I titoli di oggi:
- Toni duri tra Wang Yi e Blinken
- La Cina ha ripreso di mira il settore finanziario?
- Cina: ChatGPT e “fake news” nel mirino della polizia
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La commissione consultiva cinese lancia comitato ambientale
- Corea del Nord: nuovo test missilistico e scambi con la Cina
- Import russo in India aumentato del 400%
- Il Bangladesh diventerà il primo esportatore di vestiti nell’Ue?
Cina e Stati Uniti tornano a parlarsi ai più alti livelli diplomatici. Il segretario di stato americano Antony Blinken e Wang Yi, direttore della Commissione centrale degli affari esteri del Partito comunista cinese, si sono incontrati sabato a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Secondo il South China Morning Post, il vertice è durato circa un’ora. Nella dichiarazione americana si legge che Blinken ha definito “inaccettabile” la violazione della sovranità degli Stati Uniti da parte del pallone-spia cinese, sottolineando che un tale atto “irresponsabile non deve più ripetersi”. Wang – che prima dell’incontro aveva definito “isterica” la reazione statunitense alla vicenda – ha invece esortato la controparte americana a “riconoscere e riparare il danno che il suo uso eccessivo della forza ha causato alle relazioni tra Cina e Stati Uniti”. Riguardo la guerra in Ucraina, Blinken ha “messo in guardia sulle implicazioni e le conseguenze” di un’eventuale “sostegno materiale [della Repubblica popolare] alla Russia”. In un’intervista alla NBC, il segretario di stato americano ha poi aggiunto di essere “preoccupato che la Cina stia considerando di fornire supporto letale” a Mosca, e che Wang Yi non si è scusato per l’incidente relativo allo spionaggio. Per ora, il viaggio di Blinken in Cina non è stato riprogrammato.
Ma Wang Yi non ha incontrato solo Blinken. Il numero uno della diplomazia di Pechino è impegnato fino al 22 febbraio in un viaggio in Europa che, insieme a Monaco, l’ha visto fare tappa in Francia, Italia (qui ha incontrato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani) e oggi in Ungheria. Dopo la conferenza sulla sicurezza, Wang ha poi tenuto un faccia a faccia anche con l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, Josep Borrell. Cina e Unione Europea non sono “rivali”, ha dichiarato il funzionario cinese, ma anzi dovrebbero “mantenere l’apertura e la cooperazione” commerciale e organizzare futuri incontri tra i rispettivi leader. Alla richiesta da parte di Borrell che la Cina si “impegni con la Russia per porre fine all’aggressione dell’Ucraina”, la sua controparte gli ha risposto che Pechino “aderirà alla promozione dei colloqui di pace”. Nei prossimi giorni è previsto che Wang Yi si recherà proprio in Russia.
La Cina ha ripreso di mira il settore finanziario?
Nuovo giro di vite per gli alti dirigenti del settore finanziario? Venerdì scorso su WeChat Luo Xi ha comunicato che si dimetterà dall’incarico di segretario del sezione di partito della People’s Insurance Co. Group of China, il più grande assicuratore immobiliare del paese. L’annuncio giunge a poche ore dalla bufera social che ha investito Luo: sul web molti lo hanno accusato di promuovere il culto della personalità tra i suoi dipendenti. Stessa sorte è toccata a Liu Liange, rimosso pochi giorni fa dal ruolo di capo di partito dell’altra grande società finanziare statale, Bank of China. Sebbene non siano state fornite motivazioni per le dimissioni, quanto accaduto sembra indicare una nuova fase della lotta anticorruzione che il Partito ha diretto contro il settore finanziario nel 2021. C’è anche il caso di Bao Fan, fondatore della banca di investimento China Renaissance Holdings e noto per aver operato nelle fusioni delle aziende di ride-hailing Didi e Kuadi, o ancora delle piattaforme di viaggio Ctrip e Qunar (settore a cui di recente abbiamo dedicato un approfondimento). Pare sia scomparso nel nulla: il consiglio di amministrazione della banca ha detto di non riuscire a contattarlo da giorni. Solo nel 2015 si erano perse le tracce di almeno cinque dirigenti. Per ora Pechino ha detto di non essere al corrente della situazione.
