Gli Usa rafforzano la rete in Asia-Pacifico

In Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Vertice quadrilaterale di difesa alle Hawaii con Giappone, Filippine e Australia. Mentre la Corea del sud tratta per entrare nel pilastro 2 dell’AUKUS. Biden rafforza la presenza nella regione, mentre Pechino e Manila si scontrano

La tela asiatica degli Stati uniti si allarga. E l’alleanza pacifica, nel senso geografico del termine, si rafforza. Mentre Xi Jinping si appresta al primo viaggio in Europa dopo cinque anni, l’amministrazione Biden getta le basi di quella che Pechino teme possa diventare una Nato asiatica de facto. Alle Hawaii, sede del comando indo-pacifico dell’esercito statunitense, sono arrivati nei giorni scorsi i capi della difesa di Australia, Giappone e Filippine. È il secondo incontro quadrilaterale congiunto di sempre, il primo dopo che il mese scorso le marine dei quattro paesi hanno svolto esercitazioni navali di gruppo nel mar Cinese meridionale, nei pressi delle acque contese tra Manila e Pechino.

A fare gli onori di casa il segretario alla Difesa Lloyd Austin, reduce nelle scorse settimane dal suo primo colloquio (telefonico) con l’omologo cinese Dong Jun. Al termine della giornata di lavori, Austin ha spiegato che sono stati predisposti ulteriori passi avanti nell’allineamento strategico. Richard Marles, il ministro australiano, ha aggiunto una nota politico-retorica: “Abbiamo mandato un messaggio molto significativo per la regione e per il mondo su quattro democrazie impegnate a difendere l’ordine globale basato sulle regole”.

Il tentativo di Washington è chiaro: connettere i vari teatri di una regione enorme, aumentando l’interconnessione tra alleati e paesi partner. Solo qualche settimana fa, Biden ha ricevuto alla Casa bianca il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr, proprio allo scopo di collegare il mar Cinese meridionale a quello orientale, avviando una serie di iniziative trilaterali.

In questo schema, l’Australia gioca un ruolo importante perché è il fulcro strategico dell’Aukus, il patto di sicurezza che unisce Usa, Regno unito e Canberra nello sviluppo e dispiegamento di sottomarini a propulsione nucleare nel Pacifico meridionale. Poco prima di partire per le Hawaii, Marles ha ricevuto a Melbourne il ministro della difesa sudcoreano, Shin Won-sik. Al termine del bilaterale, è arrivato uno sviluppo parzialmente imprevisto, soprattutto nelle tempistiche: la Corea del sud ha manifestato il desiderio di entrare a far parte dell’Aukus, solo poche settimane dopo che il patto ha detto che avrebbe preso in considerazione l’inclusione del Giappone. Non è un caso. Come mostrato già nel coinvolgimento esterno in ambito Nato, con la firma di due documenti di partnership e la partecipazione a tutti gli ultimi summit, Seul non vuole essere lasciata indietro da Tokyo. Anche per questo abbandona la tradizionale cautela, in uno scenario in cui peraltro i rapporti con Pyongyang sono sempre più tesi. Sia Seul sia Tokyo dovrebbero nel futuro prossimo entrare nel “pilastro 2” dell’Aukus, dedicato alla condivisione di tecnologie con applicazioni militari. La Corea del sud ha molto da offrire, dalle armi ai chip, e mira a rafforzare il suo ruolo di hub globale di difesa.

Proprio mentre si svolgevano questi incontri, Cina e Filippine sono tornate a scontrarsi nei pressi della secca di Scarborough. Le navi di Pechino hanno sparato con cannoni ad acqua. “Un comportamento irresponsabile”, ha detto Austin, dopo che nelle scorse settimane Biden ha ricordato il trattato di mutua difesa che lega gli Usa all’ex colonia. A Manila, come a Seul, il fronte interno è comunque agitato. La Cina ha reso noto un accordo sulle acque contese raggiunto nel 2016 con l’ex presidente Rodrigo Duterte. Marcos sostiene di non esserne stato informato, ma in ogni caso non è intenzionato a cedere: “Se davvero esiste un accordo segreto, lo annullerò”.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il Manifesto]