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In Cina e Asia – Sicurezza alimentare: Xi prepara la Cina alle crisi del futuro

In Notizie Brevi, Uncategorized by Redazione

I titoli di oggi:

  • Sicurezza alimentare: Xi Jinping prepara la Cina alle crisi del futuro
  • Hong Kong, nuovi arresti e accuse per giornalisti e attivisti
  • Serbia, primo paese europeo a ricevere sistema missilistico cinese?
  • Cina e videogiochi, revocato lo stop ai nuovi titoli
  • Cina: “Il cambio di guardia in Pakistan non lede la solida amicizia”
  • India, crescono le tensioni tra comunità indù e musulmane  

 

Il presidente cinese Xi Jinping è stato in visita ufficiale sull’isola di Hainan lo scorso fine settimana. Tra i siti visitati, alcune eccellenze del territorio come lo Yazhou Bay Seed Laboratory. La ricerca sulle sementi è una delle strategie chiave in tema di sicurezza alimentare, a cui Pechino lavora assiduamente davanti all’acuirsi delle crisi energetiche e delle catene di approvvigionamento. Inoltre, l’avanzamento della Cina come campione globale dell’ingegneria genetica delle colture rappresenta un’opportunità storica.

Il South China Morning Post ha dedicato un approfondimento anche alla riforma del mercato interno dei beni alimentari, che Pechino punta a trasformare in un mercato unico. Le nuove linee guida diffuse dal Comitato Centrale del Partito Comunista e dal Consiglio di Stato domenica, infatti, mirano a promuovere produzione, distribuzione, circolazione e consumo più efficienti. Davanti alla frammentazione del mercato interno, le ultime mosse dovrebbero saper rispondere alla necessità della Cina sia di essere più autosufficiente, che di garantirle un ruolo importante nel mondo.

Hong Kong, nuovi arresti e accuse per giornalisti e attivisti

Si stringe il cerchio intorno agli honkonghini “sovversivi”.  È quanto accaduto nell’ex colonia britannica nella giornata di lunedì 11 aprile, quando la Polizia ha arrestato il giornalista e accademico Allan Au. L’uomo ha scritto per le (oramai chiuse) testate Apple Daily e Stand News ed è noto per aver scritto diversi articoli critici. “Non abbiamo ancora raggiunto il 2047”, ha commentato in uno dei suoi ultimi pezzi, “ma il 2047 è arrivato davanti ai nostri occhi”. Maya Wang, ricercatrice di Human Rights Watch, ha affermato su Twitter che l’arresto di Au, un “giornalista moderato e commentatore politico”, ha inviato il messaggio a tutti i giornalisti di Hong Kong che “nessuno è al sicuro”.

Il fermo avviene sempre nel panorama della Legge di sicurezza nazionale, sebbene sotto il cappello delle accuse si parli di “sedizione”. La legge del 2020, infatti, più che contenere il dissenso permette di riesumare le leggi coloniali e di adattarle in fase di giudizio. La legge sulla sedizione veniva utilizzata anche dalle autorità coloniali per perseguire gli agitatori politici e i presunti affiliati al Partito comunista cinese, ma cadendo in disuso negli anni Settanta. Nell’ultima settimana la Polizia di Hong Kong ha arrestato altre sei persone, tra cui l’attivista Max Chung Kin-ping. L’uomo è colpevole di aver organizzato l’assemblea aperta di Yuen Long, evento a cui parteciparono almeno 288 mila persone e definito dalle autorità un “momento violento” che la Polizia “non perdonerà mai”. Rischia fino a cinque anni di carcere.

Serbia, primo paese europeo a ricevere sistema missilistico cinese?

