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Xi a San Francisco da Biden ma anche dagli amici dell’Iowa

In Economia, Politica e Società, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Il presidente cinese torna negli Usa dopo oltre 6 anni. Ecco che cosa c’è nella sua agenda. Ma al summit Apec si muove anche altro: dal possibile incontro col premier giapponese Kishida alla visita del filippino Marcos al comando del Pacifico dell’esercito americano

“Per me, voi siete l’America”. L’agenzia di stampa statale cinese Xinhua ha ripescato ieri una frase pronunciata da Xi Jinping nel 2012 in Iowa, quando da vice presidente fece visita agli amici che lo accolsero nel 1985 con la sua delegazione agricola. Xi incontra oggi Joe Biden alla baia di San Francisco, ma per i media cinesi non è meno importante l’incontro in programma con Sarah Lande, a capo dell’accoglienza di allora e poi autrice di un libro di memorie sul legame mantenuto col presidente. Lande e altri “amici” dell’Iowa sono stati invitati alla cena business di stasera coi dirigenti delle grandi aziende americane. “Siamo ansiosi di incontrarlo. Noi siamo persone normali, ordinarie”, ha detto l’85 enne Lande. Il simbolo perfetto degli scambi people-to-people su cui insiste molto la retorica di Xi. Come a dire che, se qualcosa non va nelle relazioni bilaterali, la colpa è della politica statunitense e della sua “mentalità da guerra fredda”.

Presente anche Gary Dvorchak. I suoi genitori ospitarono Xi nella sua cameretta di Muscatine piena di oggetti di Star Trek. Prima della rimpatriata coi vecchi amici che lo introdussero ai metodi di agricoltura capitalistici, Xi è chiamato però all’atteso confronto con Biden. “La Cina non teme la concorrenza, ma siamo contrari a definire le relazioni solo in base a essa”, ha detto la portavoce del ministero degli esteri Mao Ning in previsione dell’incontro, a cui è stata data particolare enfasi. Quando a ottobre Vladimir Putin è stato a Pechino, si è parlato di “bilaterale” a margine del forum sulla Via della Seta. Stavolta, invece, si parla di “summit”. Nei comunicati e nelle prime pagine dei media viene citato prima l’appuntamento bilaterale sinoamericano e poi quello multilaterale del vertice annuale dell’Apec (Cooperazione economica Asia-Pacifico).

Non sono attesi grandi annunci, ma l’incontro dovrebbe produrre alcuni risultati non trascurabili. Primo: la Cina potrebbe presentare un impegno per l’acquisto dell’aereo di linea 737 della Boeing dopo il congelamento degli ultimi anni. Secondo: Pechino dovrebbe acconsentire a una stretta sulla produzione ed esportazione di fentanil, così come sul materiale di partenza utilizzato per produrre l’oppioide sintetico che si è molto diffuso negli Usa. In cambio, l’amministrazione Biden eliminerebbe le restrizioni sull’istituto di polizia scientifica cinese, un’entità che gli Stati Uniti ritengono responsabile di violazioni dei diritti umani. Ma Xi mira anche a qualche garanzia di rallentamento dell’escalation di restrizioni in materia di chip e intelligenza artificiale. Secondo il South China Morning Post, sarebbe sul tavolo anche un accordo per il divieto di utilizzo dell’intelligenza artificiale negli armamenti autonomi, come i droni, e nel controllo e dispiegamento di testate nucleari.

Washington punta dichiaratamente anche al riavvio del dialogo militare, interrotto dall’agosto 2022 dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei. Proprio Taiwan resta il nodo più difficile da sciogliere nella relazione tra Washington e Pechino. Biden e Xi ribadiranno le rispettive posizioni sullo Stretto richiamando alla necessità di una pace che però ha assunto progressivamente significati diversi per le due potenze: separazione delle due sponde per Washington, riunificazione per Pechino.

Al vertice Apec, Taiwan è rappresentata come già negli anni scorsi da Morris Chang, 92enne fondatore del colosso dei microchip Tsmc. Ancora una volta, la diplomazia dei semiconduttori potrebbe aiutare a mantenere un dialogo idealmente trilaterale.

D’altronde, a Biden e Xi conviene (almeno per ora) abbassare le tensioni. Il primo intravede la campagna elettorale per il 2024 e ha già tante (troppe) altre grane in politica estera. Il secondo ha bisogno di lanciare segnali di fiducia alle imprese e agli investitori internazionali dopo il rallentamento dell’economia. “Ma si tratta di un riscaldamento ciclico in mezzo a un deterioramento strutturale delle relazioni”, prevede in modo pessimistico Evan Medeiros, ex alto funzionario della sicurezza nazionale nell’amministrazione Obama.

Le due potenze non smettono certo di prendere posizione sui dossier più delicati solo perché va in scena il summit di San Francisco. A margine del vertice Apec, Biden vedrà il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, coi quali ha rilanciato l’alleanza trilaterale durante il summit di Camp David dello scorso agosto. È stato anticipato l’accordo per la condivisione in tempo reale dei dati sui missili nordcoreani. Kishida potrebbe incontrare anche Xi. Anche qui, l’obiettivo sarebbe ridurre le frizioni che sono aumentate esponenzialmente dalla guerra in Ucraina in poi, acuite dalla querelle sullo sversamento delle acque della centrale nucleare di Fukushima e il seguente boicottaggio commerciale cinese.

Già lunedì, Biden ha invece ricevuto alla Casa bianca il presidente indonesiano Joko Widodo, con cui ha formato un piano di lavoro per la creazione di un accordo commerciale sui minerali critici, con cui Giacarta fornirà risorse cruciali per la produzione di batterie utili ai veicoli elettrici. L’Indonesia è ricca per esempio di nichel, su cui però la Cina ha già raggiunto diversi accordi negli anni passati. A margine del vertice Apec, il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr visiterà invece il comando del Pacifico dell’esercito americano. Messaggio simbolico molto forte, dopo i ripetuti incidenti tra navi di Manila e di Pechino sulle acque contese del mar Cinese meridionale.

Il fatto che Biden e Xi tornino a parlarsi di persona può quantomeno dare la speranza che future situazioni di crisi possano essere gestite in modo da evitare che il confronto si tramuti in conflitto.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il Manifesto]