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In Cina e Asia – Regno Unito, Usa e Nuova Zelanda accusano hacker cinesi di attacchi informatici

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Regno Unito, Usa e Nuova Zelanda accusano hacker cinesi di attacchi informatici
  • China Development Forum: Pechino invita investitori stranieri, ma serve reciprocità
  • Cina: funzionari di Sri Lanka e Nepal in visita nel paese per “rafforzare i legami”
  • I giovani cinesi vanno a lavoro in pantofole
  • L’appello di Pechino alla diaspora cinese in giro per il mondo
Regno Unito, Usa e Nuova Zelanda accusano hacker cinesi di attacchi informatici

Il Regno Unito ha accusato gli hacker cinesi di essere responsabili di un attacco del 2021 alla posta elettronica di alcuni deputati britannici critici nei confronti di Pechino, e di un altro che ha visto coinvolto l’organo di controllo elettorale nel 2021-2022. Gli attacchi informatici erano stati resi noti lo scorso anno ma non era stato svelato il responsabile. Annunciando sanzioni contro i presunti responsabili, il vice primo ministro Oliver Dowden ha detto lunedì al Parlamento che gli attacchi “dimostrano un chiaro e persistente modello di comportamento che segnala un intento ostile da parte della Cina“. Alle accuse si sono aggiunti Stati Uniti e Nuova Zelanda.

Il ministero degli Esteri britannico ha convocato l’ambasciatore cinese per fornire spiegazioni, mentre l’ambasciata cinese a Londra ha affermato che si tratta di “calunnie maligne”.

China Development Forum: Pechino invita investitori stranieri, ma serve reciprocità

Più multinazionali e centri di ricerca e sviluppo. Alla due giorni del China Development Forum iniziata domenica, Pechino ha ribadito le priorità dell’economia cinese, promettendo anche più servizi e tutele agli investitori internazionali, specie nel settore della tecnologia. Gli investimenti in entrata, infatti, stanno diminuendo, soprattutto a causa delle tensioni internazionali. Negli ultimi anni, realtà come Hulu, IBM, Ericsson hanno lasciato le loro sedi e centri di ricerca cinesi. La ragione è anche che Pechino ha spesso subordinato l’iniziativa economica alle preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. La rinnovata retorica pro-business è stata accolta con favore dalle aziende presenti al Forum, che hanno ribadito, però, la necessità di creare “norme e regolamenti internazionali armonizzati” volti al vantaggio reciproco e al libero scambio.

Cina: funzionari di Sri Lanka e Nepal in visita nel paese per “rafforzare i legami”

Lunedì 25 marzo alti funzionari di Sri Lanka e Nepal hanno dato il via a visite ufficiali in Cina. Lo ha riportato il tabloid in lingua inglese Global Times, che ha aggiunto che gli incontri mirano a rafforzare i legami di Pechino con i due paesi (rapporti che sono stati descritti come “di lunga data e non rivolti a terze parti”). Il primo ministro dello Sri Lanka Dinesh Gunawardena è arrivato nella Repubblica popolare, dove rimarrà per sei giorni, su invito del premier cinese Li Qiang: ad accoglierlo, come mostra il video pubblicato dalla tv di stato cinese, il vice ministro degli Esteri cinese ed ex ambasciatore in India Sun Weidong. Il vice premier e ministro degli Affari Esteri del Nepal, Narayan Kaji Shrestha, ha intrapreso il suo primo viaggio dopo l’insediamento delle cariche di fine 2022 e rimarrà in Cina fino al 1° aprile. Riportando le opinioni di alcuni analisti, il Global Times ha dichiarato che l’India considera i due paesi come parte della sfera di influenza indiana e che, quindi, alcune persone “stanno prestando molta attenzione agli esiti delle visite”. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, i viaggi sono un’opportunità per i due paesi per approfondire la fiducia con Pechino e promuovere la cooperazione nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI), al fine di dare slancio alla ripresa economica.

I giovani cinesi vanno a lavoro in pantofole 

Lavorare in abiti da casa non è più un tabù per i giovani cinesi. Il New York Times ha raccolto le storie dei trentenni della Repubblica popolare che dopo la crisi pandemica dicono di voler vivere una vita comoda, che tra le altre cose non contempli l’obbligo di vestirsi in maniera formale per andare al lavoro. Da mesi un hashtag virale sull’app cinese Xiaohongshu (“abiti disgustosi al lavoro”) raccoglie foto e video che mostrano persone recarsi in ufficio indossando tute, pigiama o ciabatte con il pelo. Un video che mostra la reazione di un supervisore, che ha criticato il suo sottoposto in pantofole di essersi vestito in maniera “disgustosa”, è stato condiviso quasi un milione e mezzo di volte. Il trend è solo l’ultimo segnale di un generale sentimento di disaffezione dei cittadini più o meno giovani nei confronti del concetto di ambizione lavorativa, anche alla luce dell’alto tasso di disoccupazione giovanile nel paese.

L’appello di Pechino alla diaspora cinese

Un lungo articolo di Al Jazeera riporta il caso di Phillip Chan Man Ping, che a fine febbraio è diventato il primo cittadino di Singapore (l’unico paese a maggioranza etnica cinese nel Sud-est asiatico) ad essere segnalato come “persona politicamente significativa”, un avvertimento che lo obbliga a riferire alle autorità qualsiasi affiliazione straniera di rilevanza politica. Negli ultimi anni Chan, uomo d’affari originario di Hong Kong, ha abbracciato posizioni precise pro-Partito e ha preso le parti delle forze di polizia di Hong Kong durante le proteste pro-democrazia del 2019. Nel 2023 ha anche partecipato alle “due sessioni” di Pechino, concordando sulla necessità di “smascherare l’ipocrisia delle notizie false provenienti dall’Occidente”. Le sue azioni rispondono alla chiamata di Xi Jinping, che di recente ha sottolineato il ruolo di “figlie e figli cinesi in patria e all’estero” per “raggiungere il grande ringiovanimento della nazione cinese”: un appello a tutte le persone di etnia cinese sparse per il mondo, a cui ci si riferisce generalmente con huaqiao 华侨 (per intendere i cittadini cinesi che vivono all’estero) o con hauren 华人 (persone di etnia cinese di nazionalità straniera). 

Di Agnese Ranaldi e Vittoria Mazzieri