In Cina e Asia – Kashmir, in fuga dai raid mirati

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

-Fuga dai raid mirati
-Il Thaad si sposta Contenere
-Il Dalai Lama è una priorità per Pechino
-Il giustiziere Duterte si paragona a Hitler
-Singapore, blogger 17enne in carcere per aver offeso cristianesimo e islam. Fuga dai raid mirati

Gli abitanti dei villaggi sul confine indo-pakistano sono in fuga dalle loro case. Temono i “raid mirati” condotti dell’aviazione di Delhi oltre la linea di controllo nel Kashmir conteso, che di fatto rappresenta la frontiera, contro le basi dei miliziani kashmiri. Il Pakistan ha smentito che ci siano stati attacchi, ma le dichiarazioni indiane stanno fomentando nuove tensioni tra i due Paesi, ai ferri corti dopo l’assalto di inizio mese contro una base dell’esercito di Delhi nel Kashmir, per il quale gli indiani accusano i pakistani. Il premier indiano Narendra Modi ha promesso una linea dura contro Islamabad, considerata uno sponsor per i miliziani. Gli ultimi sviluppi possono essere considerati un messaggio rivolto all’interno per placare possibili critiche. Per il premier pakistano Nawaz Sharif, quelle indiane sono soltanto provocazioni e un modo per minare la sovranità di Islamabad

Il Thaad sarà ricollocato

Il governo di Seul ha deciso di ricollocare il controverso sistema anti-missile Thaad, osteggiato dalla popolazione locale e il cui dispiegamento sta creando attriti con la Cina
Il sistema sarà posizionato nel Lotte Skyhill Country Club e non più nella base aerea di Seongsan, lontano quindi dalle aree residenziali e si spera dalle proteste, anche se i residenti del vicino distretto di Gimcheon hanno già annunciato manifestazioni. Né è detto che la nuova collocazione soddisfi la Cina. Il sistema è stato presentato come uno strumento di difesa dalla minaccia nordcoreana. Ma la gittata è capace di raggiungere il sud della Repubblica popolare e Pechino lo considera un’arma puntata contro i propri interessi nazionali.

Contenere il Dalai Lama è un priorità per Pechino

Per il governo cinese contenere l’influenza del Dalai Lama è diventata la priorità nella gestione degli affari etnici in Tibet. Il segretario del Partito comunista cinese nella regione ha rimarcato la necessità di «colpire la cricca del Dalai Lama» e di «sradicare le attività sovversive e separatiste». Mettendo in evidenza «la natura reazionaria» del leader spirituale tibetano, in esilio dal 1959. Pechino continua a respingere le accusa di violazioni dei diritti nelle aree tibetane. Deve però fare i conti con la popolarità del leader tibetano, di recente ospite al Parlamento europeo. Una visita che ha spinto Pechino a congelare future missioni e relazioni con l’assemblea comunitaria.

Il giustiziere Duterte si paragona a Hitler 

Incurante delle critiche internazionali contro la campagna anti-droga che in pochi mesi ha portato alla morte di oltre 2.000 tra spacciatori e consumatori, il presidente filippino Rodrigo Duterte è arrivato a paragonarsi a Hitler. Il controverso capo di Stato ha ammesso di potere essere contento se nella lotta contro il narcotraffico «fossero massacrati» milioni di consumatori. Con una frase sospesa, il giustiziere, come Duterte è stato soprannominato fin dai tempi in cui era sindaco di Davao, è arrivato a paragonarsi in modo implicito al leader nazista. «Se la Germania ha avuto Hitler, le Filippine avranno…». L’ennesima dichiarazione sopra le righe per il presidente che nei tre mesi di mandato ha di fatto rotto, o per lo meno messo a serio rischio, l’alleanza tra Manila e gli Stati Uniti nel Mar cinese meridionale.

Singapore, blogger 17enne in carcere per aver offeso cristianesimo e islam 

Diventato famoso per un video di offese verso il padre-padrone di Singapore, Lee Kwan Yue,poco dopo la sua morte il blogger Amos Yee è tornato nuovamente in carcere, questa volta per insulti alla religione. Il 17enne è stato condannato sei mesi di reclusione per aver offeso cristianesimo e islam. Un processo quest’ultimo monitorato dai gruppi per la difesa dei diritti umani secondo i quali le accuse rischiano di mettere in discussione la libertà di espressione.