Sono giorni di attività frenetica nel quadro dei rapporti diplomatici tra Pechino e Belgrado. Domenica 10 aprile sono atterrati all’aeroporto Nikola Tesla sei aerei da trasporto dell’aeronautica cinese. La mossa, che serviva a consegnare il sistema missilistico HQ-22, viene osservata con attenzione dagli analisti. “I cinesi hanno portato avanti una dimostrazione di forza”, ha commentato l’analista militare serbo Aleksandar Radic. La presenza della Cina sui mercati delle armi di Serbia e Turchia lascia perplessi anche gli osservatori esterni. Nel 2020, per esempio, i funzionari Usa avevano avvertito Belgrado che scegliere la Cina avrebbe significato non allinearsi agli standard occidentali, e di conseguenza rimandare ancora l’ingresso in Unione Europea (la Serbia ha fatto domanda tredici anni fa).

Nel frattempo, il ministro degli Esteri Wang Yi ha parlato con il ministro degli Esteri serbo Nikola Selakovic nella giornata di venerdì 8 aprile. Anche in quell’occasione Pechino ha riaffermato il proprio appoggio al posizionamento del presidente Aleksandar Vucic. Il leader serbo è stato lodato per aver mantenuto una posizione distaccata dalle richieste di allineamento in merito alla guerra in Ucraina. La Cina, riportano i media cinesi, sostiene lo sviluppo della Serbia e la sua posizione nei contesti multilaterali. Tra le critiche rivolte alle organizzazioni internazionali, Wang Yi cita anche “la politicizzazione dei diritti umani”.

Cina e videogiochi, revocato lo stop ai nuovi titoli

Buone notizie per l’industria videoludica in Cina. Il governo cinese ha revocato il congelamento delle licenze di distribuzione per videogiochi e ha dato il via libera alla commercializzazione di nuovi titoli. Lo scorso luglio la National press and publication administration (Nppa), l’ente regolatore della vendita e distribuzione di prodotti editoriali e audiovisivi nella Repubblica popolare cinese, aveva infatti interrotto la concessione di licenze per la distribuzione di nuovi videogiochi in risposta alla crescente preoccupazione delle autorità cinesi per la dipendenza da videogiochi, che alcuni media di stato avevano definito “oppio della società”.

L’industria dei videogiochi in Cina conta circa 720 milioni di gamers, di cui 110 milioni sono minorenni. Per proteggere gli utenti più giovani il governo cinese ha più volte invitato i developers a creare prodotti privi di violenza che riflettano “valori sociali positivi”, mentre lo scorso agosto ha imposto delle limitazioni all’utilizzo dei videogiochi da parte di minori. Non è la prima volta che il governo cinese interrompe la pubblicazione di nuovi videogiochi. Nel 2018 lo stop ai nuovi titoli era durato 9 mesi mentre con l’approvazione nella giornata di martedì 11 aprile di 45 nuovi titoli, la Nappa ha posto fine agli 8 mesi di digiuno di creatività videoludica che hanno messo in difficoltà le piccole e medie imprese del settore.

Nessuno dei giochi approvati (degli 87 proposti) è di proprietà di Tencent Holdings o NetEase, le due principali case di produzione di videogiochi cinesi. Lo stop alla distribuzione di nuovi videogiochi si inserisce nella più ampia campagna di rettificazione dell’industria digitale in Cina, che oltre a regolamentare l’attività delle big tech operative nella Rpc punta ad armonizzare i contenuti disponibili online e a limitare gli eccessi, anche nell’utilizzo di videogiochi. Secondo quanto riporta il South China Morning Post l’allentamento delle restrizioni alla distribuzione di videogiochi potrebbe segnalare una fase di rilassamento delle restrizioni in campo tecnologico dopo la massiccia legiferazione che ha caratterizzato il 2021. Tuttavia, dalla scorsa estate sono 14 mila gli studios e le aziende collaboratrici nella produzioni di videogiochi ad aver chiuso i battenti a seguito del nuovo stringente assetto normativo, mentre le piattaforme di livestreaming come Bilibili continuano a vietare gli stream di alcuni titoli famosi (da ultimi GTA e The Witcher 3) etichettandoli come “violenti” per non entrare nel mirino degli enti regolatori.

Cina: “Il cambio di guardia in Pakistan non lede la solida amicizia”

Quella con il Pakistan è una “solida amicizia”. Il cambio di guardia ai vertici del paese non avrà effetti negativi per le relazioni con la Cina. Questa la posizione cinese dopo la recente mozione storica di sfiducia nei confronti del premier pakistano Imran Khan, che verrà rimpiazzato dal candidato della coalizione d’opposizione Shehbaz Shairf.

Pechino si è detta fermamente dedita a mantenere rapporti amichevoli con il vicino asiatico, invitando però il paese a “salvaguardare la stabilità generale e lo sviluppo del paese”. Come riportato dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, all’indomani del voto con lui l’Assemblea nazionale pakistana ha scelto il nuovo primo ministro, “in qualità di vicino e forte amico del Pakistan, ci auguriamo sinceramente che tutte le fazioni manterranno l’unità e lavoreranno per proteggere la stabilità del paese”. La relazione tra Pakistan e Cina è stata più volte descritta dal presidente cinese Xi Jinping come una “fratellanza di ferro”, mentre il Pakistan descrive il rapporto con Pechino come “più alto dei monti, più profondo dei mari e più dolce del miele”.

Diversi analisti confermano che il cambio di potere ai vertici pakistani non dovrebbe comportare grandi sconvolgimenti nelle relazioni bilaterali tra Cina e Pakistan, considerato che i buoni rapporti tra i due paesi sono intrecciati su diversi piani, da quello militare a quello sociale. Come notano fonti citate dal South China Morning Post, il nuovo premier potrà inoltre avere una relazione privilegiata con Pechino, avendo servito come ministro della provincia del Punjab ed essendosi occupato così da vicino del corridoio economico Cina-Pakistan (China-Pakistan Economic Corridor, Cpec). Altri osservatori notano invece che la nuova leadership pakistana potrebbe voler ricucire i rapporti con gli Stati Uniti e con l’India, servendo potenzialmente così da ponte tra la Cina e i due rivali.

India, crescono le tensioni tra comunità indù e musulmane

Nel fine settimana gli scontri tra comunità religiose in India hanno scosso l’opinione pubblica globale. Durante i festeggiamenti del Ram Navami, festa della tradizione induista, alcuni uomini hanno attaccato un corteo con delle pietre. Nel Madhya Pradesh più di 35 persone sono rimaste ferite in scontri simili, complice la volontà di alcuni membri della comunità indù di “vendicare” sui concittadini islamici quanto accaduto. Gli eventi hanno portato il governo a imporre il coprifuoco e vietare gli assembramenti. A contribuire a questa accelerazione dei conflitti interni è stata anche la retorica del presidente Narendra Modi, che ha fatto dell’ultranazionalismo indù una delle chiavi del suo successo nel paese. Anche il segretario di Stato americano Anthony Blinken è intervenuto sul tema nella giornata di lunedì 11 aprile (fuso di Washington), promettendo di “impegnarsi con i partner indiani sui valori condivisi” per fare chiarezza sull’escalation della violenza tra gruppi religiosi e le violazioni dei diritti umani da parte di Polizia e personale carcerario.

Il presidente Usa Joe Biden ha parlato con Modi in merito alla guerra in Ucraina nella giornata di martedì 12 aprile. Washington ha invitato il partner asiatico a non intensificare le importazioni di petrolio e gas dalla Russia. I due leader hanno promesso di mantenere alte le relazioni tra Stati Uniti e India, anche in preparazione al prossimo incontro di persona in occasione del summit Quad del 24 maggio.  Nessuna richiesta esplicita è stata avanzata dagli Stati uniti in merito alle forniture energetiche e militari ricevute dalla Russia.

A cura di Sabrina Moles e Lucrezia Goldin