In Cina e Asia- Pechino lancia piano per l’economia digitale

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • Pechino lancia piano per l’economia digitale
  • Gli 007 britannici accusano avvocato cinese di spionaggio
  • Cina:Omicron minaccia le multinazionali
  • Cina: i neolaureati preferiscono il settore pubblico
  • La Corea del Nord saluta l’arrivo di aiuti umanitari con nuovo test

 

La Cina si prepara a investire nella ricerca e lo sviluppo della tecnologia di rete mobile globale 6G. È quanto emerge dall’ultimo piano per l’economia digitale 2021-2025, pubblicato mercoledì. Alcuni esperti sostengono però che il 6G non verrà lanciato prima di un decennio, poiché mancano gli accordi internazionali sugli standard tecnici relativi alla sua implementazione. A questo proposito, la Cina si è detta pronta a “partecipare attivamente” alla definizione di standard internazionali per la tecnologia di comunicazione mobile di sesta generazione. Il piano nazionale cinese per l’economia digitale ha anche un ruolo strategico rispetto alla guerra tecnologica con gli Stati Uniti. I suoi architetti si auspicano che possa rappresentare la “forza chiave nella riorganizzazione delle risorse globali, nel rimodellare la struttura economica globale e nell’alterare il panorama competitivo globale”. Le ambizioni di Pechino trovano un corrispettivo nelle velleità di Washington di rafforzare le proprie capacità per reagire alla competizione cinese. Per questo il governo statunitense è deciso ad andare avanti con un disegno di legge, il China Competition Bill, che prevede miliardi di dollari di finanziamenti in ricerca e sviluppo nei settori strategici nazionali.

Gli 007 britannici accusano avvocato cinese di spionaggio

ll MI5, l’ente per la sicurezza e il controspionaggio britannico, ha accusato l’avvocato Christine Lee di essere una spia cinese.Secondo i dati presenti sul registro di interessi dei parlamentari britannici, Lee avrebbe effettuato donazioni a favore dei deputati per un totale di 700 mila sterline: ad averne beneficiato è stato soprattutto il laborista Barry Gardiner. Pur definendosi ignaro dei fatti, Gardiner ha presentato ieri le dimissioni. Stando agli 007 britannici, Lee avrebbe agito di nascosto in coordinamento con lo United Front Work Department, l’organo del Partito comunista che presiede la gestione della diaspora cinese all’estero,  ed è “ritenuta coinvolta in attività di interferenza politica nel Regno Unito”. La crescente influenza cinese è motivo di preoccupazione anche in Danimarca, dove giovedì l’intelligence ha messo in guardia il governo dalle attività di spionaggio di Russia, Cina e Iran. Sotto i riflettori ci sono soprattutto la Groelandia e le isole Faroe,  attraenti per il loro ruolo di anticamera dell’Artide.

Cina:Omicron minaccia le multinazionali

La diffusione della variante Omicron in Cina sta mettendo in seria difficoltà le catene di approvvigionamento globali, e si prevedono risultati peggiori del 2020. I casi di infezione da variante Omicron registrati nei porti commerciali di Tianjin e Dalian preoccupano enormemente le aziende nazionali e internazionali. Pechino resta fedele alla strategia della tolleranza zero nei confronti dell’epidemia da Covid-19, mentre le continue interruzioni cominciano a pesare sulle maglie dell’economia internazionale. Aziende come Samsung, Volkswagen, Toyota e Nike hanno subito diversi rallentamenti nella produzione, il che ha causato ritardi nelle consegne dei prodotti finiti e l’innalzamento dei costi totali. Secondo Frederic Neumann, co-responsabile della ricerca economica asiatica alla HSBC, “questa volta la situazione potrebbe essere ancora più difficile dell’anno scorso, dato il ruolo sempre più significativo della Cina nell’offerta globale”. Mantenere il pugno di ferro rispetto alla gestione sanitaria resta prioritario per il governo cinese, soprattutto in vista dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Pechino, il 4 febbraio. Inoltre, come suggerisce Bruce Pang della Renaissance Securities, “qualunque serio allentamento delle restrizioni potrebbe danneggiare la legittimità della governance [del Partito Comunista Cinese]”. Per questo, secondo l’esperto, sarebbe improbabile che la Cina decida di abbandonare l’approccio di tolleranza zero entro questa primavera, nonostante i rischi connessi al normale funzionamento del commercio internazionale.

Cina: i neolaureati preferiscono il settore pubblico

Molti neolaureati in Cina continuano a preferire impieghi nel settore pubblico a scapito del privato, nonostante la crisi economica stia colpendo i vantaggi tradizionali associati al servizio civile in molte amministrazioni locali. Mentre l’economia rallenta e le big tech si adeguano non senza costi alla “prosperità comune”, la Cina registra il record di 2,1 milioni di cittadini cinesi iscritti all’esame per l’amministrazione pubblica. Questa offre prospettive allettanti soprattutto ai giovani che sono alla ricerca di un lavoro stabile, salari appetibili, bonus e accesso privilegiato a servizi quali istruzione pubblica e sanità. Non guasta il conseguente ottenimento di uno status sociale prestigioso. A questa tendenza di associa una crescente carenza di manodopera nelle industrie cinesi che si basano sul lavoro manuale: il governo stima che circa 30 di milioni di posti di lavoro potrebbero rimanere scoperti entro il 2025 nel settore manifatturiero. Tuttavia, le entrate dei governi locali si sono contratte come conseguenza delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. Per questo alcune amministrazioni hanno fatto ricorso al taglio dei sussidi e dei bonus propri degli impieghi pubblici, talvolta arrivando al punto da chiedere indietro il denaro precedentemente distribuito. “Sì, è in corso un giro di vite” ha detto un funzionario del Guandong parlando in anonimato, “molti dovranno subire tagli del 20-30%”. Davanti alle incertezze del futuro, tuttavia, l’impiego nella pubblica amministrazione resta comunque la scelta più sicura per molti giovani.

La Corea del Nord saluta l’arrivo di aiuti umanitari con un nuovo test

La progressiva riapertura delle frontiere in Corea del Nord non è stata accompagnata da alcuna distensione nei rapporti tra Pyongyang e gli altri attori del panorama internazionale. Dopo due anni dalla chiusura dei confini e dalle restrizioni sui viaggi interni, l’UNICEF ha dichiarato di essere riuscita a recapitare almeno due spedizioni di aiuti umanitari destinati al trattamento della tubercolosi e della malnutrizione. Il responsabile speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Corea del Nord ha dichiarato che le persone più vulnerabili hanno rischiato la fame a causa delle misure restrittive adottate da Pyongyang durante la pandemia. Il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva definito il rapporto ONU una “calunnia”, ma aveva ammesso che le condizioni in cui versava la popolazione locale durante la crisi sanitaria erano piuttosto “tese” (nonostante ufficialmente la Corea del Nord non abbia registrato alcun caso di infezione). Le difficoltà economiche non sembrano comunque aver arrestato lo sviluppo di armi di distruzione di massa da parte di Pyongyang. Mercoledì cinque funzionari nordcoreani sono stati sanzionati dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Di stamattina la notizia di un terzo test in circa una settimana. Mentre scriviamo non è ancora nota la natura esatta delle armi coinvolte.

A cura di Agnese Ranaldi, ha collaborato Alessandra Colarizi