d'alema

In Cina e Asia – D’Alema al Forum per la Democrazia cinese: “No al confronto ideologico”

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Cina, al Terzo Forum Internazionale sulla Democrazia presente anche Massimo D’Alema
  • Gruppo di lavoro per la finanza Cina-UE, i primi incontri a Bruxelles
  • Cina, 9 milioni di dollari a sostegno dell’occupazione
  • La Cina ha il “potenziale” per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia, secondo il ministro degli Esteri ucraino Kuleba
  • Yemen, ok degli Houthi al passaggio di navi cinesi e russe
  • Tibet, con 3 milioni di yuan gli studenti da tutta la Cina potranno sostenere il gaokao nella regione
Cina, al Terzo Forum Internazionale sulla Democrazia presente anche l’ex premier italiano Massimo D’Alema

In contemporanea con il giorno di chiusura del Summit per la Democrazia organizzato dalla Corea del Sud, il 20 marzo si è tenuto a Pechino il Terzo Forum Internazionale sulla Democrazia, istituito dal Dipartimento di Pubblicità del Comitato Centrale del Partito comunista cinese e dall’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato. All’incontro hanno partecipato alcuni politici ed ex funzionari provenienti da tutto il mondo, tra cui l’ex primo ministro thailandese Abhisit Vejjajiva e l’ex premier italiano (e in passato membro del Partito comunista italiano) Massimo D’Alema. Lo scopo del Forum era quello di presentare un concetto di “democrazia” più ampio e non vincolato alla visione occidentale del termine, ha dichiarato il capo del Dipartimento di pubblicità cinese, Li Shulei. La democrazia “non è solo quello che si promette ai cittadini durante alle elezioni”, ha detto Li, ricordando come Pechino rispetti “i percorsi democratici di ogni paese” e si opponga a chiunque “crei divisioni, diffonda pregiudizi e metta a repentaglio la pace in nome della democrazia”.

Come riportato dal China Daily, durante il suo discorso al Forum (qui il video) D’Alema ha criticato l’idea del “confronto ideologico” tra i paesi occidentali e il resto del mondo, parlando di “logiche da guerra fredda“. A CGTN, emittente statale cinese in lingua inglese, l’ex premier ha poi detto che “Rompere le relazioni con la Cina sarebbe negativo per l’Europa” e che “ci sono alcune pressioni dagli Stati Uniti [per farlo]”.

Cina, 9 milioni di dollari a sostegno dell’occupazione

“Stabilizzare ed espandere l’occupazione è una priorità per lo sviluppo socioeconomico“. Parola del viceministro delle Finanze Liao Min. Secondo quanto annunciato, il ministero delle Finanze cinese ha stanziato circa 9,3 miliardi di dollari (66,7 miliardi di yuan) per stimolare il mercato del lavoro attraverso incentivi e sgravi fiscali tesi a facilitare (e stabilizzare) le assunzioni. La cifra, sottolinea Caixin, non si discosta dagli investimenti effettuati l’anno precedente, ma rappresenta comunque un aumento del 23,8% rispetto ai dati pre-pandemici.

Le autorità cinesi stanno cercando di contenere la disoccupazione, soprattutto tra i più giovani: secondo il National Bureau of Statistics, nel 2023 il tasso di disoccupazione urbana cinese aveva registrato un calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente, ma nel frattempo era stata sospesa la pubblicazione dei dati disaggregati sull’occupazione nella fascia dei 16-24 anni di età. A gennaio sono riprese delle pubblicazioni che escludono gli studenti e segnalano, per febbraio 2023, un tasso di disoccupazione al 15,3% in salita rispetto al 14,6% di gennaio. Il target principale delle politiche attuali è rappresentato in buona parte da laureati, lavoratori migranti delle aree rurali e altre fasce della popolazione in forte precarietà lavorativa.

Gruppo di lavoro per la finanza Cina-UE, i primi incontri a Bruxelles

Lunedì 18 e martedì 19 marzo Bruxelles ha ospitato i primi incontri del gruppo di lavoro Cina-UE nato per gestire le tensioni e la cooperazione tra l’Unione e la Repubblica popolare sul piano finanziario. Secondo quanto riportato nella dichiarazione finale della Commissione, “le autorità finanziarie di entrambe le parti hanno scambiato opinioni sulle rispettive situazioni macroeconomiche e di stabilità finanziaria, nonché sulle regolamentazioni e sistemi di vigilanza in vigore rispettivamente in Cina e nell’UE”. La banca centrale cinese ha poi aggiunto che, nel dettaglio, l’incontro ha coperto temi quali “i trasferimenti transfrontalieri di dati, l’adozione di un quadro di monitoraggio finanziario, miglioramenti del mercato dei capitali e operazioni finanziarie sostenibili”.

I rappresentanti europei si sono detti “soddisfatti” dal primo round di incontri, ispirati a un meccanismo simile adottato dagli Usa per la gestione del dossier finanziario con Pechino. La parte europea era guidata da John Berrigan, un funzionario della Commissione responsabile della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’unione dei mercati dei capitali. Il tavolo di lavoro è stato istituito a seguito del decimo dialogo di alto livello Cina-UE su commercio e investimenti, avvenuto a settembre 2023. Negli ultimi anni il tema del movimento di capitali e dati è diventato sempre più centrale nel discorso sulle relazioni tra Pechino e Bruxelles, con quest’ultimo che cerca di attrezzarsi contro la competizione al ribasso.

La Cina ha il “potenziale” per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia, secondo il ministro degli Esteri ucraino Kuleba

La Cina ha un grande potenziale” per contribuire a porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina grazie alla “relazione speciale” tra Pechino e Mosca. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba durante una conferenza stampa aperta ai media internazionali. Come riportato da Caixin, Kuleba ha poi aggiunto che “non ci sono mai stati grandi problemi nelle relazioni bilaterali tra Cina e Ucraina, c’è fiducia [tra le parti]”. I commenti del ministro ucraino arrivano a pochi giorni dalla missione diplomatica in Ucraina, Russia e Unione Europea di Li Hui, rappresentante speciale della Cina per gli Affari euroasiatici, e a un mese di distanza dall’incontro tra Kuleba e l’omologo cinese Wang Yi. Interpellato dai media, venerdì 22 marzo Li ha dichiarato che “tutte le parti insistono sulle proprie posizioni e c’è un divario relativamente grande nella loro comprensione dei colloqui di pace… ma tutti concordano sul fatto che i negoziati, piuttosto che le armi, alla fine metteranno fine a questa guerra”.

Yemen, ok degli Houthi al passaggio di navi cinesi e russe

Pechino e Mosca hanno raggiunto un accordo con il leader houthi Mohammed Abdel Salam per il passaggio delle navi battenti bandiera russa e cinese nelle acque bersagliate dalle milizie del gruppo armato. Il dialogo è stato portato avanti dai diplomatici in Oman, e anticipato da alcune misure a difesa delle milizie che negli ultimi mesi hanno iniziato una serie di attacchi mirati contro le navi di passaggio nel mar Rosso. Tra queste, l’astensione di Pechino e Mosca alla risoluzione Onu sostenuta da Usa e Giappone per la condanna “nei termini più severi” degli attacchi alle navi. La risoluzione è passata, e condanna esplicitamente i paesi che forniscono armi alle milizie houthi, ma non ha impedito che gli attacchi continuassero nell’area dove transita circa il 30% del commercio globale. A gennaio il leader houthi Mohammed al Bukhaiti aveva già rassicurato che le imbarcazioni cinesi e russe non sarebbero state colpite durante il transito delle acque del mar Rosso mentre “la follia e l’idiozia di Usa e Regno Unito si sono ritorte contro di loro: d’ora in poi nessuna delle loro navi potrà attraversare una delle principali rotte commerciali al mondo”.

Tibet, con 3 milioni di yuan gli studenti da tutta la Cina potranno sostenere il gaokao nella regione

3 milioni di yuan (circa 380 mila euro) in cambio della possibilità di sostenere in Tibet l’esame per entrare all’università. Lo ha annunciato questa settimana il governo locale tibetano, intenzionato ad attrarre investimenti nella regione autonoma cinese, una delle più povere della Repubblica popolare. Come riportato da Reuters, la proposta resterà valida per cinque anni ed è stata molto criticata sui social. Essendo una regione abitata a maggioranza da una minoranza etnica (il 90% dei residenti è di etnia tibetana), e con un sistema scolastico qualitativamente più carente di quello delle province ricche, il Tibet ha tra le barriere meno restrittive per iscriversi all’università sulla base della performance al gaokao (高考), il grande esame nazionale a cui devono sottoporsi tutti gli studenti cinesi alla fine dell’ultimo anno di scuole superiori.

Per esempio, nel 2023 a uno studente tibetano bastava un punteggio di 300 su 750 per entrare all’università, contro il 448 su 750 di uno studente di Pechino. Il rischio è che l’afflusso di ragazze e ragazzi che hanno studiato in altre parti del paese, probabilmente con migliori risorse educative, possa far salire le soglie di punteggio minimo e danneggiare gli studenti regionali. Intanto, il ministero dell’Istruzione cinese ha detto che si impegnerà per contenere il fenomeno dei “migranti del gaokao”.

A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno