hong kong

In Cina e Asia – Hong Kong al voto: crollo storico dell’affluenza

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Hong Kong al voto tra crollo storico dell’affluenza e guasto al sistema 
  • Cina, Xi: “La ripresa economica alle prese con una fase decisiva”
  • Mar cinese meridionale, nuove tensioni tra Cina e Filippine
  • Cop28, Cina: “Accordo sulle fossili necessario anche se non perfetto”
  • Sullivan: “Stati Uniti e alleati si batteranno per stabilità Stretto di Taiwan e Mar cinese meridionale e orientale”
  • AI, l’azienda emiratina G42 recide i legami con la Cina
Hong Kong al voto tra crollo storico dell’affluenza e guasto al sistema

Domenica 10 dicembre a Hong Kong si sono tenute le elezioni del Consiglio distrettuale, le prime da quando è stata introdotto il principio dei “patrioti” tra i candidati, una mossa da molti criticata perché indirizzata contro chiunque venga sospettato di voler ribaltare l’ordine della metropoli asiatica. Le urne hanno chiuso a mezzanotte anziché alle 22:30 a causa di un “guasto tecnico” al sistema, un fatto che avrebbe fatto crollare l’affluenza al voto. Il tasso di votanti che si sono presentati è infatti crollato dal 71% del 2019 (quando le autorità hanno dichiarato che era in corso un tentativo di “sabotaggio” durante le ondate di manifestazioni di quell’anno) al 27,5%, il minimo storico da quando la città è passata sotto il controllo della Cina nel 1997.

Xi: “La ripresa economica alle prese con una fase decisiva”

“È imperativo espandere la domanda interna e creare un circolo virtuoso di mutua promozione tra consumi e investimenti”. È convenuto dalla leadership cinese venerdì durante incontro del Politburo dedicato alla strategia economica dei prossimi 12 mesi. Secondo quanto riportato dalla stampa statale, Xi Jinping ha chiesto di dare priorità alla continuità politica per “consolidare la ripresa e migliorare le aspettative del mercato”, aggiungendo la necessità di aumentare gli sforzi per attrarre capitali stranieri e contrastare le narrazioni negative sull’economia cinese. Che le cose non vadano benissimo tuttavia lo rivela un passaggio in cui per la prima volta viene espressa l’esigenza di “ricercare il progresso mantenendo la stabilità, e promuovere la stabilità attraverso il progresso”. In settimana, durante un altro incontro politico, il presidente aveva ammesso che “al momento, la ripresa economica del nostro paese è ancora in una fase critica. […] La situazione di sviluppo che il nostro paese deve affrontare è complessa”. Resta ancora molto da fare sul versante disciplinare, altro tema al centro delle consultazioni di venerdì che hanno incluso la revisione di un rapporto consegnato al Politburo dal massimo organo dell’anticorruzione.

Mar cinese meridionale, nuove tensioni tra Cina e Filippine

Quello appena trascorso è stato un fine settimana di tensioni nel Mar cinese meridionale. Come riassunto dal South China Morning Post, per due giorni consecutivi (sabato e domenica) la guardia costiera cinese ha respinto alcune imbarcazioni filippine che stavano transitando attorno a Scarborough Shoal e Second Thomas Shoal, due atolli rivendicati sia da Pechino che da Manila.

Sabato le navi cinesi hanno ostruito il passaggio a tre imbarcazioni filippine che erano entrate nell’area dello Scarborough Shoal per portare dei rifornimenti ad alcuni pescherecci (sparando verso di loro con dei cannoni ad acqua, come mostrano anche diversi video), mentre domenica si è verificata una collisione tra una nave della guardia costiera filippina e una della guardia costiera cinese nei pressi del Second Thomas Shoal. Secondo Pechino, che ha parlato di “atti provocatori”, la responsabilità dello speronamento è della nave filippina. Manila ha detto invece di essere preoccupata per la “grave disinformazione” e le “manovre pericolose” della guardia costiera cinese. Sabato, riporta Reuters, c’è stato anche un confronto tra la guardia costiera cinese e quella giapponese a largo delle isole Senkaku (che Pechino chiama Diaoyu), nel Mar cinese orientale.

