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In Cina e Asia – Il Jilin “sconfigge” il Covid, ancora proteste a Shanghai

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • Il Jilin “sconfigge” il Covid, ancora proteste a Shanghai
  • Ant nel mirino dell’anti-corruzione?
  • Ucraina: “la Cina difenderà i propri interessi”
  • Senatori americani in visita a Taiwan
  • Esercitazioni di sottomarini russi nel Mar del Giappone

Dopo 45 giorni di guerra contro il Covid, Changchun, capoluogo del Jilin, ha annunciato di aver sconfitto il virus. Nella giornata di ieri tutte le città e le prefetture provinciali hanno annunciato zero nuovi casi, fatta eccezione per i 329 rilevati tra le persone già sottoposte a quarantena. A Shanghai invece la situazione rimane critica. Non tanto per l’aumento dei casi – saliti del 20% nelle precedenti 24 ore – ma soprattutto per li misure contenitive adottate dalle autorità. Dopo aver lasciato la popolazione in lockdown senza scorte alimentari, ieri si sono registrate nuove accese proteste dopo la decisione di requisire e utilizzare per l’isolamento degli infetti alcune unità abitative nel complesso residenziale di Zhangjiang Nashi. L’operazione potrebbe avere non solo ricadute sociali, dal momento che il quartiere è un importante centro tecnologico.

Ant nel mirino dell’anti-corruzione?

L’azienda Ant Group & Co. di Jack Ma è nel mirino della campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping a gennaio, per indagare sui rapporti tra l’azienda e i funzionari del Partito comunista cinese. Il governo cinese starebbe implementando da tempo una serie di politiche pensate per frenare la “disordinata espansione di capitale” e combattere la corruzione, consentendo così alle amministrazioni locali di prosperare. I giganti tecnologici sono da anni al centro di queste misure di controllo e anti-trust. Già nel novembre 2020 le autorità nazionali avevano soffocato l’offerta pubblica iniziale (IPO) da 35 miliardi di dollari di Ant infliggendole un duro colpo. L’azienda di Jack Ma ha dovuto portare avanti una ristrutturazione vera e propria, rivedendo le attività di credito, l’assicurazione e la gestione patrimoniale, e creando una holding finanziaria che le consentisse di essere regolata come una banca. Tutte queste restrizioni limitano ingentemente il raggio d’azione di Ant, che ora – secondo Bloomberg – verrà ispezionata dalla Commissione centrale per l’ispezione disciplinare (CCDI) per indagare il rapporto tra l’impero tecnologico di Ma e l’entità delle sue relazioni con banche e imprese statali.

Ucraina: “la Cina difenderà i propri interessi”

La Cina ha promesso “misure necessarie” per difendere i “legittimi interessi” degli investitori cinesi in Russia, ammettendo che le sanzioni unilaterali hanno già avuto in impatto sull’economia nazionale. Mentre la comunità internazionale insiste perché Pechino prenda una posizione netta nell’ambito del conflitto russo-ucraino, i rappresentanti cinesi restano fermi sulle loro posizioni. La Cina chiede dialogo, sforzi diplomatici e negoziazioni, ma è reticente a prendere le parti dell’uno o dell’altro paese. Mentre aumentano le sanzioni internazionali contro Mosca, le importazioni cinesi dalla Russia sono cresciute del 26,39%, fino a 7,84 miliardi di dollari. “La Cina si è opposta fermamente alle giurisdizioni a lungo termine e alle sanzioni unilaterali che non sono autorizzate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o sostenute dalle leggi internazionali”, ha detto giovedì la portavoce del Ministero del Commercio Shu Jueting. “Ci opponiamo a qualsiasi divieto o restrizione delle normali attività commerciali della Cina con altri paesi”, ha aggiunto. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha poi respinto giovedì le accuse mosse dalla segretaria al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen, che rimprovera a Pechino di intrattenere con la Russia relazioni che “danneggiano ingiustamente” gli interessi securitari della comunità internazionale.

Senatori americani in visita a Taiwan

Un gruppo di sei senatori statunitensi è atterrato a Taiwan giovedì. Nella delegazione vi è anche il presidente della commissione per le Relazioni Estere, Bob Menendez, uno dei proponenti al Senato di una legge che suggerisce di rinegoziare la denominazione della rappresentanza taiwanese negli Stati Uniti. La visita non era stata precedentemente annunciata. Si tratterebbe di un gesto dimostrativo per ribadire la vicinanza statunitense alle autorità di Taipei, contro la crescente assertività cinese nei confronti dell’isola autogovernata. Washington non ha mai riconosciuto la sovranità nazionale di Taiwan, ma l’amministrazione Biden ha sottolineato più volte il suo impegno “solido come una roccia” in sua difesa.

Incontrando stamattina la presidente Tsai Ing-wen, Menendez ha sottolineato l’importanza del “paese”, importante fornitore di tecnologia, per la sicurezza di tutto il mondo.  Il portavoce dell’ufficio presidenziale Xavier Chang ha annunciato in una dichiarazione che “l’ufficio presidenziale non vede l’ora di continuare ad approfondire la partnership Taiwan-Stati Uniti attraverso questo scambio faccia a faccia, e continuare a lavorare insieme per contribuire alla pace globale e regionale, alla stabilità, alla prosperità e allo sviluppo. Il sostegno bipartisan all’isola era stato già chiarito nella proposta di legge, avanzata nel febbraio scorso, di rinominare la rappresentanza taiwanese negli Stati Uniti da “Taipei Economic and Cultural Representative Office” a “Taiwan Representative Office”.

La Cina non ha gradito la visita e in tutta risposta ha annunciato un pattugliamento combinato di forze marittime e aree nel Mar cinese orientale. Il clima nello Stretto continua ad essere teso e il rilascio dell’attivista taiwanese, Lee Ming-che, arrestato nel 2017, non è rappresentativo dello stato delle relazioni tar pechino e Taipei.

Esercitazioni di sottomarini russi nel Mar del Giappone

Il ministero della Difesa giapponese ha annunciato che due sottomarini russi localizzati nel Mar del Giappone (o Mar Orientale) hanno lanciato missili da crociera durante alcune esercitazioni, reagendo così al supporto di Tokyo all’Ucraina. Da quando il Giappone si è unito alla schiera di paesi che hanno condannato ufficialmente le violazioni della sovranità ucraina da parte di Mosca, le relazioni bilaterali si sono incrinate. Così sono stati compromessi anche gli sforzi diplomatici per trovare un accordo sul controllo di alcune isole che il Giappone chiama “Territori del Nord”. Queste negoziazioni rientravano nel tentativo di formalizzare il trattato di pace che porrà ufficialmente fine alle ostilità della Seconda guerra mondiale, che ancora non è stato finalizzato. Le isole Curili, così sono conosciute in Russia, erano state sottratte al Giappone dall’Unione Sovietica nella seconda metà degli anni Quaranta. Le sanzioni imposte da Tokyo a Mosca per l’invasione dell’Ucraina – che colpiscono 76 individui, alcuni funzionari della Difesa, 7 banche, l’esportatore di armi Rosoboronexport e altre 12 entità russe – hanno spinto Putin a ritirarsi dai trattati di pace. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha definito la mossa “ingiusta” e “completamente inaccettabile”.

A cura di Agnense Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi