dialoghi- cina meta per giovani cantanti cinesi

Dialoghi – Italia, meta di studio per giovani artisti e cantanti cinesi

In Dialoghi: Confucio e China Files by Camilla Fatticcioni

L’Italia, patria di Puccini, è meta di molti aspiranti artisti e cantanti cinesi che sognano di fare carriera nell’industria creativa. Programmi come il progetto Turandot sono stati studiati per facilitare l’ingresso in Italia di studenti cinesi che desiderano accedere alle istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale. Il terzo appuntamento della serie dedicata alle tendenze giovanili, per la rubrica “Dialoghi: Confucio e China Files”, curata in collaborazione con Istituto Confucio di Milano.

Per alcuni giovani cinesi il canto è molto di più di una serata di svago al KTV con gli amici: è una carriera tanto ambita quanto competitiva. Sono numerose le ragioni che spingono gli studenti cinesi a scegliere l’Italia come meta per il loro percorso universitario e in molti vedono l’esperienza di studi italiana come un trampolino di lancio per la loro carriera artistica.

Non è un caso che l’accordo sancito nel 2009 tra il governo cinese e quello italiano prenda il nome da una celebre opera di Puccini. Il progetto Turandot consente agli studenti cinesi di accedere alle istituzioni accademiche italiane di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM) senza dover certificare una previa conoscenza della lingua italiana. Come per il programma Marco Polo, istituito nel 2006 per gli altri programmi universitari, gli studenti cinesi possono immatricolarsi e ottenere un visto studentesco a condizione che si iscrivano a corsi di lingua propedeutici.

Secondo le statistiche del “Global Flow of Tertiary-Level Students” dell’UNESCO, l’Italia è al quarto posto nelle mete europee più scelte dai giovani della Repubblica popolare e all’undicesimo nel mondo. Nel 2022 sono arrivati in Italia 54.855 studenti internazionali, di cui 11.965 cinesi. Il loro numero è in costante crescita anche grazie alle agevolazioni previste dai progetti Marco Polo e Turandot, che hanno reso più accessibile e semplice l’immatricolazione e la richiesta di visti di studio per l’Italia. Per molti concludere un percorso di studio all’estero rappresenta un’alternativa più agile al tanto temuto esame Gaokao (高考 gāokǎo), il cui punteggio determina la possibilità di accedere o meno a determinate università in Cina (al sistema di istruzione superiore abbiamo dedicato una puntata di Dialoghi).

Durante l’anno accademico 2022/2023, le domande per il programma Turandot sono state il 79% del totale. Oltre all’importanza che le discipline artistiche e musicali ricoprono nel nostro paese, ciò è dovuto anche al fatto che nella Repubblica popolare cresce l’interesse per le professioni legate al settore culturale e creativo. In particolare dal 2008-2009, durante i primi segnali della crisi economica globale, il governo cinese ha adottato una serie di politiche mirate a favorire la diversificazione dell’economia del paese: in aggiunta alla promozione dei settori ad alta tecnologia, le autorità hanno prestato attenzione allo sviluppo delle industrie culturali e creative.

Ma le offerte formative inerenti all’industria creativa restano ancora piuttosto limitate e gli studenti universitari preferiscono maturare le loro conoscenze all’estero per far fronte ad un mercato lavorativo sempre più competitivo. Un consistente curriculum maturato in Europa facilita di molto la ricerca del lavoro per i giovani che intendono tornare in patria. Soprattutto in un contesto come quello attuale, dove le opportunità per i neolaureati sono piuttosto magre. Ad esempio, gli insegnanti di canto in Cina che hanno frequentato conservatori in Italia guadagnano molto bene. Nel Conservatorio Cherubini di Firenze per un’ ora di lezione privata di canto si arriva anche a chiedere fino a 200/300 euro.

Nonostante i corsi propedeutici di Italiano, la padronanza della lingua resta comunque una delle difficoltà principali. Gli studenti che arrivano in Italia con il progetto Turandot sono tenuti a frequentare un corso di italiano per almeno 10 mesi. L’obiettivo è quello di arrivare a un livello B1, che il più delle volte si rivela insufficiente per poter frequentare con successo un conservatorio o un’accademia d’arte. Percorsi come il canto lirico richiedono una conoscenza avanzata della lingua, spesso testata all’ammissione con prove orali e di comprensione di testi tecnici complessi.

Ma non è raro che chi sceglie di studiare canto arrivi in Italia con una conoscenza musicale già matura. Fin dalla giovane età, sempre più famiglie di classe medio-alta spingono i figli a intraprendere studi musicali extracurriculari. E per molti l’idea è proprio quella di iniziare a studiare l’opera italiana in conservatorio, in Cina, per poi proseguire con studi specialistici nel nostro paese. Le mete più gettonate per studiare canto sono Roma, Bari, Bologna, Milano e Firenze, città che ospitano i conservatori più prestigiosi, ma anche dove è difficile accedere.

I sogni musicali sembrano interessare non solo le giovani menti. Nel 2020, Pechino ha investito 17 miliardi di dollari nell’ organizzazione di eventi e spettacoli di musica dal vivo, con l’aspirazione di diventare capitale internazionale della musica entro il 2025.