Cina: ChatGPT e “fake news” nel mirino della polizia
ChatGPT, il chatbot a intelligenza artificiale lanciato da OpenAI, è “divertente” ma può essere usato per “commettere crimini e diffondere voci”. È quanto si legge in un post sull’account ufficiale WeChat dell’Ufficio municipale di pubblica sicurezza di Pechino. Di fatto, la polizia cinese ha messo in guardia la cittadinanza contro la potenziale diffusione della disinformazione da parte dal chatbot, che in Cina resta raggiungibile solo tramite VPN. In un caso recente, un residente di Hangzhou ha utilizzato ChatGPT per generare un post che somigliasse a un annuncio governativo. Ma al di là di scherzi, o potenziali truffe, a preoccupare Pechino potrebbe essere soprattutto il fatto che il chatbot non adatta le discussioni politiche al pensiero cinese. Alla domanda se il Tibet o Taiwan facciano parte della Cina, per esempio, ChatGPT risponde che il loro status è “complesso e controverso”.
E, come riporta il South China Morning Post, recentemente il governo centrale ha deciso di potenziare la propria campagna contro i media che diffondono “notizie false”, in particolare contenuti relativi al Partito comunista e alle sue politiche. Verranno presi di mira specialmente i giornalisti e le testate giornalistiche straniere, ma anche chi pratica il cosiddetto “citizen journalism”, pubblicando in maniera autonoma video o post di denuncia sui social. I giornalisti non accreditati dalla National Press and Publication Administration potranno infatti anche andare incontro ad accuse penali.
La commissione consultiva cinese lancia comitato ambientale
Alle due sessioni di marzo, la Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Cppcc) si arricchirà di un nuovo comitato consultivo politico focalizzato su “ambiente e risorse naturali”. La nuova branca del Cppcc sarà composta da 85 delegati che per la maggior parte avranno un background tecnico legato al settore, con competenze che andranno dalla produzione di energia alla gestione del territorio e della biodiversità. Secondo vari esperti contattati dal South China Morning Post, si tratta di un “segnale importante” nell’ottica del raggiungimento della neutralità carbonica della Cina, prevista entro il 2060. Importante perché erano anni che non si aggiungeva un nuovo settore al Cppcc, e perché l’integrazione sarà portata anche a livello provinciale e municipale. D’altro canto, però, l’aggiunta potrebbe avere un impatto “molto limitato”. Il Cppcc è infatti un organo di raccomandazione politica e, a differenza dell’Assemblea nazionale del popolo, non ha il potere di fare leggi o mettere veti alle proposte del governo. Una “legislazione forte e coerente” sarebbe molto più efficace nel garantire la protezione dell’ambiente, hanno concluso gli esperti.
Corea del Nord: nuovo test missilistico e scambi con la Cina
Sabato scorso Seul ha identificato un missile balistico intercontinentale nordcoreano a largo della sua costa orientale. Nelle ore successive è giunta la conferma di Pyongyang: si tratta di Hwasong-15, ed è il primo test di un missile a lungo raggio dallo scorso novembre, quando la Corea del Nord aveva lanciato Hwasong-17 (il più potente missile a lungo raggio a sua disposizione). L’ultimo test che ha coinvolto un missile a corto raggio risale al giorno di Capodanno. Se lanciato con una traiettoria “normale” invece che verso l’alto, come aveva avvertito all’epoca il ministro della Difesa giapponese, Hwasong-17 potrebbe raggiungere con facilità un qualsiasi punto degli Stati Uniti. Le provocazioni sono proseguite questa mattina con due missili che si sono inabissati all’esterno della zona economica esclusiva del Giappone, rispettivamente a 400 e 350 chilometri dal punto di lancio.
