Il ritorno di Facebook in Cina è più complicato di quanto sembri

In by Simone

Secondo un report del New York Times, Facebook starebbe lavorando a un software capace di oscurare contenuti nel suo newsfeed a seconda della provenienza geografica dell’informazione. A detta di alcuni coder che avrebbero lavorato al progetto, il software sarebbe pensato per l’ingresso di Facebook sul mercato cinese.La notizia arriva contemporaneamente a editoriali sui media statali nei quali si esaminano le critiche piovute sul social network ideato da Mark Zuckerberg, a seguito dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.

I commentatori cinesi osservano divertiti come negli Stati Uniti sia in corso una polemica riguardo i contenuti falsi che si sarebbero diffusi su internet e sui social in particolare, favorendo la vittoria finale di Donald Trump.

Il Global Times osserva che dunque, in fondo, la regolamentazione cinese sui “rumors on line” e lo stretto controllo sui contenuti, descritto come “censura” dai media internazionali, ha una sua ragione di essere dato che ormai dell’argomento si discute anche in Occidente.

Tanto che, secondo i cinesi, Facebook avrebbe aumentato e non di poco il personale responsabile nel controllo dei contenuti diffusi. L’argomentazione riaccende una discussione che dura orma da anni, da quando Pechino ha deciso di censurare l’utilizzo dei social network più noti in Cina: Facebook e Twitter.

Per chi è in Cina non si tratta di un ostacolo insormontabile: con l’utilizzo di una virtual private network si può navigare su qualunque sito, pur perdendo parecchio in velocità e rapidità di navigazione.

La notizia del software creato da Facebook riapre la possibilità che il colosso americano possa finalmente accedere al mercato sterminato cinese. Da tempo Zuckerberg, che ha pure studiato mandarino, visita la Cina e cerca un modo per entrare nel mercato internet cinese, cercando partnership e sperando di convincere la dirigenza cinese sulla possibilità di assicurare un “controllo” ai contenuti postati sul social.

Il software in lavorazione, secondo le fonti consultate dal New York Times, non cancellerebbe i contenuti, ma ne impedirebbe la visualizzazione in determinate aree geografiche.

Stando a quanto scritto dal quotidiano statunitense, Facebook potrebbe offrire lo strumento a una compagnia cinese partner, che così potrebbe decidere quali contenuti non far comparire nel news feed degli utenti cinesi.

Il software, specificano gli autori dell’articolo sul New York Times, non sarebbe ancora stato usato ed è solo una delle idee vagliate da Facebook per rientrare il Cina, dove il social è bandito dal 2009 a causa dello stringente regolamento cinese sulla censura dei contenuti degli utenti. «Da tempo diciamo che siamo interessati alla Cina, e stiamo dedicando tempo a capire e ad imparare di più su questo Paese», ha detto la portavoce di Facebook Debbie Frost, secondo quanto riportato da alcuni media Usa.

«Tuttavia non abbiamo preso alcuna decisione sul nostro approccio alla Cina». E questa sembra la realtà: ci si pensa, si vorrebbe, ma al momento ci sono troppi limiti oggettivi in tutta la «trattativa».

Tra i precedenti va sicuramente ricordato il caso di Google che, al termine di un clamoroso braccio di ferro con il governo di Pechino, nel 2010 si vide costretto, un suggerimento arrivato, si dice, direttamente dai vertici del Partito comunista, a trasferire server e attività a Hong Kong.

[Scritto per Eastonline]