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Sinologie – La Repubblica Popolare Cinese secondo la classe dirigente tedesca dal 2018 ad oggi

In Cina, Relazioni Internazionali, Sinologie by Redazione

 Tratto dall’elaborato di Gioele Sotgiu, “La Repubblica Popolare Cinese secondo la classe dirigente tedesca dal 2018 ad oggi”. La tesi è stata discussa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore sotto la supervisione della Dr.ssa Giulia Sciorati.

In un sistema internazionale in cui sia la Cina che la Germania sono attori chiave a livello regionale e globale, la percezione tedesca della Repubblica popolare cinese è estremamente rilevante. I cinque filoni tematici proposti per l’analisi delle relazioni sino-tedesche dal 2018 ad oggi e della conseguente percezione tedesca nei confronti della Cina riguardano la politica estera tedesca, le relazioni economiche e commerciali tra Berlino e Pechino, la questione dei diritti umani, la cooperazione scientifico-tecnologica e la pandemia di Covid-19.

La politica estera tedesca con Angela Merkel ha sviluppato un profilo più indipendente attraverso l’adozione di principi quali l’orientamento transatlantico, una maggiore integrazione europea e il multilateralismo. Alla luce della “triplice identità” della Cina di partner, rivale economico e avversario istituzionale e della dichiarazione esplicita da parte della Ampelkoalition o “coalizione semaforo” di “competizione sistemica” tra i due Paesi, è necessario adottare a livello europeo una politica nei confronti della Cina trasparente, razionale e prevedibile. Inoltre, l’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022 non solo rappresenta il ritorno della guerra in Europa, bensì anche un’occasione per Berlino di ribadire la responsabilità cinese di giungere alla pace data la sua rilevanza nel sistema internazionale. In tale contesto, è stata sottolineata dall’attuale Ministra degli Esteri Annalena Baerbock l’importanza della schiettezza nelle relazioni diplomatiche in nome del rispetto del diritto internazionale.

Rispetto alle relazioni economiche e commerciali, l’adozione della strategia della doppia circolazione da parte di Pechino hanno destato preoccupazioni sulla riduzione dei volumi del commercio internazionale visto il forte peso delle esportazioni nell’economia tedesca, anche se, per la Germania, la Cina non è un partner commerciale insostituibile. È poi interessante notare come la BRI sia stata percepita da attori tedeschi inizialmente con cautela, la quale è in seguito calata grazie al maggior accesso a pubblicazioni scientifiche e alla maggiore copertura mediatica dell’imponente progetto cinese. Tuttavia, secondo l’establishment tedesco, il successo della BRI dipende dalla disponibilità di Pechino di renderla una piattaforma in grado di offrire opportunità volte alla creazione di valore da parte dei Paesi partecipanti. Inoltre, la classe dirigente tedesca ritiene che la chiusura del mercato cinese per gli attori stranieri e il dirottamento della sovraccapacità di alcuni settori all’estero costituiscano alcuni ostacoli alla giusta concorrenza in Cina.

Per quanto concerne la questione dei diritti umani, i casi Xinjiang, Hong Kong e Taiwan hanno avuto un certo peso nel discorso politico tedesco. L’incarcerazione di massa degli uiguri in Xinjiang, la cui stabilità è fondamentale per il successo della BRI, è stata condannata sia dal governo Merkel quater che dal governo Scholz, entrambi in prima linea per il rispetto dei diritti umani – anche se alcuni sostengono la necessità di condanne più decise. Anche la violenta risposta di Pechino alle proteste di Hong Kong del 2014 e del 2019 è stata condannata dal governo tedesco, il quale ha sottolineato la “lunga tradizione” di democrazia, libertà e Stato di diritto dell’ex colonia britannica. Inoltre, sebbene aderenti alla One China Policy, Berlino ha espresso la sua preoccupazione circa la tensione attorno a Taiwan, ai cui cittadini deve essere garantito pacificamente il diritto all’autodeterminazione.

La cooperazione scientifico-tecnologica rappresenta un ulteriore elemento chiave nello studio delle relazioni sino-tedesche. Dall’inizio del XXI secolo, essa si trova in una fase matura e stabile grazie alle intense relazioni tra i leader politici tedeschi e cinesi, ad un orientamento pragmatico che punta al vantaggio reciproco e ad una differenziazione delle forme e meccanismo delle cooperazione. Tuttavia, sono state riscontrate alcune minacce alla rete universitaria tedesca da parte dell’azione cinese, tra cui il regime di censura del Partito comunista cinese (PCC), l’uso di reti sociali cinesi informali come arma, finanziamenti sospetti da attori cinesi e dipendenze dalla cosiddetta “Cina ufficiale”. L’ex cancelliera Merkel ha dichiarato nel 2019 di osservare con grande interesse la Cina, dove nascono importanti innovazioni tecnologiche, senza dimenticarsi tuttavia di problemi quali il rispetto dei diritti umani e l’emergenza climatica. Riguardo a quest’ultimo tema, la coalizione semaforo ha affermato di voler attuare una politica estera climatica in chiave multilaterale per perseguire obiettivi quali la neutralità climatica e l’incremento dell’uso delle energie rinnovabili.

Inoltre, lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha portato i media e l’establishment tedeschi all’attribuzione di molteplici definizioni alla Cina, tra cui l’origine della pandemia, un Paese che controlla saldamente le informazioni, un partner per sviluppare soluzioni congiunte contro il coronavirus e un attore geopolitico che tenta di aumentare la sua influenza nei confronti dell’Unione europea. L’emergenza sanitaria ha catalizzato varie tendenze nella politica tedesca, tra cui l’intensificazione del dibattito sulla dipendenza dalla Cina e il riconoscimento della “triplice identità” di Pechino. Inoltre, è stata riscontrata la necessità di valutare più criticamente gli investimenti cinesi verso la Germania e l’UE, soprattutto per quanto concerne l’alta tecnologia. In ambito diplomatico, è necessario un multilateralismo efficace assieme a istituzioni internazionali affidabili.

In conclusione, possiamo affermare come le relazioni tra Berlino e Pechino siano complesse. La promozione di principi “merkeliani” (vedi primo paragrafo) e il rifiuto di ignorare problemi concernenti il rispetto dei diritti umani e i rischi dell’agenda economica cinese costituiscono dei punti di continuità nell’approccio alla Cina negli ultimi cinque anni. Invece, alcuni elementi di disgiunzione sono rappresentati dalla maggiore importanza dell’emergenza climatica e da una schiettezza decisamente più marcata nel discorso politico del governo Scholz rispetto all’ultimo governo Merkel.

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