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In Cina e Asia – Le temperature crollano e la Cina ha poco gas per riscaldare le famiglie

In Notizie Brevi by Serena Console

  • Le temperature crollano e la Cina ha poco gas per riscaldare le famiglie
  • Covid: in Cina raggiunto il picco dei decessi
  • Le proteste dei lavoratori migranti cinesi non piacciono ai governi locali 
  • Risparmi record tra i consumatori cinesi
  • Ingegnere cinese condannato a 8 anni negli USA per spionaggio
  • Myanmar: produzione di oppio ai massimi da 9 anni

 

L’ondata di freddo che sta colpendo la Cina in questi giorni sta mostrando quanto le misure Zero Covid abbiano limitato le forniture di gas naturale. Sui social media cinesi, molti netizen condannano i governi locali che hanno speso miliardi di yuan per l’attuazione della politica anti virus anziché preoccuparsi dello stoccaggio di gas naturale, ampiamente utilizzato in tutta la Cina per riscaldare case e aziende. A causa delle turbolenze del mercato globale provocate dall’invasione russa dell’Ucraina, la Cina ha importato maggiore quantità di gnl dalla Russia (+42,3% lo scorso anno) a costi anche convenienti, ma le normative cinesi limitano rigorosamente il prezzo di vendita finale per le famiglie. Così il costo del gnl all’ingrosso è fino a tre volte superiore al prezzo finale di vendita applicato dai distributori. Di conseguenza i venditori hanno maggiore interesse a vendere a utenti industriali e commerciali. Pechino osserva con attenzione le mosse dei funzionari locali, che saranno ritenuti responsabili dell’approvvigionamento del gas per le famiglie. Tuttavia, il governo centrale non fornirà alcun pacchetto economico per sostenere le province, ma si limiterà a costruire ulteriori siti di stoccaggio di gas naturale. Inizia quindi una corsa contro il tempo nel tentativo di scongiurare una tempesta perfetta che potrebbe abbattersi su Xi, già alle prese con la terza crisi energetica negli ultimi cinque anni.

Covid: in Cina raggiunto il picco dei decessi

A distanza di più di un mese dalla revoca della politica Zero Covid, la Cina torna ancora a fare i conti con le vittime di coronavirus. Pechino ha rivisto al ribasso il numero dei decessi, dopo il picco raggiunto il 4 gennaio scorso quando si sono contati 4.300 morti al giorno. Nella giornata di ieri, il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) ha comunicato di aver registrato 896 morti il 23 gennaio, il secondo giorno del capodanno lunare. Come nelle precedenti rilevazioni, anche in questo caso vengono considerati i decessi registrati all’interno delle strutture ospedaliere. Anche il numero dei casi di Covid sembra essere in calo. Jiao Yahui, direttore del dipartimento per gli affari medici della National Health Commission, lo scorso 14 gennaio ha dichiarato che l’attuale ondata di casi ha raggiunto il picco. Pericolo scampato, quindi? Le sue affermazioni tuttavia contrastano con le stime dell’università di Hong Kong, secondo cui oltre il 90% dei 22 milioni di abitanti di Pechino potrebbe risultare positivo al coronavirus entro la fine di questo mese. E secondo i ricercatori dell’istituto dell’ex colonia britannica, altri centri urbani registreranno dati preoccupanti simili a quelli previsti nella capitale.

A fronte di stime pessimistiche, i governi locali corrono ai ripari, creando non poca confusione. I funzionari del distretto di Dongxiang nella città di Fuzhou, nella provincia dello Jiangxi, hanno dovuto tranquillizzare la popolazione sul pericolo del ritorno delle restrizioni previste dalla politica Zero Covid, dopo che erano stati imposti a tutti i 450.000 residenti test di massa per due giorni consecutivi. Dopo le polemiche è arrivato il passo indietro dei funzionari locali: il test è “volontario” ed è finalizzato a monitorare la diffusione del Covid-19 dopo che molte persone erano tornate a Dongxiang durante il Capodanno Lunare.

 

Le proteste dei lavoratori migranti cinesi non piacciono ai governi locali

Alcuni lavoratori migranti cinesi sono finiti nel mirino delle autorità locali perché colpevoli di attivismo sindacale “dannoso”. Il giro di vite interessa i lavoratori che protestano e hanno protestato per il mancato compenso da parte dei datori di lavoro. Secondo i legali che difendono i diritti dei lavoratori, però, la campagna di repressione nei confronti dei dipendenti viene rafforzata dalla volontà dei governi locali di sostenere i datori di lavoro e le loro entrate fiscali, nel tentativo di rilanciare la crescita nella seconda economia più grande del mondo.

Secondo il Financial Times, le principali vittime delle controversie salariali sono i lavoratori di sviluppatori immobiliari carichi di debiti e produttori di test Covid-19 che hanno avuto problemi a riscuotere crediti da governi locali a corto di liquidità. Ma c’è dell’altro. La difficile condizione dei lavori migranti è la diretta conseguenza della scarsa applicazione delle leggi sul lavoro, che rende difficile per i lavoratori cercare un risarcimento attraverso i canali legali. Gli ultimi episodi di controversia salariale sono divenuti più evidenti a ridosso delle festività del Capodanno Lunare, quando diventa essenziale lo stipendio a pochi giorni dalla partenza per tornare dalle famiglie nelle zone rurali.

Risparmi record tra i consumatori cinesi

Almeno 2,6 trilioni di dollari depositati bancari. È questo il “tesoretto” dei cittadini cinesi accumulato solo lo scorso anno, mentre il paese ha visto frenare i consumi e la domanda interna a causa delle restrizioni dalla politica Zero Covid. Ma con l’allentamento della misura antivirus e l’apertura dei confini, diventa diffuso il pensiero che i cinesi useranno la gran parte dei loro risparmi per rilanciare l’economia nazionale e – conseguentemente – dare linfa vitale a quella mondiale. C’è chi la pensa diversamente, però. Alcuni analisti ritengono che solo circa 200 miliardi di dollari del gruzzolo accumulato potrebbero effettivamente essere usati quest’anno: persiste infatti l’incertezza sulle prospettive economiche future, tanto da spingere la gran parte delle persone a conservare parte dei risparmi conservati. Fatta eccezione di chi vanta un alto reddito annuale, i consumi saranno quindi limitati.

Ingegnere cinese condannato a 8 anni negli USA per spionaggio

Le autorità americane hanno condannato un ingegnere cinese a otto anni di reclusione per aver fornito a Pechino informazioni su possibili obiettivi di reclutamento. Ji Chaoqun, questo il suo nome, era arrivato negli Stati Uniti con un visto studentesco nel 2013 e successivamente arruolato come riservista nell’esercito americano. L’accusa è di aver cercato di adescare scienziati e ingegneri naturalizzati americani ai fini di un reclutamento nel ministero della Sicurezza dello Stato della provincia del Jiangsu. Il suo caso è legato a doppio filo all’arresto Xu Yanjun, vicedirettore della divisione dell’unità prpvinciale, fermato nel 2018 mentre si trovava in Belgio e in seguito estradato su richiesta delle autorità statunitensi.

Myanmar: produzione di oppio ai massimi da 9 anni

In Myanmar la produzione di oppio ha raggiunto il picco massimo in nove anni. A sostenerlo è un rapporto delle Nazioni Unite, secondo il quale lo scorso anno la coltivazione della droga nel Triangolo d’Oro, al confine con Laos e Thailandia, è quasi raddoppiata dalle 420 tonnellate metriche del 2021 superando la soglia delle 790 tonnellate. Il principale fattore ad aver inciso sul drastico incremento è attribuibile alla necessità per gli agricoltori di trovare nuove fonti di entrata a fronte della crisi economica innescata dal golpe del febbraio 2021. Si tratta di un grande balzo indietro per il paese che aveva perso lo scomodo primato a seguito dell’aumento della coltivazione di oppio in Afghanistan, e dopo che le organizzazioni criminali del Myanmar sono passate alla produzione su scala industriale di metanfetamine.

Di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi