Cina e Pakistan. Un’amicizia ‘più dolce del miele’

In Uncategorized by Simone

Tremila chilometri di autostrade, ferrovie e oleodotti che, collegheranno la regione più occidentale della Cina al porto pachistano di Gwadar. L’accesso sul mare arabico, accorcerà le distanze tra la Repubblica popolare, Medio Oriente e Europa. Ma per gran parte del suo percorso passerà per il Belucistan, una delle regioni più instabili al mondo.
L’amicizia sino-pachistana è più alta delle montagne, più profonda degli oceani, più dolce del miele e più forte dell’acciaio”. Con questi cartelloni celebrativi, il Pakistan ha accolto il presidente cinese Xi Jinping, in visita ufficiale. Porta con se quasi 46 miliardi di dollari da investire in energia e infrastrutture. Si tratta di costruire una rete di tremila chilometri di autostrade, ferrovie e oleodotti che, collegheranno la regione più occidentale della Cina al porto pachistano di Gwadar. L’accesso sul mare arabico, accorcerà le distanze tra la Repubblica popolare, Medio Oriente e Europa. Una moderna versione dell’antica via della seta, il sogno cinese di un rinascimento nazionale.

Si tratta di un progetto di dimensioni colossali che, se portato a termine, potrebbe ridisegnare le mappe della geopolitica del continente euroasiatico. Ma già economicamente vuole dire molto per i due paesi. Poiché la gran parte dei lavori saranno affidati ad aziende cinesi, per la Repubblica popolare potrebbe essere uno stimolo all’economia nazionale che cresce a ritmi sempre più lenti. E il Pakistan, dal canto suo, potrebbe risolvere importanti problemi come la scarsità di energia (alcune aree del paese soffrono di frequenti black out che arrivano a 18 ore al giorno) o la carenza di infrastrutture a cui è attribuito la perdita di sei punti percentuali di pil. Di fatto è molto di più dei 31 miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno investito nella regione dal 2002, gran parte dei quali erano vincolati a spese militari per mantenere la stabilità nella regione. La Cina, dal canto suo investe 37 miliardi in progetti atti a generare 16mila megawatt di energia elettrica e quasi dieci miliardi in infrastrutture.

È evidente che gli investimenti porteranno anche a un ribaltamento delle influenze politiche. Lo si vede dall’accoglienza trionfale che il Pakistan ha riservato al presidente cinese. Una flotta di jet ha guidato l’aereo presidenziale nell’atterraggio e il presidente è stato accolto da parate civili e militari. La via dall’aeroporto a Islamabad era decorata da bandiere delle due nazioni e ritratti di Xi Jinping. L’alleanza tra i due stati era già piuttosto forte. Il mese scorso, con l’acquisto di otto sottomarini cinesi, il Pakistan è diventato il maggior acquirente di armi della Repubblica popolare. E sono già quattro anni che la Cina è il maggiore partner commerciale pachistano, superando Stati Uniti e Emirati arabi.

Ma c’è un però che i media trionfalistici dell’una e dell’altra parte hanno dimenticato di sottolineare. Gran parte del cosiddetto corridoio economico sino-pachistano dovrà passare per il Belucistan. È l’area più povera del Pakistan, ma al tempo stesso è la più ricca di risorse naturali e sede di minoranze etniche che lottano per l’indipendenza sin dalla fondazione del Pakistan. Operai e ingegneri cinesi sono già stati attaccati da piccole pattuglie dell’Esercito di liberazione del Belucistan. I separatisti accusano il governo di sfruttare le risorse naturali della regione senza dare niente in cambio alla popolazione locale. Il governo nega, ma già si parla di un commando speciale di 12mila uomini che dovrebbe proteggere gli operai cinesi da eventuali attacchi. È una regione difficile che gli Stati Uniti non sono riusciti a stabilizzare nonostante gli sforzi. Bisogna vedere se il pragmatismo cinese riuscirà dove l’America ha fallito.

[Scritto per il Fatto Quotidiano; Photo by @adamjdean]