Dopo gli episodi del weekend, gli Stati Uniti hanno sollecitato la Cina a porre fine alla sua condotta “pericolosa e destabilizzante”. A questo proposito Kurt Campbell, Coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale americano per l’Indo-Pacifico, ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982, cioè la principale codificazione internazionale sul diritto marittimo. Secondo Campbell, con la ratifica del trattato (bloccata in Senato nel 1994) Washington risulterebbe più efficace nel fare pressioni alla Cina per rispettare il diritto internazionale nel Mar cinese meridionale. Pechino ha ratificato la UNCLOS nel 1996.

 

Cop28, Cina: “Accordo sulle fossili necessario anche se non perfetto”

Sabato 9 dicembre l’inviato cinese per il clima Xie Zhenhua ha affermato che il raggiungimento di un accordo sulle combustibili fossili a chiusura della Cop28 è necessario, “anche se non perfetto”. Il massimo diplomatico cinese per il clima non ha chiarito se Pechino abbia l’intenzione di abbandonare i combustibili fossili, tema tra l’altro cruciale per un paese dove il carbone rimane una fonte energetica essenziale (sempre in settimana la Cina ha pianificato di avere 300 milioni di tonnellate di carbone come capacità energetica di riserva). Xie ha rimarcato la narrazione cinese per cui “ogni paese ha condizioni nazionali diverse” per determinare tempi e modi della propria transizione energetica. Nel frattempo il Consiglio di stato cinese ha pubblicato un nuovo piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria. La strategia include la promessa di raggiungere il 20% di fonti non fossili nel mix energetico e di vietare la costruzione di nuove acciaierie nelle province un tempo fortemente inquinate del nordest.

Sullivan: “Stati Uniti e alleati si batteranno per stabilità Stretto di Taiwan e Mar cinese meridionale e orientale”

Gli Stati Uniti e i loro alleati in Asia “continueranno a battersi per la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan e per la libertà di navigazione nel Mar cinese meridionale e orientale”. Lo ha detto sabato il Consigliere per la Sicurezza Nazionale americano, Jake Sullivan. Questo weekend il funzionario statunitense ha incontrato le controparti sudcoreana, Cho Tae-yong, e giapponese, Takeo Akiba, in un meeting trilaterale a Seul. A margine dei colloqui, che sono serviti a ribadire la cooperazione tra i tre paesi in materia di sicurezza, Sullivan ha detto anche che Washington, Seul e Tokyo lanceranno “nuove iniziative trilaterali per contrastare le minacce” poste dalla Corea del Nord. Una di queste, scrive Agence France-Presse, riguarderà la collaborazione tra le rispettive guardie costiere. Gli Stati Uniti stanno aumentando il livello della propria attività militare in Asia. Come riportato dal South China Morning Post, a novembre il distaccamento sudcoreano dell’aeronautica militare americana (USFK) ha partecipato a tre settimane di esercitazioni congiunte con l’aeronautica di Singapore. È raro che la USFK partecipi a esercitazioni fuori dalla penisola coreana e con paesi diversi dalla Corea del Sud. Secondo vari analisti contattati dal SCMP, questo tipo di attività serve a dimostrare la capacità degli Stati Uniti di dispiegare la propria aeronautica anche fuori dalla penisola coreana, in particolare nel Mar cinese meridionale e sullo Stretto di Taiwan.

AI, l’azienda emiratina G42 recide i legami con la Cina

G42, una delle aziende leader nel settore dell’intelligenza artificiale nella regione del Golfo, ha detto che reciderà i legami con i suoi fornitori cinesi a favore dei competitor americani. Come riportato dal Financial Times, la società con sede negli Emirati Arabi Uniti ha dovuto scegliere se continuare a lavorare con Huawei, che ha fornito all’azienda server e altre apparecchiature, o se avere accesso alle tecnologie statunitensi proseguendo la propria collaborazione con Microsoft e OpenAI. Una scelta indotta dalle pressioni di Washington, preoccupato dal fatto che G24 potesse fornire al governo e alle aziende cinesi una via d’accesso alle tecnologie americane in materia di intelligenza artificiale, oltre che ai dati genetici dei cittadini statunitensi. Peng Xiao, CEO di G42 (nato in Cina ma cittadino degli Emirati), ha detto che la scelta non è stata poi così difficile: “Parlando sinceramente, [le aziende cinesi] non sono leader in questo settore”, ha dichiarato al Financial Times.

A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi