In Cina e Asia – Le proteste anti-Trump dividono la Cina

In Notizie Brevi by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

-Le proteste anti-Trump dividono la Cina
-«The chairman of everything» colpisce ancora
-17,86 milioni di nuovi nati nel primo anno di politica dei due figli
-Pechino (ri)dichiara guerra ai VPN
-Nel 2017, Cina meno export-oriented dell’India
-In aumento la «gioventù del nido vuoto»
-Toshiba in crisi, prova a monetizzare da vendita azioni
 

Le proteste anti-Trump dividono la Cina

La cerimonia di inaugurazione che ha sancito l’inizio del governo Trump non è stata trasmessa in Cina (una traduzione scritta del discorso è circolata su WeChat), ma l’opinione pubblica cinese non è rimasta silente. E’ stata sopratutto la marcia contro The Donald ad aver catturato l’attenzione di media e popolo del web. «Osservando le proteste contro Trump, i cinesi hanno avvertito che la spaccatura negli Stati Uniti sta diventando sempre più grave e cominciano a mettere in discussione l’affidabilità e l’universalità del sistema democratico occidentale», scrive il Global Times. Il tabloid spiega che le femministe cinesi si sentono rinvigorite dalla manifestazione di sabato, e alcune hanno lamentato il fatto che mentre nel resto del mondo le donne si battono per i loro diritti, in Cina rimangono troppo spesso in silenzio. Ma la maggior parte dei netizen è concorde nel ritenere che 2 milioni di persone non bastano a rappresentare l’opinione delle donne di tutto il mondo. «Non vogliamo dire che il sistema politico cinese sia perfetto, ma almeno le donne cinesi percepiscono lo stesso stipendio dei loro colleghi uomini, mentre le donne americane stanno ancora combattendo per ‘avere la stessa paga per lo stesso lavoro», scrive l’utente gyq392005, «sosteniamo la marcia delle donne americane, ma non siamo d’accordo sul fatto che gli Stati Uniti abbiano un sistema politico migliore del nostro». Per alcuni analisti le proteste starebbero a evidenziare la fragilità della democrazia occidentale: quando l’economia cresce la gente appoggia entusiasta il sistema liberale, quando si incontrano fasi negative è pronta persino a contestare l’esito di elezioni democratiche.

All’indomani dell’Inauguration Day, la stampa cinese ha invitato alla cooperazione non solo in campo economico, ma anche in riferimento a sfide globali non tradizionali come terrorismo, cybersicurezza e cambiamenti climatici. Ma, come chiarisce la Xinhua, «la cooperazione necessita che venga rispettata la linea di fondo dell’altro. La determinazione della Cina a salvaguardare i suoi interessi fondamentali, rappresentati da Taiwan e le isole del Mar Cinese Meridionale, è sempre stata forte».


«The chairman of everything» colpisce ancora

Domenica i media di stato hanno annunciato al nascita di una nuova commissione incaricata di gestire lo scambio di tecnologia e risorse tra le forze militari e il settore civile. La nuova agenzia, diretta dal presidente Xi Jinping – che è già capo della Commissione militare centrale, avrà anche lo scopo di demilitarizzare alcuni asset dell’esercito, in uno sforzo volto a rioridinare i conti delle forze armate e a combattere la corruzione. L’obiettivo finale è quello dichiarato nell’ambito della massiccia riforma militare lanciata nel gennaio 2016: «gettare le basi necessarie a rendere l’Esercito popolare di liberazione di prim’ordine». Intanto Xi Jinping colleziona l’ennesimo titolo, tra cui spicca quello di direttore della Commissione per l’approfondimento delle Riforme e della Commissione per la Sicurezza Nazionale.

17,86 milioni di nuovi nati nel primo anno di politica dei due figli

Lo scorso anno in Cina si sono registrati 17,86 milioni di nuove nascite, l’aumento annuale maggiore dal 2000 ma comunque inferiore a quanto sperato dal governo dopo l’introduzione della politica dei due figli, nel gennaio 2016. E’ quanto emerso dagli ultimi dati dell’Ufficio nazionale di statistica, che evidenziano anche una riduzione della forza lavoro di 3,49 milioni, mentre il numero degli over 60 è cresciuto di 10,86 milioni. Non solo i numeri smentiscono le previsioni delle autorità, fiduciose di vedere 20 milioni di nuovi nati, ma -secondo gli esperti- potrebbero persino essere cifre sovrastimate. Il futuro non si profila più roseo. Stando a Huang Wenzheng, co-fondatore della no-profit Cnpop.org, nel 2018 si assisterà a un crollo «cronico» delle nascite, con possibili strascichi per diversi anni a venire.

Pechino (ri)dichiara guerra ai VPN

Pechino ha lanciato un giro di vite di 14 mesi sulle connessioni internet non autorizzate. In una nota pubblicata domenica il ministero dell’Industria e dell’Informazione tecnologica ha fatto sapere che tutti i servizi speciali via cavo e i VPN necessitano l’approvazione del governo, una mossa che ufficialmente serve a «rafforzare la gestione della sicurezza dell’informazione nel cyberspazio», ma che verosimilmente decreterà l’illegalità della maggior parte dei fornitori di VPN operanti nella Cina continentale. La campagna, che durerà fino al 31 marzo 2018, ha lo scopo di armonizzare la rete in previsione del XIX Congresso del partito previsto per l’autunno prossimo, quando si assisterà a un massiccio ricambio nella leadership cinese. Ma non mancano precedenti. Lo scorso marzo era stata lanciata una massiccia «caccia alle streghe» in concomitanza all’annuale riunione del parlamento cinese.

Nel 2017, Cina meno export-oriented dell’India

E’ una svolta storica. Secondo il Financial Times, per la prima volta dall’inizio delle «riforme e aperture» nel 1979, l’export cinese scenderà quest’anno al di sotto di quello indiano come importanza nei rispettivi Pil, ben al di sotto del 20 per cento in percentuale. Certo, in valori assoluti il valore dell’export cinese resta infinitamente maggiore di quello indiano, ma il trend è inequivocabile: la «fabbrica del mondo» produce sempre più per il mercato domestico e meno per quello internazionale. E’ probabilmente la fine di un paradigma.

In aumento la «gioventù del nido vuoto»

Secondo gli ultimi dati del National Bureau of Statistics, nel 2015 il 12,45% degli appartamenti era abitato da una persona sola, rispetto all’8,3% del 2008. Numeri che, stando al Quotidiano del popolo, attesterebbero un aumento della «gioventù del nido vuoto», quella composta da ragazzi solitari determinati a vivere in isolamento. Scelgono di abitare lontano dal posto di lavoro per risparmiare sull’affitto e trascorrono le loro giornate sui mezzi, pur di non rinunciare alle grandi città. Secondo un rapporto stilato da Baidu Waimai e Wacai.com., sono quelli che spendono di più in cibo, abbigliamento e prodotti digitali: il 21% di loro non ha risparmi in banca o ha contratto un debito. Associato alle distorsioni causate dall’urbanizzazione e dalle disparità di sviluppo tra grandi e piccole città, il fenomeno del «nido vuoto» allarma gli esperti che mettono in guardia da un possibile effetto domino, con ripercussioni sociali più ampie come una riduzione delle aspirazione matrimoniali. 

Toshiba in crisi, prova a monetizzare da vendita azioni

La crisi di Toshiba, uno dei più importanti conglomerati industriali giapponesi del settore energia e elettrodomestici, sembra non avere fine. Dopo che un anno fa i vertici dell’azienda avevano chiesto pubblicamente scusa per avere truccato per 5 anni i bilanci – con conseguente riassetto della dirigenza – è scoppiato il caso Westinghouse, divisione nucleare Usa dell’azienda di Tokyo: l’operatore americano è stato acquistato, su ammissione di Toshiba, a un prezzo molto più alto di quello di mercato. Il caso ha avuto un effetto a catena sul comparto energia nucleare di Toshiba e su tutto il gruppo, che ora per fare cassa, ha annunciato la vendita di quote di partecipazione nelle aziende del gruppo.