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In Cina e Asia – La base americana di Guam minacciata dagli hacker cinesi 

In Notizie Brevi by Francesco Mattogno

I titoli di oggi:

  • La base americana di Guam minacciata dagli hacker cinesi 
  • Ricercatore militare russo accusato di tradimento per aver passato segreti alla Cina
  • Cina: sempre più scioperi e proteste da parte dei lavoratori
  • Hong Kong: cancellazioni in massa dal registro dei donatori di organi
  • Papa Francesco chiede “libertà” di culto per i cattolici cinesi

Microsoft e le principali agenzie di intelligence americane hanno individuato un codice informatico che sarebbe stato piazzato da un gruppo di hacker legato al governo cinese all’interno dei sistemi di telecomunicazione nel territorio di Guam, dove Washington mantiene ancora una delle sue principali basi militari del Pacifico. Stando ai dettagli pubblicati dall’azienda americana e dall’Agenzia per la sicurezza nazionale, il codice sarebbe stato individuato in contemporanea con il lavoro svolto dall’Fbi per esaminare i resti del presunto pallone spia cinese abbattuto dal Pentagono lo scorso febbraio. Attribuita al gruppo hacker Volt Typhoon, l’operazione rientrerebbe nei tentativi di Pechino di compromettere infrastrutture critiche in diversi settori strategici. Anche se per il momento Microsoft ha precisato di non aver riscontrato azioni malevole sulla base del codice, la notizia ha messo in allarme anche gli alleati regionali di Washington: l’isola di Guam rappresenta un avamposto strategico nel Pacifico, soprattutto nell’ottica di una possibile invasione cinese di Taiwan.

Ricercatore militare russo accusato di tradimento per aver passato segreti alla Cina

Il direttore del Khristianovich Institute of Theoretical and Applied Mechanics (ITAM), un istituto di ricerca militare russo, è stato arrestato con l’accusa di tradimento per aver fornito del materiale riservato a dei colleghi cinesi durante una conferenza scientifica in Cina, nel 2017. L’uomo si chiama Alexander Shiplyuck ed è stato incriminato insieme ad altri due membri dell’istituto, tutti esperti di tecnologia missilistica ipersonica. L’ITAM fa parte del complesso militare-industriale della Russia e collabora con diverse istituzioni internazionali, tra cui il China Aerodynamics Research and Development Center (CARDC), che si occupa della ricerca nel ramo dei jet da combattimento e dei missili ipersonici. Il direttore del CARDC è Wang Xunnian, maggior generale dell’Esercito popolare di liberazione cinese. Secondo i tre accusati le informazioni consegnate alla Cina non erano riservate, ma liberamente disponibili online, ipotesi sostenuta anche dai colleghi dell’ITAM. Il loro non è un caso isolato. Come riportato da Reuters, sono solo gli ultimi di una serie di scienziati russi arrestati con l’accusa di aver fornito segreti alla Repubblica popolare. Mosca ha interesse a non perdere il proprio vantaggio tecnologico, anche nei confronti di un paese “amico” come la Cina. Negli ultimi anni, infatti, Pechino “ha recuperato terreno” nella tecnologia ipersonica sia sulla Russia che sugli Stati Uniti, ha dichiarato a Reuters George Nacouzi, ingegnere aerospaziale.

Cina: sempre più scioperi e proteste da parte dei lavoratori

In Cina si sciopera sempre più frequentemente. Come riportato dal Guardian, dalla fine della politica Zero Covid i lavoratori cinesi, tornati stabilmente in fabbrica e negli uffici, hanno iniziato a protestare a ritmi notevoli. Secondo l’ONG China Labour Bullettin, solo in questi primi mesi del 2023 ci sono stati oltre 130 scioperi in tutto il paese, un dato già tre volte superiore a quello dell’intero 2022. E la stima – per le difficoltà nella raccolta dei dati – è da considerare molto al ribasso. La ragione principale per cui si protesta sono i salari: troppo bassi o pagati in ritardo. Nonostante l’economia cinese sia in ripresa, molte aziende hanno subito il colpo di tre anni di misure anti-pandemiche e sono a corto di liquidità. Le crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti inoltre non aiutano. Il governo centrale non permette l’esistenza di sindacati indipendenti, ma le proteste dei lavoratori contro capi e dirigenti delle aziende sono la normalità. Si tratta solitamente di manifestazioni contenute e non di ampia portata (come è invece successo lo scorso novembre alla Foxconn di Zhengzhou). Questo tipo di proteste “a volte può portare a piccole vittorie”, ha dichiarato Jeffrey Wasserstrom, professore all’Università della California, ma capita anche che “gli organizzatori vengano puniti”.

Hong Kong: cancellazioni in massa dal registro dei donatori di organi

Tra dicembre e aprile, circa 5.700 abitanti di Hong Kong hanno fatto domanda per ritirarsi dal registro dei donatori di organi della regione amministrativa speciale cinese. Più della metà di queste richieste non è risultata valida per questioni tecniche, ma le 2.880 cancellazioni riuscite hanno rappresentato un tasso “significativamente più alto” del normale, ha ammesso lo stesso governo di Hong Kong. Secondo il Guardian, a scaturire questa ondata di ritiri dal registro dei donatori potrebbe essere stata un’operazione di trapianto di cuore che ha salvato una bambina hongkonghese lo scorso dicembre. Il cuore le è stato donato da un bambino della Cina continentale, e questo ha portato le autorità di Hong Kong a pensare di istituire un registro di mutua assistenza con Pechino per facilitare eventuali donazioni di organi transfrontaliere in futuro. Un maggior legame dal punto di vista medico con la Cina continentale andrebbe a erodere ulteriormente l’autonomia di Hong Kong, sostiene il quotidiano britannico. Diversi hongkonghesi si sono riversati sui social dichiarando di non voler donare organi ai pazienti cinesi, anche perché diffidenti nei confronti del sistema sanitario di Pechino. Il capo dell’esecutivo di Hong Kong, John Lee, ha definito le cancellazioni “vergognose”.

Papa Francesco chiede “libertà” di culto per i cattolici cinesi

Nella giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina (24 maggio), papa Francesco ha chiesto “libertà” di culto per i cattolici cinesi, dedicando “un pensiero speciale per coloro che soffrono” a causa della loro fede. Ultimamente i rapporti tra il Vaticano e la Cina sono peggiorati. Nel 2018 la Santa Sede ha firmato un accordo con Pechino per la nomina dei vescovi nella Repubblica popolare, poi rinnovato a ottobre 2022. Come riportato da Asia News, però, l’ultima investitura episcopale in Cina autorizzata dalla Chiesa di Roma risale al settembre 2021. Ad aprile le autorità cinesi hanno inoltre nominato unilateralmente il vescovo di Shanghai, violando il patto con il Vaticano.

A cura di Francesco Mattogno e Alessandra Colarizi