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In Cina e Asia – Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

  • Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring
  • Gli Usa rafforzano le relazioni commerciali nell’Asia-Pacifico
  • Xinjiang. Applicazione retroattiva della legge contro crimini religiosi
  • Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring
  • Lotta alla criminalità finanziaria: nel 2023 oltre 340 accuse di corruzione
  • Cina, più personale e riforme per migliorare la risposta alle malattie infettive
  • Corea del nord, visita eccezionale del viceministro degli Esteri in Mongolia
Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring

Il sentimento nazionalista, sempre più radicato nella Repubblica popolare cinese, non risparmia nemmeno figure un tempo considerate motivo di orgoglio nazionale. Dopo le accuse al Premio Nobel per la letteratura Mo Yan di aver “assecondato l’Occidente” infangando la Cina e il suo popolo, è la volta della nota società di acqua in bottiglia Nongfu Spring, colpevole – asseriscono gli internauti –di aver scelto immagini di templi giapponesi per le sue confezioni. Malgrado le smentite da parte dell’azienda, sui social media sono comparsi video che vedono persone versare nel wc il contenuto delle bottiglie. A fine febbraio il fondatore di Nongfu Spring, Zhong Shanshan (da tre anni al primo posto nella lista Forbes dei 100 uomini più ricchi della Cina), è stato anche accusato di aver fatto fortuna sulle spalle del suo ex partner Zong Qinghou, a capo della società rivale di bevande Wahaha, a pochi giorni dalla sua morte. Nel mirino è finito anche suo figlio Zhong Shuzi per il possesso del passaporto statunitense. Secondo gli analisti le campagne di boicottaggio che colpiscono le aziende, non rare in Cina, possono impattare un settore privato già fragile che tenta di rialzarsi dopo gli sforzi di rettificazione del governo e la crisi pandemica.

Usa, Raimondo in missione per approfondire relazioni commerciali con Asia-Pacifico

Gli Usa investiranno 1 miliardo di dollari nelle Filippine. Lo ha detto la segretaria al Commercio degli Stati Uniti, Gina Raimondo, in missione nel paese asiatico da lunedì 11 marzo per rafforzare la cooperazione economica e gli investimenti statunitensi nell’Asia-Pacifico. L’intenzione è quella di rafforzare il ruolo delle Filippine come hub regionale. Martedì è il turno della Thailandia, la tappa successiva della missione del Consiglio presidenziale per le esportazioni degli Stati Uniti. Pur rafforzando le relazioni con il Sud-Est asiatico, ha sottolineato Raimondo rispondendo alle domande dei giornalisti, non è nelle intenzioni di Washington optare per un decoupling dalla Cina, nemmeno in materia di chip. Nonostante questo, ha affermato che gli Usa faranno tutto il necessario per proteggere i loro interessi.

Non è solo una questione di sicurezza delle forniture globali. Secondo la Valutazione annuale delle minacce 2024, compilata dalle agenzie di intelligence americane, “una Cina ambiziosa ma ansiosa, una Russia conflittuale, alcune potenze regionali, come l’Iran, e attori non statali più capaci stanno sfidando le regole di lunga data del sistema internazionale e il primato degli Stati Uniti al suo interno”.

Xinjiang. Applicazione retroattiva della legge contro crimini religiosi

A margine delle “Due sessioni” che si sono concluse l’11 marzo, il segretario del Partito dello Xinjiang Ma Xingrui ha dichiarato che nella regione autonoma cinese l’Islam “deve essere sinizzato”, definendo questa tendenza “inevitabile”. Dichiarazioni che confermano la determinazione di Pechino a perseguire le controverse politiche etniche, nonostante le critiche dell’occidente. Da quanto emerso da studi e articoli raccolti dalla piattaforma China Digital Times, negli ultimi anni le autorità dello Xinjiang hanno perseguito presunti crimini a sfondo religioso commessi molto tempo prima che fossero considerati formalmente illegali: alcuni casi sono stati citati in un rapporto pubblicato a inizio febbraio 2024 dall’organizzazione Uyghur Human Rights Project, con sede a Washington; di recente, inoltre, un lungo articolo dello studioso Darren Byler ha descritto nel dettaglio il caso dell’imam Nurlan Pionier: il verdetto delle autorità, che lo ha condannato a una pena detentiva di 17 anni per “estremismo religioso” e per aver costituito bande criminali, è basato sul rilevamento di prove tollerate fino a pochi anni prima: pratiche religiose quotidiane e il possesso di libri in vendita nelle normali librerie sono ormai considerate reato.

Lotta alla criminalità finanziaria: nel 2023 oltre 340 accuse di corruzione

Secondo i dati ufficiali, nel 2023 il numero di persone accusate di corruzione o inadempienza ai propri doveri è aumentato di quasi il 35% rispetto all’anno precedente. La Procura suprema del popolo ha comunicato che lo scorso anno più di 340 persone impiegate nel settore finanziario sono state coinvolte in processi per reati professionali come l’“insider trading” o l’abuso di potere. L’8 marzo, nel presentare il rapporto di lavoro di fronte all’Assemblea nazionale del popolo cinese, il capo della Procura Ying Yong ha comunicato che nel 2023 circa 27 mila persone sono state accusate di frode finanziaria e irregolarità nella gestione finanziaria. I pubblici ministeri hanno dichiarato che continueranno a prestare la massima attenziona ai crimini finanziari, in risposta all’appello di Xi Jinping a prevenire e disinnescare i “grandi rischi per la sicurezza”. 

Cina, più personale e riforme per migliorare la risposta alle malattie infettive

La Cina aumenta il numero di squadre responsabili della lotta alle epidemie. Lo ha dichiarato Wang Hesheng, capo dell’Amministrazione nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie, a margine dell’Assemblea nazionale del popolo. Sono previste misure per riformare i meccanismi di allerta e i relativi sistemi normativi e legali. In fase di definizione anche una revisione delle leggi sulla prevenzione, il controllo, la quarantena delle malattie infettive.

Corea del nord, visita eccezionale del viceministro degli Esteri in Mongolia

Lunedì 11 marzo il viceministro degli Esteri della Corea del nord, Pak Myong Ho, in visita a Ulan Bator,  ha avuto colloqui con l’omologo mongolo Amartuvshin Gombosuren. Si tratta di una visita diplomatica eccezionale per il governo di Pyongyang, che non è solito compiere missioni all’estero. L’ultimo incontro con le autorità della Mongolia risale al 2019. I dossier sul tavolo sono lo sviluppo di “relazioni amichevoli” e la cooperazione regionale. Pak resterà in Mongolia fino a mercoledì.

A cura di Agnese Ranaldi e Vittoria Mazzieri