Taiwan Files – Moon Festival, wargames, Pacifico, chip e spazio

In Asia Orientale, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

Carne da grigliare, pomelo e, ovviamente, mooncakes. Il tipico menù taiwanese dei giorni del Moon Festival non può certo fare a meno di questi tre indispensabili elementi. La festa di metà autunno, antica tradizione nata circa mille anni prima di Cristo con la dinastia Zhou occidentale, viene celebrata il quindicesimo giorno dell’ottavo mese del calendario cinese. Stavolta cade lunedì 20 settembre, a due giorni dall’equinozio d’autunno. Non sarà un Moon Festival del tutto tradizionale, a causa delle restrizioni sanitarie ancora in atto. A Taipei, per esempio, non si potranno fare barbecue sui numerosi parchi lungo i fiumi della città. Una tradizione in questo caso commerciale, nata qualche decennio fa su iniziativa di diversi brand, che differenzia le celebrazioni da quelle che si svolgono abitualmente nella Repubblica Popolare Cinese.  Ma comunque in molti, approfittando dei due giorni di festività attaccati al fine settimana, si mettono in viaggio per tornare dalle famiglie o dai genitori qualora vivano in luoghi diversi dell’isola.

I GIOCHI DI GUERRA HAN KUANG

Il weekend del Moon Festival chiude una settimana movimentata per gli abitanti di Taiwan. Mercoledì i residenti hanno ricevuto un sms di allerta che li avvertiva della simulazione di un attacco aereo, che tra le altre cose ha previsto l’atterraggio di velivoli militari in autostrada. Venerdì è stata la volta di un altro messaggio su delle esercitazioni di reazione a catastrofi naturali come terremoti. Qualche utente di Twitter ha sottolineato ironicamente la consuetudine dei veri terremoti che colpiscono l’isola (l’ultimo dei quali peraltro lunedì scorso), zona altamente sismica.

Da lunedì 13 a venerdì 17 settembre si sono infatti svolti gli Han Kuang (ne ho scritto qui per il Manifesto), i tradizionali test militari che coinvolgono tutte le componenti dell’esercito taiwanese. Nella prima giornata è stato simulato un attacco biochimico ed è stata testata la forza di combattimento in risposta a un primo tentativo di assalto. Sono entrati in azione i Mirage 2000s e gli F-16V, mentre i P-3C andavano a caccia di sottomarini. Si sono poi raggruppati nella base sotterranea antiatomica nei pressi della città di Hualien, sulla costa orientale dell’isola, che può accogliere fino a 200 aerei. Martedì si sono testate le capacità di reazione a uno sbarco anfibio e le strategie di difesa delle infrastrutture critiche, con la messa in scena di un attacco agli impianti i telecomunicazione chiave nel nord di Formosa. Un tema sensibile, visto che il recente report annuale del ministero della Difesa sostiene che la Cina sarebbe in grado di «paralizzare» le difese militari taiwanesi e di bloccare le comunicazioni del comando marittimo e di quello aereo, nonché quelle con le diverse isole minori sotto il controllo di Taipei. Sono state realizzate anche manovre notturne di veicoli blindati a est. Si è proseguito poi con altri test aerei, navali e terrestri. Tra gli scenari presi in considerazione dalle esercitazioni anche un «decapitation strike» presso l’ufficio presidenziale di Taipei. Gli Han Kuang arrivano in un momento delicato per i rapporti sullo Stretto.

La prima volta che si sono svolti, nel 1984, nella Repubblica di Cina, Taiwan, vigevano ancora un sistema a partito unico e la legge marziale. Il Guomindang non aveva accantonato il desiderio di riappropriarsi della Cina continentale. Oggi, come certificato dall’ultimo report della Difesa di cui abbiamo parlato nella prima puntata di Taiwan Files, i rapporti di forza sono sempre più sbilanciati a favore di Pechino.

Tsai Ing-wen ha dichiarato che le forze armate taiwanesi sono “pronte a rispondere a qualsiasi minaccia” e ha descritto gli Han Kuang come una prova che i taiwanesi sono determinati a difendersi (del centrale tema della volontà difensiva avevo scritto in un recente commentary per ISPI, qui). Ma dagli Stati Uniti si sostiene che gli Han Kuang mettano in risalto non tanto i punti di forza quanto quelli di debolezza della capacità militare taiwanese. Come scritto sul Manifesto, gli Usa continuano a invitare Taipei ad aumentare la spesa militare e a fare come Israele. Nei giorni scorsi, è stato annunciato un aumento di 9 miliardi di dollari di investimenti per la difesa, con il fondamentale capitolo della produzione di missili.

