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In Cina e Asia – Il Pil cinese rallenta allo 0,8% nel secondo trimestre

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Il Pil cinese rallenta allo 0,8%
  • Aspettando il viaggio in Cina, Borrell incontra Wang Yi a Giacarta
  • CPTPP: ci vuole tempo per valutare la domanda di adesione della Cina
  • Il Papa approva nuovo vescovo di Shanghai
  • Esercitazione aeronavale sino-russa nel Mar del Giappone
  • Modi negli Emirati: accordo sulle transazioni nelle valute locali. E Yellen torna in India

L’economia cinese continua a frenare. Secondo i dati annunciati stamani dall’Istituo nazionale di Statistica, nel periodo aprile-giugno il prodotto interno lordo (Pil) della Repubblica popolare è cresciuto solo dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, ben al di sotto dell’espansione del 2,2% registrata nei primi tre mesi del 2023. Su base annua, il Pil è aumentato del 6,3% nel secondo trimestre, meglio del 4,5% dei primi tre mesi, ma ben inferiore al 7,3% previsto dagli analisti. Mentre la produzione industriale è in miglioramento, le vendite al dettaglio nel paese asiatico sono cresciute appena del 3,1%, in netto rallentamento rispetto al balzo del 12,7% di maggio. Gli investimenti privati in attività fisse sono diminuiti dello 0,2% nei primi sei mesi dell’anno, contro la crescita dell’8,1% riportata dagli investimenti statali. Preoccupa soprattutto la disoccupazione giovanile che attestandosi al 21,3% a giugno ha raggiunto un nuovo record. Per gli esperti, con queste premesse e senza stimoli monetari all’orizzonte non è escluso che la Cina manchi l’obiettivo di crescita del 5% stabilito dal governo.

Aspettando il viaggio in Cina, Borrell incontra Wang Yi a Giacarta

In un incontro andato in scena a margine della ministeriale Asean di Giacarta, il direttore della Commissione affari esteri del Comitato centrale del Pcc, Wang Yi, ha chiesto all’Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza dell’Unione Europea, Josep Borrell, che l’Ue “chiarisca” le sue relazioni con Pechino a vent’anni dalla firma del partenariato strategico globale. “La Cina è innanzitutto un partner molto importante per l’Unione”, ha risposto Borrell in una dichiarazione che riassume i toni concilianti del faccia a faccia. Come riportato da Xinhua, entrambi hanno parlato della volontà reciproca di “sviluppare relazioni costruttive e a lungo termine”. Borrell ha detto che l’Unione non supporta il “confronto tra sistemi” e ha ribadito che il de-risking non è disaccoppiamento, mentre Wang ha sottolineato come non esista alcun “conflitto di interessi” tra Pechino e Bruxelles, invitando la controparte europea a salvaguardare il libero scambio. Confermate anche le posizioni su Taiwan (“L’Ue non ha mai sostenuto l’indipendenza” di Taipei) e l’Ucraina (“La Cina continuerà a promuovere i colloqui di pace”). Dopo la cancellazione delle ultime due visite di Borrell in programma a Pechino, il capo della dipomazia europea ha scritto su Twitter di volersi recare “presto” in Cina per il dialogo strategico tra Ue e Repubblica popolare.

Diversi analisti cinesi, contattati dal Global Times, hanno accolto con favore quanto emerso dall’incontro. L’esperto Cui Hongjian ha parlato di “slancio positivo dell’Unione Europea”, mentre Wang Yiwei della Renmin University of China ha detto che “L’Europa è diversa dagli Stati Uniti (…) e non cerca una nuova guerra fredda”.

CPTPP: ci vuole tempo per valutare la domanda di adesione della Cina

Domenica i rappresentanti delle economie facenti parte del Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP, l’accordo di libero scambio erede del TPP) si sono incontrati ad Auckland, in Nuova Zelanda. È stata l’occasione per il Regno Unito di firmare il trattato, del quale diventerà dodicesimo membro a seguito di tutte le ratifiche previste. La prossima economia di cui il gruppo dovrà discutere la richiesta di adesione è quella della Cina, che ha avanzato domanda nel settembre 2021 (una settimana dopo l’iniziativa cinese ha fatto domanda anche Taiwan). Come riportato da Reuters, nella dichiarazione congiunta pubblicata a margine del meeting si legge che “i membri stanno raccogliendo informazioni” per vedere se le economie dei paesi aspiranti a entrare nel CPTPP siano in grado di soddisfare “gli elevati standard” richiesti dal trattato. Il patto prevede tra le altre cose di eliminare o ridurre di molto i dazi, e implementare regole su concorrenza e diritti di proprietà intellettuale. Non c’è un limite di tempo per valutare le domande di adesione e Tim Ayres, l’assistente del ministro del Commercio australiano, ha detto al Guardian che non avverrà molto presto. Il quotidiano britannico lega la questione anche al fatto che tra Cina e Australia sono in corso una serie di controversie commerciali e diplomatiche. Le tensioni si sono allentate negli ultimi mesi, ma “c’è ancora molta strada da fare”, ha detto Ayres.

Papa Francesco approva la nomina unilaterale di Pechino sul nuovo vescovo di Shanghai

Tre mesi dopo la nomina unilaterale da parte di Pechino, papa Francesco ha infine accettato Joseph Shen Bin come vescovo di Shanghai. Secondo il Wall Street Journal, la mossa conferma la volontà del Vaticano di perseguire la distensione dei rapporti con la Repubblica popolare. Ad aprile Shen era stato trasferito dalla diocesi di Haimen a quella di Shanghai senza l’approvazione della Chiesa Cattolica, in violazione di un accordo firmato nel 2018 tra la Santa Sede e la Cina. Il trattato – rinnovato con termine biennale sia nel 2020 che nel 2022 – prevede che la nomina dei vescovi cinesi avvenga in modo congiunto. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, ha detto che il papa ha preso questa decisione “per il bene della diocesi”, nonostante la nomina di Pechino fosse andata contro “lo spirito di dialogo e collaborazione”. Parolin ha anche aggiunto che la Santa Sede vorrebbe regolarizzare il Consiglio dei vescovi cinesi (di cui Shen è presidente), oggi non riconosciuto dal Vaticano. Papa Francesco sarà inoltre in Mongolia dal 31 agosto al 4 settembre.

Modi negli Emirati: accordo sulle transazioni nelle valute locali. E Yellen torna in India

L’India ha raggiunto un accordo con gli Emirati Arabi Uniti per l’utilizzo delle due monete nazionali, rupia e dirham, come valute per gli scambi commerciali tra i due paesi. L’intesa è stata suggellata in occasione dell’incontro tra il primo ministro Narendra Modi e il presidente emiratino Mohammed bin Zayed al Nahyan: ad Abu Dhabi i due leader hanno anche varato un accordo per l’integrazione dei rispettivi sistemi di pagamento e messaggistica RuPay e Uaeswitch.

Nuova Delhi sta anche rafforzando le relazioni bilaterali con Washington. Nella giornata di ieri Yellen si trovava a Gandhinagar, capitale dello stato indiano occidentale del Gujarat. Dopo il viaggio nella Repubblica popolare cinese, la Segretaria al Tesoro Usa è tornata in India per la terza volta in nove mesi, in quest’occasione per incontrare i ministri delle Finanze del G20. Il rapporto tra i due paesi si sta rafforzando in un momento di tensioni tra India e Cina, e gli Usa vedono nel paese un partner indispensabile per aumentare la resilienza delle catene di approvvigionamento.

Cina e Russia avviano un’esercitazione aeronavale congiunta nel Mar del Giappone

Ieri una flottiglia navale cinese è partita per unirsi alle forse navali e aeree russe nel Mar del Giappone. Nel suo account WeChat il ministero della Difesa cinese ha dichiarato che le cinque navi da guerra e i quattro elicotteri imbarcati hanno lasciato il porto di Qingdao per incontrarsi con le forze russe in una “zona predeterminata”: dalle parole del ministero l’esercitazione, denominata “Northern/Interaction-2023”, è volta a “salvaguardare la sicurezza delle vie d’acqua strategiche”. Le due navi da guerra russe coinvolte, la Gromkiy e la Sovershenniy, erano già state avvistate da Taiwan il 28 giugno al largo della sua costa orientale, nel transito verso la sosta nel porto di Shanghai nell’ambito di un addestramento separato con la marina cinese.

La cooperazione militare tra Pechino e Mosca si è rafforzata dopo l’invasione dell’Ucraina. Bloomberg riporta che nel 2022 le operazioni congiunte hanno raggiunto un livello record: sono state in tutto sei (cinque dopo l’attacco russo a Kiev), il maggior numero in oltre vent’anni secondo i dati forniti dall’Università di Difesa degli Stati Uniti. Esercitazioni necessarie per opporsi agli “sforzi significativi per destabilizzare la cooperazione internazionale” da parte della NATO: lo ha detto giovedì il procuratore generale russo Igor Krasnov al ministro della Pubblica sicurezza cinese Wang Xiaohong, al termine del suo primo viaggio in Cina.

A cura di Francesco Mattogno e Vittoria Mazzieri; ha collaborato Alessandra Colarizi