Mondo Asean – RCEP, al via l’accordo che promette l’integrazione asiatica

In Mondo Asean, Sud Est Asiatico by Redazione

Il 1°gennaio 2022 è entrato ufficialmente in vigore la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), un accordo che porta con sé grandi aspettative per il processo di integrazione asiatica. Ecco di cosa si tratta. Poi l’export del carbone indonesiano e l’economia circolare in Vietnam. Ogni settimana tante notizie e spunti dalla dinamica galassia dei paesi del Sud-Est asiatico. A cura di Associazione Italia-ASEAN.

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 14 gennaio.

Tutto pronto per l’entrata in vigore del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) per il 1°gennaio 2022. Si tratta del più grande accordo commerciale della storia al di fuori dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che coinvolge 16 paesi della regione asiatica. Al momento del lancio ufficiale saranno però 10 le nazioni coinvolte dalle nuove misure, mentre 5 devono ancora ratificare l’accordo all’interno dei propri meccanismi legislativi. A partire da gennaio saranno incluse nel RCEP 6 nazioni ASEAN: Singapore, Brunei, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam. Insieme a loro entrano Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Australia. Per la Corea del Sud, infine, bisognerà attendere la sessione plenaria dell’Assemblea nazionale per ufficializzare l’ingresso nell’accordo.

Sul potenziale del Rcep sono state già spese molte parole, tanto quanto sono alte le aspettative. Un trattato di questa portata non potrà che accelerare l’integrazione economica della regione, facendo incontrare realtà economiche, politiche e sociali molto diverse tra loro. IL RCEP coprirà un mercato di 2,3 miliardi di persone, con un valore della produzione che supera i 26 trilioni di dollari: si tratta di circa il 30% della popolazione mondiale e oltre un quarto delle esportazioni esistenti sui mercati globali.

 

I punti dell’accordo

Il RCEP mira ad abbattere le barriere tariffarie fino al 90% tra i paesi aderenti nell’arco di 20 anni. Per la Cina e i paesi ASEAN significherà un rafforzamento dell’Accordo di libero scambio (ALS) già in vigore, riducendo il 70% delle tariffe sui beni importati dal Sudest asiatico, mentre Brunei, Singapore, Thailandia e Vietnam elimineranno circa il 75% delle tariffe sui prodotti importati dalla Cina. Il tutto correlato da uno sforzo di semplificazione e accelerazione delle pratiche amministrative legate agli scambi commerciali tra i paesi RCEP. Questo passaggio punterà sulla crescita delle competenze in ambito digitale dei paesi coinvolti, ma anche sull’armonizzazione di dati, documenti e comunicazioni.

Il secondo aspetto più rilevante dell’Accordo regionale riguarda l’abbattimento delle cosiddette misure non tariffarie (NTM), ovvero tutte quelle limitazioni alle importazioni legate – per esempio – agli standard di qualità e di sicurezza di una determinata industria. Si tratta di un punto importante, che insieme al vincolo della trasparenza facilita le transazioni internazionali lungo la supply chain. Un esempio è quello del Vietnam, che importa una parte significativa di componenti ad alta tecnologia da Cina e Corea del Sud: questo tipo di trattative sono continuamente soggette a procedure di conformità che fanno lievitare i prezzi sia dei materiali che dell’output finale, mentre l’assenza di standard uniformi ostacola l’inserimento del prodotto sui mercati internazionali. Costi tutt’altro che irrisori, in quanto chiedono un’analisi molto approfondita e aggiornata dei requisiti normativi del partner commerciale, e l’adozione di nuovi strumenti e competenze certificati. Con l’arrivo del RCEP, questo processo viene adottato in una soluzione unica a livello nazionale, con le autorità competenti che hanno lavorato per applicare le misure necessarie ad uniformare i regolamenti nazionali con quelli previsti dall’accordo.

L’integrazione digitale è uno dei passaggi dell’accordo più innovativi nel panorama degli ALS. I paesi aderenti promettono creare maggiori opportunità per le piccole medie imprese nel settore e-commerce, oltre a fornire loro maggiori competenze digitali per facilitare gli scambi sul mercato internazionale. Secondo un sondaggio del 2021 del World Economic Forum, l’87% dei dirigenti di PMI ASEAN conta sulla digitalizzazione come uno strumento importante per superare la crisi economica. Nei piani del RCEP questa evoluzione dovrà passare attraverso canali nuovi, dove dovranno avvenire le transazioni monetarie e lo scambio di documenti e atti amministrativi. Da qui nasce l’opportunità di scambiare tecnologie ed expertise utile con più facilità: le aziende di Singapore, paese che eccelle nell’indice di competenze digitali globale (DSGI) (con un punteggio di 7.8), possono contribuire allo sviluppo tecnologico di partner ancora distanti dall’upgrade tecnologico soft e hard (come la Cambogia, che ha solo 2,8 di DSGI).

Le prospettive 

Il RCEP viene lanciato in un momento storico difficile, dove lo sviluppo economico deve fare i conti con le ondate di contagi Covid. Ogni processo di integrazione economica su larga scala richiede diversi anni prima di mostrare i primi risultati concreti. L’accordo offre ai paesi più avanzati l’opportunità di ridurre i costi lungo la supply chain, mentre ai paesi in via di sviluppo permette di importare più facilmente alcune tecnologie sofisticate e know how. Sia gli investitori asiatici che le aziende estere inserite sul mercato RCEP potrebbero vedere ampliato il ventaglio di opportunità di crescita, sia in termini di acquisti che di vendita di beni e servizi.

Le promesse dell’accordo sono integrazione commerciale, razionalizzazione tariffaria, liberalizzazione economica, rivitalizzazione delle PMI, accessibilità al mercato e beneficio reciproco tra pari. Ciò non elimina per intero il rischio che alcuni paesi possano approfittare dell’accordo per inserirsi nelle zone grigie delle normative nazionali, soprattutto laddove viene meno la tutela verso le PMI. Il tempo delle disquisizioni è giunto al termine per (quasi) tutti i paesi: saranno le azioni dei prossimi anni a dimostrare il potenziale del RCEP tanto per i privati, quanto per la cooperazione internazionale.

A cura di Sabrina Moles

 

La delicata questione del carbone indonesiano

La fame di energia e l’aumento dei prezzi colpiscono anche il Sud-Est asiatico, mettendo a rischio la ripresa post-pandemica. Proprio per questa ragione, il governo indonesiano ha imposto ad inizio mese il divieto di esportazione di carbone, questione che ha generato non poche preoccupazioni nei Paesi della regione e oltre, dal momento che l’Indonesia rappresenta il primo esportatore mondiale di carbone termico ed è il più grande fornitore d’oltremare di diversi Paesi asiatici, inclusa la Cina. Tra gli altri Paesi fortemente colpiti dal blocco figura anche il Giappone, che importa da Giacarta circa due milioni di tonnellate di carbone al mese. A tal proposito, il Paese del Sol Levante ha richiesto tramite la sua Ambasciata di eliminare il divieto di esportazione almeno sul carbone altamente calorico, che non è utilizzabile dai generatori indonesiani. Alle richieste giapponesi si sono in seguito aggiunte le critiche al bando anche dei governi di Corea del Sud e Filippine. Numerose anche le proteste provenienti dagli esponenti dei principali settori industriali, colpiti in modo significativo dall’aumento del costo dell’energia. Secondo gli esperti, tuttavia, le attuali misure sarebbero solo temporanee, ed in effetti un rilassamento delle restrizioni è già stato approvato: negli scorsi giorni 14 navi cariche di carbone hanno ottenuto il via libera dalle autorità indonesiane per trasportare il materiale verso i paesi acquirenti. Questa decisione potrebbe essere un primo segnale della volontà di rivedere il bando alle esportazioni di carbone prima della fine del mese, questione che sta generando non poca confusione per le imprese operanti nel settore e alle compagnie di navigazione. Il fatto che, come tutto lascia intendere si andrà su questa strada, è un’ottima notizia per l’economia internazionale, dal momento che il blocco imposto dall’Indonesia ha generato un’impennata dei costi dell’energia in tutti i Paesi dipendenti dalle forniture di carbone di Giacarta in un momento particolarmente delicato per la ripresa economica. 

 

il Vietnam sceglie l’economia circolare

Il Vietnam intraprende ufficialmente la strada dell’economia circolare, con una legge che obbliga le grandi aziende attive nel Paese a riciclare il più possibile. Secondo Carolyn Turk e Kyle Kelhofer della Banca Mondiale, il recente sviluppo dell’economia del Vietnam ha portato con sé una serie di conseguenze gravose per l’ambiente. La crescente domanda di plastica, ad esempio, è legata all’aumento dei consumi, alla rapida urbanizzazione e a una classe media sempre più numerosa. È così che Hanoi si è guadagnata il settimo posto tra le maggiori fonti di plastica oceanica al mondo. L’attrattività dei mercati emergenti vietnamiti ha risvolti altrettanto pericolosi per il Paese, che rischia di divenire la prima discarica mondiale di rifiuti elettronici. Ma le necessità di abbattere i costi produttivi hanno portato spesso le aziende nazionali e internazionali di base nel Paese a ricorrere a scelte poco environment-friendly, e ora il governo di Hanoi deve prendere misure mirate. L’idea alla base della nozione di economia circolare è quella di limitare i danni ambientali di un modello economico estrattivo di tipo lineare, che prevede l’acquisto, l’utilizzo e poi lo scarto dei beni da parte dei consumatori. Per alcuni fautori della green economy può essere utile progettare politiche volte a ridisegnare gli schemi di produzione e consumo tradizionali, valorizzando il reimpiego degli scarti, altrimenti destinati alla discarica. Il principio-guida è quello della responsabilità estesa del produttore, che non si esaurisce più al momento della vendita ma si estende fino allo smaltimento finale dei suoi prodotti. La nuova legge in vigore in Vietnam obbliga le aziende a una scelta radicale tra il riciclo o il versamento di una quota in un fondo ambientale. Mentre Apple, HP, Panasonic prevedono già programmi per recuperare i prodotti elettronici, la riforma ha lo scopo di ampliare tali programmi con la speranza di innescare un cambiamento sistemico verso la sostenibilità.

 

 

Politica 

Proteste in Thailandia

Nel Paese imperversano, dalla seconda metà del 2020, proteste contro il governo ma soprattutto contro la Corona thailandese. I manifestanti chiedono una riforma della Costituzione e di alcune leggi a tutela della Monarchia, come quella che prevede il reato di lesa maestà.

Financial Times: https://www.ft.com/content/701eb617-b5d7-4be1-9c9a-b4cd96b94db2 

GeopoliticaASEAN e Indopacifico

Tutta la regione dell’Indo-Pacifico ed in particolar modo i dieci Paesi dell’ASEAN sono diventati un’area strategica per le grandi potenze internazionali, come si comporteranno gli Stati del Sud-Est asiatico col nuovo anno?

East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2021/12/29/asean-and-the-new-geopolitics-of-the-indo-pacific/ 

Ambiente

Salvaguardia delle foreste

Un nuovo studio afferma che la copertura forestale si sta perdendo nelle aree protette del Sud-Est asiatico quasi allo stesso ritmo di quelle non protette e tutto questo dovrebbe allarmare le autorità della regione, spingendole ad accelerare sulla transizione ecologica.

Ultima Voce: https://www.ultimavoce.it/le-aree-protette-non-sono-sufficienti-per-salvare-le-foreste-del-sud-est-asiatico/

Economia

RCEP

Con l’inizio del nuovo anno è entrata in vigore la Regional Comprehensive Economic Partnership, da cui oltre ad aspettarsi crescita economica e delle relazioni commerciali, ci si aspetta anche forti impatti sui processi di globalizzazione.

Vatican News: https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-01/asean-cina-australia-nuova-zeland-accordo-commerciale-digitale.html

Difesa 

Sicurezza regionale

Con le tensioni tra Stati Uniti e Cina che crescono ormai da anni, l’ASEAN dovrebbe implementare le sue politiche sulla difesa e la sicurezza regionale, per riaffermare anche in questo settore la sua centralità

Asia Times: https://asiatimes.com/2022/01/may-be-hope-yet-for-asean-relevance-in-regional-security/ 

 

Business

Import-Export in Indonesia

Nell’aprile del 2021 il Ministero del Commercio di Giacarta aveva emesso un Regolamento che disciplinasse in modo preciso e puntuale i parametri per qualificarsi come importatore od esportatore affidabile. Quali i criteri?

ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/qualifying-as-a-reputable-exporter-and-importer-in-indonesia/ 

PoliticaSviluppi politici in Malesia

Kuala Lumpur ha vissuto negli ultimi due anni continue turbolenze politiche, vedendo l’avvicendarsi ai vertici del Governo di leader che hanno nel frattempo dovuto gestire la complessa e inedita situazione pandemica. In questo scenario come si pone lo storico partito UMNO?

East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2022/01/07/umno-strikes-back-after-malaysias-year-of-political-melee/ 

Geopolitica

Presidenza dell’ASEAN

Il nuovo anno è iniziato con l’avvicendamento alla guida dell’ASEAN di Brunei e Cambogia. Secondo gli osservatori internazionali, il ritorno di Phnom Penh al vertice dell’Association aprirà a nuovi scenari, soprattutto sul versante del Mar Cinese Meridionale e dei rapporti con Pechino. 

Asia Times: https://asiatimes.com/2022/01/asean-splits-as-china-ally-cambodia-takes-the-chair/

 

Economia 

Investire nelle Filippine

Il Senato filippino ha approvato il Senate Bill 2094, che modifica il Public Service Act consentendo la proprietà straniera al 100% dei servizi pubblici, in settori come le telecomunicazioni, il trasporto aereo e ferroviario e i servizi postali.

ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/philippines-senate-passes-bill-allowing-100-percent-foreign-ownership-of-public-services/