I “wargames” si sono svolti in seguito a una visita nel Maryland del ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu e del segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale Willington Koo sono stati negli Usa. Un viaggio non pubblicizzato, durante il quale secondo il Financial Times avrebbero incontrato ufficiali di alto livello del governo americano. Al centro dei colloqui difesa e sicurezza. Il tutto mentre l’amministrazione Biden considera la possibilità di concedere il cambio di nome dell’ufficio di rappresentanza di Taipei a Washington, includendo la parola «Taiwan».

Sui media cinesi si insiste sempre di più sulla possibilità di mandare dei caccia a sorvolare direttamente il territorio di Taiwan. Le incursioni si registrano ormai su base quotidiana, ma la Cina non riconosce l’esistenza di uno spazio aereo taiwanese. Il passaggio avviene però al largo e un ipotetico sorvolo della terraferma romperebbe decenni di status quo, che secondo Pechino sarebbe in realtà violato dai rapporti tra il Partito democratico progressista di Tsai Ing-wen e gli Usa. La mossa rappresenterebbe un rompicapo strategico per Taipei: in caso di abbattimento si potrebbe arrivare a un’escalation. Per ora solo ipotesi, spinte anche dalle necessità retoriche di una Cina che vede un Pacifico sempre più affollato. Nel frattempo, di certo i sempre più frequenti sorvoli nello spazio aereo taiwanese (che Pechino non riconosce) aumentano i costi gestionali e psicologici di Taipei.

 

PACIFICO NON TANTO PACIFICO

Intanto, le acque di Pacifico e mar Cinese meridionale si fanno sempre più affollate. Mercoledì sera Joe Biden, Boris Johnson e Scott Morrison hanno annunciato la nascita di Aukus, un nuovo patto di difesa che unisce Stati Uniti, Regno Unito e Australia.  L’accordo, definito «storico» dalla Casa Bianca, è teso al rafforzamento di una partnership nell’Asia-Pacifico già esistente de facto. Prevede un passo in avanti sulla cooperazione nelle tecnologie militari avanzate e, soprattutto, il sostegno a Canberra per lo sviluppo di sottomarini a propulsione nucleare. «Omaggio» che ha portato il governo di Scott Morrison a stracciare un contratto firmato con la Francia per l’acquisto di 12 sottomarini d’attacco per una cifra superiore ai 35 miliardi di euro.

Ovviamente la mossa ha dei riflessi anche su Taiwan. Il governo di Taipei ha accolto la notizia positivamente e un portavoce del ministero degli Esteri ha fatto notare con cautela che Johnson non ha escluso un possibile coinvolgimento militare a fronte di una guerra nell’area. La domanda gli è stata posta dall’ex primo ministro Theresa May: “Quali sono le implicazioni di questo patto in merito alla posizione del Regno Unito se la Cina tentasse di invadere Taiwan?”, ha domandato l’ex leader dei Tory. Johnson ha sottolineato l’importanza del “diritto internazionale”, che Londra “resta determinata a difendere. Questo è il consiglio forte che daremo ai nostri amici in tutto il mondo e il consiglio forte che daremo al governo di Pechino”.

Intanto, il 24 settembre si svolgerà a Washington il primo summit «fisico» dei leader del Quad, la piattaforma di dialogo (soprattutto militare) Usa-Giappone-India-Australia che Biden sta cercando di strutturare in modo più concreto. Verrebbe da chiedersi quale può essere la relazione tra Aukus e Quad. Per riuscire davvero ad attrarre gli attori regionali la piattaforma deve essere «pro Asia, non anti Cina», ha scritto Zachary Durkee su The Diplomat. Da qui il tentativo di includere nuovi capitoli di collaborazione oltre a quello prettamente militare, viste anche le ritrosie di Giappone e soprattutto India nel rendere il Quad una «Nato asiatica». Quantomeno a livello esplicito. Da qui anche la nascita dell’Aukus, con un Regno unito che vuole tornare a essere «global» dopo la Brexit e un’Australia esasperata dalle ritorsioni commerciali e diplomatiche di Pechino.

Taiwan ha incassato anche la citazione nella strategia sull’Indo Pacifico annunciata dall’Unione europea, in realtà arrabbiata per l’annuncio su Aukus. Il passaggio su Taipei, seguendo un documento approvato dalla commissione affari esteri nelle scorse settimane che sollecita il parlamento europeo a rafforzare i legami bilaterali è significativo: “L’Ue continuerà anche le sue intense relazioni commerciali e di investimento con partner con i quali non ha concluso accordi commerciali e di investimento, come Taiwan”. Con riferimento speciale al tema dei semiconduttori. Il ministero degli Esteri di Taiwan ha accolto favorevolmente il piano e ha esortato l’Ue a iniziare presto una valutazione d’impatto, un esercizio di valutazione e consultazioni pubbliche in preparazione di un possibile accordo bilaterale di investimento.

Di segno opposto, come prevedibile, la reazione di Pechino. “Siamo fermamente contrari alla firma parte di qualsiasi paese di un accordo con la regione cinese di Taiwan che abbia un significato sovrano e una natura ufficiale. La posizione della Cina su questo tema è chiara e ferma”, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian.

Per approfondire: di questi argomenti ho scritto per Il Manifesto (qui) e La Stampa (qui) e ne ho parlato durante una puntata di “Nessun luogo è lontano” su Radio 24 (qui).

 

GEOPOLITICA TAIWANESE TRA EUROPA CENTRO-ORIENTALE, CENTROAMERICA E VACCINI

Dal punto di vista diplomatico, Taipei osserva con preoccupazione a quanto può accadere in Honduras, dove si vota per le elezioni presidenziali a novembre. Le relazioni bilaterali durano da 80 anni ma ora la principale candidata di opposizione al voto, Xiomara Xastro del partito di sinistra Libre, ha già annunciato che in caso di vittoria cercherà di stabilire relazioni diplomatiche ufficiali con Pechino, di conseguenza tagliando quelle con Taipei.

Intanto, il governo taiwanese organizza un tour diplomatico in Europa centro-orientale. Una delegazione visiterà nelle prossime settimane tre paesi dell’area: Slovacchia, Repubblica Ceca e Lituania. Tutti e tre hanno spedito dei vaccini a Taiwan nelle scorse settimane e tutti e tre hanno raffreddato i rapporti con Pechino. La Lituania è anche uscita dal meccanismo 17+1 e ha garantito la possibilità di aprire un ufficio diplomatico taiwanese nella sua capitale Vilnius. Mossa che ha portato al richiamo dell’ambasciatore cinese e al forte stop ai rapporti commerciali con la Repubblica Popolare.

A proposito di vaccini, come già accaduto nel caso di Pfizer, una società cinese è in procinto di acquisire la licenza esclusiva per la distribuzione a Taiwan di un vaccino mRna anti-Covid. Si tratta della biofarmaceutica Everest e il siero in questione è quello della canadese Providence, ancora in fase di sviluppo. Everest ha acquistato la licenza al prezzo di 100 milioni di dollari.

Per approfondire il tema della campagna vaccinale taiwanese: ad agosto ho scritto un commentary per ISPI (qui).

 

SEMICONDUTTORI E SPAZIO

Continua l’espansione dell’industria dei semiconduttori taiwanese. Il leader mondiale Tsmc ha annunciato la prossima apertura di un nuovo stabilimento a Kaohsiung, seconda città dell’isola. Nel corso di una visita all’Organizzazione spaziale di Hsinchu, Tsai ha invece esortato i produttori del settore di dedicarsi alla catena di approvvigionamento dell’industria spaziale. Il governo taiwanese ha anche approntato uno Space Development Act, che prevede investimenti per circa 905 milioni di dollari nei prossimi dieci anni.

Il gruppo petrolifero e del gas tailandese PTT ha firmato un accordo di joint venture con il principale produttore di elettronica a contratto, la taiwanese Foxconn. per produrre veicoli elettrici, spingendo la strategia di Bangkok di trasformare la seconda economia del sud-est asiatico nel primo produttore ed esportatore di veicoli elettrici della regione. La PTT di proprietà statale e il produttore taiwanese produrranno veicoli elettrici e parti correlate a partire dal 2023.

 

Segnalazioni:

Dal 23 al 26 settembre si svolge la nuova edizione di Flowers of Taiwan al MAXXI di Roma. Qui il programma.

 

Di Lorenzo Lamperti

Le puntate precedenti di Taiwan Files

Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi

Super tifoni, venti militari, brezze elettorali e aliti di storia