In Cina e Asia – Giornalista per i diritti umani arrestato per sovversione in Cina

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– Giornalista per i diritti umani arrestato per sovversione
– Mr. Foxconn sulle orme di Trump
– Hong Kong coinvolta nelle dispute del Mar Cinese
– Cina, scioperi contro le cessioni
– L’Onu accusa la Birmania di pulizia etnica dei rohingya Giornalista per i diritti umani arrestato per sovversione

Liu Feiyue, fondatore del sito Minsheng Guangcha, specializzato nel denunciare violazioni dei diritti umani, è stato arrestato con l’accusa di voler sovvertire lo Stato. L’arresto, secondo quanto rivelato, è avvenuto all’inizio del mese a Suizhou, nella provincia dell’Hubei. Il sito è noto per pubblicare storie e articoli sulla detenzione di attivisti per i diritti umani e civili in Cina e per documentare casi di corruzione tra i funzionari locali. Se condannato Liu può rischiare il carcere a vita, il massimo della pena per chi è accusato di sovversione.

Mr. Foxconn sulle orme di Trump

Il presidente della Foxconn, Terry Gou, non esclude di poter seguire l’esempio di Donald Trump e candidarsi alla presidenza di Taiwan. Un imprenditore al governo anche sull’isola, quindi. Al voto mancano ancora quattro anni, quindi quella dell’imprenditore potrebbe essere soltanto una provocazione, per altro lanciata durante un incontro riservato e non confermata dall’interessato. Tuttavia la leader del Guomindang, il partito nazionalista all’opposizione, Hung Hsiu-chu, ha detto di apprezzare l’ipotesi. Un recente sondaggio dell’Apple Daily gli dà il 62% dei consensi. Gou riscontra favori anche nel campo verde, quello degli autonomisti oggi al governo con il Partito democratico progressista. L’eventuale vittoria di Gou servirebbe inoltre a rinsaldare i rapporti con la Cina continentale, sempre più tesi dopo la vittoria elettorale di Tsai Ying-wen.

Hong Kong coinvolta nelle dispute del Mar cinese

Il sequestro di un carico di veicoli partito da Taiwan catapulta Hong Kong nel mezzo delle dispute marittime nel Mar cinese meridionale. Le autorità portuali dell’ex colonia britannica hanno bloccato alcuni veicoli corazzati della difesa di Singapore. Sui rapporti tra la Cina e l’hub finanziario del sudest asiatico pesa il sostegno della città-Stato alle rivendicazioni filippine contro i cinesi. Taipei nega che i mezzi siano stati prodotti sull’isola. I veicoli sarebbero comunque destinati a esercitazioni e non escluso che per sbloccare la situazione debba intervenire il ministero degli Esteri cinese.

Cina, scioperi contro le cessioni

I lavoratori cinese, impiegati dalle multinazionali straniere, sono in sciopero contro le previste cessioni degli impianti in cui lavorano. Succede alla Coca Cola e succede alla Soni. I dipendenti Coca Cola stanno protestando in tre città dopo l’annuncio della vendita degli impianti di imbottigliamento alla conglomerata di Hong Kong Swire Pacific. Scene simili si stanno verificando a Guangzhou, dove la Sony ha deciso di cedere una propria controllata a una società cinese facendo temere i dipendenti per possibili tagli al personale e riduzioni degli stipendi.

L’Onu accusa la Birmania di pulizia etnica dei rohingya

Pulizia etnica. È questa l’accusa che un alto funzionario delle Nazioni Unite ha rivolto alla Birmania per le atrocità commesse nei confronti della minoranza musulmana dei rohingya. Ai microfoni della Bbc, John McKissick, dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha accusato l’esercito di uccidere i rohingya nella stato di Rakhine, spingendoli a fuggire nel confinante Bangladesh. Per i militare le operazioni sarebbero invece rivolte contro i ribelli che agiscono lungo il confine. Le persecuzioni contro la comunità rohingya stanno mettendo pressioni su Aung San Suu Kyi. La paladina dell’opposizione democratica, oggi leader del Paese e al momento silente sul tema, è chiamata dalla comunità internazionale a condurre un’inchiesta seria sulle violazioni nello stato di Rakhine. Il rischio per lei è però perdere il sostegno dell’esercito.