In Cina e Asia — Elezioni in Francia: la Cina tira un sospiro di sollievo

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I titoli della rassegna di oggi:

  • Elezioni in Francia: la Cina tira un sospiro di sollievo
  • Processato l’avvocato Xie Yang
  • I Kushner a caccia di clienti (in Cina)
  • Pyongyang arresta un altro cittadino americano

Elezioni in Francia: la Cina tira un sospiro di sollievo

Il presidente cinese Xi Jinping si è congratulato con Emmanuel Macron, vincitore delle presidenziali francesi. Secondo quanto dichiarato da Xi, su Cina e Francia ricadono “responsabilità importanti per la pace e lo sviluppo mondiale” e “il mantenimento di uno sviluppo stabile e sano della relazione bilaterali beneficia non solo i due paesi e i rispettivi popoli, ma anche la pace, la stabilità e lo sviluppo mondiali”. La vittoria del candidato centrista, dalle note inclinazioni liberali ed europeiste, allontana le preoccupazioni di un ulteriore indebolimento del Vecchio Continente, alle prese con la Brexit e l’emergere di movimenti populisti, di cui la Le Pen è uno degli esempi più lampanti. La conservazione di un’Ue stabile e compatta è diventata una priorità per Pechino, specie da quando l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca si è tradotto in un afflato protezionistico a cui la Cina sta cercando di rispondere promuovendo una propria visione di mondo globalizzato. Tra pochi giorni nella capitale cinese si terrà il primo vertice internazionale dedicato alla nuova via della seta, di cui l’Europa rappresenta la destinazione finale.

Processato l’avvocato Xie Yang

Si è aperto quest’oggi senza preavviso il processo all’avvocato Xie Yang, arrestato nell’ambito del giro di vite contro legali e attivisti dell’estate 2015 e accusato di “istigazione alla sovversione dello Stato”. Il procedimento, tenutosi presso la corte intermedia di Changsha, si è svolto lontano da occhi indiscreti, dopo che il 25 aprile le autorità avevano posticipato il processo a data da definirsi, rispedendo a casa attivisti e diplomatici stranieri accorsi sul posto per assistere. Reduce da due anni di detenzione, Xie ha conquistato l’attenzione delle cronache questo inverno dopo aver rilasciato a uno dei suoi avvocati un dettagliato resoconto delle torture subite dietro le sbarre. Il caso ha spinto undici paesi a firmare una petizione per richiedere il rilascio dell’uomo, innescando la pronta risposta di Pechino che ha bollato il racconto di Xie come “fake news”. Venerdì scorso anche Chen Jiangang, l’avvocato che aveva rivelato al mondo il trattamento riservato dalle autorità cinesi al suo assistito, è stato arrestato mentre si trovava in viaggio con la famiglia nella provincia dello Yunnan. Mentre il fermo di personaggi scomodi è piuttosto frequente in Cina, la segretezza con cui Pechino sta gestendo gli ultimi processi parrebbe rivelare un certo nervosismo ai piani alti, dovuto all’approssimarsi del XIX Congresso del Partito e a un nuovo rimpasto politico.

I Kushner a caccia di clienti (in Cina)

Weekend tutto cinese per la Kushner Companies, la società immobiliare della famiglia del genero di Donald Trump, che sabato e domenica ha organizzato due roadshow a Pechino e Shanghai per invogliare i cinesi a investire nel real estate americano una cifra pari ad almeno 500mila dollari, ovvero quanto stabilito per poter ottenere un permesso di residenza permanente nell’ambito del programma visti EB-5. Lo scorso anno, circa la metà delle persone convogliate nel programma sono risultate cinesi — perlopiù in cerca di servizi migliori di quelli reperibili in patria. Ufficialmente, Jared Kushner ha rinunciato all’incarico di chief executive della società a gennaio. Ma in realtà, secondo i documenti dell’ufficio etico della Casa Bianca, la figlia di Trump e Ivanka continuano a trarre beneficio dalle attività della compagnia. Mentre gli eventi di questi giorni — andati in scena nella più totale riservatezza – sono stati organizzati da una sorella di Kushner, non sono mancati riferimenti espliciti al presidente statunitense, definito colui che deciderà sul futuro del programma di visti. La stretta sull’immigrazione e le sporadiche critiche di The Donald contro Pechino gettano infatti diverse incognite sulla sorte dell’EB-5. Il senso dell’aggressiva campagna pubblicitaria è piuttosto chiaro: cinesi affrettatevi!

Pyongyang arresta un altro cittadino americano

La Corea del Nord ha arrestato un altro cittadino americano. Secondo quanto riportato domenica dall’agenzia statale KCNA, Kim Hak Song, impiegato presso la Pyongyang University of Science and Technology, è stato fermato sabato perché sospettato di aver tramato contro lo Stato. A fine aprile a finire in manette era stato l’americano di origini coreane Kim Sang Dok, recentemente accusato di “atti ostili”. Anche lui risultava affiliato allo stesso istituto universitario, aperto nel 2010 dalla comunità cristiana evangelica e frequentato da membri dell’elite locale. Con Kim Hak Song salgono a quattro i cittadini statunitensi in mano al regime di Kim Jong-un, mentre non si attenuano le preoccupazioni per nuovi test nucleari e missilistici. Normalmente, la detenzione di straniere viene sfruttata da Pyongyang per aprire un canale di dialogo con l’esterno. A maggior ragione ora che alla guida di Washington c’è l’imprevedibile Trump, propenso a contrattare qualsiasi cosa.