Qualche giorno fa la Corea del Nord si è detta pronta ad adottare misure “forti” e “senza precedenti” per mostrare il proprio disappunto nei confronti delle esercitazioni militari congiunte tra Usa e Corea del Sud programmate per metà marzo: una collaborazione, quella tra i due paesi, che si è espansa proprio in risposta alla crescente attività missilistica nordcoreana. La prossima esercitazione, da tavolo, è prevista al Pentagono per il prossimo mercoledì.
Intanto Corea del Nord e Cina stanno ripristinando gli scambi. Nelle scorse ore i media cinesi hanno parlato del boom turistico che sta interessato Dandong, la più grande città cinese sul confine con la Corea del Nord, all’indomani dell’abolizione della Zero Covid. Se il flusso dei turisti cinesi che valicano il confine non sembra essersi ripreso del tutto, nelle ultime settimane alcuni turisti hanno attraversato il Ponte dell’Amicizia sino-coreana e si sono goduti una crociera sul fiume Yalu. Le autorità cinesi hanno anche confermato che “dopo consultazioni amichevoli” è stato ripristinato il trasporto merci transfrontaliero tra Dandong e la prima città nordcoreana dopo il confine, Sinuiju.
Import russo in India aumentato del 400%
Le importazioni dalla Russia da parte dell’India sono aumentate di quasi il 400%. È quanto emerge dai dati commerciali condivisi di recente, che mostrano come la Russia si posizioni al quarto posto per volume di merci importate da Nuova Delhi (il podio è occupato da Cina, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti). Il valore totale dei prodotti russi è salito a 37,31 miliardi di dollari, dai 7,71 miliardi del 2021. A stuzzicare l’interesse dell’India sarebbe in particolar modo il greggio russo, venduto da Mosca a prezzi scontati dopo l’applicazione delle sanzioni da parte di Usa e paesi europei. Come ha spiegato il segretario al Commercio indiano Sunil Barthwal, il greggio acquistato viene poi “convertito e venduto”: lo dimostra l’aumento significativo anche delle esportazioni di prodotti petroliferi indiani, il cui valore da aprile 2022 a gennaio 2023 è salito da 50,77 a 78,58 miliardi. La postura dell’India, che ha rifiutato di condannare apertamente Mosca per l’invasione dell’Ucraina (ne avevamo anche parlato nell’ebook dello scorso luglio), non sembra tuttavia aver irritato gli attori internazionali. A gennaio Washington ha detto di essere “a suo agio” con l’approccio di Nuova Delhi nei confronti del petrolio russo.
Il Bangladesh diventerà il primo esportatore di vestiti nell’Ue?
Nei primi nove mesi del 2022 le esportazioni di abbigliamento del Bangladesh verso l’Unione Europea sono aumentate di quasi il 42%. I dati Eurostat hanno riportato che il valore dell’export di vestiti della nazione dell’Asia meridionale ha raggiunto i 19,4 miliardi di dollari. Le spedizioni cinesi hanno superato i 25 miliardi di dollari, registrando tuttavia una crescita di poco più del 20%. Nel prossimo futuro il Bangladesh sembra pronto a scalzare la Cina e diventare il primo esportatore di capi di vestiario nei paesi europei. Complici anche i cambiamenti a cui sono soggette le catene di approvvigionamento, e non solo a causa del conflitto in Ucraina: viste le tensioni tra Cina e Stati Uniti molti marchi cercato fornitori non cinesi; poi, a differenza della Cina, il Bangladesh gode di vantaggi commerciali con l’Ue, come l’esenzione da dazi doganali. Ad oggi l’industria dell’abbigliamento preconfezionato (la cosiddetta ready-made garment, RMG) contribuisce a circa un quinto del prodotto interno lordo del paese, oltre a che a più dell’80% del valore dell’export. Negli anni, inoltre, il paese è riuscito ad apportare migliorie alla sicurezza nei luoghi di lavoro e a promuovere l’utilizzo di metodi di produzione più sostenibile. I produttori del Bangladesh si stanno anche spostando dalla fast fashion a capi di qualità superiore.
Di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno