Viaggi – Il Greenwich Village di New Delhi

In by Simone

Se ne avete abbastanza della solita India propinata dai tour operator, fatta di gite in cammello e tramonti all’ombra del Taj Mahal, mercati delle spezie e lezioni prova di yoga, l’Hauz Khas Village potrebbe fare al caso vostro. Ma attenzione a non spargere troppo la voce.
Dimenticate il trambusto di Old Delhi, le inevitabili visite a forti e moschee, i mal di pancia da chicken kebab che scatenano infernali “delhi belly”, i combattimenti all’ultimo sangue con i guidatori di auto-risciò che vi vogliono portare all’albergo dello zio e al negozio di souvenir del cugino.

Chiudete gli occhi e riapriteli a Hauz Khas Village, nella parte meridionale di New Delhi, un quartierino sommesso e disteso, incastonato fra vialoni alberati, campus universitari, rovine dell’epoca del sultanato e parchi popolati da cervi e pavoni.

Hauz Khas non era che un periferico sobborgo residenziale assopito nell’anonimato quando i primi stilisti e designer locali decisero di aprire qualche show-room qua e là. Nel giro di un decennio i vicoli pedonali dei dintorni cominciarono a riempirsi di laboratori e gallerie, e Hauz Khas Village divenne famoso come il luogo d’incontro delle menti creative e delle frange alternative della capitale.

Basta una passeggiata e uno sguardo alle vetrine per accorgersi di essere approdati nella zona underground della capitale: un negozio seminterrato restaura e rivende poster dei film di Bollywood e mappe dell’India britannica, al piano terra di una caffetteria gestita da ragazzi tibetani si producono borse fatte di copertoni e portafogli ricavati alle confezioni in plastica del latte, e poco più in là la casa editrice indipendente Yodakin (per informazioni, vedi link in basso) sfida il mercato di massa con pubblicazioni di nicchia e riviste d’arte.

L’atmosfera creativa e ribelle ha attirato l’attenzione dei bohémien dalle tasche rigonfie e l’estro delle menti più audaci: Shivan e Narresh hanno aperto la prima ed unica boutique indiana di azzardatissimi costumi da bagno senza cuciture (per informazioni, vedi link in basso); le designer francesi Iris ed Emeline prendono in prestito il peggio dell’oggettistica kitsch della produzione di massa indiana e lo riabilitano in opere d’arte pop nella loro Purple Jungle (per informazioni, vedi link in basso) mentre i muri impersonali di vicoli e cortili si prestano a vivaci esperimenti di street art e pittura folk.

Per gli amanti della musica e le creature della notte, Hauz Khas mette a disposizione una molteplicità di locali, palchi e microfoni: TLR (The Living Room) Cafè & Kitchen (per informazioni, vedi link in basso) lascia ampio spazio a musicisti e dj locali dal punjabi folk-rock fino al jazz psichedelico, con tanto di pista da ballo per molleggiare sorseggiando un Bloody Indian (cocktail di pomodoro, rum indigeno, limone e pepe), mentre il Raasta rievoca ambientazioni caraibiche dedicate al rastafarianesimo (per informazioni, vedi link in basso).

Collezionisti e appassionati di arte hanno di che sbizzarrirsi fra le numerose gallerie e mostre temporanee di modernismo indiano, finto folk e arte contemporanea: la fascinosa Delhi Art Gallery (per informazioni, vedi link in basso) è proprio nel cuore di Hauz Khas.

 Tuttavia, se rimpiangete l’ombrello arancione e il cappellino a visiera da sfoggiare immortalati dinnanzi a un monumento con il segno della vittoria sulle dita, non disperate: il nome “Hauz Khas” significa infatti “riserva idrica regale”, e l’area è circondata da interessanti reperti dell’epoca della dinastia Khilji, fra cui la moschea Neeli Masjid e il minareto Chor Minar, a quattro passi dall’IIT e dal NIFT, l’istituto nazionale di fashion technology (per informazioni, vedi link in basso).

Mangiare. Hauz Khas pullula di bistrot, pizzerie, ristorantini e caffetterie per tutte le tasche. Per un thali (piatto unico) rimpinzato di pietanze dell’India del Sud con una vista strepitosa sul lago di Hauz Khas, il ristrante Gunpowder – a cui si accede dopo un’arrampicata di tre soffocanti rampe di scale – non vi deluderà (circa 1 euro e mezzo a testa) . Vale la pena di fare un salto al Kunzum, meeting point di fotografi e viaggiatori: wi-fi veloce, biblioteca libera, ricarica di tè e caffè all’infinito, e una sorpresa all’uscita: un cofanetto-salvadanaio con la scritta “paga quanto ti pare” (per informazioni, vedi link in basso). Per sorseggiare una fresca Kingfisher (2 euro a bottiglia) su una simpatica terrazza-gazebo insieme alla meglio gioventù della capitale, chiedete dello Zero Café.

Dormire. Avviso ai backpacker: ad Hauz Khas non esistono sistemazioni economiche. Se volete andare al risparmio su vitto e alloggio vi conviene cambiare quartiere e alloggiare negli adiacenti Green Park o Safdrajung Enclave. Semplici e a gestione familiare, i bed&breakfast Prakash Kutir e Tree Tops offrono stanza e colazione per circa 50 euro a notte. Se volete trattarvi come dei pascià andate all’Amarya Haveli (per informazioni, vedi link in basso), antica casa patronale restaurata e arredata con le stoffe più pregiate del Rajasthan in pieno stile etno-chic (circa 100 euro la doppia).

Arrivare. Un volo per New Delhi con Emirates, Qatar o Kuwait Airlines costa in genere sui 500 euro, ma se siete fortunati ci sono offerte della Royal Jordanian per 400 andata e ritorno. La compagnia russa Aeroflot ha tariffe concorrenziali ma il servizio è rudimentale. Il motore di ricerca www.makemytrip.com è particolarmente efficace per scovare le migliori offerte per e dall’India. Per gli spostamenti in città, il mezzo di trasporto più comune è l’auto-risciò, la tipica apetta verde e gialla che si rifiuta programmaticamente di attivare il tassametro. Occhio alle fregature: una corsa di 15 minuti in genere non costa più di 50 rupie.

Per informazioni: YodakinBoutique Shivann e NareshPurple JungleTLR (The Living Room)RaastaDelhi Art GalleryNIFTKunzum CafèAmarya Haveli

[Scritto per OggiViaggi.it]