Nell’anno della successione politica in Cina, cresce il malcontento contro i poteri della casta: a Guangzhou si è svolta una protesta, con arresti da parte delle forze di polizia, per chiedere ai governanti di rivelare i propri patrimoni economici Alcune persone sono state arrestate dalla polizia a Guangzhou (Canton) per aver protestato per strada, chiedendo al presidente della Repubblica Popolare Hu Jintao di rivelare i suoi – e quelli degli altri funzionari di Partito – beni economici.
Si tratta di alcuni giovani, subito fermati e arrestati dalle autorità, che confermano come il clima in Cina sia ancora surriscaldato, in vista della successione politica. Rallentamento dell’economia e critica sempre più aperta dei privilegi della casta al potere, i segnali di un malcontento popolare che dal web affiora anche nella vita reale.
“Con piccoli pezzi di carta e cartelli di cartone di grandi dimensioni che richiedono riforme politiche”, ha scritto oggi 5 aprile il South China Morning Post, due giovani cinesi hanno effettuato una rapida protesta a Canton.
Tra le scritte proposte “Nessun voto, nessun futuro” e “uguaglianza, giustizia, libertà, diritti umani, Stato di diritto, democrazia”. Secondo quanto riportato dal quotidiano di Hong Kong, Xiao Yong, di 37 anni, attivista dei diritti umani, sarebbe scomparso nel pomeriggio di martedì scorso. E con lui altri tre giovani, Ou Ronggui, Chong Yang e Huang Wenxun, non sarebbero raggiungibili da ieri.
Tang Jingling, un attivista di Canton, ha detto al South China Morning Post che Huang, uno studente della Sun Yat-sen University, è stato arrestato e portato in una stazione di polizia nel distretto di Haizhu. La moglie di Xiao, che ha chiesto di restare anonima, ha detto che la polizia ha emesso un avviso di detenzione nei suoi confronti martedì.
La moglie ha spiegato che Xiao era stato arrestato con l’accusa di essere coinvolto in una “assemblea illegale” e che sarebbe stato rinchiuso in un centro di detenzione locale. “Ha scattato solo alcune foto e non aveva con sé alcun cartello", ha detto, aggiungendo che avrebbe assunto un avvocato dato che non le sarebbe stato permesso di fargli visita.
La richiesta di diffondere i propri patrimoni è un argomento molto caldo e sentito in Cina: “la divulgazione di informazioni finanziarie personali dei funzionari pubblici è considerata un mezzo efficace di lotta contro la corruzione, ma non è obbligatorio”, ha scritto il South China Morning Post.
L’attuale meccanismo di comunicazione esistente circa le attività dei funzionari, consente di mantenere il più stretto riserbo sui propri patrimoni economici personali, nonché sulla propria famiglia. “Anche se il premier Wen Jiabao ha chiesto esplicitamente lo scorso anno che venisse portata avanti la possibilità di conoscere le dichiarazioni patrimoniali, il l’invito non è finito in nessun calendario di azioni del governo”, secondo quanto dichiarato da Wu Yuliang, vice segretario della Commissione Centrale per l’Ispezione disciplinare nell’ambito del Comitato centrale del PCC, un organismo anti corruzione.
Circa 180 utenti di Internet che il mese scorso hanno firmato una petizione invitando il governo a rendere pubblici tali dati economici, sono stati invitati a bere una tazza di tè – un eufemismo per indicare una convocazione ad un posto di polizia per un interrogatorio– secondo quanto ha affermato uno dei firmatari, Guo Yongfeng, un blogger di Shenzhen. L’analista politico Yongmiao Chen ha detto che il più grande ostacolo alla dichiarazioni patrimoniali da parte dei funzionari risiede “negli interessi delle classi privilegiate”.
[Scritto per Lettera43 ]