Sboom? – E il governo? Intervista a Michael Pettis

In Interviste by Simone

Gli investitori sapevano che stavano contribuendo alla costruzione di una bolla, ma si fidavano del governo e pensavano che avrebbe tenuto alti i prezzi delle azioni. Secondo Michael Pettis, professore di finanza dell’Università di Pechino, è la perdita di credibilità del governo il vero rischio che affronta oggi la Cina.
Il governo cinese continuerà a sostenere il mercato?
Finora i cinesi sono sempre stati convinti che il governo potesse ottenere qualsiasi risultato attraverso il controllo totale del mercato finanziario e dell’economia reale. Ma nell’ultimo anno questa convinzione è stata messa a dura prova, soprattutto negli ultimi mesi. Ed è la perdita di credibilità del governo il vero rischio che affronta oggi la Cina. Per questo dovrebbe smettere di intervenire sui mercati.

E l’economia reale?
Il collasso della borsa cinese non rivela nulla sull’economia reale della nazione. In Cina il mercato è puramente speculativo, quindi volatile. Gli investitori sapevano che stavano contribuendo alla costruzione di una bolla, ma si fidavano del governo e pensavano che avrebbe tenuto alti i prezzi delle azioni.

Ma oggi si mettono in dubbio i dati di crescita economica diffusi dal governo…
Se costruisci un aeroporto che nessuno usa, il Pil cresce? È una domanda a cui non diamo una risposta univoca, per questo è difficile sbilanciarsi. La storia recente ci insegna che la crescita miracolosa è la fase più facile dello sviluppo economico.

E ora che questa fase si è conclusa?
Non penso che la Cina entrerà in crisi. Ma la crescita continuerà a diminuire anno dopo anno. Azzardo l’ipotesi che nei dieci anni di questo governo (2012-2022), in media la crescita economica non supererà il 3-4 %. Probabilmente sarà addirittura inferiore.

Com’è possibile che i mercati internazionali abbiano reagito così tardi?
Dal mio punto di vista è sorprendente. Era chiaro che negli ultimi anni la crescita era generata da fattori non sostenibili. Prima della crisi del 2008 era innescata dai troppi prestiti ai consumatori in Usa, poi dai troppi investimenti in Cina (che hanno mantenuto i prezzi delle materie prime alti). Ora la crescita si ferma nuovamente e siamo di fronte a un problema mondiale. La domanda è carente ovunque e lo sarà anche nei prossimi anni. Ci aspettano tempi duri.

Cosa può fare ancora il governo cinese?
La strada da percorrere è ovvia, ma politicamente molto difficile. Bisogna tenere il debito basso e allo stesso tempo far crescere i consumi. Si tratta di trasferire ricchezze dal governo alle famiglie ordinarie mettendo in discussione gli interessi personali e i privilegi acquisiti della classe dirigente.

Il presidente Xi Jinping è abbastanza forte per farlo?
Non lo sappiamo. E non lo sapremo per i prossimi 6-12 mesi. In Cina non c’è trasparenza. Ci sono solo 2-300 persone al mondo che sanno cosa sta succedendo e non verranno a dircelo. Non ci resta che aspettare e vedere.

[Scritto per il Fatto quotidiano]