina sia quello di costruire un esercito in grado di eseguire un’invasione, nella sua mentalità strategica Taiwan le appartiene inevitabilmente. Pertanto, non c’è bisogno di affrettarsi. La priorità resta il Mar Cinese Meridionale”, sostiene l’attento osservatore Duan Duang.

Special report dell’Economist sull’Esercito popolare di liberazione con capitoli sulla prontezza della difesa taiwanese, le difficoltà strategiche di un ipotetico attacco e la presunta non piena fiducia di Xi nei suoi militari.

La Nato punta a “scoraggiare” la Cina su Taiwan rafforzando il legame col Giappone.

Manovre diplomatiche

“La Cina continentale e Taiwan si sono impegnate in una comunicazione proattiva per quanto riguarda la cooperazione nel settore dell’agricoltura e della pesca e l’ingresso dei prodotti agricoli e acquatici di Taiwan nel continente, durante un forum di cooperazione tra le due sponde dello Stretto tenutosi nella regione autonoma del Guangxi, nel sud della Cina”, riporta Xinhua.

Sempre Xinhua, scrive che “sono state introdotte una serie di politiche di ingresso e uscita per i connazionali di Taiwan, tra cui il potenziamento degli scambi di personale tra la provincia del Fujian e Taiwan e la facilitazione della residenza e della vita quotidiana dei connazionali di Taiwan nel Fujian. Le politiche, emanate dall’amministrazione per l’uscita e l’ingresso del Ministero della Pubblica Sicurezza cinese, consistono in 10 misure specifiche ed entreranno in vigore il 1° gennaio 2024″.

Il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu è stato in viaggio nei paesi baltici. Prevista l’apertura di un ufficio di Taipei in Estonia, mente la Lituania pare orientata a riavviare e migliorare i rapporti diplomatici con Pechino.

Taiwan e il Regno Unito hanno firmato un accordo per rafforzare il loro partenariato commerciale, cui seguiranno colloqui bilaterali su investimenti, commercio digitale ed energie rinnovabili.

L’India sta stringendo legami economici più stretti con Taiwan, con un piano che prevede l’invio di decine di migliaia di lavoratori sull’isola già dal mese prossimo.

I diari di Chiang Kai-shek
Taiwan pubblica per la prima volta i diari dell’ex leader Chiang Kai-shek, con l’obiettivo di far comprendere meglio ai taiwanesi i pensieri e le azioni del defunto leader del Guomindang. Il tentativo dichiarato è attenuare il divario sociale tra chi lo dipinge come un dittatore (proprio nei giorni scorsi c’è stata una grande protesta davanti al suo memoriale per chiederne l’abbattimento, un posto che presenta all’interno cimeli di Chiang, una grande statua con guardia d’onore e allo stesso tempo un museo che mette in mostra la sua violenta repressione degli oppositori) e chi lo vede come un salvatore dell’isola. La pubblicazione è stata resa possibile dopo che Academia Historica ha vinto una decennale battaglia legale per la restituzione dei diari scritti da Chiang e da suo figlio Chiang Ching-kuo, conservati da decenni presso l’Hoover Institution dell’Università di Stanford.
Israele-Gaza e comunità musulmana a Taiwan

Su Il Venerdì di Repubblica del 3 novembre è stato pubblicato un mio reportage sul nuovo conflitto Israele-Hamas visto da Taipei e sulla comunità musulmana di Taiwan. Qui due brevi stralci.

Taiwan deve armarsi e seguire l’esempio di Israele. È un’esortazione ripetuta spesso ai taiwanesi. “Perché noi sono impegnati alla difesa di Taiwan ma anche i taiwanesi devono impegnarsi a difendersi”, ha detto per esempio Kelly Craft, ex rappresentante degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, durante una recente visita a Taipei. Indicando in Israele un modello di resilienza in una regione ostile. Non è un caso che il governo supporti con grande decisione Tel Aviv. Dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, il grattacielo Taipei 101 (l’edificio più iconico dell’isola) si è illuminato coi colori della bandiera israeliana.

“Io invece non faccio altro che pensare agli abitanti di Gaza a cui viene tolta anche l’acqua. E poi penso a un possibile blocco navale della Cina, resteremmo senza cibo” dice Pei-yu, studentessa dell’università Chengchi di Taipei.

(…)

La maggior parte delle copie presenti sull’isola hanno invece i caratteri semplificati, introdotti dal Partito comunista di Mao Zedong e utilizzati dall’altra parte dello Stretto. “Questo rischia di allontanare i taiwanesi. Non solo per una questione politica, ma anche perché sentono il Corano come qualcosa di non appartenente alla propria cultura”.

L’Islam è stato reintrodotto a Taiwan dopo la colonizzazione giapponese proprio dai cinesi continentali giunti col Kuomintang dopo la sconfitta nella guerra civile. Tra loro Bai Chongxi, generale e ministro della Difesa di Chiang Kai-shek, fondatore dell’Associazione islamica cinese. Oggi la sua tomba è la più visitata del cimitero musulmano di Taipei e suo nipote, Mohammed Ma, tiene dei corsi di macelleria halal e svolge un ruolo di assistente sociale informale.

Altre notizie

Tsmc, il più grande produttore di chip a contratto del mondo, ha abbandonato i piani per la costruzione di una fabbrica nell’ambito dell’espansione del parco scientifico nel vicino quartiere di Longtan dopo le proteste dei cittadini locali per gli espropri dei terreni. Ma una nuova fabbrica sarà costruita comunque.

L’Università Nazionale di Taiwan istituirà un programma internazionale di laurea in semiconduttori per il quale punterà a reclutare 50-60 studenti stranieri all’anno.

Taiwan è stata inserita dal governo degli Stati Uniti in una lista di monitoraggio delle manipolazioni valutarie nel suo rapporto semestrale sulle “Politiche macroeconomiche e di cambio dei principali partner commerciali degli Stati Uniti”.

La regista taiwanese Chen Wei-ling, pluripremiata con il Golden Bell Award, è morta all’età di 48 anni.

Di Lorenzo Lamperti

Taiwan Files – La puntata precedente

Taiwan Files – L’identikit di Hou Yu-ih, candidato presidente del GMD

Taiwan Files – L’identikit di William Lai, candidato presidente del DPP

Taiwan Files – Le elezioni locali e l’impatto sulle presidenziali 2024

Intervista a Ma Ying-jeou

Intervista a Audrey Tang

Intervista a Wu Rwei-ren

Reportage da Kinmen

Reportage dalle isole Matsu